LE LEGGENDARIE IMPRESE DEGLI ITALIANI COMBATTENTI NELLA SECONDA GUERRA MONDIALE – di Piero Vassallo

di Piero Vassallo


 

 

lrSolamente l’eroismo dei partigiani resistenti ai tedeschi (e non quello dei resistenti agli anglo-americani) ha diritto alla memoria, agli onori e agli squilli delle trombe repubblicane. Sopra l’altra storia, quella che contempla l’eroismo dei combattenti regolari nella seconda guerra mondiale, la vulgata democratica ha impresso a forza la grigia figura di italiani demotivati e riluttanti, marcianti con scarpe di cartone e fucili antiquati, e ultimamente in fuga disordinata su sterminate e innevate pianure.

Le imprese nelle quali rifulse il valore dei soldati in grigioverde, compresi i numerosi eroi che nelle gelide pianure della Russia meritarono alte decorazioni ed encomi solenni, sono silenziate, respinte e inviate al macero della storiografia autolesionistica.

Se non che l’imperterrito Alberto Rosselli, caposcuola degli storiografi indipendenti e refrattari alla censura masochista, continua a scoprire, negli archivi sconsigliati e impolverati, storie che dimostrano l’eccezionale/normale valore degli italiani combattenti nella guerra perduta.

Rosselli non cerca di giustificare la guerra italiana né di elucubrare intorno ai misteri forse custoditi da Mussolini nella borsa di Dongo, ma lavora seriamente e con rara efficacia alla riscoperta dei fatti, che restituiscono la meritata fama e l’onore ai combattenti italiani, che servirono la patria durante una guerra tragica e sfortunata.

Un’attività encomiabile, quella di Rosselli, poiché suggerisce di attraversare la soffocante foresta dell’auto-denigrazione per trovare infine il largo della prateria abitata dalle molte e fondate ragioni dell’orgoglio nazionale.

L’instancabile Rosselli traduce nella lingua dell’amor proprio italiano il detto di  un progressista francese, André Gide: “Toutes choses ont été dites, mais comment personne n’écoute, il faut toujour recommencer“.

La più recente fatica di Rosselli, “Pagine ignote del Secondo Conflitto Mondiale”, edito in Milano da Greco & Greco, infatti, rievoca, con stile coinvolgente, alcune leggendarie imprese belliche, delle quali furono protagonisti valorosi italiani.

Si tratta di vicende straordinarie in cui l’ardimento degli italiani si amalgama con l’inventiva, con il gusto della beffa e con l’abilità dei comandanti e degli equipaggi, che seppero ottenere straordinarie prestazioni dalle navi, dagli aerei e dai sommergibili loro affidati.

Il primo episodio rievocato da Rosselli riguarda la riuscita, avventurosa fuga da Gondar (nell’Africa Orientale Italiana, che stava per essere interamente occupata dai vincitori inglesi), un’impresa compiuta nel giugno del 1941, a bordo di un malconcio trimotore Caproni Ca.148, dai sottotenenti Lusardi e Caputo, dal marconista Di Biagio, e dai motoristi Barilli e De Caro.

Il 15 giugno 1941, l’areo italiano atterrò a Gedda, nell’Arabia saudita, dopo sette ore di volo tormentato da piovaschi e da turbolenze.

Subito circondato da milizie arabe, l’equipaggio italiano, che indossava abiti civili, esibì con forzata disinvoltura i propri documenti (preventivamente falsificati) riuscendo a ingannare i sauditi, ad evitare la prigionia e a garantirsi persino un pieno di carburante, che il locale consolato italiano provvide a pagare”.

Il piano di volo preparato a Gondar contemplava una sosta a Beirut, se non che, dopo il fallito colpo di stato anti-inglese in Irak, la Siria e il Libano erano stati invasi dagli inglesi. Gli italiani pertanto furono costretti a modificare il piano di volo e a indirizzarlo a Derna, la città libica che dista 2.250 chilometri da Gedda. Un’impresa disperata, dato che il malconcio aereo, in condizioni ottimali, aveva un’autonomia di 2.200 chilometri.

Gli arabi, inoltre, consegnarono  agli avventurosi italiani solo 400 litri di benzina, contro i 1000 promessi. A tale imprevisto deficit gli arrangisti italiani rimediarono fabbricando 4100 litri di un propellente costituito da una miscela di benzina automobilistica, alcool e benzolo.

Il 9 ottobre del 1941 l’areo italiano decollò da Gedda e, dopo aver superato due attacchi della contraerea inglese, atterrò nell’entroterra (desertico) di Tobuk. Recuperato da una sezione motorizzata dai bersaglieri l’aereo fu trasportato a Derna, riparato e messo in condizione di volare senza problemi fino all’aeroporto romano dell’Urbe, su cui atterrò il 13 ottobre.

Avvincenti sono anche le storie avventurose del sommergibile “Perla”, della classe 600, che nel 1941, al comando del capitano Napp, fu protagonista di un’impresa memorabile: la navigazione, da Massua alla base di Bordeaux,  attraverso mari frequentati da navi da guerra inglesi; il raid aereo Roma-Tokio e ritorno compiuto nel 1941 dal tenente colonnello Amedeo Paradisi; la dimenticata storia della resistenza italiana (1941-1943) agli occupanti inglesi dell’Etiopia.

L’opera di Rosselli appassiona e convince gli esploratori della storia proibita ed è perciò consigliata ai lettori tentati di motivare la disobbedienza al comando dei flagellatori in azione  nelle reti televisive impegnate a demoralizzare e umiliare la memoria e l’intelligenza della nazione.

1 commento su “LE LEGGENDARIE IMPRESE DEGLI ITALIANI COMBATTENTI NELLA SECONDA GUERRA MONDIALE – di Piero Vassallo”

  1. SAREBBE FANTASTICO POTERLO LEGGERE, PURTROPPO NON ESSENDO IN ITALIA MA BENSI IN GUATEMALA SONO SOLO IN GRADO DI LEGGERE I COMMENTI SOPRA SCRITTI.
    GRAZIE PER AVER PUBLICATO LA VERA STORIA.
    ENRICO CAPUTO

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