Chi specula sulle telefonate del Papa. Un commento del padre Ariel S. Levi di Gualdo a un articolo sulla Nuova Bussola Quotidiana

«RICCARDO CASCIOLI PARLA DELLA BUCCIA MA PARE NON VOGLIA ANDARE AL NOCCIOLO»

 

 

 

pptlfnCaro Riccardo Cascioli.

Ti scrivo sulla pubblica piazza perché ogni volta che ti ho inviato qualche email non mi hai mai risposto, nemmeno quando ti scrissi per ringraziarti per un’intervista a me fatta da un tuo redattore e pubblicata sulla tua rivista con una tua incisiva presentazione [qui, qui], appresso tradotta anche in tedesco da una rivista cattolica [qui]. Te ne ringrazio ancora e molto con l’occasione.

Il tuo ultimo articolo su La nuova Bussola Quotidiana è davvero impeccabile, però mi pare sortito fuori da una sorta di “micio-micio” tra Giulio Andreotti e gli organizzatori del Meeting di Comunione e Liberazione, quando a inizi anni Ottanta costoro cercavano di perpetrare stili e costumi dell’italietta democristiana degli anni Cinquanta. Salvo poi finire un trentennio dopo alla frutta: con Emma Bonino — vivente negazione di tutti i valori non negoziabili — accolta come una star al gran simposio ciellino riminese [qui].

In ogni caso ripeto: il tuo articolo è impeccabile e pure condivisibile, specie quando scrivi:

«Insomma l’effetto Bergoglio ha solo marginalmente a che vedere con il Papa Francesco reale, molto invece a che vedere con i desiderata e le aspettative del mondo – e di una parte della Chiesa – riguardo l’attuale pontificato. E questo vale anche per quelli che nella Chiesa si sono autoinvestiti del ruolo di interpreti ufficiali del Papa. L’ultimo caso è quello della donna argentina che a settembre scorso aveva scritto al Papa spiegando la sua situazione di donna da 19 anni sposata con un uomo divorziato e per questo impedita di accedere alla Comunione. Il papa – ha riferito il marito –  le ha telefonato subito dopo Pasqua, scusandosi per il ritardo nella risposta, e dicendole che poteva tranquillamente fare la comunione e che comunque di questo problema ci si stava occupando in Vaticano» [articolo intero: qui].

Come mai affermo che tendi a ruotare attorno alla buccia guardandoti bene dall’andare al nocciolo, indubbiamente amaro e doloroso, volendo anche umiliante per molti fedeli cattolici e per molti fedeli sacerdoti? Perché pur possedendo tu fede vera e intelletto non ti poni un quesito fondamentale e non dai ad esso risposta. Vale a dire questo: certi equivoci, non di rado anche molto gravi, che richiedono poi esegesi acrobatiche per dire che il Santo Padre forse non ha detto, o che se ha detto, non voleva però dire ciò che altri hanno frainteso di ciò che ha detto, chi è che li genera?

Li genera proprio il parlare a volte incauto di Jorge Mario Bergoglio che spesso non è chiaro ma ambiguo e vago, specie quando dovrebbe esprimersi come si conviene al Romano Pontefice Francesco.

Il Romano Pontefice ha un linguaggio proprio e soprattutto universale, non “paesano”. Il Romano Pontefice dispone di mezzi di linguaggio altrettanto propri che sono: omelie, locuzioni, encicliche, lettere ed esortazioni apostoliche … e spesso, questi testi, prima di essere pronunciati, pubblicati e diffusi, passano sotto gli occhi e il vaglio dei migliori teologi, filosofi, storici, giuristi, sociologi, politologi, diplomatici e addetti alle comunicazioni un po’ più professionali di quanto non lo sia il padre Federico Lombardi, succeduto a quell’autentico genio di Joaquín NavarroValls [qui], perché dopo tanti anni di direzione della sala stampa vaticana da parte di un membro di spicco dell’Opus Dei, andava dato in qualche modo un biscottino agli antagonisti: i gesuiti. Beninteso, in caso contrario le cose sarebbero andate viceversa, visto che stiamo a parlare di due cani — come dice un vecchio apologo — che tentano di rodere lo stesso osso, se non peggio di appropriarsene. Perché gli uni e gli altri sono devotissimi alla Chiesa e al Papato, purché la Chiesa e il Papato facciano però ciò che vogliono loro, altrimenti non esitano a dichiarare con debita ironia di non essere le guardie svizzere del Papa [qui].

Il Santo Padre, sia come Successore di Pietro sia come dottore privato è libero di fare tutta la “pastorale telefonica che vuole”, semmai mentre vescovi di varie parti del mondo che vivono in situazioni molto gravi di aperta persecuzione per le loro chiese particolari ed i loro fedeli, non riescono neppure a essere ricevuti. Oppure mentre buoni preti, che proprio perché tali sono stati spesso sottoposti a vere mattanze clericali all’interno di diocesi o di strutture ecclesiastiche, non hanno mai ricevuto risposta a loro suppliche per situazioni di gravità a volte davvero inaudita.

