COSA SUCCEDE IN UNIVERSITA’ CATTOLICA? IL “CODICE ETICO” GENERA LEGITTIMI DUBBI E INCERTEZZE – di Redazione

Riceviamo, dal Centro Studi Jeanne d’Arc – Milano, questo articolo, in cui si parla del “Codice Etico” che l’Università Cattolica del Sacro Cuore ha adottato, e che ogni studente è tenuto a sottoscrivere. In calce all’articolo riportiamo anche alcune utili precisazioni che ci sono state fornite da studenti dello stesso Ateneo.

Poichè l’argomento è di grande importanza, e ci risulta che alcuni illustri studiosi cattolici stiano esaminando questo “Codice Etico”, sarà nostra cura tenere aggiornati gli amici lettori sui futuri sviluppi della vicenda.

PD


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UNA UNIVERSITA’ CHE DIMENTICA LE SUE RADICI NON HA FUTURO

di Centro Studi Jeanne d’Arc – Milano

 

Recentemente, l’Università Cattolica del Sacro Cuore ha pubblicato un Codice etico – una sorta di magna charta dell’Ateneo – che dovrà essere sottoscritto da tutti gli studenti, pena l’inibizione della pagina personale dello stesso studente.

Non ci sarebbe nulla di male se il Codice etico fosse stato plasmato sulla dottrina della Chiesa Cattolica e il buon senso. Ma così non è: il documento dell’Università, infatti, è una mixture di relativismo e politicamente corretto. Alcuni esempi:

Nel Preambolo del Codice etico (art. 1), si fa riferimento solamente ad un generico «Cristianesimo», senza alcun richiamo al Cattolicesimo. Non c’è, inoltre, nelle trenta pagine che compongono il Codice etico, alcun riferimento alla Chiesa Cattolica ed al suo Magistero, al Santo Padre, alla Fede. Come è possibile, per un Ateneo cattolico, continuare a dirsi tale se esso ha persino vergogna di richiamarsi a sua madre, Santa Romana Chiesa? Perché, inoltre, non viene citata la Costituzione apostolica Ex corde Ecclesiae sulle università cattoliche?

Nel comma E dell’art. 2 del Preambolo, si invitano gli studenti, i docenti e il personale dell’Università al «rispetto dei principi ispiratori della Costituzione della Repubblica Italiana e del Trattato sull’Unione europea, come modificato a Lisbona il 13 dicembre 2007». Ma come è possibile accettare un Trattato che – come ha affermato mons. Rey, Vescovo di Frejus-Toulon – «rappresenta in molti punti una rottura intellettuale e morale con le altre grandi formulazioni giuridiche internazionali, presentando una visione relativistica ed evolutiva dei diritti dell’uomo che mette in causa i principi del diritto naturale» e contro il quale si è espresso lo stesso Santo Padre?

Nella parte riguardante le «Disposizioni comuni» sono presenti veri e propri errori dottrinali che sono frutto del relativismo e di una concezione fondata sull’edonismo (errori contro cui Benedetto XVI sta lottando con forza).

All’art. 1 si afferma, per esempio, che non è possibile fare alcuna discriminazione riguardante l’orientamento sessuale di una persona. Ci chiediamo, per esempio, se citare il De pastorali personarum homosexualium cura, in cui si legge «occorre invece precisare che la particolare inclinazione della persona omosessuale, benché non sia in sé peccato, costituisce tuttavia una tendenza, più o meno forte, verso un comportamento intrinsecamente cattivo dal punto di vista morale. Per questo motivo l’inclinazione stessa dev’essere considerata come oggettivamente disordinata», costituisca una discriminazione.

Ci pare, inoltre, una caduta di stile porre – come secondo articolo – quello riguardante gli abusi sessuali «definiti come richieste di favori sessuali, e/o proposte indesiderate di prestazioni a contenuto sessuale, e/o atteggiamenti o espressioni verbali degradanti aventi a oggetto la sfera personale della sessualità rivolti a una persona». Ci pare che qui l’Università sposi quell’ideologia “sessocentrica” così diffusa nel mondo.


Riportiamo qui di seguito le precisazioni che ci sono state fornite da studenti dell’Ateneo:

 

1. La pagina personale dello studente è lo strumento attraverso il quale lo studente organizza la sua vita universitaria: scelta dei corsi da seguire; iscrizione ad esami; stesura del piano di studio. Rappresenta, insomma, la postazione attraverso la quale lo studente organizza il suo futuro universitario.

2. La non presa visione del codice etico da parte dello studente comporta l’inibizione della pagina personale dello studente stesso. Ciò comporta l’impossibilità di iscriversi ad esami.

3. Il CUIB (Comitato Universitario Iniziative di Base) ha scritto più volte alla Direzione di Sede per chiedere informazioni riguardo al Codice etico e sulle frasi pericolose in esso contenute, ma mai è arrivata una parola definitiva.

4. L’università non ha presentato in maniera chiara il Codice etico, tanto che alcuni professori (penso anche ad un importante Direttore di Dipartimento dell’Ateneo) non ne sapevano nulla.

13 giugno 2012

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