Giorgio Agamben: pensieri filosoficamente scorretti su Coronavirus ed epidemia

Giorgio Agamben è uno dei filosofi italiani che vale veramente la pena di seguire. La parte più interessante della sua produzione è quella che, a partire dagli Anni Novanta, si rivolge alla filosofia politica e al concetto di biopolitica. In questo periodo, attraverso una rilettura della Politica di Aristotele e il confronto con l’opera di Michel Foucault, Hannah Arendt e Carl Schmitt, il filosofo romano ha elaborato una stimolante visione del rapporto fra diritto e vita e una profonda rilettura del concetto di sovranità. Tutto comincia con Il potere sovrano e la nuda vita e poi continua con gli altri volumi della serie Homo sacer, tra cui Stato di eccezione, Il sacramento del linguaggio e Opus Dei sono particolarmente densi di feconde suggestioni per chiunque voglia comprendere la deriva della modernità o, se si preferisce, postmodernità.
Questa breve presentazione serve a introdurre due scritti sull’emergenza Coronavirus che Agamben ha pubblicato sul sito dell’editore Quodlibet . Dal 26 febbraio, con “L’invenzione di un’epidemia”, ha scritto su questo tema alcune riflessioni che hanno mandato in cortocircuito l’ambiente filosofico e giornalistico politicamente corretto. Oltre al valore delle osservazioni, va sottolineata la capacità di tenere il punto, poiché il loro autore, davanti alle prevedibili critiche e alle ancor più prevedibili aggressioni, si è guardato bene dal mutare rotta o dal nascondersi dietro all’italico vizio di appellarsi al fraintendimento.
Qui pubblichiamo “Una domanda” del 13 aprile e “Fase 2” del 20 aprile. (alessandro gnocchi)

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Una domanda

La peste segnò per la città l’inizio della corruzione…
Nessuno era più disposto a perseverare
in quello che prima giudicava essere il bene,
perché credeva che poteva forse morire prima di raggiungerlo.
Tucidide, La guerra del Peloponneso, II, 53

Vorrei condividere con chi ne ha voglia una domanda su cui ormai da più di un mese non cesso di riflettere. Com’è potuto avvenire che un intero paese sia senza accorgersene eticamente e politicamente crollato di fronte a una malattia? Le parole che ho usato per formulare questa domanda sono state una per una attentamente valutate. La misura dell’abdicazione ai propri principi etici e politici è, infatti, molto semplice: si tratta di chiedersi qual è il limite oltre il quale non si è disposti a rinunciarvi. Credo che il lettore che si darà la pena di considerare i punti che seguono non potrà non convenire che – senza accorgersene o fingendo di non accorgersene – la soglia che separa l’umanità dalla barbarie è stata oltrepassata.

1) Il primo punto, forse il più grave, concerne i corpi delle persone morte. Come abbiamo potuto accettare, soltanto in nome di un rischio che non era possibile precisare, che le persone che ci sono care e degli esseri umani in generale non soltanto morissero da soli, ma che – cosa che non era mai avvenuta prima nella storia, da Antigone a oggi – che i loro cadaveri fossero bruciati senza un funerale?

2) Abbiamo poi accettato senza farci troppi problemi, soltanto in nome di un rischio che non era possibile precisare, di limitare in misura che non era mai avvenuta prima nella storia del paese, nemmeno durante le due guerre mondiali (il coprifuoco durante la guerra era limitato a certe ore) la nostra libertà di movimento. Abbiamo conseguentemente accettato, soltanto in nome di un rischio che non era possibile precisare, di sospendere di fatto i nostri rapporti di amicizia e di amore, perché il nostro prossimo era diventato una possibile fonte di contagio.

3) Questo è potuto avvenire – e qui si tocca la radice del fenomeno – perché abbiamo scisso l’unità della nostra esperienza vitale, che è sempre inseparabilmente insieme corporea e spirituale, in una entità puramente biologica da una parte e in una vita affettiva e culturale dall’altra. Ivan Illich ha mostrato, e David Cayley l’ha qui ricordato di recente, le responsabilità della medicina moderna in questa scissione, che viene data per scontata e che è invece la più grande delle astrazioni. So bene che questa astrazione è stata realizzata dalla scienza moderna attraverso i dispositivi di rianimazione, che possono mantenere un corpo in uno stato di pura vita vegetativa.
Ma se questa condizione si estende al di là dei confini spaziali e temporali che le sono propri, come si sta cercando oggi di fare, e diventa una sorta di principio di comportamento sociale, si cade in contraddizioni da cui non vi è via di uscita.

