Quello che segue è un esercizio di antigiornalismo. La notizia è vecchia di 4 anni, anzi, a ben guardare, non ci sarebbe neppure. Perché scrivere che i vescovi di questa chiesaccia postcristiana non credono nel vero Dio, Uno e Trino, è come sprecare inchiostro per annunciare urbi et orbi che un cane ha morso un bambino. Roba che all’esame da professionista ti mandano via a calci nel sedere. Lo sanno tutti che i cani mordono i bambini e la notizia c’è solo quando è un bambino a mordere il cane. Così come tutti sanno che i vescovi di questa chiesaccia maligna non credono nel vero Dio, Uno e Trino, e si darebbe notizia solo quando uno di loro professasse integralmente la vera fede.

Il fatto risale al 17 gennaio 2015: ordinazione del vescovo cileno di San Marcos de Arica, Moisés Atisha Contreras, presieduta dal cardinale Ricardo Ezzati e concelebrata dal vescovo Ivo Scapolo, nunzio apostolico in Cile, con l’arcivescovo Pablo Lopez Riquelme. Prima della messa, un sacerdote inca è stato invitato a propiziare l’azione degli dei sul nuovo vescovo. Cosa che hanno fatto attivamente in abiti liturgici anche i vescovi sedicenti cattolici unendosi all’invocazione di Tata Inti, il dio Sole, di Pachamama, la Madre Terra, e man mano tutti gli altri fino a esaurimento scorte. La chiesa amazzonica è nata molto prima dell’imminente sinodo.

Nulla di nuovo, dunque, nulla di strettamente giornalistico. Ragion per cui questo è un breve esercizio calligrafico sull’ovvio a cui non avrei messo mano se un paio di settimane fa, per illustrare un articolo di Giovanni Lugaresi, non mi fosse capitata tra le mani la foto di un cappellano che celebra la Messa per gli alpini sulle montagne della Grande Guerra. Il caso ha voluto che quell’immagine andasse nell’home page di Ricognizioni accanto a quella del sacerdote inca che invoca i suoi dei sul neovescovo cileno. Il contrasto tra angeli e demoni mi è parso così doloroso da indurmi a farci qualche considerazione.

Anzi, ho pensato che fosse necessario un atto di giustizia in omaggio all’unico vero sacerdote cristiano che compare nelle due fotografie, l’unico che crede nel vero Dio, Uno e Trino, lo prega e lo adora. Un atto di giustizia in onore di quel cappellano che celebra il Sacrificio di Cristo per i soldati pronti a offrire il proprio in battaglia. Un atto di giustizia che ripristini amore e devozione per gli angeli visibili e invisibili presenti in una foto di guerra e susciti cristiano furore al cospetto dei demoni visibili e invisibili che infestano una foto di pace.

Un elogio dell’ovvio. D’altra parte, l’atto di giustizia non fa altro che ristabilire i diritti dell’ovvio: in questo caso, le ragioni della luce dell’Ortigara, “il Calvario degli alpini”, sul torto dei sedicenti vescovi cattolici in ginocchio davanti a Pachamama. Non è il caso di sprecare parole sui demoni. Basta una sola immagine tra le molte in circolazione.

Non commento. Penso ai martiri che si sono fatti straziare le carni pur di non rendere onore agli dei pagani con un gesto simile. E penso a quanto scrive San Paolo nella Prima Lettera ai Corinzi: “Perciò, miei cari, state lontani dall’idolatria. Parlo come a persone intelligenti. Giudicate voi stessi quello che dico: il calice della benedizione che noi benediciamo, non è forse comunione con il sangue di Cristo? E il pane che noi spezziamo, non è forse comunione con il corpo di Cristo? Poiché vi è un solo pane, noi siamo, benché molti, un solo corpo: tutti infatti partecipiamo all’unico pane. Guardate l’Israele secondo la carne: quelli che mangiano le vittime sacrificali non sono forse in comunione con l’altare? Che cosa dunque intendo dire? Che la carne sacrificata agli idoli vale qualcosa? O che un idolo vale qualcosa? No, ma dico che quei sacrifici sono offerti ai demoni e non a Dio. Ora, io non voglio che voi entriate in comunione con i demoni; non potete bere il calice del Signore e il calice dei demoni; non potete partecipare alla mensa del Signore e alla mensa dei demoni. O vogliamo provocare la gelosia del Signore? Siamo forse più forti di lui?”.