Io non cesserò mai di vedere e di onorare nel Romano Pontefice Francesco il legittimo successore di Pietro, per quanto mi rammarichi al tempo stesso che Jorge Mario Bergoglio mostri talvolta, anche attraverso azioni di “nuova pastorale telefonica”, di avere qualche difficoltà a cessare di essere Simone, tanto che alcuni hanno sollevato un dubbio terribile suonato per altri persino eccessivo, ma che proprio per questo richiederebbe attenta riflessione: «Simone ha spodestato Pietro» [qui]. Un Simone che tra l’altro pare non riesca a dire si quando è si e no quando è no, in modo chiaro e deciso, consapevole che il di più, ma di questi tempi anche il di meno, proviene tutto dal Maligno [cf. Mt 5, 37].

Seguita comunque, se vuoi, a giocare sulla buccia del “chi capisce male?” pur di non affrontare il tema vero: “Ma chi è, nei fatti concreti, che si spiega male?”.

Proverò adesso a spiegare chi si spiega male riportando uno stralcio di colloquio privato tra me e un mio stimato confratello sacerdote e valente teologo, il domenicano Giovanni Cavalcoli [qui] …

” … Il successo mondiale del Santo Padre dipende dal fatto che le grandi correnti e i sommi potentati laicisti, massonici, liberali, liberazionisti e modernisti lo prendono — sbagliando e illudendosi totalmente — per uno dei loro, ed egli, di fatto, per ora sembra non adoperarsi molto per chiarire questo terribile equivoco. Tutt’altro, a volte si ha quasi l’impressione che sull’equivoco giochi in modo improvvido e pericoloso. In molte occasioni egli sta solo da una parte e trascura l’altra, apparendo così sbilanciato e parziale. Si pensi al commissariamento dei Francescani dell’Immacolata che si sono resi “colpevoli” — e  lo sappiamo bene — di avere organizzato convegni internazionali per smontare la teologia di tutte le pericolose etoiles della Nouvelle Théologie, a partire da Karl Rahner [qui], felicemente aiutati in quest’opera altamente meritoria da Antonio Livi [qui] e dallo stesso Giovanni Cavalcoli [qui], ai quali io stesso sono associato nella Riserva Indiana alla quale ormai siamo relegati [qui, qui]. Notiamo con doloroso rammarico che il Santo Padre parla del progresso ma non parla della tradizione, se la prende con l’immobilismo ma non con lo storicismo, sottolinea il concreto ma non l’universale, parla della coscienza soggettiva ma non di quella oggettiva; parla della prassi ma non della dottrina, del popolo ma non della gerarchia, della verità ma non dell’eresia, della Parola di Dio ma non del dogma, dell’ecumenismo ma non dei difetti di certi fratelli separati, della misericordia ma non della giustizia. Cita il Vaticano II, non però il Vaticano I che contiene tra l’altro un dogma che lo riguarda strettamente, né il Concilio di Trento, senza il quale né un Vaticano I né un Vaticano II sarebbero stati mai neppure pensabili. Addita certi infiammati fedeli come pelagiani ma pare dimenticare ciò che di teologicamente e dogmaticamente preciso, chiaro ed esatto afferma Sant’Agostino nel De natura et gratia in contrapposizione a quanto sostenuto da quella mente tanto eretica quanto eccelsa di Pelagio, contro il quale il santo vescovo di Ippona ebbe molto da sudare [Cf. Contra Pelagio]. Forse si illude di conquistare la gente a Cristo in questo modo; ma se davvero lo crede, ciò è una pia illusione, tra l’altro anche molto pericolosa”.

Ti ho offerto il nocciolo, caro Riccardo Cascioli, quello che sta sotto la buccia e la polpa, adesso fanne ciò che vuoi, con la mia più sincera stima e il mio autentico apprezzamento per il tuo lavoro giornalistico.

 .

Ariel S. Levi di Gualdo

46 commenti su “Chi specula sulle telefonate del Papa. Un commento del padre Ariel S. Levi di Gualdo a un articolo sulla Nuova Bussola Quotidiana”

  1. Caro e stimato Sacerdote,
    hai espresso con estrema chiarezza il profondo malessere che agita anche me e molti fedeli…e non mi sento il fratello maggiore della parabola del figliol prodigo…perché egli negava l’amore del Padre, noi neghiamo invece che fare la scelta di peccato del fratello minore sia… amore !
    A cosa serve prepararsi al matrimonio, se tanto poi è tutto uguale…che non si lamentino più della crisi della famiglia!
    Abolire i sacramenti…roba vecchia, c’è già passato Lutero, ed ora Europa è sinonimo di cloaca di nequizie.
    Veni Sancte Spiritu veni per Mariam !