So che qualcuno si affretterà a rispondere che si tratta di una condizione limitata del tempo, passata la quale tutto ritornerà come prima. È davvero singolare che lo si possa ripetere se non in mala fede, dal momento che le stesse autorità che hanno proclamato l’emergenza non cessano di ricordarci che quando l’emergenza sarà superata, si dovrà continuare a osservare le stesse direttive e che il “distanziamento sociale”, come lo si è chiamato con un significativo eufemismo, sarà il nuovo principio di organizzazione della società. E, in ogni caso, ciò che, in buona o mala fede, si è accettato di subire non potrà essere cancellato.

Non posso, a questo punto, poiché ho accusato le responsabilità di ciascuno di noi, non menzionare le ancora più gravi responsabilità di coloro che avrebbero avuto il compito di vegliare sulla dignità dell’uomo. Innanzitutto la Chiesa, che, facendosi ancella della scienza, che è ormai diventata la vera religione del nostro tempo, ha radicalmente rinnegato i suoi principi più essenziali. La Chiesa, sotto un Papa che si chiama Francesco, ha dimenticato che Francesco abbracciava i lebbrosi. Ha dimenticato che una delle opere della misericordia è quella di visitare gli ammalati. Ha dimenticato che i martiri insegnano che si deve essere disposti a sacrificare la vita piuttosto che la fede e che rinunciare al proprio prossimo significa rinunciare alla fede. Un’altra categoria che è venuta meno ai propri compiti è quella dei giuristi. Siamo da tempo abituati all’uso sconsiderato dei decreti di urgenza attraverso i quali di fatto il potere esecutivo si sostituisce a quello legislativo, abolendo quel principio della separazione dei poteri che definisce la democrazia. Ma in questo caso ogni limite è stato superato, e si ha l’impressione che le parole del primo ministro e del capo della protezione civile abbiano, come si diceva per quelle del Führer, immediatamente valore di legge. E non si vede come, esaurito il limite di validità temporale dei decreti di urgenza, le limitazioni della libertà potranno essere, come si annuncia, mantenute. Con quali dispositivi giuridici? Con uno stato di eccezione permanente? È compito dei giuristi verificare che le regole della costituzione siano rispettate, ma i giuristi tacciono. Quare silete iuristae in munere vestro?

So che ci sarà immancabilmente qualcuno che risponderà che il pur grave sacrificio è stato fatto in nome di principi morali. A costoro vorrei ricordare che Eichmann, apparentemente in buon fede, non si stancava di ripetere che aveva fatto quello che aveva fatto secondo coscienza, per obbedire a quelli che riteneva essere i precetti della morale kantiana. Una norma, che affermi che si deve rinunciare al bene per salvare il bene, è altrettanto falsa e contraddittoria di quella che, per proteggere la libertà, impone di rinunciare alla libertà.

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Fase 2

Com’era prevedibile e come avevamo cercato di ricordare a chi preferiva chiudersi gli occhi e le orecchie, la cosiddetta fase 2 ovvero il ritorno alla normalità sarà ancora peggiore di quanto abbiamo vissuto finora. Due punti fra quelli che si preparano sono particolarmente odiosi e in palese violazione dei principi della costituzione: la possibilità di muoversi limitata per fasce di età, cioè con l’obbligo per gli ultrasettantenni di restare chiusi in casa e la mappatura sierologica obbligatoria per tutta la popolazione. Com’è stato puntualmente osservato in un appello che sta ora circolando in Italia, questa discriminazione è anticostituzionale in quanto crea una fascia di cittadini di serie B, mentre tutti i cittadini devono essere uguali davanti alla legge, e li priva di fatto della loro libertà con una imposizione dall’alto del tutto ingiustificata, che rischia di nuocere alla salute delle persone in questione e non di proteggerla. Ne è una testimonianza la notizia recente del suicidio di due ultrasettantenni, che non potevano più vivere nella condizione di isolamento. Altrettanto illegittimo è l’obbligo di una mappatura sierologica, dal momento che l’art. 32 della costituzione stabilisce che nessuno può esser sottoposto a visita medica se non per disposizione di legge, mentre ancora una volta, com’è avvenuto finora, le misure verrebbero stabilite per decreto del governo.
Restano inoltre le limitazioni concernenti le distanze da mantenere e i divieti di incontrarsi, il che significa l’esclusione di qualunque possibilità di una vera attività politica.

