A 100 anni di distanza, don Sturzo rinuncerebbe al partito cattolico – di Mario Bozzi Sentieri

Grande spazio è stato dato ai cento anni trascorsi dalla nascita del Partito Popolare, fondato il 18 gennaio 1919, a Roma, grazie all’iniziativa di don Luigi Sturzo, con il suo appello “ai liberi e forti”. Il mondo cattolico si dava quella dimensione partitica, negata per decenni dopo il “Non éxpedit” (non conviene), pronunciato dalla Santa Sede che aveva dichiarato inaccettabile per i credenti italiani partecipare alle elezioni politiche. L’intuizione di Don Sturzo, avvallata da Papa Benedetto XV, che aveva, da poco, abolito il divieto, fu oggettivamente vincente. Di lì a poco il Partito Popolare si sarebbe presentato alle elezioni, ottenendo 100 deputati su 508. Fin qui la storia. Il centenario, al di là della “rievocazione”,  è stato però anche l’occasione per ripensare il ruolo del mondo cattolico, orfano, dopo gli anni dell’egemonia democristiana, di un proprio contenitore partitico.  Oggi c’è spazio per un nuovo “popolarismo” ? Cambiano i tempi. Cambiano i contesti. È cambiata soprattutto  – bisogna prenderne atto – la Chiesa Cattolica, spiritualmente egemone nel 1919 e fino agli Sessanta del Novecento. Oggi la situazione è ben diversa se sono veri i dati secondo cui solo il 15% della popolazione italiana è costituita da cattolici praticanti, peraltro divisi tra loro. Gli stessi orientamenti sociali  del mondo cattolico appaiono ben lontani dalla visione sturziana. A prevalere – come peraltro denunciava lo stesso don Sturzo, durante gli Anni Cinquanta – sono state certe tendenze “stataliste” ben lontane da quell’organicismo sociale delle origini che aveva nella famiglia, nei corpi intermedi e nelle comunità territoriali i suoi punti di forza.  “Ad uno Stato accentratore tendente a limitare e regolare ogni potere  organico e ogni attività civica e individuale – si può leggere nell’Appello ai liberi e forti – vogliamo sul terreno  costituzionale sostituire uno Stato veramente popolare, che riconosca i  limiti della sua attività, che rispetti i nuclei e gli organismi  naturali – la famiglia, le classi, i Comuni – che rispetti la  personalità individuale e incoraggi le iniziative private. E perché lo Stato sia la più sincera espressione del volere popolare, domandiamo la riforma dell’Istituto Parlamentare sulla base della rappresentanza proporzionale, non escluso il voto delle donne, e il Senato elettivo, come rappresentanza direttiva degli organismi nazionali, accademici, amministrativi e sindacali: vogliamo la riforma della burocrazia e degli  ordinamenti giudiziari e la semplificazione della legislazione, invochiamo il riconoscimento giuridico delle classi, l’autonomia comunale, la riforma degli Enti Provinciali e il più largo decentramento nelle unità regionali”. Un don Sturzo “corporativo” e partecipativo? Non sembri un’eresia. Nella prima metà del Novecento la dottrina sociale cattolica a questo si ispirava, declinazione coerente – sulla scia del pensiero di Giuseppe Toniolo – di  morale, politica ed economia. Con il Vaticano II, a tenere i campo venne una vaga idea di “socializzazione” e un generico solidarismo, che ancora oggi va per la maggiore. Troppo poco per le visioni di un cattolicesimo, che – come scriverà don Sturzo, nel dopoguerra – doveva sfidare le tre “male bestie” della partitocrazia, dello statalismo e dell’abuso del denaro, e invece, con la Democrazia Cristiana, ne divenne  complice e  vittima.  La  Storia non si fa con in “se”. Visti i risultati difficilmente, però,  oggi, don Sturzo rilancerebbe la sfida del partito cattolico. Più che alla politica, forse, guarderebbe alla metapolitica, cioè alla necessità di battersi su un fronte valoriale intorno a cui fare crescere una nuova consapevolezza nazionale. È – in fondo – questa la vera sfida del domani, in un Paese confusamente alla ricerca di se stesso che, oggi come ieri, deve tornare ad interrogarsi sulle questioni “di principio” e su queste costruire una nuova Politica.]]>

5 commenti su “A 100 anni di distanza, don Sturzo rinuncerebbe al partito cattolico – di Mario Bozzi Sentieri”

  1. chi ha firmato le leggi sul divorzio e sull’aborto, delle unioni civili e delle altre schifezze legislative? democristiani, cristiani e cattolici cosiddetti “adulti”…
    ciò basta a commentare se l’albero è stato buono o ha dato buoni frutti.
    saluti

  2. Dunque il 18 gennaio del 1919 nasceva la futura Democrazia Cristiana! Sarà bene ricordare agli storici anche un altro anniversario importante di quest’anno: due mesi dopo, il 23 marzo 1919 a Milano, in piazza san Sepolcro, Benito Mussolini fondava il primo Fascio di Combattimento… Proprio così, quest’anno saranno i cent’anni della nascita del Fascismo.

  3. Solo il 15 % si dichiara cattolico praticante, sarà vero, ma cattolico e praticante oggi sono incompatibili come termini, o si sceglie di andare dagli apostati o dagli scismatici gallicani. Per cui si sceglie di non frequentare, il che non significa non essere cattolico e praticante, ma si pratica come si può. D’altronde Benedetto XV aprì alla politica…sostituendola alla fede, tanto da NON fare la consacrazione della Russia perché lui era superiore come Papa alla Vergine.

  4. … e non l’avrebbe dovuto mai creare! se fosse stato un prete obbediente, al ‘non expedit’, per stare al caso, non avremmo mai avuto un partito che sotto il nome di cristiano avrebbe dato il colpo di grazia al sentimento cristiano degli Italiani, come non era riuscito a quelle forze che apertamente lo combattevano. Bel capolavoro di prete!

  5. «Un don Sturzo “corporativo” e partecipativo? Non sembri un’eresia. Nella prima metà del Novecento la dottrina sociale cattolica a questo si ispirava, declinazione coerente – sulla scia del pensiero di Giuseppe Toniolo – di morale, politica ed economia.»
    Scusi, ma come si fa a parlare di don Sturzo “corporativo” e “organicismo”? Questa è un’interpretazione chiaramente tendenziosa e faziosa per iscriverlo al partito “tradizionalista” (nel senso peggiore del termine, non in quello buono); così come fanno oggi le gazzette catto-progressiste per iscriverlo alla fazione opposta. Le parole che lei cita sono chiarissime e, vi piaccia o no, sono d’impostazione nettamente “liberal-conservatrice” specie in materia economica: personalità INDIVIDUALE, proprietà PRIVATA, corpi intermedi ecc. intesi in un’accezione del tutto contraria all’inquadramento statalista dell’organicismo di tipo “fascista”. Su questo Sturzo dopo la seconda guerra mondiale divenne ancora più chiaro e stringente. Che il liberalismo inteso come ideologia sia anti-cristiano non significa che si debba fare…

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