Breve ode a certi corrotti – di Roberto Dal Bosco

di Roberto Dal Bosco

 

Nella storica omelia di Santa Marta di lunedì 11 novembre, il Papa ha introdotto questa novità: chi riceve bustarelle o commette l’evasione fiscale «merita – dice Gesù, non lo dico io – che gli mettano al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare. Non parla di perdono, qui». (che vi sia qui una strizzatina d’occhio alla pena di morte?…)

Il sito di Radio Vaticana così titola: «Il Papa: ingiusto essere benefattore della Chiesa e rubare allo Stato, no ai cristiani dalla doppia vita».

Prendiamo atto di questa ulteriore rivoluzione metafisica – immaginiamo significhi che l’inferno non è vuoto come dicevano quelli, anzi, è pieno di corrotti – ma vogliamo comunque ricordare due figure a noi care.

mdtrckLa prima, è quella di Charles Keating. Nato nel 1932, Keating fu campione di nuoto per l’Università di Cincinnati, per poi divenire – sin dagli anni Cinquanta – frontale nemico della diffusione della pornografia, al punto da prendere parte alla «Commissione sull’oscenità e la pornografia» voluta dal presidente Lyndon Johnson nel 1969. Profondamente religioso, Charles fu in prima linea nel denunciare il magnate pornografo Larry Flint (lo si può vedere nel film di Milos Forman Larry Flynt – Oltre lo scandalo), l’esplosione del cinema softcore con i film di Russ Meyer,  e perfino le edicole vicino al suo ufficio che vendevano copie di Playboy.

Keating, che aveva un fratello deputato e un’ampia copertura da parte di certi senatori USA, negli anni Settanta divenne il più grande immobiliarista dell’Arizona. Poi si dedicò ai magheggi di Wall Street, fondando la finanziaria Lincoln Savings and Loans Association. La Lincoln fallì nel 1989, creando un buco da 3 miliardi di dollari e lasciando 23 mila clienti con bond inutilizzabili. Lo accusarono di frode, bancarotta, associazione a delinquere. Finì in galera per quattro anni. Nello scandalo, finì dentro pure il senatore McCain. Mentre era in galera, si fece avanti una nuova querela di una corporation che pretendeva da Keating e sua moglie 4,3 miliardi di dollari: seguì la condanna più esosa mai inflitta ad una singola persona nella storia americana. Per tutta la prigionia Keating si dichiarò innocente: «sono un prigioniero politico del governo americano, sono il capro espiatorio del più grande scandalo finanziario della storia». Essere rimasto integro negli anni di galera, dice, è stata la realizzazione di cui va più fiero in tutta la sua vita.

Caduto in disgrazia, pochi si sono ricordati della sua massiva attività filantropica: diede un milione di dollari alla Covenant House, la più grande agenzia che in America fornisce un tetto e un pasto agli homeless e agli scappati di casa. Il fondatore, il padre francescano Bruce Ritter, disse che incontrare Keating «ti ricorda che la Provvidenza esiste».

Ma ancora più importante fu l’incontro con Madre Teresa. Keating le versò donazioni milionarie, e lei, durante il processo, scrisse al procuratore distrettuale che seguiva il caso di essere clemente con il finanziere americano. Nel suo libro La posizione della missionaria, il defunto polemista ateo Christopher Hitchens (ah, quanto sarebbe andato d’accordo con il nuovo corso del Papato se fosse sopravvissuto di qualche mese al cancro!) scrive che il procuratore Paul Turley alla richiesta rispose ingiungendo la restituzione dei danari donati da Keating alle Missionarie di Carità[1]. La beata di Calcutta gli aveva scritto: «guardate nel vostro cuore. Cosa farebbe Gesù?». Niente da fare: il Turley, d’accordo con il mangiapreti Hitchens (e con altri), considerava la corruzione come un crimine che ha la precedenza su ogni cosa, un delitto la cui retribuzione è non-negoziabile. Sono le nuove priorità del mondo, e anche – ci pare di capire – del mondo cattolico.

Keating è ancora vivo. Dobbiamo immaginare che – nonostante la Fede professata e praticata, i sacramenti, il lavoro svolto per la comunità cristiana mondiale, la generosità, la sofferenza patita in anni di carcere – andrà all’inferno? Madre Teresa gli ha messo una macina da mulino al collo e lo ha buttato nel Golfo del Bengala?