Dopo il monito di San Paolo, mi sarebbe di grande conforto sapere che anche altri provano la mia stessa consolazione sostando qualche attimo davanti all’immagine integrale della Messa sull’Ortigara.

Guardo la faccia contadina del sacerdote e vedo i suoi occhi trafitti dalla luce del Corpo di Cristo. Vedo la sua anima in perfetta letizia perché è al cospetto di ciò che rende ragione di tutto, della vita e della morte, della felicità e del dolore, della pace e della guerra. Guardo gli alpini inginocchiati e vedo una devozione di cui non so se io sarò mai capace. Vorrei essere come loro, così belli in quella genuflessione davanti al Santissimo che si fa tanto più ardua e sublime quanto più si addossa alla parete della montagna.

Non c’è intesa tra questi angeli e i demoni che bruciano l’incenso a Pachamama. Il punto di non ritorno è passato ormai da tempo e i demoni li lascio volentieri al loro destino. Ma gli angeli, quelli voglio averli sempre con me. E siccome le mie sono parole poverette, li voglio evocare attraverso quelle con cui Eugenio Corti, nel romanzo Gli ultimi soldati del re, ricorda il sacrificio del suo cappellano. Altra guerra, la Seconda, stessi angeli.

Col buio il Secondo gruppo venne a schierarsi dietro al nostro costone, e noi rientrammo in esso. Il giorno dopo, 9 luglio, domenica, mi destai che il sole era già spuntato: non un colpo, una gran calma regnava e nessuno sembrava curarsi della battaglia in sospeso.

Don Romano, cappellano del reggimento, venne da noi a celebrare la Messa. La seguì l’intero gruppo, con i reparti inquadrati in un campo di stoppie; dalla conca della battaglia e dalla vista di Filottrano ci defilava il solito costone. Luminoso era il sole. E il cielo di un bel azzurro; vividi i colori di tutte le cose.

Il robusto cappellano compì i gesti del Sacrificio davanti all’altare da campo, facendolo traballare ogni volta che, ancora più massiccio per gli spiegazzati paramenti d’oro, lo sfiorava nel muoversi; allora, come al solito, la mano del suo attendente, pronta, lo bloccava.

Sull’altare pochi lini rigidi e due candele con le fiammelle in permanenza orizzontali per lo spirar dell’aria. In noi che assistevamo, il pacifico senso, come sempre, dell’incommensurabile grandezza di ciò che si compie in quel campo di stoppie, tra la terra e il cielo, e la semplicità del luogo, e di quei quattro lini, e del povero calice. Come queste cose fatte di materia si addicessero a contenere la Presenza immateriale. Anche se noi sentivamo di essere, nonostante le nostre miserie, i viscidi peccati della carne, le bestemmie e le idiozie che ci uscivano a volte dalla bocca, vasi contenitori di Dio.

Potevamo muovere con le nostre miserabili mani, per Uno ne aveva acquistato il diritto, leve che andavano oltre gli abissi quesi inimmaginabili delle cose e delle energie: i milioni di anni luce e la somma delle forze dell’universo. Tutto, dentro e fuori di noi, era come tutte le Messe al campo, quella mattina.

Si trattava però dell’ultima Messa del nostro cappellano, che in giornata sarebbe stato straziato a morte. Non poteva saperlo, e nessuno si rendeva conto di quanto egli fosse simile al Cristo che nelle sue mani si sacrificava sull’altare: era simile all’inconscio Agnello mansueto e parato d’oro, che sta per essere sacrificato.

13 commenti su “Angeli e demoni”

  1. Grazie Alessandro. Fra quel gruppo di soldati mi raffiguro anche mio zio Antonio, fratello ventenne di mia madre, morto proprio sull’Ortigara. Che Iddio misericordioso lo accolga fra le sue braccia.

  2. Le opere del demonio partono da lontano, già dal giardino dell’ Eden, perciò non è poi così vecchia una notizia di qualche anno fa, ché vecchia, anzi antica, è la rabbia e l’odio che questa malefica realtà (entità reale e non simbolica, checché ne voglia far credere qualche esimio suo rappresentante) nutre nei confronti del Signore di tutte le cose. Dire che siamo allibiti, disgustati, addolorati e nel contempo pieni di ardore alla vista di un sacerdote vero che celebra la messa vera, forse non serve più. Non ci resta che pregare perché si ristabilisca l’ordine perduto e torni a regnare Cristo glorioso; mentre ci è sempre più difficile chiedere che Dio abbia pietà dei suoi traditori perché ogni loro atto fa capire che sanno bene quello che fanno.

