Che cos’è il “bene comune”?  –  di Jacopo Parravicini

Note a margine dell’intervista a Julian Carrón pubblicata il 22 agosto 2016 sul Corriere della Sera. Un’intervista in cui non compare mai un nome: Gesù Cristo.

Durante il Meeting di Rimini don Julian Carron, presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione, ha rilasciato un’intervista al giornalista Dario Di Vico, del Corriere della Sera (clicca qui). Di seguito si riportano domande e risposte e, in corsivo, il commento alle risposte.

I commenti che faccio alle parole di Don Julián Carrón vengono proprio dall’educazione cresciuta e maturata dentro al Carisma di Don Giussani. Questa non è una fredda analisi “dall’esterno”, ma un appassionato discernimento “dall’interno”, frutto dell’educazione a una fede ragionata proposta da Giussani e conscio dei discorsi, dei dibattiti e delle dinamiche interni a CL. So per certo che i miei giudizi sono condivisi, con le dovute sfumature, da moltissimi all’interno del Movimento.

di Jacopo Parravicini

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z-carronCarrón:«A Cl non serve un nemico né vive per le briciole del potere». Sono passati quattro anni dal primo articolo nel quale don Julián Carrón, il successore di don Giussani, invitava Comunione e liberazione a liberarsi del peso della ricerca dell’egemonia e a riscoprire l’autentico valore della testimonianza. Correva l’anno di grazia 2012 e il movimento viveva giorni assai difficili. L’impegno (e il successo) politico si stava rivelando una trappola e i media abbinavano a Cl termini come «lobby» e «corruzione». A molti osservatori quello scritto apparve persino ingenuo e pochi avrebbero scommesso sui risultati.

A 50 mesi di distanza le posso chiedere un bilancio?
«Non ho condotto una campagna contro l’egemonia, mi sono limitato a riproporre la bellezza dell’esperienza del nostro fondatore, don Giussani, sostenendo che non ci fosse bisogno di validarla con nessun potere aggiuntivo. L’unica modalità di rapporto con la verità è la libertà e per questo la ricerca dell’egemonia è in contraddizione con la verità».

Inizio in sordina, una sorta di captatio benevolentiae allo spirito del mondo e al potere, il quale accusava CL di essere una sorta di mafia proprio mentre gli era scomoda, e che ora è ben lieto di avere una CL depotenziata, ridotta a statico soprammobile da sagrestia. Ecco che qui si dà acriticamente ragione a questa idea. È bene perciò iniziare a mettere un po’ di ordine. Che persone appartenenti a CL, nel corso della storia del Movimento, si siano immischiate con la politica è un fatto. Che alcune di esse ne abbiano approfittato per conquistare posizioni di potere, ahimè, è anch’esso un fatto. Tuttavia questi aspetti non colgono minimamente il cuore della questione: un cristiano si immischia in politica per servire e testimoniare pubblicamente la verità dell’uomo, così come insegnata da Gesù Cristo. Per questo Giussani definì la politica come “la più alta forma di carità”. Se politici di CL non hanno servito questo ideale, è questione loro, e se la vedranno con la loro coscienza, col Padreterno, con i cittadini e, qualora necessario, con i giudici. È FALSO affermare che il Movimento in quanto tale abbia cercato una qualche egemonia. La sola egemonia che un cristiano desidera è quella di Cristo Gesù Re. Il problema che ci si dovrebbe porre è soltanto “I nostri politici hanno seguito questo ideale? Se no, come possono essere aiutati affinché lo seguano?”.

Però così è stata smantellata una straordinaria macchina politica qual era la Cl degli anni d’oro.
«Il nostro obiettivo è contribuire al bene comune; non voglio perdere il valore della passione politica, ma ho ricordato che avevamo come motivazione qualcosa di più affascinante del raccogliere le briciole del potere».

