Ancora sul concetto di osceno secondo Avvenire e D’Agostino  –  di Patrizia Fermani

Perché è giusta la denuncia penale per le pubblicazioni oscene fatte leggere ai ginnasiali del Liceo Giulio Cesare di Roma. Nelle dichiarazioni ravvicinate di D’Agostino e Galantino si legge il suicidio annunciato di un cattolicesimo crepuscolare senza futuro. In questo quadro di latitanza etica della Chiesa, si delinea tutta l’importanza dell’azione dei laici, anche, anzi soprattutto, se messi in minoranza dalla “cultura” dominante.

 di Patrizia Fermani

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zztrrmtchsLo “straordinario” discorso di D’Agostino sulla educazione prossima ventura merita di essere ripreso, specialmente ora che ad esso ha fatto eco – di certo non casualmente – quello omologo del segretario della Cei, che non ci risparmia quotidianamente le proprie uscite stupefacenti. (CLICCA QUI per leggere “Il singolare concetto di osceno del quotidiano della CEI e della sua firma più autorevole”).

I Giuristi per la vita, per giudicare osceno lo scritto fatto leggere ai ginnasiali dagli insegnanti del Liceo Giulio Cesare di Roma, e per formulare la relativa denuncia, hanno tenuto conto della offesa a quel sentimento del pudore che, secondo il criterio offerto dalla giurisprudenza, va misurato sulla “sensibilità dei consociati di normale levatura morale, intellettuale e sociale”. Come sappiamo, si doveva anche considerare che la legge sottrae in generale al giudizio di oscenità l’opera d’arte o della scienza, anche quando essa venga presentata ai minori per motivi di “studio”. È evidente che qui la legge introduce un elemento di notevole indeterminatezza poichè richiama un concetto come quello di arte che, già di per sé tanto tormentato, oggi, tra Duchamp e Cattelan, sembra diventato impraticabile. Ma è ragionevole pensare che, per opera artistica, il legislatore abbia inteso quella codificata come tale dalla critica di ogni tempo, dalla storia e dalla tradizione culturale di una intera civiltà, sicchè anche i più giovani possano ben studiare tranquillamente i celebri nudi della scultura e della pittura, o le novelle più scollacciate del Decamerone, opere il cui valore estetico trascende le forme e i contenuti.

Per questo i Giuristi per la vita non si sono posti il problema della evidenza artistica dell’opera di Mazzucco, e tanto meno della sua imprescindibilità per la formazione culturale dei ginnasiali. Peraltro, anche il motivo di studio posto come ulteriore condizione dalla legge per neutralizzare la carica oscena della opera d’arte presentata ai minori, andrebbe comunque vagliato guardando alle esigenze oggettive dell’insegnamento, allo stadio di apprendimento e di maturazione dell’allievo. Come non si propone il teorema di Pitagora in seconda elementare, si risparmia la lettura di Heidegger ai ginnasiali, si riserva la possibilità di assistere ad una autopsia agli studenti di medicina, che pure spesso la sopportano a fatica, anche l’osceno artistico andrebbe commisurato, alle capacità di elaborazione e di sublimazione dell’allievo.

Oltre a tutto ciò, è innegabile che si possa porre anche il problema della possibile inattualità dei quelle leggi che rinviano a criteri desunti dal comune modo di sentire di una società. Come nel caso appunto della norma che punisce l’offesa al pudore: può nascere spontanea l’obiezione che essa non abbia più ragion d’essere se si tiene conto della possibile assuefazione prodotta dal dilagare di una pornografia mai combattuta adeguatamente, che potrebbe avere ormai ottuso quella sensibilità dell’uomo medio sulla quale va commisurato il giudizio di oscenità.