Ma c’è un esempio meno esotico che mi piacerebbe qui ricordare.

CraxiNe siamo stati informati dal libro L’Uomo che sussurrava ai potenti, furba confessione-fiume dell’ex-faccendiere boiardo del para-stato Luigi Bisignani. Nel capitolo intitolato Il potere della Chiesa, Bisignani ci illustra un retroscena che proprio non conoscevamo: «quello che le posso dire è che Craxi ebbe funerali religiosi nella cattedrale di Tunisi, e tra le mani, nella bara, aveva il rosario che gli aveva regalato proprio Papa Wojtyla. Da quando stava in Tunisia il Papa non mancava mai di fargli avere i suoi saluti. Nel settembre 1999, un anno prima di morire, Craxi scrisse poche righe meste a Wojtyla: “Santo Padre, Don Verzè mi porta il suo messaggio augurale, grazie. La mia grande fiducia è in Lei. Offro la mia sofferenza per il mio paese e per le intenzioni della Vostra santità”. Copia della lettera autografa l’ho avuta dalla figlia Stefania. Erano gli anni in cui anche il Papa aveva già iniziato, purtroppo, la sua lunga sofferenza»[2].

Non so voi, ma io raramente ho letto parole più autentiche e struggenti di queste. Un uomo, gettato nello sconforto dell’infamia, colpito dalla malattia che lo fece morire fuori dal Paese che aveva tanto amato. Craxi era a capo di un sistema corrotto? Può darsi. Altrimenti, il suo partito negli anni Ottanta non avrebbe raggiunto vertici di corruttela da barzelletta («sai quando non bisogna mai baciare in bocca un socialista? Quando si hanno i denti d’oro…»).

Certo. Ma volete dirmi che, come corrotto, Craxi non sarà perdonato? Nemmeno se, di fatto,  Di Pietro e i suoi mandanti una macina al collo gliela hanno affibbiata, gettandolo dall’altra parte del mare? Nemmeno se ha pagato con una decade di umiliazione e sofferenza?

Volete dirmi che un uomo che scrive al Papa «La mia grande fiducia è in Lei. Offro la mia sofferenza per il mio paese e per le intenzioni della Vostra santità» è un uomo che non merita il perdono di Dio? Secondo il nuovo corso, sembra di no. Wojtyla, apprendiamo, gli scriveva spesso. Per Bergoglio invece uno come Craxi potrebbe meritare il fuoco eterno.

Qualcosa, nella Chiesa, deve essere cambiato.

La realtà è che, oltre che un peccatore, anche in punto di morte Craxi si è dimostrato così un grande statista, un Re che si offre in sacrificio per il suo popolo, perché la terra guasta dell’Italia, per tramite dell’azione della Chiesa di Cristo, torni a fiorire.  A differenza di tanti vescovi e cardinali italiani, nel dolore dei suoi giorni Craxi ha compreso il mistero del dolore, l’enigma cristiano per cui esso è sostanza fertile, è seme per un bene maggiore. La parabola di corruzione di Bettino – se così vogliamo vederla – si è conclusa con una conversione autentica, carnale: una storia intrisa di scherno, di odio persecutorio e di morte, come da paradigma cristiano.

Che la Chiesa non sia più in grado di capire né questo né altro è il vero scandalo. È il sentire della Chiesa, la sua capacità di percepire la realtà e Dio,  ad essere ormai corrotto sino al midollo.

Ma – incredibile – noi poveri cristiani peccatori possiamo perdonare anche questo.

.

[1] Christopher Hitches, The Missionary Position: Mother Teresa in Theory and Practice, Verso, Londra 1995; p.70

[2] Luigi Bisignani – Paolo Madron, L’uomo che sussurrava ai potenti, Chiarelettere, Milano 2013; p.75.

17 commenti su “Breve ode a certi corrotti – di Roberto Dal Bosco”

  1. articolo magnifico e opportunissimo – ingenuamente il papa cade nella trappola (nella retorica) dei manettari – il partito dei giudici punta al potere – in scena si profila l’ombra di un giacobinismo rivisitato alla luce del sessantottismo – mani pulite e sodomia (ma la diade sarebbe diversa…) mani pulite e cultura onusiana – complimenti a Roberto!!!

