La via cattolica alla distruzione della famiglia – “gli Unni e gli altri” – di Patrizia Fermani

Prima parte – la seconda parte sarà pubblicata domani, sabato 8 febbraio

di Patrizia Fermani

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zzbmbLa famiglia è stata sempre riconosciuta dal nostro ordinamento  quale cellula fondamentale della società. Il codice civile ne ha stabilito minuziosamente la disciplina interna, i rapporti patrimoniali e successori, mentre il codice penale ha fornito ad essa una tutela rafforzata tenendo conto soprattutto dei profili etici legati ai legami di parentela e del significato  solidaristico  della comunità famigliare (cause  di non punibilità legate ai rapporti di parentela, reato di maltrattamenti in famiglia etc.). La Costituzione l’ha  infine consacrata all’art.29 quale ”società naturale fondata sul matrimonio”.

Il vincolo matrimoniale ha costituito il cemento che forniva alla società famigliare la stabilità, elemento capace di potenziarne al massimo la funzione etico sociale ed educativa.

Ma l’individualismo crescente, l’allentarsi della comune morale religiosa,  e le spinte del nichilismo contemporaneo, hanno attaccato la famiglia proprio in questo elemento che ne determinava il carattere unico ed irripetibile.  L’introduzione del divorzio ha  cominciato immediatamente ad appannare i contorni dell’istituzione, mentre altri fattori concomitanti quali la “ liberazione” sessuale, e il timore della instabilità economica, favorivano il proliferare delle convivenze provvisorie in sostituzione o in attesa del matrimonio.

In ogni caso la scelta della convivenza, con la relativa creazione della “coppia di fatto”, implica naturalmente la rinuncia, sempre reversibile,  alle prerogative e la elusione degli obblighi legati al matrimonio,  e quindi una valutazione libera dei relativi rapporti costi benefici,  e in molti casi si rinuncia  a priori ai possibili vantaggi di questo, in cambio della libertà di un commodus discessus. Attualmente, bisogna riconoscere che  il matrimonio come vincolo di fronte allo Stato, cioè di fronte alla collettività, è ormai svuotato di significato dal divorzio ad libitum, e la volontà di rinunciare alla ufficializzazione di un vincolo diventato precario, risulta persino comprensibile. D’altra parte bisogna anche riconoscere che chi sceglie ancora il matrimonio religioso, spesso è soprattutto attratto dall’idea di imbastire per sé e per gli altri una cerimonia socialmente significativa,  quale  era un tempo il debutto in società delle diciottenni di condizione medio alta.

Intanto, su tutto questo sfondo, si è andato  insinuando il fenomeno  della pretesa “normalizzazione” dei rapporti omosessuali. A partire dal primo dopoguerra e movendosi dall’area nordamericana, hanno acquistato un potere e una visibilità sempre crescenti quei movimenti di omosessuali che, sfruttando le categorie marxiste della lotta di classe, miravano a costituirsi come minoranza oppressa impegnata a rivendicare diritti  diventati presto “diritti civili”. Attraverso la suggestione di formule come questa, e un potere sempre crescente,  le pretese avanzate da questi movimenti hanno cominciato a suggestionare la opinione pubblica,  per poi entrare nelle agende della politica. È cominciata in altre parole la marcia trionfale che porta la omosessualità a passare da vizio privato a pubblica virtù attraverso lo spostamento dei valori di riferimento della società. L’approdo ultimo di questa irresistibile carriera è adesso il tragico tentativo di appropriarsi della infanzia per inoculare già nei bambini l’idea che omosessuale è bello, forse anche un po’ più bello.

