America, terra della libertà. Neanche San Patrizio si salva dall’offensiva omosessualista – di Rita Bettaglio

La festa di San Patrizio, patrono d’Irlanda, ogni anno il 17 marzo colora di verde le maggiori città degli Stati Uniti. Ma quest’anno neanche il santo ha avuto vita facile. Infatti le sfilate di New York e Boston si sono trasformate in un vergognoso caso di offensiva LGBT.

di Rita Bettaglio

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sptrzIl sindaco di New York, il democratico Di Blasio e la moglie, attivista dei diritti gay ed ex-lesbica, non hanno partecipato alla sfilata per protesta. Anche il sindaco di Boston, Marty Walsh, ha disertato l’analoga manifestazione nella sua città, la più irlandese degli USA.

Dietro a questa allegra brigata si sono accodate le note marche di birra Guinness, Sam Adams e Heineken. La prima, storico marchio della birra irlandese, ha emesso un comunicato in cui dichiarava: “Guinness ha una tradizione di sostegno delle diversità e ha sempre difeso la parità dei diritti”. A parte che vorrei sinceramente sapere in cosa consista questa tradizione, credo che in definitiva la storia sia molto più banale. E sia stata un enorme flop.

Il nocciolo della faccenda è che da vent’anni associazioni gay e lesbiche vorrebbero sfilare nella parata più popolare e simbolica d’America (insieme a quella del Columbus   Day) con le loro bandiere e con tutto ciò che si può vedere in un gay-pride, esibizioni comprese. E da vent’anni gli organizzatori rispondono di no.

Gli anni scorsi le organizzazioni LGBT si erano limitati dare degli intolleranti agli organizzatori. Quest’anno hanno pensato di fare qualcosa di più: montare una campagna aggressiva per definire la sfilata un evento anti-gay. Evidentemente contando su amici molto in alto (ma non tanto quanto il santo irlandese!).

Un agguerrito gruppo chiamato Irish Queers ha chiesto al sindaco della Grande Mela di fare di più che non sfilare per la 5° Strada: proibire al personale del NYPD  e FDNY (Polizia e Vigili del Fuoco) in divisa di partecipare alla celebrazione, definita omofoba.

Tale gruppo, peraltro disinformato, se l’è presa con la confraternita cattolica irlandese Ancient Order of Hiberians, sponsor ufficiale della parata. Peccato non lo sia più da anni. Ma della verità chi se ne cura?

Unica voce vigorosamente fuori dal coro è quella di Rupert Murdoch, proprietario della rete televisiva Fox News, che in un twitt ha invitato senza esitazione a boicottare la Guinness: “Quando finirà tutto questo? La Guinness si ritira dalla parata religiosa vittima del bullismo delle organizzazioni gay che cercano di prendere il sopravvento.”, scrive Murdoch. “Spero che tutti gli irlandesi boicottino il marchio (Guinness)”.

Il pressing per abolire parate come quella di San Patrizio è reale e grande, sia a livello cittadino che nazionale. Il portavoce del City Council di NY, Melissa Mark-Viverito, annunciando la decisione di non partecipare, ha dichiarato: “Questo corteo chiude le nostre strade, utilizza risorse pubbliche e ha scelto di discriminare apertamente”.

Dopo 253 anni la più grande ricorrenza cattolica d’America potrebbe essere cancellata prima dalle strade e poi dal cuore degli americani.

O questo palcoscenico viene ceduto ai gay o deve sparire. Tertium non datur.

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4 commenti su “America, terra della libertà. Neanche San Patrizio si salva dall’offensiva omosessualista – di Rita Bettaglio”

  1. qualcuno pensa che il caos sia liberta’ qualcuno pensa che le regole siano una privazione della liberta’ qualcuno pensa che la morale sia privazione della libeta’ qualcuno pensa che il rispetto per il prossimo sia privazione della liberta’ IO VORREI LA LIBERTA’ DI VIVERE IN UN MONDO DECENTE

  2. Luigi Maria Ventola

    Un tempo non troppo lontano, questi poveracci si nascondevano e facevano di tutto per non mostrare il proprio status di “diversi”. Oggi hanno perso anche il minimo senso del pudore e del ridicolo, ma non andranno molto lontano.

  3. Il sindaco Di Biasio e la moglie, attivista dei diritti gay ed ex, forse, lesbica; insomma “pro domo sua”. Nulla di nuovo sotto la bandiera “arcobaleno”. Alvaro.

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