    1. Egregi dott. dal Bosco

      ottimo articolo, ma come si fa a definire grande statista uno che è scappato (come il Re, come Mussolini, …); questo a parte la considerazione sul suo opus che non mi sembra possa essere giudicato nè opus “al nero” nè opus “al rosso”.

      Cordiali saluti

      Maurizio Muston

  2. Mi sbaglio o fino al 13 marzo 2013 si scriveva che vicino a Casa Santa Marta, allo IOR, maneggiassero denaro sporco da riciclare, frutto di ruberie di corrotti? Ora tutta la putredine che, a detta dei giornaloni, stava dentro quel “sepolcro imbiancato” è d’incanto scompara? Miracolo!

  3. Ma il problema é piu grave ancora. A Scalfari gli dice che il bene é il male é quello che la coscienza gli dice, é manda all´inferno molti imprenditori che pagano il pizzo perche sanno che seno il pizzo lo paga un´altro e le loro famiglie, le famiglie dei loro dipendenti rimangono senza il sostegno. Si deve condannare la corruzione ma non i corrotti, o non é questo che insegna la Chiesa da venti secoli? E da quando in qua la Chiesa e a favore dei tassatori? Erano cattivi i re quando mettevano la tassa sul macinato e sono buoni addesso i governi quando tartassano il popolo a tasse sulla casa? Cosa é cambiato?

  4. Giovanni Lazzaretti

    “chi riceve bustarelle o commette l’evasione fiscale «merita – dice Gesù, non lo dico io – che gli mettano al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare. Non parla di perdono, qui»” – Da dove trae Del Bosco questo ragionamento? Secondo me sta facendo un misto tra l’omelia dell’8 novembre e quella dell’11 novembre. Nell’omelia dell’8 novembre si parla di bustarelle e del peccato di tangente, ma non si parla affatto della “macina da mulino”. Nell’omelia dell’11 novembre invece il corrotto non è il “tangentista”, ma viene invece definito come colui che fa una doppia vita e non si pente. Se non si pente, non c’è perdono. Nell’omelia dell’11 novembre non c’è traccia di bustarelle e tangenti. “Noi dobbiamo dirci peccatori, sì, tutti lo siamo. Corrotti, no. Il corrotto è fisso in uno stato di sufficienza, non sa cosa sia l’umiltà. Gesù, a questi corrotti, diceva: ‘La bellezza di essere sepolcri imbiancati’, che appaiono belli, all’esterno, ma dentro sono pieni di ossa morte e di putredine. E un cristiano che si vanta di essere cristiano, ma non fa vita da cristiano, è uno di questi corrotti.”. Questa è l’omelia dell’11 novembre, bustarelle e evasione non c’entrano. Così anche il commento di Piero Vassallo “ingenuamente il papa cade nella trappola (nella retorica) dei manettari” è senza senso.
    8 novembre – http://www.youtube.com/watch?v=vMnAgS2uAHA&list=PLXMVUrlBj8TEPKXfaHIUbVQkwHcMNEA6R
    11 novembre – http://www.youtube.com/watch?v=mdyg4dPA6v0&list=PLXMVUrlBj8TEPKXfaHIUbVQkwHcMNEA6R

      1. grazie sig. Giovanni e’ un piacere ri-conoscerla come tra quelli che non vogliono vedere la realta’ dei fatti e riconoscere gli errori gravissimi poiche’ fatti da alte cariche!