Tuttavia, se pensiamo che la legge per essere giusta non debba contraddire principi superiori immutabili che la precedono, siamo chiamati per coerenza a combattere perché siano mantenute le leggi giuste, e abrogate quelle ingiuste. Da questo ovvio presupposto, come sappiamo, hanno preso vita i movimenti pro life.(che pure sono divenuti ormai invisi anche alle gerarchie ecclesiastiche, se il nuovo segretario della Cei ha dichiarato di non soffrire i visi inespressivi di quanti recitano il rosario davanti alle cliniche abortiste!). In altre parole, può accadere – e accade sempre più sovente in tempi confusi e di veloci cambiamenti come quello attuale – che certi criteri di valutazione della realtà contenuti nella legge vengano sentiti come inattuali. Ma è anche vero che non ogni mutamento avviene in meglio e che un adeguamento della legge o della sua interpretazione allo spirito del tempo non dice ancora nulla sul suo valore oggettivo. Dunque, se il criterio per valutare una legge è la sua giustizia sostanziale, non si vede perché si debba rinunciare a farla valere sul presupposto della sua inattualità.

Eppure proprio la inattualità della legge sembra essere al centro del discorso di D’Agostino, che ha escluso il carattere osceno della pubblicazione senza corredo di motivi. Ora, l’autore sa bene che osceno è per il codice, come per il sentire comune, ciò che offende il pudore. E non avrebbe potuto mettere in discussione il carattere osceno del libro se solo si fosse preso la briga di tenere presente che, malgrado tutto, ciò che è offensivo del pudore viene ancora comunemente riconosciuto. Se si è trovato imbarazzato a farlo è evidentemente o perchè secondo lui lo scritto non è osceno in quanto non arriva ad offendere il pudore, o perchè ritiene che il concetto stesso di pudore debba considerarsi superato. Nell’un caso e nell’altro, il metro adottato è quello di chi ritiene che i criteri di valutazione dell’osceno siano irrimediabilmente mutati. Ma ci si aspetterebbe almeno che su questo mutamento fosse formulato un giudizio di valore. Infatti, limitarsi a prendere atto di questo supposto mutamento senza valutarne il portato etico, significa che il criterio dell’etica è fornito anche per D’Agostino dalla realtà delle cose.

Una volta eliminato l’osceno, ovviamente non occorre neppure occuparsi della artisticità e dei motivi di studio. Infatti egli non si mette neppure nella prospettiva di valutare se siano coerenti con le esigenze dello “studio” indicate dalla legge gli scritti della Mazzucco. E proprio qui risulta quanto sia scentrato tutto il suo discorso sulla educazione rispetto al tema da trattare. Infatti viene allo scoperto anche lo stravolgimento radicale del concetto di educazione e di formazione culturale, sostituita una volta per tutte dalla offerta di opinioni da scegliere secondo le inclinazioni personali e delle esigenze particolari cioè secondo la logica del supermercato: scuola come attivazione della opinione, una qualunque purchessia. E non è un caso che questo sia anche il tragico metro adottato sempre più apertamente dalla Chiesa di Bergoglio, quella che, in particolare proprio sul fronte dell’etica sessuale e famigliare, insieme a tante altre cose, ha deciso di non contrastare la propaganda omosessualista; quella che ora si traveste, neppure tanto velatamente, da campagna contro l’intolleranza nei confronti delle “diversità”.

Ma indipendentemente da quello che pensa D’Agostino, ora in perfetta sintonia con il nuovo segretario della Cei sul significato dell’educazione, è eticamente accettabile per noi che lo scritto della Mazzucco non sia considerato offensivo del pudore? È bene per tutti che venga abrogato l’osceno insieme al pudore? E che di fatto venga consumata la rilevanza penale del primo? Veramente il pudore non deve più rappresentare un valore in quanto espressivo di una sensibilità “umana” più raffinata, di una sublimazione degli istinti che segna la differenza tra la specie umana e quella animale?

L’uomo incivilito ha sentito il bisogno di coprire il proprio corpo non solo per esigenze climatiche. Ha sentito la necessità di tenere riservate alcune funzioni fisiologiche perchè istintivamente quella eccedenza della corporeità è in qualche modo avvertita come mortificante.