Ecco che si entra nel vivo del delirio laicista. Dopo un inizio “morbido” nella precedente domanda, ecco una prima frase del tutto allineata al politicamente corretto, e per questo non cristiana: “Il nostro obiettivo è contribuire al bene comune”. Questa frase in sé la può dire qualunque politico, da Renzi a Grillo. Il primo problema sta nel significato della parola “bene”. Che cos’è il bene comune? È qui che sta il problema , perché un cristiano dovrebbe avere ben chiaro che cosa intende con “bene”, ed egli sa che il bene cristiano, il bene vero, è un bene assai diverso da quello che intendono i Renzi, i Grillo, i Napolitano, le Bonino, le Merkel, gli Juncker. Affermare che cristianamente il bene, anche della società, è Gesù Cristo? Neanche per idea! Affermare che occorre mettere in pratica i principi della Dottrina Sociale della Chiesa? Ma scherziamo? Resta questo diafano “bene” che aleggia lassù, indefinito, che tocca però un superficiale “cuore”, che fa leva sul sentimento. Eccola la dottrina, ecco il cristianesimo di CL odierna: parole con un bel suono, vuote di pregnanza, cui ognuno può dare il significato che preferisce. Sorvoliamo poi sulla pesantissima accusa che tra le righe viene fatta al Movimento e a tutta la sua storia, e perciò anche a Giussani, come se la nota decisiva di CL dalla nascita fino alla venuta salvifica del successore fosse stata la ricerca spasmodica del potere… insomma, si dà ragione in toto alle tesi del “Manifesto” & soci, senza tuttavia avere il coraggio di accusare apertis verbis.

In questo modo però vi siete disarmati?
«Sì. Abbiamo riportato al primo posto la pertinenza della fede alle esigenze della vita. Preferisco la testimonianza alla militanza. E del resto Dio ha bussato sommessamente alla porta dei nostri cuori, non ha fatto uso della sua potenza esteriore, ma ha suscitato amore».

“Abbiamo riportato al primo posto la pertinenza della fede”, perché, mi verrebbe da chiedere, forse prima la fede era in zona retrocessione? La contrapposizione tra “testimonianza” e “militanza” è semplicemente un non senso. Giussani coniò lo slogan “È se cambia”, ossia, la fede è vera se si vede, se agisce nel mondo, se costruisce. San Giacomo afferma nella sua lettera “Che cos’è la fede senza le opere?”, un testo che, tra l’altro, fu espunto dalla Bibbia nientemeno che da Lutero. Forse qualcuno sta ammiccando al luteranesimo?

Non teme che in questa operazione Cl subisca una secca perdita di identità?
«Spogliarsi del potere non vuol dire perdere identità. Dio l’ha fatto ed è diventato carne, potevamo fare anche noi qualcosa di simile, benché infinitamente più piccolo».

Come sopra: qualcuno forse non ne ha percezione, ma non è mai esistito un “potere di CL”. Sono esistiti dei ciellini che avevano del potere. Se essi l’hanno usato per cercare di edificare una società cristiana hanno fatto del bene; se l’hanno usato per sé hanno fatto del male. L’espressione “Spogliarsi del potere” in sé ha poco significato, e comunque non ha senso riferirla a CL come Movimento.

Nel frattempo però la Storia non è rimasta ferma (anzi!) e si genera un paradosso. Avete militato contro la secolarizzazione e il Sessantotto e oggi di fronte alla minaccia dell’islamismo radicale vi professate disarmati.
«Le rispondo innanzitutto sugli anni ‘70. Don Giussani spiegò ex post che ci eravamo mossi animati da una “insicurezza esistenziale”, avevamo accettato lo stesso campo di gioco di coloro che criticavamo. Alla fine siamo stati una presenza reattiva quando avremmo dovuto essere una presenza originale. Cl per vivere non aveva e non ha bisogno di un nemico. E vale anche per l’Islam».

Anche qui, che cosa significa “presenza reattiva” e “presenza originale”? Se un islamico cerca di accoppare il mio parroco mentre celebra la Messa, cercare di impedirglielo sarebbe forse una “presenza reattiva”? E che cosa sarebbe una “presenza originale”? Se un medico mi dice di curare la polmonite con gli antibiotici e l’altro con i salassi, che cosa dovrei fare, cercare una fantomatica originalità? E se dei disturbati affermano che i bambini nascono da due uomini e degli altri affermano che nascono da un uomo e una donna, che cosa dovremmo cercare noi, una intellettual-platonica originale “terza posizione”? Già qui abbiamo preso il volo al di là della realtà. La continuazione, poi, è altrettanto miserevole. Forse occorre ricordare un concetto fondamentale. Poiché Gesù Cristo in persona ha raccomandato ai Suoi seguaci di “amare i propri nemici”, ne consegue che ciascun cristiano ha necessariamente dei nemici. E il Medesimo affermò altresì “Ecco: io vi mando come pecore in mezzo a lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe. Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai tribunali e vi flagelleranno”. Ne consegue che i cristiani, ciellini e non, hanno e avranno sempre dei nemici, dei nemici da amare e per cui pregare, ma sempre dei nemici.