    1. Roberto Dal Bosco

      Gentile Lazzaretti,

      Non si tratta di un mio ragionamento ma di una citazione diretta: «La differenza è che chi pecca e si pente, chiede perdono, si sente debole, si sente figlio di Dio, si umilia, e chiede proprio la salvezza da Gesù. Ma di quell’altro che scandalizza, che cosa scandalizza? Che non si pente. Continua a peccare, ma fa finta di essere cristiano: la doppia vita. E la doppia vita di un cristiano fa tanto male, tanto male. ‘Ma, io sono un benefattore della Chiesa! Metto la mano in tasca e do alla Chiesa’. Ma con l’altra mano, ruba: allo Stato, ai poveri … ruba. E’ un ingiusto. Questa è doppia vita. E questo merita – dice Gesù, non lo dico io – che gli mettano al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare. Non parla di perdono, qui”».
      La fonte è il sito di Radio Vaticana.
      http://it.radiovaticana.va/news/2013/11/11/il_papa:_ingiusto_essere_benefattore_della_chiesa_e_rubare_allo_stato,/it1-745480

      Come può vedere, il discorso del Santo Padre induce a pensare non ci sia perdono per chi ruba allo stato, anche se è benefattore della Chiesa: seguendo questo pensiero, ho creduto fosse legittimo ricordare il munifico Charles Keating, amico di Madre Teresa (con evidenza meno cristiana di Bergoglio) o Giovanni Paolo II, che corrispondeva con Craxi anche durante la disgrazia: probabilmente, anche Wojtyla sarà presto relegato allo stato di “cristiano ideologico”, cristiano di serie B (cosa che è già più che credibile: la beatificazione verrà sbrigata lo stesso giorno di quella di Giovanni XXIII).

      Io non ho manipolato nulla: si preoccupi piuttosto il fatto che è il Pontefice stesso a fare un inedito montaggio evangelico; la macina al collo (Marco, 9,42) era per quanti scandalizzano anche «uno di questi piccoli che credono», non per i cristiani dalla doppia vita o per i corrotti che rubano allo stato e poi hanno pure il coraggio di essere benefattori della Chiesa.
      Potrei sbagliarmi, ma mi pare che ci troviamo quindi di fronte alla novità di un taglia e cuci, un remix della Parola di Dio. Che sia grave o meno, lo lascio decidere a lei.
      Indi per cui, guardi questa trave, prima di trovare le nostre pagliuzze inesistenti, per cortesia.

      Ulteriormente, sottoscrivo il pensiero per cui Papa Francesco è pienamente, volontariamente nell’equivoco manettaro e pauperista di cui è espressione anche il M5S, partito fondato appositamente il giorno di San Francesco: nel momento di crisi dell’Occidente opulento, gli aspiranti messia – penso anche al Dalai Lama che ispira il suo vestiario al poverello di Assisi invece che a quelli dei suoi predecessori – si appellano al Santo umbro, tutti rivendicando un ruolo nella palingenesi puritana del nuovo mondo senza sprechi e senza fronzoli: è l’universo eco-sostenibile, è l’incubo della decrescita – un piano demoniaco per sterminare i Figli di Dio – che a quanto pare ha contaminato perfino la simbolica del Soglio – sia pure solo per scarpette rosse, croci d’oro e ciarle terzomondiste – al momento…
      Non si permetta quindi, per favore, di dire che le parole di Piero Vassallo sono insensate, in ispecie quando Lei non ha argomenti.

      Ah, dimenticavo, il mio cognome è Dal Bosco e non Del Bosco. Pazienza, è un errore in cui incorrono in genere i miei connazionali meridionali.

      Le auguro una buona notte,

      R.

      1. I veri “punti dolenti”, a mio giudizio, sono due:
        1- il riferimento del Papa al “cristiano che si vanta di essere cristiano”. Questo è uno stereotipo in uso dagli anni ’70, con l’evidente intento di stabilire un parallelismo fra la Civitas Christiana e l’ambiente giudaico dei tempi di Cristo. A qualcuno risultano nella realtà “cristiani che si vantano di essere cristiani”? A me no.
        Invece fioccano “illuminati che si vantano di essere illuminati”, “autosufficienti che si vantano di essere autosufficienti” (specialmente figli e donne), “aggiornati che si vantano di essere aggiornati”, “informati che si vantano di essere informati”.
        2- la mancanza del riferimento ai veri “operatori di scandali verso uno dei piccoli” e ai veri “sepolcri imbiancati”, che sono i bambini che spontaneamente credono nel Signore e sono così avviati a entrare nel Suo Regno e gli “scribi e farisei ipocriti”. Essi sì, si vantavano a ogni momento di essere “veri credenti”… un po’ come gli attuali grandi benefattori degli ambienti anglosassoni (protestantici e giudaizzanti). Da quegli ambienti ci fu inviato Mike Bongiorno, a predicare “Non si dice Carità, si dice Solidarietà !”

