I ben pensanti oltre le mitologie intorno al c. d. male minore – di Piero Vassallo

I recentissimi sviluppi della situazione politica e l’inspiegabile ottimismo che sembra obbligatorio dopo questo scambio di poltrone tra Letta e Renzi impongono, a chiunque non sia ancora rassegnato allo sfacelo, da sopportare come suddito disciplinato e fedele, di riflettere sulle vere cause, e quindi sui possibili rimedi, del disastro in cui viviamo. Piero Vassallo ci propone alcuni pensieri del prof. Giacinto Auriti, uno studioso che si sta riscoprendo e che ha suscitato molte discussioni. Di sicuro, un uomo “fastidiosamente” fuori dal coro. Leggiamo questo primo contributo e saremo ben lieti di approfondire queste tematiche con altri Autori che vorranno scrivere al proposito.

PD 

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I ben pensanti oltre le mitologie intorno al c. d. male minore

Il realismo della visione e l’ottimismo della ragione

 di Piero Vassallo

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occultastrategiaSotto lo sguardo disincantato del qualunque realista, la classe politica italiana rivela la natura del desolato ectoplasma, emesso da un paese intossicato dalle utopie liberal/libertine e castrato dalle illusioni ecumeniche, predicate dai falsi profeti onusiani e rimuginate dal clero modernizzante /conformista.

 La politica italiana attua, dopo due secoli di conflitti, il disegno eversivo, che fu concepito dall’alleanza degli invasori giacobini, propriamente detti cleptomani, con il clero infettato dall’errore giansenista.

 Alla fine del XVIII secolo l’intenzione dei sovversivi fu ostacolato e umiliato dall’insorgenza del popolo cattolico, fedele alla tradizione.

 Purtroppo quella fedeltà è ultimamente scoraggiata e ostacolata dallo spirito dei tempi soffiante nelle tesi del Vaticano II e nelle chiacchiere dei predicatori buonisti.

 L’insorgenza dei ben pensanti, nell’Italia europeizzata/scristianizzata, è un pio sogno. Non si può sperare nella reazione civile di un popolo, la cui maggioranza ha consegnato il libero arbitrio alla dura corda dei banchieri americani, alla stupidità della televisione libertina e alla costosissima nullità dei politicanti, di sinistra, di centro e di destra.

 Per stabilire la misura dell’impotenza italiana, Giacinto Auriti citava il detto di un poeta, secondo cui “un satrapo per comandare meglio faceva fare agli uomini quello che dovevano fare le donne e viceversa, perché quando il potere si trova di fronte a dei mezzi uomini e a delle mezze donne non si verificherà mai una rivoluzione capace di modificare l’ordinamento costituito” [1].

 Di conseguenza il voto per il c. d. male minore, ad esempio il partito di conio democristiano, fondato da Alfano, Lupi & Formigoni, per ottenere una lieve riduzione del danno gravissimo procurato al paese dalla politica di segno ateo e immoralista, sarebbe un atto paragonabile alla discesa nelle fogne, compiuta da esploratori surreali, intenzionati a scoprire, eleggere e incoronare Miss Pantegana.

 Il realismo della visione sconsiglia la fiducia nel qualunque politicante in Topolinia e perciò giustifica e attiva l’ottimismo della ragione, l’unico ostacolo che oggi si può opporre alla macchina del disfacimento e del furto.

Ora la via da percorrere è segnata dal rifiuto dell’affermazione che la politica dei ben pensanti non ha ideologia: “Dire che un movimento politico manca di ideologia, sostiene Auriti, significa dire che un movimento politico manca di scopo. Solo un un epilettico o un sonnambulo si muove senza scopo” [2].

 Senza la proposta di un pensiero fedele alla verità è impossibile un’azione politica degna delle speranza del popolo italiano, che può vivere soltanto del nutrimento procurato dalle sue radici cristiane. Di qui la proposta formulata da Auriti: preparare il futuro della nazione in laboratori costituiti a imitazione dei chiostri benedettini, nei quali fu concepita la risposta del Cristianesimo alla barbarie imperante nei secoli bui.

 La politica può cominciare dopo l’elaborazione di un progetto conforme al diritto naturale e  perciò idoneo a contrastare efficacemente i devastatori della giustizia.

 In sintonia con l’insegnamento di Benedetto XVI, Auriti si oppose strenuamente alla corruzione kelseniana del diritto: “Quando si pretende di mettere, secondo l’insegnamento di Kelsen, la norma costituzionale come norma-base, cioè come norma portante tutto l’ordinamento giuridico, si realizza con uno sforzo razionalista il surrogato artificiale di quello che tradizionalmente era definito il diritto naturale” [3].

  La mostruosa legge erodiana, votata dalla cialtroneria insediata nel parlamento belga, conferma il drastico giudizio formulato da Auriti sulla la facoltà di legiferare contro la legge morale, un abuso permesso dalle costituzioni di conio kelseniano: “quando sentite fare delle valutazioni sulla qualità delle leggi, voi non sentite mai più la distinzione fra legge giusta e legge ingiusta, che è la valutazione del diritto sotto il parametro etico (cioè trascendente l’ordinamento giuridico) ma sentite fare la distinzione in base all’alternativa: legge costituzionale o legge non costituzionale” [4].