Il pudore è un sentimento naturale che la società ha ottusamente svilito, non è una finzione né una sovrastruttura culturale, ed è facile osservarlo già nei bambini. Soltanto una società votata alla banalità e alla volgarità, all’imbarbarimento culturale ed etico, può impegnarsi con tanto studio a reprimere fino ad ottunderlo un sentimento capace di allontanare definitivamente l’uomo dalla bestialità.

Nel caso di specie, poi, la oscenità dello scritto in questione dovrebbe risultare aggravata, in una vera prospettiva educativa, dalla presenza del rapporto omosessuale che, secondo i canoni di una morale secolare non soltanto cattolica, è stato sempre sentito come pratica contro natura. Anche questo giudizio di valore sembra venire eluso da D’Agostino. Ma solo formalmente. Infatti da tutta la costruzione successiva della proposta educativa, quello che emerge purtroppo a chiare lettere è una pericolosa benevolenza destinata ad agevolare i piani diabolicamente approntati dalla ormai dominante lobby omosessualista che avanza a marce forzate sul piano internazionale, con mezzi economici illimitati e strategie perfezionate e collaudate. Perché e con quali intenti la chiesa, anche per bocca di Avvenire, e ora apertamente del segretario della Cei, abbia scelto di favorire anziché combattere questo piano diabolico e totalmente distruttivo della società è il mistero del nuovo millennio. La società ne uscirà distrutta, ma la Chiesa non avrà di certo una sorte migliore.

Sappiamo che l’attrazione fatale di tanti teologi o di semplici preti messianici verso i più forti venti di dottrina hanno portato proprio all’offuscamento di questa fino alla compromissione del suo nucleo essenziale. La Chiesa avrebbe dovuto avvertire la gravità del pericolo, come avrebbe dovuto avvertire che non poteva rinunciare ad insegnare, cioè a trasmettere l’insegnamento del vero e unico Maestro, senza autoannullarsi.

Per secoli è stata la istituzione depositaria di una cultura capace di creare una civiltà. I monaci hanno conservato per tutti il patrimonio formidabile della cultura antica ma sempre intenti, come osservava Benedetto XVI in un celebre discorso, a quaerere Deum. Ora viene meno del tutto quella funzione educativa, già indebolita da un progressivo annichilimento interiore, e sostituita dallo allineamento sul nichilismo dell’opinabile, per la perdita dell’orientamento fondamentale. È il suicidio annunciato dalle dichiarazioni ravvicinate di D’Agostino e Galantino, di un cattolicesimo crepuscolare senza futuro.

In questo quadro di latitanza etica della Chiesa, si delinea tutta l’importanza dell’azione dei laici, anche, anzi soprattutto, se messi in minoranza dalla “cultura” dominante. Ecco un buon motivo per non essere d’accordo con chi solleva dubbi circa l’utilità di prendere iniziative come quella dei GPV. Sul presupposto che esse con ogni probabilità non verranno assecondate dai giudici impegnati a tirare la volata al progressismo più distruttivo. Perché, a mio avviso, omettendo di manifestare in ogni modo possibile contro il regime delle idee pilotate, del totalitarismo e del terrorismo ideologico, si finisce per potenziarli, laddove è indispensabile dimostrare che vi sono anche degli oppositori.

Fino a qualche decennio fa l’unione sovietica sembrava un monolito inattaccabile e impermeabile, dal quale solo pochissime voci si levavano ad additarne le perversioni. Quelle voci come ultrasuoni hanno però potuto cominciare ad incrinare una superficie che appariva totalmente compatta.

Dobbiamo rivolgerci alla autorità giudiziaria anche per far valere leggi che sembrano di fatto ormai inapplicabili, se esse rispecchiano ancora quella legge naturale inattaccabile dai compromessi col mondo. Foss’anche per il solo motivo che abbiamo una responsabilità pesantissima verso figli e nipoti: essi non possono essere abbandonati ai venti dello Zeitgeist ora che anche la Chiesa viene meno a se stessa. Perché i giudici siano almeno costretti a motivare i provvedimenti con cui verranno respinte le nostre doglianze. Perché si assumano anch’essi quella loro parte di responsabilità in un disastro che lascerà pochi resti.