Occorre manifestare senza riserve il proprio dissenso sul modello di società fondato sul distanziamento sociale e sul controllo illimitato che si vuole imporre.

16 commenti su “Giorgio Agamben: pensieri filosoficamente scorretti su Coronavirus ed epidemia”

  1. Da una parte mi piacere questa “rottura del velo”, che ha dimostrato che la “Costituzione più bella del mondo” è un pezzo de carta straccia. Non ci voleva molto a capirlo per chi la avesse letta davvero: nella prima riga di ogni articolo viene affernato un diritto che viene poi negato per una mezza pagina successiva.
    Mi fa anche piacere l’ulteriore conferma che i miei connazionali siano all’80% dei pecoroni senza testa e senza palle.
    Buoni vaccini obbligatori.

  2. Capisco come i Tedeschi siano piombati dentro il nazismo… anche noi senza accorgecene stiamo entrando nella dittatura. Basta solo vedere le forze dell’ordine entrare in chiesa a interrompere le funzioni. Lesa la libertà di culto
    Ma se questo sembra normale non ce la scampiamo

  3. Il trombettiere suona la sveglia per l’adunata, per i volontari della resistenza al nuovo totalitarismo bolscevico che si sta attuando nel nostro Bel Paese, complice una falsa chiesa, una congrega di massoni o servi della massoneria travestiti da presuli ecclesiastici: Italiani, svegliatevi! suona la tromba della libertà, serve una resistenza passiva di massa, una nuova Solidarnosc contro l’imperialismo mascherato da falso buonismo, i fascisti mascherati da antifascisti, i traditori mascherati da servitori della Patrtia. http://www.accademianuovaitalia.it/index.php/contro-informazione/le-grandi-menzogne-editoriali/8751-processare-i-traditori
    “le nostre autorità – civili o ecclesiastiche che siano – odiano coloro
    per il servizio dei quali esistono… a meno che non stiano
    pedissequamente eseguendo degli ordini.
    E’ sempre più difficile reprimere tale sospetto…”; proprio così, nasce il sospetto che lavorino per conto dei nemici dell’Italia, della Chiesa, dell’umanità intera:
    http://www.unavox.it/ArtDiversi/DIV3504_Elia_Ritorno_degli_idoli.html

  4. Condivido solo in parte , … ceratamente ha ragione sulla frettolosità di papa Francesco nell’accettare, anzi anticipare partecipando, acriticamente i provvedimenti. ….ma sarebbe il caso che Giorgio Agamben ci dicesse come bisognava reagire di fronte a questa situazione:
    avremmo dovuto continuare la vita di sempre?
    avremmo dovuto non indossare mascherine, ecc…
    avremmo dovuto dimostrare per strada …contro chi ? e per cosa ??
    Inoltre per quanto mi riguarda questa situazione mi ha fatto ancor più apprezzare la libertà e la solidarietà che ho visto in molti cittadini , e dirò di più anche l’orgoglio di essere italiani …..i conti con la politica o con gli scienziati falsi od incompetenti li faremo dopo….
    ultima cosa non è vero che non è accaduto che i nostri cari “morissero da soli, ma che – cosa che non era mai avvenuta prima nella storia, da Antigone a oggi – che i loro cadaveri fossero bruciati senza un funerale” basti ricordarsi di Dresda dopo i bombardamenti angloamericani ……

  5. Apprezzo l’articolo che espone considerazioni che meditavo senza riuscire a declinarle così e apprezzo il commento qui sopra di Michele George. Tento mie opinabilissime risposte…. anche con po’ di senno di poi…!
    -nella prima fase l’isolamento era fondamentale e necessario (fatto male e tardi)
    – sulle mascherine ai sanitari un disastro centralizzato… l’incompetenza al potere! Per le strade, per il futuro… una probabile esagerazione (da monitorare)
    – sulle proteste… meno pecore e più vigilanza non sarebbe guastata. Gli illeciti giuridici sono esagerati, un Presidente silenzioso così può essere un segnale d’allarme, un qualche movimento di reazione ci vorrebbe… E’ palese che dopo tanta incompetenza iniziale s’affianchino cattivi manovratori. Ora certi eccessi della Fase 2 andrebbero fermati…

  6. Vi ringrazio per aver pubblicato questi scritti che altrimenti non avrei letto. Mi colpisce e mi conforta la sintonia con un filosofo che per altri versi può anche essere lontano da ciò che penso. Ciò mio fa riflettere che questa vicenda ci costringe ad andare all’essenziale e che l’essenziale è uguale per tutti.