Ma un passaggio fondamentale per questa conquista di posizioni sempre più ambiziose, è stato lo sfruttamento delle “coppie di fatto”, cioè di un fenomeno già collaudato, e il mettersi sulla scia di pretese rivendicazioni di queste, artatamente  enfatizzate. Se passa l’idea secondo cui la convivenza è di per sé una realtà che può reclamare una regolamentazione giuridica ad hoc in quanto corroborata e santificata dal vincolo erotico affettivo che la sorregge, per analogia le stesse pretese potranno essere avanzate da due omosessuali  che hanno stabilito per un certo tempo una simile comunanza di vita “sentimentale”. Il passaggio successivo sarà quello di vedersi riconoscere tutto quello che è riconosciuto a coppie formate da un uomo e da una donna ,  attraverso un concetto nuovo di famiglia che non potendo più fare riferimento alla stabilità del matrimonio monogamico indissolubile, può subire un allargamento costante del proprio significato e un mutamento della propria funzione originaria.

Dunque chi ripropone la necessità di dare uno status giuridico definito ai conviventi more uxorio, oggi, come ieri del resto, ha un solo intento: quello di promuovere la ufficializzazione delle convivenze tra gli omosessuali che qualche motivo per aspirare a quella ce l’hanno e ben dichiarato:  conquistare la propria normalizzazione e la possibilità di mettere su il teatrino grottesco della famigliola allietata dai “figli” fabbricati o adottati. Fine che smaschera il disprezzo profondo e inguaribile verso quei bambini ridotti a mero oggetto di un egotismo e di un cinismo fuori misura.

Fino ad un certo punto non è sfuggita a molti la pretestuosità della regolamentazione giuridica delle “coppie di fatto”, della quale si avvertiva l’inutilità sociale e l’irrilevanza dal punto di vista dell’interesse pubblico. Come si è cominciata ad avvertire, sulla scia delle esperienze francesi, che si trattava della testa di ponte per passare alla regolamentazione giuridica delle convivenze omosessuali che l’interesse pubblico lo soddisfano ancora meno mentre attentano con le pretese adottive al rispetto dovuto da tutti ai propri simili specie se innocenti indifesi. La Chiesa che avvertiva anche l’inganno, parlava ancora alto e forte in difesa della creazione e delle sue leggi eterne, e con la sapienza di sempre, vedendo in anticipo per mezzo dei papi, il male che si andava annidando nelle sirene della politica e nella spirale delle ideologie nichiliste. I documenti del Magistero in materia parlano con una chiarezza che solo una volontà truffaldina pretende ora di oscurare.

Dopo molti cambi di etichette i vari progetti di regolamentazione delle coppie di fatto che ora comprendevano ufficialmente quelle composte da omosessuali, approdarono ai Dico che la onorevole Bindi, cicero pro domo sua, andò propagandando per il territorio nazionale con la benedizione di gesuiti e parroci à la page oppure banalmente sprovveduti. Perché la politica che non riesce da decenni a partorire una idea seria, si autogiustifica con le favole imbastite mediaticamente dal migliore offerente. Una politica all’altezza di Dolce e Gabbana.

Sui Dico,  finì per cadere il governo Prodi. E per un certo periodo qualcuno pensò anche di trarre un sospiro di sollievo. Potevamo concederci un po’ di ricreazione? No di certo, perché ogni attentato agli assetti fondamentali della famiglia e alla trama dei suoi rapporti naturali implica una aggressione alla legge naturale che tutto regge. Migliaia di bambini hanno continuato ad essere dilaniati nel ventre materno dai ferri del medico non obiettore, Englaro ha continuato a proporsi come un padre amorevole e un  cittadino esemplare, i laboratori hanno continuato a fabbricare esseri umani selezionati e scongelati come le pere argentine, e piano piano ha cominciato a fare capolino l’idea che se omosessuale è bello, anzi è più bello, merita di essere insegnato a scuola insieme alla iniziazione erotica. E siccome, come è stato osservato sconsolatamente, l’uomo si abitua ad ogni mostruosità, basta somministrargliela a piccole dosi, ci hanno pensato Tv e giornalismo di regime a fornire la giusta dose quotidiana, mentre purtroppo a chi andava in Chiesa non venivano somministrati antidoti di sorta. Tuttavia a Roma la bandiera dei principi non negoziabili sventolava ben visibile a dispetto di quanti, preti e laici, avrebbero voluto ammainarla. Essa indicava che non si poteva venire ancora a patti con la realtà, bisognava tornare indietro, invertire la rotta e risalire la corrente.