7 commenti su “Ancora sul concetto di osceno secondo Avvenire e D’Agostino  –  di Patrizia Fermani”

  1. D’Agostino e Galantino sanno benissimo cosa disse Gesù a proposito dello scandalo…nonostante questo lo favoriscono!!!
    Io mi chiedo se credano ancora in Dio, alla Sua Parola, e all’Aldilà.
    Se persino il Papa tace davanti a certi abominii e se la C.E.I. (o almeno il suo presidente) sembra favorirli, le battaglie per la difesa dell’immutabile Morale Cattolica dovremo farle noi laici (accompagnati dai pochi Sacerdoti, Cardinali e Vescovi che hanno conservato la Fede Cattolica ma sicuramente osteggiati dalla maggior parte della Gerarchia e dei nostri fratelli di fede).
    Se più uomini di Chiesa credessero ancora all’esistenza di Dio (e quindi alla Divinità di Cristo e alla Sua Parola), la Chiesa sarebbe in prima linea a combattere contro l’ideologia gender, l’abortismo, l’eutanasismo e tutte le altre perversioni!

    1. Sono con te. Tutti i battezzati cattolici che credono ancora nella Santa Madre Chiesa e nel suo ruolo sulla terra dovrebbero chiedere a gran voce le dimissioni di chiunque non rispetti e diffonda fino alla fine gli insegnamenti del Vangelo e dell’Antico Testamento, non interpretabili a proprio uso e consumo. Vedrete che il prossimo step sara’ l’abolizione del celibato e l’apertura al matrimonio anche ai preti cattolici. Siamo in piena realizzazione degli eventi del Terzo Segreto e dell’Apocalisse e puo’ darsi che il Giudizio sia molto vicino.

  2. Il giudizio secondo il quale il valore artistico o estetico riscatta e trascende il contenuto osceno è errato. Esso erra prescindendo dall’effetto prodotto, comunque, dall’oscenità.
    Come la “bellezza” può servire a spacciare per vero ciò che è falso, così l’opera d’arte può servire a sedurre e corrompere in modo pornografico.
    Altra cosa è la necessità di conoscere cose scabrose. P.e. i seminaristi devono conoscere gli oggetti e le forme del peccato, i sacerdoti ascoltarle nelle confessioni. Si tratta di prove che essi devono affrontare per svolgere il loro ministero.
    Quanto al comune sentimento del pudore – come ben fa notare la Redattrice dell’articolo – nulla vieta che una società l’abbia pervertito e che, come tale, non meriti alcun rispetto.
    Chi oggi ottiene voce in capitolo trattando questi argomenti ha evidentemente perso la bussola. Purtroppo ciò, oggi. rientra nella normalità. Tuttavia colpire gli erranti seduttori resta per noi doveroso.

  3. Io ho una sola spiegazione, sarò forse malizioso ma la musica che sento in questi avvenimenti è una sola: “solve et coagula”.
    Grazie Patrizia!
    Bruno-Tobia

  4. Cesaremaria Glori

    Sarebbe bene che sia D’Agostino che Galantino facciano una gita a Tarquinia e vadano a vedere come interpretavano l’osceno gli antichi etruschi che, quanto a livello del pudore, non erano certamente morigerati. Ebbene in una delle celebri tombe sono raffigurati due rapporti, uno secondo natura e l’altro contro. Il primo lascia indifferente e tranquillo un leopardo mentre sul secondo la bestia si slancia per punire i due sodomiti. Se al giorno d’oggi il livello del pudore è andato più indietro rispetto agli etruschi dove arriveremo se non ad un altro diluvio?

  5. D’Agostino già balbettava e cincischiava ai tempi di Eluana. La tomba dei Tori già citata da Rino Cammilleri e Gnocchi&Palmaro.

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