Sono pesi diversi. Lo scrittore francese Houellebecq parla dei rischi di sottomissione dell’Occidente alla cultura dell’Islam.
«Il rischio esiste perché tutto passa attraverso la libertà e niente è scontato. Goethe diceva: “Quello che tu erediti dai tuoi padri, riguadagnatelo, per possederlo”. Ma le migrazioni e persino gli attentati possono rappresentare uno stimolo per riproporre la nostra originalità di cristiani. È una sfida a noi stessi, prima che agli altri. Domandiamoci cosa trovano i migranti che arrivano da noi».

È sconcertante come da questo commento si veda la prospettiva intellettualoide dello studioso che giudica il mondo da dietro una scrivania comodamente seduto in uno studio foderato di libri dalle rilegature preziose. Gli attentati come “stimolo”! Non ci si rende conto che si sta parlando di CARNE E SANGUE! Non si ha il coraggio di dare il giudizio pesantissimo su degli esseri umani che vogliono assassinare le nostre figlie, le nostre mogli, noi, per il solo fatto di essere italiani, europei, cristiani. Lo si dica a quella ragazza del Movimento che ha perso il nonno nell’attentato di Nizza, se se ne ha il coraggio, che quello è stato uno “stimolo”! Imbarazzante poi il parlare per slogan, per stilemi tipici ciellini, chiarissimi per chi appartiene al Movimento: “tutto passa attraverso la libertà”, “niente è scontato”, “è una sfida per noi”, ecc. Qual è la risposta alla violenza? Qual è la risposta a una civiltà che sta crollando? Una citazione di Goethe che non parla di civiltà, che non parla di violenza, che non parla di nessuno dei termini del discorso. Da questo punto di vista rimpiango che i preti non siano sposati: forse se avesse dei figli Carrón si renderebbe conto che stiamo parlando della carne e del sangue delle nostre mogli e dei nostri figli!

Trovano l’Occidente con i suoi pregi e i suoi difetti. Ma questi ultimi non possono diventare l’alibi per chi vuole distruggerlo e per chi non vuole difenderlo.
«Io voglio difendere la possibilità di vivere il cristianesimo in uno spazio di libertà per tutti».

La miopia, o la malafede,tocca qui vertici sublimi. La domanda riguarda un mondo, una civiltà intera in bilico tra la sopravvivenza e la distruzione. La risposta è uno pseudo-slogan, dove si invoca un indeterminato “spazio di libertà” per il cristianesimo. Per l’intervistato la civiltà occidentale e la civiltà cristiana non esistono, non sono nell’orizzonte, non sono concetti che afferra. Per lui esistono solo concetti indefiniti. Un mondo che rischia di scomparire è forse una visione troppo grande per un piccolo sguardo da intellettuale clerical-borghese.

… e l’Occidente è l’ambiente migliore per farlo. Se anche i cristiani usano gli errori della nostra civiltà per delegittimarla e per equiparare il «turbo capitalismo» all’Isis siamo alla fine.
«Non voglio delegittimarla, si figuri se non difendo i valori della libertà, della persona, del lavoro e del progresso. Il problema sta nel come. Papa Benedetto XVI ricordava che l’illuminismo ha cercato di salvare i valori fondamentali dell’Occidente sottraendoli alla discussione religiosa, ma ha commesso un errore e non sa come uscirne».