Ma poi all’improvviso quella bandiera  è stata ammainata con un colpo secco sparato dalla loggia delle benedizioni ed è cominciato il secondo capitolo di questa storia della nostra storia.

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PS. Con ”Gli Unni e gli altri” il Cardinale Ottaviani faceva riferimento nei suoi diari alla  distruzioni spesso cieche  operate dai bombardamenti alleati.

(Continua – per leggere la seconda parte, clicca qui)

11 commenti su “La via cattolica alla distruzione della famiglia – “gli Unni e gli altri” – di Patrizia Fermani”

  1. Sul P.S.: distruzioni spesso cieche, e spesso non cieche.
    Il primo bombardamento di Roma/San Lorenzo (19 luglio 1943, in coincidenza con lo sbarco in Sicilia), su una città che tutti consideravano “non aggredibile” per le sue caratteristiche di Capo e Cuore del mondo, fece 3000 morti e 11000 feriti. Mia zia, giovane universitaria, fu mitragliata direttamente sulla pubblica via, da un aereo a bassissima quota. Non fu colpita.
    L’inverno successivo il Vaticano (“Propaganda Fide” a Castel Gandolfo) subì due pesantissimi bombardamenti, con un migliaio di morti almeno. Quasi tutti rifugiati dai paesi limitrofi, già sottoposti a tremendi bombardamenti. Frascati fu quasi rasa al suolo proprio l’ 8 settembre 1943.

    Ricordiamo comunque che il Divorzio in Italia fu introdotto sul modello di Londra e di Parigi (le due Massonerie capitali), non su quello USA

  2. Per commentare bisognerebbe aspettare la seconda parte, ma già la prima, anticipando egregiamente ciò che verrà, induce ad esternare ancora una volta il senso di smarrimento e di dolore che attanaglia i nostri cuori di fronte alla caduta di tutti quei sacri principi sulla cui base eravamo cresciuti e che fino a qualche tempo fa ancora sventolavano su quella bandiera così sfacciatamente e proditoriamente abbattuta nel brevissimo spazio di un ‘buonasera’.

  3. PS. Con ”Gli Unni e gli altri” il Cardinale Ottaviani faceva riferimento nei suoi diari alla distruzioni spesso cieche operate dai bombardamenti alleati.

    Altro che cieche erano ben mirate carissima Patrizia Fermani.

    Infatti hanno distrutto tante di quelle opere d’arte e monumenti antichi che a chiedere i risarcimenti saremmo ricchi ricchissimi. Oltre, questi “alleati” che si son prestati per “liberarci” si sono portati a casa un bel bottino di guerra tra opere e libri e chi poteva loro negare qualcosa ..erano i nostri “alleati liberatori no?” Non contenti ci hanno riempiti di protestantesimo, new age, pentecostalismo, liberalismo, comunismo, pornografia violenza e basi militari con armi nucleari. E pensare che fino a pochi mesi fa li ammiravo …. ah beata ignoranza…però basta concentrasi un attimo e guardarsi attorno….

    Così ora questi bombardamenti di “simil alleati “sopra la Famiglia.

    Grazie per le argute indagini e per gli spunti che ci offre.

    1. Miratissima la distruzione di Montecassino, vero faro di cultura (di Luce non illuministica – mentre a Roma gettava e getta lampi di luce il buffo faro di Garibaldi).

      Il monastero fu ricostruito mirabilmente e immediatamente. Oggi “bombardato” da “Francesco”: la sua Diocesi millenaria è stata soppressa, così che i Monaci “possano pregare meglio”

    2. patrizia fermani

      In effetti neanche io pensavo a quelle casuali , ma a quelle di cieca barbarie culturale assoluta come appunto a Roma, a Montecassino o nella apocalisse di Dresda. Almeno gli Unni avevano mezzi meno sofisticati …..