  3. A volte mi domando come e perché siamo arrivati a questo punto. Mi ritornano alla mente profezie, frasi di Santi e tante altre cose. Ma continuo a domandarmi cosa è successo. Ero bambina e poi ragazza e poi giovane donna e il mondo era veramente diverso. Sintetizzo il mio pensiero. All’improvviso (?) un Papa ha deciso che il popolo cristiano non capiva le Sacre Scritture, dopo quasi duemila anni che contadini e signori le avevano lette, recitate e assimilate. Insomma, secondo questo santo papa, la parola del Signore doveva essere aggiornata ai tempi moderni.
    Per farla breve io credo che il male principale sia iniziato da questo e da tutte le conseguenze che ne sono derivate con i successivi papi ma sopratutto il successore. Tutto questo ha indebolito la Chiesa al punto tale che quando le forze malefiche del mondo hanno soffiato forte non è stata in grado di affrontarle e si è fatta sopraffare. Anzi le ha abbracciate.

      1. Era certamente un modo di dire “a contrario sensi”, fato che l’ultimo papa cattolico è stato Pio XII (lo profetizzò egli stesso, prevedendo anche l’abolizione del Santo Sacrificio della Messa, la transustanziazione). Dopo dolo capi della chiesa o, meglio, setta conciliare, e niente più. I loro sono falsi santi (inclusa madre Teresa) di una falsa chiesa, ormai totalmente controllata dal Maligno. Dai modernisti liberaci, o Madre!

  4. Se vogliamo restare ai fatti di oggi,è ormai noto che il “famoso”sinodo sull’amazzonia sia stato, per volontà degli ideatori,”benedetto”da uno degli stregoni delle tribù indigene(per la cronaca non vanno più convertiti sempre grazie alle “nuove direttive”pastorali vaticane)!!Intanto un fuoco devastante sta proprio distruggendo il “polmone del mondo”in maniera incontrollata.Io sono un “visionario”che ci vede l’ intervento di DIO anche se tali azioni magari sono frutto di qualche mente deviata che per interesse economico brucerebbe il pianeta;tuttavia la Sacra Scrittura ci insegna che quando il popolo eletto si abbandonava ad adorare gli dei stranieri DIO li lasciava in balia del nemico(satana)!

  5. Per questa Chiesa, che è pur sempre la Chiesa, anche se “occupata dal nemico”, è iscritto fra i santi e risulterebbe papa, anche se pare che nel Conclave che l’avrebbe eletto QUALCOSA non sia stata regolare.

  6. Ma Ezzati, che si è dovuto dimettere con tutti gli altri vescovi cileni non sono quelli che sono stati coinvolti nel grave scandalo degli abusi sessuali? 🤔

  7. Quegli alpini mi fanno pensare alla legione Tebea. Era costituita da soldati romani veri, avvezzi al massacro, al saccheggio e forse allo stupro. Ma erano cristiani e, di fronte alla prospettiva di rinnegare il vero Dio prostrandosi ai falsi dei, preferirono morire martiri guidati da San Maurizio.
    Neppure noi siamo santi. Siamo prodotti della società moderna, avvezzi al consumismo, alla televisione, all’ edonismo e quant’altro. Eppure anche noi, di fronte all’invito pressante della neochiesa (nella quale siamo cresciuti) di rinnegare il vero Dio rientriamo in noi stessi, vi troviamo impressa la Sua immagine, e proclamiamo: “NON POSSIAMO, NON DOBBIAMO, NON VOGLIAMO!”. I santi Martiri sono al nostro fianco. Non abbiamo nulla da temere.

  8. Gli incendi in Amazzonia (peraltro nella norma e nella media di lungo periodo)? Bolsonaro ha smesso di finanziare le lobby e le organizzazioni ecologiste.
    Queste si sono date alla rappresaglie. Ecco l’origine degli incendi.
    Più in generale, parlate con qualche esponente della TFP. Vi racconterà come i contadini ed allevatori brasiliani sono oppressi dalle leggi ecologiste, da un lato, e dalle violenze e dalle aggressioni, tollerate se non favorite dalle autorità, delle tribù di selvaggi, le stesse tanto osannate dal Regnante Pontefice.

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