z.mtng1“Si figuri se non difendo i valori della libertà, della persona, del lavoro, del progresso”. Davvero, provate ad astrarvi, a leggere questa frase fingendo di non sapere chi l’ha pronunciata. Poi ditemi, seriamente, ma… ma non avrebbe potuto dirla Peppone? O Berlinguer? O Togliatti in un compassato discorso alla Camera dei Deputati? Sì, Togliatti avrebbe anche aggiunto l’aggettivo “sociale” alla parola “progresso”, ma quel che mi domando è… Gesù Cristo dov’è? È troppo auspicare che un sacerdote di Santa Romana Chiesa dica qualcosa sul tipo di civiltà, di convivenza civile, che un cattolico desidererebbe in quanto cattolico? Perfino chi assassina i bambini (vedi Bonino) o i disabili (vedi Napolitano) afferma di difendere i valori della libertà, e perfino chi vuole indottrinare i nostri figli all’omosessualismo, mettendo in galera quegli “omofobi” che sono contrari, afferma che intende difendere i valori della persona! Proprio Giussani, invece, partiva dal chiedersi che cosa cristianamente fosse la libertà, anzi, la Libertà, e che cosa fosse “la persona”! Invece no, qui sono usate parole vuote, che non specificate possono significare tutto e il suo contrario. Forse per non “urtare la sensibilità” di nessuno. Il vuoto spinto, insomma, il politicamente corretto eretto a sistema. Meravigliosa, poi, la continuazione. No, il problema non “sta nel come”, ma nel CHE COSA! Non nel modo, ma nella sostanza! Lo afferma san Paolo “Predica la Parola di Dio, insisti in ogni occasione opportuna e inopportuna” (II a Timoteo). Il problema del nostro tempo sta nel fatto che non siamo d’accordo sul “che cosa”, non sul “come”, e per un cattolico, dice san Paolo, il problema del “come” non è importante. Splendida nel suo pressapochismo supremo la chiusa, in cui il reverendo condensa l’enorme riflessione storico-filosofica di Benedetto XVI, insieme con tre secoli di filosofia occidentale, in una frase. Casomai qualcuno non se ne fosse accorto, tra noi e l’illuminismo ci sono stati tanti altri movimenti che hanno influenzato il pensiero e la società, come l’idealismo, il marxismo, il positivismo, il comunismo, i totalitarismi, l’esistenzialismo, il pensiero debole, il post-modernismo. Anche ammettendo la necessaria brachilogia propria di un’intervista, mi sembra una sovrasemplificazione sconcertante non menzionare nulla dei tre secoli di correnti filosofiche, essenzialmente non cristiane o anticristiane, che ci separa dall’epoca illuministica! Probabilmente è una scelta voluta: a menzionare ciò che viene dopo l’illuminismo, probabilmente occorrerebbe iniziare a parlare di temi per scomodi.

Possiamo dire allora che la crisi dell’Occidente è una crisi di soluzioni e non di legittimità?
«Concordo. E come cristiani quando organizziamo un doposcuola o aiutiamo un migrante diamo un contributo alle soluzioni. I valori degli illuministi sono crollati quasi per inerzia. A questo punto, è urgente “porre coraggiosamente basi nuove, fortemente radicate”, come ha detto papa Francesco, e noi siamo su questa strada. Perciò quando incontriamo un bisogno non ci limitiamo al soccorso materiale, rispondiamo anche a una domanda di senso. Il nemico è il nulla. Quindi siamo tutt’altro che equidistanti. Diamo una chance alla speranza».

Tante frasi tra loro sconnesse accostate. Che cosa significa esattamente “il nemico è il nulla”? Che cosa significa “diamo una chance alla speranza”? Si intende forse la speranza come virtù teologale o si pensa ad altro? E se si pensa ad altro, su che cosa dovrebbe essere fondata questa laica “speranza”? Ancora, quali sarebbero questi valori illuministici che sono crollati? Non sarebbero piuttosto i valori cristiani a essere rifiutati dai popoli? Tante frasi buttate lì, senza un disegno, senza una concezione, senza un giudizio preciso sull’attuale situazione, da cui emerge un indefinito “aiutiamoci” e “speriamo”… ma speriamo “umanamente”, mica “cristianamente”, non sia mai!

Ma lei non crede che ci sia in Europa una centralità della questione islamica?
«No. Penso che il centro della questione in Europa sia trasmettere alle persone una concezione e dei valori che li aiutino a vivere nella confusione di questa fase della modernità».

Altra risposta grondante intellettualismo. Per l’intervistato non esistono popoli e civiltà, esistono solo singoli. Non ci si fa neanche sfiorare dal problema che ormai l’immigrazione islamica si stia configurando come una vera sostituzione di popoli. Mettendo pure da parte la questione del terrorismo islamico, non si ha la più pallida idea di come stia influendo profondamente nella vita quotidiana della gente, nelle scuole, nei luoghi di lavoro, nei tribunali, come la questione islamica a casa nostra stia influenzando ciò che è insegnato ai nostri figli, quali tradizioni possono o non possono sopravvivere, come sono trattate le donne, eccetera: non esiste niente di tutto questo! Le risposte alle domande sono qui assolutamente slegate dalla realtà, mostrando una tenace incapacità di analizzare le circostanze di vita concrete della gente.

Con l’esecuzione di padre Hamel a Rouen si è riproposto addirittura il tema del martirio. Non le pare una prova sufficiente?
«Il martirio fa parte dei rischi della fede cristiana. Siamo perseguitati già dai tempi dell’Impero Romano, non ha iniziato l’Islam».