  4. All’inizio era un’idea che mi veniva in modo provocatorio, ma sempre più questa idea mi si presenta come qualcosa di legittimo ed è questa: ma perché non la smettiamo di considerare la celebrazione del matrimonio cattolico valido agli affetti civili. La Chiesa celebri il matrimonio sacramentale, poi chi vuole, se lo registri in comune. Se per lo stato il matrimonio fra uomo e donna è solo una finzione pro tempore o addirittura non è l’unica opzione, che senso ha che la Chiesa partecipi a questa finzione? Tra l’altro (questo sì lo dico in modo provocatorio) le coppie sposate sacramentalmente avrebbero tutti i vantaggi delle coppie di fatto.

    1. Il motivo c’è, cara signora, ed è questo: la Chiesa (quella “non impazzita”) sa che Cristo è Re di questo e dell’altro mondo. Cioè sa che questo mondo si regge, e viene sottratto alla legge della giungla, solo se Cristo vi è presente, almeno indirettamente.
      San Pio da Pietrelcina disse “Non vogliono più fondare il matrimonio su Dio. Ma se non su Dio, su cosa lo fondano? “.

      Un tema squisitamente cattolico è quello del Matrimonio, con la tensione che implica: da un lato esso lega a “questo mondo” (a differenza dei Voti e degli Ordini Sacri), dall’altro esso è “Mistero Grande”, parallelo a quello dell’unione fra Cristo e la Chiesa (Ef 5, 32)

    2. Mi trova perfettamente in sintonia. Non ha più alcun senso il Sacramento del Matrimonio con effetti civili. Se di fatto non ci sarà più alcuna differenza tra convivenza (di ogni tipo) e matrimonio tanto vale concentrarci sul Sacramento affinchè sia celebrato come Dio comanda. E finiamola con i “corsi” e gli attestati, con i ginecologi e gli avvocati, psicologi e sessuologi.
      Una coppia cristiana che vuole unirsi in matrimonio necessita della “Grazia” , di una guida spirituale, di un bravo confessore e della frequenza ai Sacramenti prima e dopo. Che i Sacerdoti tornino a parlare chiaro, senza compromessi, tornino a predicare di sacrifici, fatiche anche gioie, di impegno e volontà, di pazienza e temperanza.
      Sì e No. Il resto sappiamo da dove arriva.

      1. È importantissimo opporsi ai “corsi”.
        Con tipico percorso modernistico, essi sono stati introdotti come “spazi per riflettere con calma sulla natura del Matrimonio/Sacramento” (giustissimo) e sono stati condotti in pochi anni a essere “scuole in cui si rilascia la patente di sposabili” (contro il DIRITTO -questo sì vero diritto- di ogni Battezzato a celebrare il proprio Matrimonio. Ricordiamo che i Ministri del Matrimonio sono i nubendi, non il Sacerdote, la cui presenza non è indspensabile)

  5. Grazie, dott.ssa Fermani. Aspettiamo la seconda parte.
    Comunque è un’analisi lucidissima e chiarissima, che toglie la maschera a tante luoghi ormai comuni, largamente accettati dall’opinione pubblica (cattolica inclusa) come segno di progresso e civiltà, ma che altro non sono che attentati dinamitardi contro la famiglia e la stessa società umana.
    Infatti ci siamo incamminando a larghi passi (e già ci siamo ormai) in una società post-umana, o meglio, senza infingimenti politically correct, una società disumana.
    Grazie ancora per questi suoi preziosi contributi.

  6. Normanno Malaguti

    Attendo con ansia la seconda parte. Già la prima, mostra inequivocablmente il tradimento operato mediante la ‘signorilità’ dei moderati, infiltrati in tutte le sfere dell’Italia buonista, in realtà perfoda come pochi.
    Come capisco, ogni giorno di più, lo sdegno e l’ira del Redentore nei confronti dei perfidi farisei e dei maggiorenti del Suo popolo che conducevano all’apostasia miosconoscendoLo!
    Ma attendo, come ho detto più sopra, la fine del lucido scritto, così chiaro e così tagliente.

    Grazie, Signora Patrizia Fermani

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