  7. Avevo letto a suo tempo e trovato molto interessante il libro del professor Agamben sulla nuda vita. Mi piacerebbe che si potessero approfondire questi temi e penso che un sito come il nostro (permettetemi di dirlo) Ricognizioni sia il luogo giusto.
    Se non sembro esagerata, mi piacerebbe anche che continuassero gli articoli sui Padri della Chiesa iniziati dal Alessandro Gnocchi perché penso che avrebbero molto da dire su quanto viviamo oggi.
    Grazie di tutto,
    Flavia Pastore

  8. Penso anch’io che la cosiddetta Fase 2 ci porrà problemi anche più radicali della Fase 1. Continuate a vigilare e a dare voce a chiunque abbia a cuore la libertà che è uno dei più grandi e terribili doni che ci ha fatto Dio.

  9. Franco Locatelli

    Interessante e anche importante mostrare come certe riflessioni e certi timori siano diffusi in ambienti diversi. Significa che sono tutt’altro che pensieri vuoti, come vorrebbero invece farci credere. Tutta la mia solidarietà a Giorgio Agamben, ho visto cosa stanno scrivendo su di lui le penne che contano e davvero c’è da rimanere stupiti anche se era tutto prevedibile.
    Il mio personale parere, purtroppo, è che alla fine saremo sempre in pochi o pochissimi ad avere a cuore la libertà e la verità, cioè quello che ci costituisce come uomini. Siamo nati nell’epoca sbagliata. Al mio paese si dice che giocando a carte abbiamo pescato la Margì, quella che fa perdere. E’ andata così.

    1. Mi associo nel portare solidarietà al professor Agamben. Sappia che il suo pensiero coincide con quanto pensa la gente comune e perbene. Chesterton ha molto da insegnarci su questa convergenza e penso che un uomo del valore del professore sappia apprezzare questo accostamento.

  10. Luisa Venturini

    Sono arrivata su questo sito seguendo la polemica sulle opinioni di Agamben, un filosofo che stimo moltissimo. Oltre a ringraziarvi per la vostra presa di posizione, devo dire che qui ho trovato cose molto interessanti ed espresse in modo acuto. Ci tornerò. Arrivederci.

  11. Chi volesse saperne di più sul duplice tradimento (dei cittadini e dei fedeli) di cui si sono rese colpevoli le autorità politiche e religiose può scorrere questa breve antologia, opportunamente formattata con evidenziazioni in grassetto per consentire una lettura veloce e pienamente comprensibile:
    https://iltuovoltosignoreiocerco.blogspot.com/2020/04/castighi-di-dio-quali-e-perche.html
    https://docs.google.com/viewer?a=v&pid=sites&srcid=ZGVmYXVsdGRvbWFpbnxhcmNoaXZpcml1bml0aTAyMXxneDozOTY4Y2Y4Yzg5NGNkYmI0

  12. Purtroppo per contare qualcosa in questa società bisogna avere i numeri e noi non li abbiamo. Però mi pare il pensiero che esprimiamo sia qualificato. Per quello che mi riguarda mi basta sapere che sono dalla parte giusta.

  13. Interessante punto di vista che fa riflettere. Soprattutto per quanto riguarda le libertà individuali rispetto al cosiddetto bene comune. Certamente ci sono stati, e ci saranno, eccessi, tuttavia credo che la pandemia ha costretto tutti a ripensare ai propri valori, alle priorità, e ha fatto capire molte cose . Tra le tante la differenza che esiste tra i cosiddetti popoli del nord e del sud nel contesto europeo. E quanto ancora siano purtroppo presenti i pregiudizi.

  14. michele bellingeri

    Onore ad Agamben che ha parlato con forza e senza timore delle scontate e furibonde critiche sarebbero sopraggiunte. Il tempo purtroppo e in modo nefasto gli sta dando ragione…

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