Un’altra risposta intellettualistica. Di nuovo, casomai non fosse sufficientemente chiaro, stiamo parlando di carne e sangue! Uno che si renda conto di ciò che sta dicendo non può parlare delle persecuzioni come se fossero bere un caffè. Ripassiamo i termini della questione: ci sono uomini che programmaticamente stanno sterminando cristiani in tutto il mondo e  hanno iniziato a sterminarci a casa nostra! E come si giudica questo? Non si giudica, non si ha altro da dire che prendere fatalisticamente atto che è sempre stato così! Magari tranquilli con col sedere al caldo! Capiamo la gravità di questo traslando la questione: se anziché una persecuzione ci fosse un’epidemia, immaginiamo di chiedere “C’è la peste, la gente sta morendo per strada, non le sembra sufficiente per affermare che c’è un’emergenza e che bisogna fare qualcosa?”; risposta “Be’, la malattia fa parte dei rischi della condizione umana. Gli uomini muoiono di infezioni dall’età della pietra, non è cominciato oggi”.  Come la giudichereste una risposta così? Faccio parlare piuttosto Giussani in persona sulle persecuzioni: «Loro obiettano: “Ma la fede non guarda il potere… così se siamo perseguitati è meglio!” Come  “se siamo perseguitati è meglio?”. È una frase da intellettuali! Perché nella persecuzione chi ci lascia le penne sono i più deboli, i più poveri! Nelle catacombe, se Dio ci manda, noi invocheremo lo Spirito, ma andarci senza cercare di difendersi, è cretino!».

Anche i liberali, le cito l’Economist, sono arrivati alla critica della globalizzazione. E a chiedere un ripensamento. Qual è la sua opinione?
«Credo realisticamente che la globalizzazione non si possa fermare. È anche occasione di incontro perché i muri cadono e tocca alle persone di buona volontà farsi avanti per servire il bene dell’uomo. Se è stato possibile ricostruire dopo la Seconda Guerra Mondiale, perché non dovrebbe essere possibile anche oggi? Perché non è possibile replicare quello che fecero i De Gasperi, gli Adenauer e anche i Togliatti di allora e rifondare le istituzioni?».

Di nuovo, Cristianesimo, Dottrina Sociale della Chiesa, concezione cristiana dello Stato e della storia non pervenuti. “Servire il bene dell’uomo”. Quale sarebbe “il bene dell’uomo”? Non è dato saperlo. E poi, del bene di Dio, della volontà di Dio, interessa qualcosa o no? Non si sa, Dio è così poco importante che non si menziona neanche. Non parliamo poi dell’accostamento di Togliatti a De Gasperi. Forse è necessario ricordare che Togliatti fu connivente di Stalin, Massimo Caprara, suo segretario nei primi anni del dopoguerra, testimonia nei suoi libri che egli sapeva tutto, e aveva le mani lorde del sangue sparso da Stalin. Indicare Togliatti come esempio? Un assassino e complice di assassini? Chi vuole se lo tenga pure questo “eroe”, nel dopoguerra, noi abbiamo avuto altri eroi, in Europa ci sono stati i Mindszenty e i Wyszynski, e in Italia i Rolando Rivi e i Don Gnocchi. Costoro hanno ricostruito l’Europa, costoro hanno ricostruito l’Italia. Di loro abbiamo oggi bisogno. Non dei servi dei macellai!

Per chiudere se le chiedo di immaginare a dieci anni il futuro di Cl cosa vede?
«Saprà essere ancora uno strumento per contribuire al bene di tutti. L’esistenza del movimento è un mezzo, non un fine».

Cristianesimo non pervenuto. Ma quando mai Giussani avrebbe affermato che CL esiste per contribuire al bene di tutti? Proviamo a cambiare leggermente la domanda e mantenere inalterata la risposta… “Per chiudere, se le chiedo di immaginare a dieci anni il futuro dei Cinque Stelle cosa vede? Saprà essere ancora uno strumento per contribuire al bene di tutti. L’esistenza del movimento è un mezzo, non un fine”. Suona perfettamente, non c’è alcuna differenza. Cristo non pervenuto. Se andate a rivedere nelle parole dell’intervista, Cristo e Gesù non sono menzionati MAI. Avrei io un’ultima domanda: e Gesù Cristo?No, Cristo non pervenuto.

