6 luglio. La Chiesa ricorda Santa Maria Goretti

In questi tempi di sfrenatezza e di perdita di ogni dignità umana, la figura di Santa Maria Goretti si innalza come un fulgido esempio di fedeltà a Cristo portata fino al sacrificio della vita. Maria ebbe orrore del peccato e perdonò il suo aggressore, dando così una grande testimonianza di vera misericordia cristiana, anteponendo comunque la difesa della Verità a ogni altra considerazione. Preghiamo perché per l’intercessione di Santa Maria Goretti tante giovani sappiano difendere l’inestimabile patrimonio che il Signore ha loro donato e scoprire così la vera libertà e la vera gioia.

.

***************************

.

zzsmrgrttMaria Goretti, nata a Corinaldo (Ancona) il 16 ottobre 1890; battezzata lo stesso giorno, fu poi cresimata, secondo l’uso dei tempi, in piccola età, il 4 ottobre 1896 quando il vescovo Giulio Boschi giunse in visita pastorale nel paesino. 

Nel 1897, i genitori Luigi Goretti e Assunta Carlini che avevano, oltre la primogenita Maria, altri quattro figli, essendo braccianti agricoli e stentando nel vivere quotidiano con la numerosa famiglia, decisero di trovare lavoro altrove; mentre tanti compaesani tentavano l’avventura dell’emigrazione nelle Americhe, essi scelsero di spostarsi nell’Agro Pontino nel Lazio, nel quale pochissimi si trasferivano, essendo infestato dalla malaria.

Giunsero dapprima nella tenuta del senatore Scelsi a Paliano, come mezzadri, insieme ad un’altra famiglia già residente, i Serenelli, pure di origine marchigiana, composta solo da padre e figlio, essendo la madre morta da tempo. 

Poi i rapporti con il proprietario si guastarono ed i Serenelli ed i Goretti dovettero lasciare Paliano e fortunatamente trovarono, sempre come mezzadri, un’altra sistemazione nella tenuta del conte Lorenzo Mazzoleni a Ferriere di Conca, nelle Paludi Pontine; zona che prima della bonifica, iniziata nel 1925 e completata soltanto nel 1939, fungeva da diga naturale fra la parte settentrionale e l’immenso acquitrino a sud; non era certamente un luogo salutare, perché d’estate era invaso dalle zanzare e dalla malaria; il chinino, unico farmaco efficace, era soprattutto usato per scopo terapeutico, ma non serviva per lo scopo preventivo. 

Mentre i genitori si adoperavano nel lavoro massacrante dei campi, Maria accudiva alle faccende domestiche, tenendo in ordine la casa colonica e badando ai fratellini più piccoli. Dopo alcuni anni, il 6 maggio 1900, il padre non ritornò a casa, stroncato dalla malaria ai margini della palude. Maria aveva allora 10 anni; prese a confortare la mamma rimasta sola con la famiglia e con un lavoro da svolgere superiore alle sue forze; nonostante che il raccolto fosse buono quell’anno, la famiglia rimase in debito con il conte Mazzoleni dei diritti di mezzadria, di ben 15 lire dell’epoca.

 
Il proprietario dopo aver invitato la madre a lasciare quel lavoro e la casa, perché era impossibile mantenere il rapporto lavorativo legato ad un mercato esigente e ad un raccolto abbondante e sicuro; ma dietro la disperata richiesta di mamma Assunta di restare, perché con cinque figli non aveva dove andare, il conte acconsentì purché nel rimanere si associasse ai Serenelli, che abitavano nella stessa cascina e coltivavano altri terreni. 

La soluzione sembrò ideale: i Serenelli padre e figlio coltivavano i campi e Assunta accudiva i figli e le due case, oltre ai lavori sull’aia, mentre Maria si dedicava alla vendita delle uova e dei colombi nella lontana Nettuno, al trasporto dell’acqua che non era in casa come oggi, alla preparazione delle colazioni per i lavoratori nei campi, al rammendo del vestiario.