  5. Elisabetta Frezza

    Cito: È inutile che uno dica: “Io sono un benefattore della Chiesa! Metto la mano in tasca e do alla Chiesa”, se poi “con l’altra mano, ruba: allo Stato, ai poveri…”. “È un ingiusto”, afferma Bergoglio, e merita quindi – come dice Gesù nel Vangelo di oggi – “che gli mettano al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare”.
    Questo uno stralcio dell’omelia di Santa Marta dell’11 novembre, tratto dall’agenzia Zenit dello stesso giorno.

  6. “La differenza è che chi pecca e si pente, chiede perdono, si sente debole, si sente figlio di Dio, si umilia, e chiede proprio la salvezza da Gesù. Ma di quell’altro che scandalizza, che cosa scandalizza? Che non si pente. Continua a peccare, ma fa finta di essere cristiano: la doppia vita. E la doppia vita di un cristiano fa tanto male, tanto male. ‘Ma, io sono un benefattore della Chiesa! Metto la mano in tasca e do alla Chiesa’. Ma con l’altra mano, ruba: allo Stato, ai poveri … ruba. E’ un ingiusto. Questa è doppia vita. E questo merita – dice Gesù, non lo dico io – che gli mettano al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare. Non parla di perdono, qui”.

    Testo proveniente dalla pagina http://it.radiovaticana.va/news/2013/11/11/il_papa:_ingiusto_essere_benefattore_della_chiesa_e_rubare_allo_stato,/it1-745480
    del sito Radio Vaticana

  7. LA CITAZIONE DEL VANGELO E’ SBAGLIATA. A PROPOSITO DEI PICCOLI, IN PARTICOLARE, DEI BAMBINI, GESU’ DICE: “CHI INVECE SCANDALIZZA ANCHE UNO SOLO DI QUESTI PICCOLI CHE CREDONO IN ME, SAREBBE MEGLIO PER LUI CHE GLI FOSSE APPESA AL COLLO UNA MACINA [—] E FOSSE GETTATO NEGLI ABISSI DEL MARE” (MT, 18, 6-7).
    E LO SCANDALO E’ UN’AZIONE BEN PEGGIORE DEL LADROCINIO, LO SCANDALO E’ UN ATTENTATO ALLA FEDE E ALLA SALVEZZA DELL’ANIMA.

  8. La faccenda, e qui forse mi ripeto ancora una volta, (repetita iuvant-le cose ripetute aiutano)e’ che un papa che cita il Vangelo scambiandone le frasi,indica che conosce ben poco il Vangelo.
    Oppure, ma la gravita’ non cambia, e’ che nella fretta di parlare confonde pezi di Vangelo.
    Nell’uno e nell’altro caso la gravita’ di questo comportamento, e’ ancora piu’ grave perche’ detta dalla piu’ alta carica della chiesa cattolica.
    Qui si tratta di comprendere che, se uno arriva alla piu’ alta carica ma non ha ancora capito il suo ruolo e l’importanza di quanto dice,c’e’ da chiedersi se sia all’altezza del ruolo e come ci sia arrivato.
    Non si tratta quindi di dirimere se sia degno o indegno umanamente,ovvero se sia omosessuale,pornografo o pedofilo o guerrafondaio o burattino in mano d’altri o che altro!
    Si tratta di chiedersi se sia eletto in modo congruo ed abbia accettato la carica ‘come Vicario di Cristo” o se abbia accettato come presidente delegato di assemblea vescovile mondiale.

  9. ..insomma, cogliendo al volo l’osservazione maiuscoletta del sig Piero Nicola, il nocciolo della questione sta nell’interpretazione del significato ( e dei significanti annessi) del concetto di “scandalo”. Tra la rilettura dell’articolo di Radio Vaticana e l’ascolto del sonoro postato da Lazzaretti il Papa attribuisce il concetto-scandalo la dove persiste la corruzione. La corruzione dell’anima dovuta a scelte contrarie alla Legge di Dio. “Non rubare” ad esempio è un peccato mortale estinguibile sì con il pentimento con eventuale rimedio al gesto restituendo il mal tolto, altrimenti, senza pentimento, si rimane sempre in peccato mortale a quel punto non credo che l’anima la passi liscia… E’ il caso anche di aggiungere che piuttosto che perdere l’anima “…è meglio non essere mai nati…”