25 commenti su “Che cos’è il “bene comune”?  –  di Jacopo Parravicini”

  1. È stata trasmessa in questi giorni, su TelePace (Pace… non Croce !), l’intervista a un prete che ricordava in toni commossi l’opera dei “Professorini” estensori dei primi articoli della Costituzione repubblicana.
    Li scrissero “senza mai citare il nome di Dio”: un merito immenso, per l’anziano Modernista

  2. Grazie! Quanto ci voleva! Non se ne può più di questo piccolo popolo di obbedienti indottrinati e s-ragionanti che dicono di essere cattolici e danno da anni il loro sostegno e i loro voti sistematicamente a chi è contro la Chiesa, la vita, la famiglia e l’educazione, nella totale malafede. Certo che Cristo non è pervenuto! Ci mancherebbe!

  3. come sanno tutti quelli che hanno vissuto nel movimento (per me quasi 20 anni), don Giussani non guidava il movimento: don Giussani ERA il movimento. Quindi è ovvio e naturale che il movimento sia finito con lui. Dobbiamo accettarlo, finirla di fare le pulci a questo e quell’altro, lasciarli nel loro brodame a gongolarsi perchè qualche pseudo-potente si soffia il naso nei loro vestiti, e dedicarci ad altro. Come avrebbe fatto il Gius, da tempo.

    1. Ciellino Non Più Praticante

      Bisogna ricordare che Carròn fu scelto personalmente da don Giussani, vincendo perciò l’elezione con l’unanimità dei voti.

      La crisi del movimento viene da più lontano. Vent’anni fa andavi al Meeting e ti mordevi i gomiti perché gli “incontri più interessanti” (quelli che ricordi con gratitudine perché ti hanno fatto crescere nella fede oltre che aprire la mente) erano troppi (ogni giorno) al punto di sovrapporsi spesso. Oggi vai al Meeting ed è già un miracolo trovare in una giornata almeno un incontro decente. Anche la qualità delle mostre è calata parecchio.

      Vent’anni fa andavi agli esercizi della Fraternità ed era qualcosa di grandioso, ogni anno con più partecipanti dell’anno precedente. Oggi vai lì a sorbirti omelie in gergo ciellino, assieme al tuo gruppetto locale, col quale chiacchierare a tavola del…

    2. Se il movimento era intorno a una persona tanto che morta questa è finito, per quanto bello e buono fosse, forse aveva qualcosa di sbagliato in sè.. Forse era una festosa ma antropocentrica deriva del cv2.. Poi le mie sono solo speculazioni intellettuali, devo ancora approfondire maggiormente l’argomento..

      1. Permettete che si esprima un non-lombardo e mai aderente a CL:
        il Movimento nacque dalla reazione del giovane don Giussani al cialtronesco laicismo dell’alta borghesia milamese. Quando i vizi mentali della stessa borghesia esplosero e si disseminarono nella popolazione comune, cioè nel ’68, il Movimento divenne molto importante come porto per i giovani e semi-giovani che non volevano recitare la parte dei Furbetti del Mondo d’Oggi.
        È stato ed è sterilizzato. e assorbito nella “Normalità”, quando il Clero è diventato cialtronesco e massonico “per dovere di stato”, cioè in questi anni

  4. Ripeto ancora una volta che dello spirito di Don Giussani non è rimasto ormai quasi niente in CL; si è risolto tutto in un allineamento stomachevole alle tendenze del momento, tanto più che queste sono sostenute e supportate dal responsabile primo di quella che un tempo era la chiesa cattolica. Responsabile a cui il suddetto movimento si dichiara assolutissimamente fedele.

    1. Finché i “Vescovi vestiti di Bianco” si sono sentiti responsabili verso Cristo, cara signora, hanno dato alle pecore e ai Pastori un profluvio di bene, in tutte le forme.
      Quando si è vestito di bianco uno che pensa che “Gesù sia stato un buon ebreo del suo tempo”, che “il Cristianesimo sia una fra le religioni, e in particolare una branca dell’Ebraismo”, che “l’Umanità di oggi sia molto più evoluta di quella di secoli fa”, abbiamo uno che considera NOI RESPONSABILI VERSO DI LUI, e non sé responsabile verso Cristo

  5. Cari amici, noi ciellini non abbiamo altra strada che seguire Carron (e il Papa). Ce lo ha insegnato don Giussani: “una volta che l’Autorità è costituita, l’amore alla comunità esige che vi si aderisca, qualunque sia la persona che la incarni. Il singolo membro della comunità non può avere il diritto di rendersi libero dalla soggezione ad essa, col pretesto che non la trovi adeguatamente capace.” (la dedico ad Antonio Socci). E’ il valore dell’obbedienza: quando Giussani fu esiliato in America per sradicare il suo seguito in Italia, obbedì. Dobbiamo rimetterci ad un Altro. Questo non significa snaturare il proprium cristiano.Significa capire che 1)l’antropologia cristiana non può sopravvivere senza Cristo, e tutto quello che va diffondendosi è il riflesso dell’estromissione di Dio,lo diceva già Biffi 2) oggi la Chiesa è chiamata ad essere ospedale da campo e così CL. Come ha detto Benedetto XVI cambia la forma della presenza,ma per mostrare la pertinenza della fede….