 
Non aveva più potuto andare a scuola, che già frequentava saltuariamente; era definita dalla gente dei dintorni “un angelo di figliola”; recitava il rosario, era molto religiosa come d’altronde tutta la famiglia. Aveva insistito di fare la Prima Comunione a meno di undici anni, invece dei dodici come si usava allora; con grandi sacrifici riuscì a frequentare il catechismo, e così nel maggio del 1902 poté ricevere la Santa Comunione. 

Fino ad allora la sua fu una vita di stenti: duro lavoro, sacrifici, poche Messe, alle quali assisteva nella chiesa della vicina Conca, oggi Borgo Montello, ma che da giugno a settembre chiudeva, quando i conti Mazzoleni partivano per sfuggire alla malaria e alle zanzare che proliferavano con il caldo. Allora, sacrificando ore al sonno, si recava a Messa a Campomorto distante parecchi chilometri.

Intanto i rapporti fra il Serenelli padre e Assunta Goretti si incrinarono, in quanto egli, essendo vedovo, fece ben presto capirle che se volevano mangiare, lei e la sua famiglia, doveva sottomettersi alle sue disoneste richieste. 

Siccome Assunta non era disposta a cedere, il Serenelli cominciò a controllare tutto, persino le uova nel pollaio e a passarle gli alimenti con il contagocce. Maria intanto giunta ai dodici anni, cominciava a svilupparsi nel fisico, diventando di bell’aspetto, ma il suo animo era semplice e puro e non aveva avuto tempo di sognare per il suo futuro, tutta presa ad aiutare nel lavoro, sostenere e incoraggiare la mamma, accudire i fratelli piccoli. 

Il figlio del Serenelli, Alessandro, aveva intanto raggiunto i 18 anni. Di fisico robusto, era l’orgoglio del padre, non solo perché sapeva lavorare sodo nei campi, ma, cosa rara in quei tempi fra i contadini, sapeva leggere e scrivere; quando si recava in paese, ritornava sempre con qualche rivista poco raccomandabile, che portata in casa, suscitando le proteste di Assunta, ma il padre lo giustificava dicendo che doveva esercitarsi nella lettura. 

Alessandro ormai guardava Maria con occhi diversi da qualche anno prima e cominciava a cercare di avere degli approcci non buoni, insidiandola varie volte, sempre respinto dalla ragazza; un giorno fece apertamente delle proposte peccaminose e al rifiuto di Maria, temendo che ne parlasse in famiglia, la minacciò di morte se lo avesse fatto. 

Maria per non aggravare i già tesi rapporti fra le due famiglie, stette zitta, rimanendo meravigliata dalla situazione che non capiva, perché aveva sempre considerato Alessandro come un fratello. Il 5 luglio 1902 i Serenelli ed i Goretti erano intenti alla sbaccellatura delle fave secche e Maria seduta sul pianerottolo che guardava l’aia, rammendava una camicia del giovane Alessandro. 

Ad un certo punto questi lasciò il lavoro e con un pretesto si avviò alla casa; giunto sul pianerottolo invitò Maria ad entrare dentro, ma lei non si mosse, allora la prese per un braccio e con forza la trascinò dentro la cucina, che era la prima stanza dove s’entrava. 

Il racconto è dello stesso Alessandro Serenelli, fatto al Tribunale Ecclesiastico. Maria Goretti capì le sue intenzioni e prese a dirgli: “No, no, Dio non vuole, se fai questo vai all’inferno”. Ancora una volta respinto, il giovane andò su tutte le furie e, preso un punteruolo che aveva con sé, cominciò a colpirla; Maria lo rimproverava e si divincolava e lui ormai cieco nel suo furore, prese a colpirla con violenza sulla pancia e lei ancora diceva: “Che fai Alessandro? Tu così vai all’inferno…”; quando vide le chiazze di sangue sulle sue vesti, la lasciò, ma capì di averla ferita mortalmente. 