  10. Giovanni Lazzaretti

    Mi scuso intanto per il cognome “Del Bosco” invece di Dal Bosco, imperdonabile visto che gestisco un banco libri dove c’è il suo testo “Contro il buddismo”
    Ritornando all’argomento, Il Papa commentava Luca e la citazione è questa: ==Disse ai suoi discepoli: “È inevitabile che vengano scandali, ma guai a colui a causa del quale vengono. È meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare, piuttosto che scandalizzare uno di questi piccoli. State attenti a voi stessi! Se il tuo fratello commetterà una colpa, rimproveralo; ma se si pentirà, perdonagli. E se commetterà una colpa sette volte al giorno contro di te e sette volte ritornerà a te dicendo: “Sono pentito”, tu gli perdonerai”.==
    Il Papa ha impostato l’omelia dell’11 novembre cercando di analizzare perchè in due versetti consecutivi San Luca descrive Gesù che impietosamente parla della macina da mulino al collo e subito dopo parla del perdono permanente. La differenza è il pentimento, in contrapposizione alla doppia vita del generatore di scandali, del “sepolcro imbiancato”, dell’ipocrita, dove il peccato viene mascherato anche a se stessi e non si ha pentimento.
    Non c’è perdono per chi ruba ai poveri e offre alla Chiesa, non perchè sia un peccato imperdonabile, ma perchè la doppia vita, la “putredine verniciata”, impedisce il pentimento. Nel momento del pentimento c’è, ovviamente, il perdono di ogni peccato ordinario (lascio da parte il peccato contro lo Spirito Santo).
    == 2284 Lo scandalo è l’atteggiamento o il comportamento che induce altri a compiere il male. Chi scandalizza si fa tentatore del suo prossimo. Attenta alla virtù e alla rettitudine; può trascinare il proprio fratello nella morte spirituale. Lo scandalo costituisce una colpa grave se chi lo provoca con azione o omissione induce deliberatamente altri in una grave mancanza. 2285 Lo scandalo assume una gravità particolare a motivo dell’autorità di coloro che lo causano o della debolezza di coloro che lo subiscono. […]. Lo scandalo è grave quando a provocarlo sono coloro che, per natura o per funzione, sono tenuti ad insegnare e ad educare gli altri. Gesù lo rimprovera agli scribi e ai farisei: li paragona a lupi rapaci in veste di pecore==
    Lo scandalo ha un campo d’azione molto vasto; secondo il catechismo sono scandali: le disuguaglianze economiche e sociali (1938), la miseria che porta alla morte (2269), il suicidio compiuto per dare un esempio (2282), la promozione di leggi o strutture sociali che portano alla degradazione dei costumi e alla corruzione della vita religiosa (2286), la produzione e il traffico di droghe (2291), la fornicazione con corruzione di giovani (2353), la prostituzione con bambini o adolescenti (2355), gli abusi sessuali commessi da adulti su fanciulli o adolescenti affidati alla loro custodia (2389), la violazione della discrezione rigorosa (2489).
    Sulle omelie di Santa Marta preferisco sempre riferirmi all’audio video, presente su Internet. Ho riascoltato più volte quella breve omelia e sinceramente per me, alieno da ogni pauperismo, è perfettamente condivisibile.
    Concludo qui. Grazie a tutti e buona giornata
    Giovanni Lazzaretti

  11. Antonino Allegretti

    Concordo con il sig. Giovanni Lazzaretti. L’articolo è bello e interessante ma parte da un preconcetto contrario a ciò che pronuncia Sua Santità. Eviterei inoltre le punzecchiature prive di carità alle parole del Santo Padre.

  12. chi evade le tasse non ruba ai poveri ma sottrae denaro al potere civile – rammento che il problema dell’evasione fiscale è molto delicato – ad esempio: sarebbe stato immorale evadere durante il regime comunista? erano evasori i kulaki? ed evadere il dovuto ai costruttori tedeschi di camera a gas? tali evasori meriterebbero la pena di morte? mah…

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