    1. Non corcordo.

      Sant’Atanasio fu scomunicato due volte perché agì in modo diverso da come lei indicato. E fu fatto santo. Cattolico non vuol dire pecora che segue l’uomo. Vuol dire pecora che segue Dio! L’adesione al Vangelo deve essere totale, quindi al magistero come suo esplicArsi nella storia. Non vuol dire seguire ingenuamente chiunque abbia una tonaca. I sacerdoti sono uomini e possono sbagliare. Questa epoca ne è un esempio lampante, tanto che, nella fedeltà e proprio per la fedeltà al trono petrino, si potrebbe sostenere la necessità di NON sostenere colui che ora lo occupa, perchè si seguono gli uomini solo in quanto questo seguano Dio.
      Gesù Cristo è venuto a riempire lo stomaco delle persone e a dargli le coperte ? È venuto a fare ospedale dei corpi ? O è venuto a salvare anime? Le ha salvate pregando falsi dei? O anche bastonando i mercanti nel tempio?
      Consiglio di meditare su cosa vuol dire essere cattolici oggi e su come di conseguenza si vive, lassù ci chiederà il conto il…

      1. Bellissime le sue domande provocatorie, Matteo, impossibile non rispondere nel senso giusto. Forse è per questo che i preti “lecchini” e supini evitano di parlare di queste cose (in primis dei Novissimi), pwerché sanno bene che ciò li accuserebbe di tradimento, di voltafaccia a NSGC, quindi parlano solo del sociale, vedi il caso di Madre Teresa. Facile glissare, driblare, depistare, ma sappiano che di fronte a Cristo Giudice questo giochetto sarà impossibile farlo; dinanzi a Lui vale solo il “si si, no no”. Personalmente, mi sforzo di applicarlo fin d’ora (e per l’intera mia vita) questo principio, checché ne dicano preti, vescovi, cardinali, papi (sì, perché attualmente ce ne sono due…poveri noi!).

    2. Mi scusi, Giampiero per la mia ottusaggine, ma non capisco, e quel suo “non abbiamo altra strada che seguire Carron “, mi lascia un po’ interdetta. Questa specie di impegno morale, come se si fosse prestato un solenne giuramento è per seguire l’autorità di Carron? Ma non viene prima l’Autorità di Cristo e questa sì con la maiuscola ? E se Giussani a suo tempo ha obbedito, la sua obbedienza non fu tutt’altra cosa, essendo egli prete ed avendo degli obblighi ben precisi? In CL si legge tanto, si imparano a memoria intere pagine di Giussani, ma a volte si rimane senza parole a sentire che alcuni (soprattutto i giovani) di dottrina cattolica sanno ben poco; e le pare bello che si DEBBA andare a Roma alla santificazione di GPII per assoluta obbedienza e si rimanga poi tutta la giornata in una via qualunque della città dove per la distanza neanche si arriva a vedere il maxischermo, restando così pure senza messa? Si è obbedito a Carron, però. Ma che tipo di obbedienza è questa che non mi fa vivere la reale necessità di quel giorno, cioè santificarlo con la messa e non con l’obbedienza che in fondo, a ben pensarci,serve solo per far numero? Le do ragione in una cosa, però: che CL sia ormai un ospedale da campo.

    3. Don Giussani diceva che l’ubbidienza è una forma di amicizia.
      Bene: se Carròn è più amico del mondo che di me, in cosa deve consistere la mia ubbidienza a Carròn?
      Se in coscienza ritengo stiano venendo meno quelle che riconoscevo ragioni di un’ubbidienza, in cosa può consistere la mia ubbidienza?

      Il movimento ci ha forse insegnato che l’ubbidienza sarebbe limitabile alla mera esecuzione di ordini e alla ripetizione di un discorso?
      È forse diviso in “comandanti” e in “ubbidienti”?