 La cultura postmoderna, avendo attuato la sottomissione della legge naturale al diritto positivo, è contagiata e tormentata da una lebbra che avvelena le radici del vivere civile e apre le porte alle più devastanti aberrazioni.

 A confronto di una tale devastazione è poca cosa lo scandalo costituito da una spesa pubblica fuori controllo e dagli sprechi di una classe dirigente insensibile alla collera che la stupida baldoria suscita nei sudditi umiliati, depredati e spesso ridotti alla fame e alla disperazione da coloro che dovrebbero tutelare il  loro benessere.

 In conclusione è lecito affermare l’inutilità di un voto di protesta, che avrebbe la stessa efficace del grido “andate via!” indirizzato alle pulci. Anziché sprecare tempo nell’osservazione dell’osceno fatto politico è consigliabile organizzare una scuola di pensiero finalizzata – secondo la inascoltata proposta di Auriti – alla educazione di una classe dirigente in grado di ferire la radice del presente malessere.

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[1] Cfr. Giacinto Auriti, “L’occulta strategia della guerra senza confini”, Solfanelli, Chieti 2014, pag. 38.

[2]  Cfr. Giacinto Auriti, “L’occulta strategia della guerra senza confini”, op. cit., pag. 6

[3]  Cfr. Giacinto Auriti, “L’occulta strategia della guerra senza confini”, op. cit., pag. 30.

[4]  Ibidem.

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“L’occulta strategia della guerra senza confini”, di Giacinto Auriti, ed. Solfanelli – pagg. 96, euro 9,00 – per acquisti on line (senza spese di spedizione – pagate solo il prezzo di copertina) inviare una mail a info@riscossacristiana.it . Per le modalità di pagamento, clicca qui

3 commenti su “I ben pensanti oltre le mitologie intorno al c. d. male minore – di Piero Vassallo”

  1. Cesaremaria Glori

    Caro Vasallo,
    Lei ha centrato l’obiettivo,anche se questo è un obiettivo strumentale rispetto al vero e principale obiettivo che è e resta il rovesciamento della civiltà cristiana. L’obiettivo di Kelsen è stato quello di rendere funzionale la norma, cioè il Diritto, ai voleri delle maggioranze, strada obbligata per la Democrazia. Ma una democrazia svincolata dal diritto naturale diviene strumento di maggioranze contingenti sfruttabili per un disegno ben più rilevante. Disegno perseguibile soltanto con la pazienza e la ostinazione di chi si ripromette di scardinare un sistema per riproporne un altro. Aveva ragione Carl Schmitt a sostenere che di fronte a questa strategia non resta che la soluzione alessandrina del nodo di Gordio, Le decisioni vanno prese con determinazione quando è in gioco il Bene Comune. Altro che dialogo. Quando è in gioco l’esistenza stessa di una data civiltà non resta che la crociata. Ma le crociate esigono uomini veri non mezzi uomini come quelli che ci sgovernano.

  2. Splendida e drammatica riflessione!
    A quando la creazione di queste nuove scuole ‘monastiche’ per formare i futuri quadri di una nuova politica veramente al servizio della verità e del bene comune?
    Se i Vescovi italiani al posto di far scrivere verbosi e inutili documenti decennali si dedicassero invece a creare simili strutture formative, con docenti studiosi appassionati e testimoni della Dottrina Sociale e con allievi di specchiata onestà e vivace intelligenza, per ‘forgiarli’ nell’impegno generoso e disinteressato al servizio del bene comune, nella salvaguardia e promozione dei “principi non negoziabili”, allora finalmente si getterebbero quelle basi ‘nuove’ per una società più giusta e fraterna, capace di realizzare il suo proprio bene rimanendo attaccata alle proprie radici cristiane e per questo capace di svilupparsi civilmente, culturalmente e pure economicamente!

  3. cito a memoria e mi scuso per l’eventuale imprecisione_:
    le leggi son ma chi pon mano ad esse?
    i docenti ci sarebbero (ad esempio: Antonio Livi, Paolo Pasqualucci, Pier Paolo Ottonello, Giulio Alfano, Roberto De Mattei, Mario Palmaro, Alessandro Gnocchi, Matteo D’Amico, Pucci Cipriani, Emilio Artiglieri, Elisabetta Frezza, Roberto Dal Bosco, Tommaso Romano, e tantissimi altri
    Domando: i vescovi leggono i testi di politologia e filosofia? riflettono sulla gravità dei mali spirituali e sociali che affliggono l’Italia? o credono nel primato dell’economia? o si illudono che le mense per i poveri siano la soluzione dei problemi morali? Benedetto XVI ha demolito le teorie di Kelsen. Ne sono al corrente i vescovi? sanno di che si tratta?. ne traggono le debite conclusioni? i vescovi riempiono montagne di carta (che nessuno legge). ma dietro il loro pensiero si intravede la povertà delle scuole e delle università nelle quali si sono “formati”.

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