Le grida della ragazza a malapena sentite dagli altri, fecero accorrere la madre, che la trovò in una pozza di sangue. Fu trasportata nell’ospedale di Orsenico di Nettuno, dove, a seguito della copiosa perdita di sangue e della sopravvenuta peritonite provocata dalle 14 ferite del punteruolo, i medici non riuscirono a salvarla. 

Ancora viva e cosciente, perdonò al suo assassino, dicendo all’affranta madre che l’assisteva: “Per amore di Gesù gli perdono; voglio che venga con me in Paradiso”; fu iscritta sul letto di morte tra le Figlie di Maria, ricevé gli ultimi Sacramenti e spirò placidamente il giorno dopo, 6 luglio 1902. 

Alessandro, arrestato e condannato al carcere, già nel 1910 si era pentito e aveva sognato “Marietta”, come veniva chiamata, in Paradiso che raccoglieva fiori e glieli donava con il suo inconfondibile sorriso. Quando uscì dal carcere nel 1928, andò da mamma Assunta a chiederle perdono e in segno di riconciliazione si accostarono entrambi alla Comunione, nella notte di Natale di quell’anno. 

Il 31 maggio 1935 nella Diocesi di Albano si apriva il primo processo per la sua beatificazione, che avvenne il 27 aprile 1947 con Pio XII; lo stesso Papa la canonizzò il 24 giugno 1950, di fronte ad una folla immensa, dopo essersi congratulato con la madre, che ammalata e seduta su una sedia a rotelle, assisté al rito da una finestra del Vaticano. Il suo corpo di novella martire moderna riposa nella cappella a lei dedicata, nel santuario della Madonna delle Grazie a Nettuno, custodito dai Padre Passionisti e meta di innumerevoli pellegrinaggi da tutto il mondo cattolico; la sua festa si celebra il 6 luglio.    (Antonio Borrelli)

.

fonte: santiebeati.it

10 commenti su “6 luglio. La Chiesa ricorda Santa Maria Goretti”

  1. Carla D'Agostino Ungaretti

    Dio Onnipotente, fonte di ogni sapere e di ogni sentimento buono e puro, proteggi le nostre bimbe preadolescenti che sono facile preda delle impure lusinghe tecnologiche e mediatiche di questo nostro mondo perverso. Dirigi la loro volontà con il terzo dono dello Spirito Santo e fa che esse corrispondano con fiducia alle mire benefiche dei genitori e dei maestri. Ma guida anche questi ultimi, affinché non deflettano mai dalla grande responsabilità che hai dato loro, affinché possano un giorno lodarti tutti insieme nella comune Patria celeste. Te lo chiediamo per l’intercessione della Santa bambina Maria Goretti. AMEN.

  2. Un compendio di santità, di bellezza, di purezza, di carità. Quale abisso tra questa eroica figura e la impudicizia eretta a valore, che caratterizza i tempi moderni. Quale dono del Signore è stato ed è tuttora questa creatura. Saluti.

  3. Cesaremaria Glori

    quest’angelo d’Italia possa intercedere per la Patria terrena sconvolta da una febbre impura che annebbia la vista di tante giovani vite e l’intelletto di coloro che sono chiamati alla guida della nazione; noi cerchiamo di motivare la santa fanciulla con le nostre preghiere.

  4. Normanno Malaguti

    Altro che eroi dei nostri giorni!
    Queste sono le eroine di Dio, le Martiri della fede.
    Di queste eroine abbiamo bisogno per additarle ai nostri giovani, storditi da un mondo che respinge stoltamente le spalle a Dio.
    Veramente dobbiamo gridare:
    Santa Maria Goretti, prega per noi. i nostri figli, i nostri nipoti, assaliti dall’immoralità cui non abbiamo opposto adeguata resistenza e che travolge con andamento esponenziale, la nostra società, abbandonando la sanità morale e lo spirito religioso che permeava l’umile italia prima delle rivoluzioni.