      Un giovane del Gruppo Adulto decise di piantare tutto perché l’ubbidienza al capocasa (un bulletto) gli era diventata impossibile.
      Aveva cominciato a far la valigia, qualcuno lo notò, e poco dopo gli telefonò don Giussani in persona per dirgli “vieni subito da me a Milano”.
      Istintivamente, ricordandosi di quanto aiuto aveva ricevuto contro il bullo (zero spaccato) e figurandosi in un’altra casa dei Memores in obbedienza a un altro bullo, gli rispose istintivamente con un secco “No”, prese la valigia e se…

  6. Se questa è l’èlite attuale di ‘Comunione e Liberazione’ il bell’articolo critico.induce a pensare, ‘dantescamente’ “Non ti curar di lor, ma guarda e passa”.
    La citazione fra i ‘giganti’ della nostra costituzione di bellimbusti come “Il Migliore”… la dice tutta!

  7. L’obbedienza implica un rapporto, possibilmente umano. Ecco, appunto. I testi di don Giussani su questo non sono piu citati. Sono spariti come interi continenti del suo discorso.

  8. “L’obbedienza a Dio è data nell’obbedienza a chi Lui mette come responsabile della vostra vita.” (don Giussani). Comunione e Liberazione è un’educazione. Educazione ad adeguare l’intelletto all’oggetto, vivendo intensamente il reale come luogo dell’incontro con Cristo. Da ciò può scaturire un’iniziativa culturale o politica, ma essa cambia a seconda delle circostanze date. Siamo tutti consapevoli della Catastrofe dell’Umano in corso, e per primo lo è don Carron. Ma non dobbiamo permettere di farci ridurre ad una caricatura insignificante come il clown kierkergaardiano dell’Introduzione al Cristianesimo di Ratzinger. Occorre ripensare la presenza della nostra Compagnia semper reformanda. Per cui, bisogna obbedire. “Ogni altra soluzione è molto equivoca, non evita l’equivoco: perché uno può dire di amare il vostro destino e la vostra vocazione, mentre ama solo se stesso, mentre ama le sue forme di vocazione, mentre ama, come intervento di Dio, quello che pare e piace al suo cuore.”

    1. Si obbedisce all’autorità, si tratti di Carron o del Papa, nella misura in cui essa a sua volta obbedisce a Cristo, diversamente è lecito, anzi doveroso disobbedire. È tutto molto semplice: ”Bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini” (San Pietro, primo Papa – Atti 5,29).

  9. Per Giampiero:
    ricordati che noi abbiamo la libertà dei figli di Dio e l’obbedienza va esercitata soprattutto quando uno ha preso i voti e anche quando uno è legato a questi voti se un superiore ti dice di fare una cosa che è contraria alla tua coscienza alla luce della Fede e del Magistero tu hai il dovere di disobbedire e di rimarcare l’illecita’ di quell’ordine per il bene del tuo superiore altrimenti entrambi sarete giudicati da Dio. A maggior ragione il laico cristiano che non ha il voto del l’obbedienza ma deve seguire come tutti le disposizioni in materia di Fede e di Morale. Il Signore ci ha donato do intelletto e l’obbedienza non è mai in contrasto con il Logos.

  10. Caro Giampiero noi ciellini abbiamo innanzitutto il dovere di rimanere fedeli a Cristo. Non a Carron. Primo. Poi diciamo pure che quando l’obbedienza all’autorità costituita inizia diventare cieca e sorda al punto da impedirci di distinguere il minimo sindacale dei mali della nostra epoca e si ostina intorno a posizioni neutrali è giunto il momento che il movimento faccia alcuni ragionamenti utili a farlo ritornare alla Presenza originale. Obbedire a un’autorità che ci impone di sostenere chi nega i principi cardinali della Chiesa di Cristo è demenziale e rischioso in un’ottica di Salvezza…Sul Papa stendiamo un velo misericordioso e preghiamo soltanto.

  11. Quanto dovere dell’obbedienza- nei casi in appare dubbio l’orientamento di alcuni direttori spirituali, consiglierei Giampiero di leggere S.Roberto Bellarmino, gesuita, il quale in De controversia Cristianae Fidei (L.II° Cap.XXIX-XXX) dice:” Itaque sicut licere resistere Pontifici invadenti corpus, ita licet resistere invadenti animas, vel turbanti rempubblicam, et multo magis si ecclesiam destruere videtut. Licet, inquam, ei resistere non faciendo quod jubet , et impediendo ne exequatur voluntatem suam “

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