  5. Annarosa Berselli

    Mariuccia resta anche ogggi un esempio per le donne che vogliono difendere la propria
    dignità e corporeità dalle intrusioni non gradite!

  6. Consiglio, a chi non l’abbia visto, il bel film “Cielo sulla palude” (1949) del regista Augusto Genina: edificante trasposizione cinematografica della vita di Santa Maria Goretti.

  7. E’ triste pensare alle ironie che suscita il nome di Santa Maria Goretti nei cosiddetti laici! Del resto non si predica più il valore della verginità nemmeno nei luoghi deputati. Ancor più triste è ricordare che ancora pochi decenni fa – sembra un secolo . esisteva un’Italia migliore!

  8. Il foglietto della messa di domenica 6 luglio titolava a tutta pagina “Camminiamo insieme”. E’ il tema del popolo in cammino, ho subito pensato, uno de leit motiv della Chiesa vaticansecondista; poi, leggendo, trovo queste affermazioni “le cose rivelate (cioè la Rivelazione, la Buona Novella, credo) non si possono recintare in una dottrina, non costituiscono un sistema di pensiero. Gesù è venuto per mostrare, per raccontare la rivoluzione della tenerezza di Dio (papa Francesco), nucleo originario e freschezza perenne del suo Vangelo. Questa rivoluzione della tenerezza…è la vera lingua universale…è questo il segreto semplice della vita. Non ce n’è un altro, più profondo” Ma il bello è stato quando il sacerdote, nell’omelia, ha detto che il cristiano che segue un cammino di perfezione, che cerca di liberarsi dei suoi peccati, delle sue cattive inclinazioni (raccontando i suoi progressi al confessore), e che rivolge lo sguardo verso l’alto, sbaglia. No, ha detto il don, il cristiano deve guardare verso il basso. Ho inteso bene, mi son detto? Purtroppo si, l’allineamento al pensiero ora dominante è impressionante e velocissimo, sfiora il conformismo totale. Ma allora io, che ho iniziato le mie lettura spirituali, a 17 anni, leggendo “Ascesa alla verità” di Thomas Merton, il grande divulgatore di San Giovanni della Croce (tanto caro anche a Wojtyla), ho sbagliato? dovevo scegliere un libro dal titolo “Discesa negli abissi del vizio?” E che dire di Dante, che impostò tutta la sua Divina Commedia come un cammino verso l’alto, dalle profondità dell’inferno alla sommità del monte del Paradiso?
    Quanti slogan vuoti e privi di significato, sulla bocca dei preti moderni, a partire dai vertici della Chiesa. Si parte sempre col criticare un categoria di cristiani, offendendoli quasi, per poi far passare la propria ideologia come fosse l’unico modo di pensare e di agire. Lo faceva notare Jean Madiran già nel 1965 (“L’eresia del XX secolo”)

Rispondi a Leo Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Seguici

Seguici su Spotify e Youtube

Cari amici,
con “Aleksandr Solženicyn: vivere senza menzogna”, primo episodio del podcast “Radio Ricognizioni. Idee per vivere senza menzogna”, il nostro sito potrà essere seguito anche in video e in audio sulle due piattaforme social.

Podcast

Chi siamo

Ricognizioni è nato dalla consapevolezza che ci troviamo ormai oltre la linea, e proprio qui dobbiamo continuare a pensare e agire in obbedienza alla Legge di Dio, elaborando, secondo l’insegnamento di Solženicyn, idee per vivere senza menzogna.

Ti potrebbe interessare

Eventi

Sorry, we couldn't find any posts. Please try a different search.

Iscriviti alla nostra newsletter

Se ci comunichi il tuo indirizzo e-mail, riceverai la newsletter periodica che ti aggiorna sulla nostre attività!

Torna in alto