  2. Pubblico la lettera che ho scritto a Cascioli questa mattina dopo aver letto l’articolo :
    Carissimo Riccardo
    sono Corrado Ruini da Modena, uno degli organizzatori della scuola di politica a cui ha dato uno splendido e gradito contributo pochi mesi orsono, sono anche il pazzo che ha creato e gestisce bosecuriose.it. Ti scrivo molto rapidamente per darti uno spunto, consapevole della mia piccola dimensione intellettuale. Ma siccome sono molto legato alla bussola, e la stima per te e il mondo timone è massima me lo permetto. Tu fanne ovviamente ciò che vuoi.
    1. I due episodi di cui parli oggi (24/4) a proposito delle interpretazioni di ciò che dice e fa il papa, sono paradigmatici ( a mio parere) nell’avvaloramento delle tesi di Gnocchi e Palmaro. Credo quindi che sarebbe corretto, non dico sintonizzarsi completamente sulla linea di Mario e Alessandro ma perlomeno avvicinarsi più di quanto avete fatto fino ad ora.
    2. Dico questo perché sono sempre più numerosi i casi reali in cui persone in stato irregolare vanno dai sacerdoti pretendendo come diritti ciò che non possono (oggi ) avere…ma visto che il papa ora “finalmente” ha aperto sono convinti si possa fare.
    3. Io e moltissimi altri che seguiamo la bussola dalla sua nascita, siamo spesso delusi e amareggiati per il fatto che in parte anche voi abbiate lasciato solo Mario e vi siate sempre più assimilati al “normalismo” Tarquiniano. E non solo per la vicenda umana di Mario, ma principalmente per il criterio di verità che implica coraggio lealtà e disposizione ad accettare “il martirio culturale e la segregazione” rispetto a un mondo politicamente corrotto, sleale e vigliacco dove le star sono i Bianchi i Mancuso gli Odifreddi e l’opinione pubblica la fanno Fazio e Littizzetto. Credo sia possibile una linea che non ecceda e sconfini nel sedevacantismo, ma che fermamente possa dire cose edificanti in questo momento. Ne ravviso un estremo bisogno che pochi possono soddisfare. Un bisogno dell’anima e dello spirito, culturale e morale.
    4. Non dispiacere troppo a questo mondo… per potere almeno essere lasciati vivi, questo sembra l’atteggiamento che io e molti altri cogliamo in questa linea. L’articolo di oggi mi conforta e la ragione di queste righe è di suggere uno… “spingere” nell’approfondire con la maestria intelligente e preparata che possiedi il fatto centrale della comunicazione del papa. Se e quale sia la strategia e quali siano i frutti e gli obiettivi di breve medio e lungo. Può sembrare un linguaggio aziendale, ma oggi vedo molto nero in tutti gli scenari. La risposta di affidarsi allo spirito e che la chiesa è di Cristo, è vera giusta e sacrosanta, ma vi è anche una parte che ognuno di noi deve necessariamente fare, sempre conscio di essere servo inutile, ma al contempo sapere che l’antico duello è in corso oggi in una fase non certo di scaramucce.
    Perdona la lunghezza. Un fraterno abbraccio con rinnovata stima.
    Corrado Ruini

  3. Se Cascioli fosse vissuto al tempo di Gesù, avrebbe scritto che gli evangelisti hanno speculato sul triplice rinnegamento di Simon Pietro.

    1. Esattamente così. Ed è pure la linea di p. Livio, insuperabile caposcuola degli odierni ‘normalizzatori’, baciapile di ogni potere costituito che non disturbi il manovratore…

  4. Orazio Filippelli

    Gent.mo padre Ariel, ma non e’ che invece di guardare il nocciolo, che seve a poco, e di girare la buccia, ci si dimentica di mangiare il frutto, ovvero: Vangelo, tradizione, storia, magistero, missione, sacramenti, testimonianza, salvezza etc… ? Se ci sono alcuni tra i cristiani che si compiaciono nel fare gli osservatori dell’onu su ogni gesto dell’uomo Papa Francesco si accomodino pure. Niente di piu’ impegnativo per un cristianesimo pantofolaio. Il Signore ha lo sguardo rivolto su chi sta per essere scannato in suo nome da qualche parte del mondo adesso, mentre i lorsignori stanno comodamente passando il loro tempo a spolverare la cattedra di Pietro. I miei rispetti.

  5. Caro padre Ariel,
    incuriosito dalla sua apertura sono finito a guardare il video da Lei linkato sulla Bonino al meeting, e constato che sinceramente non ho visto una Bonino “accolta come una star al gran simposio ciellino riminese”. Non sono un ciellino ma credo che il meeting abbia da sempre accolto tutti e invitato anche chi la pensa in maniera differente per capire e rispondere a delle serie domande (motivo per il quale continuerò ad andare). Magari ci faccia un giro con qualche pregiudizio in meno potrebbe piacergli.
    Il resto dell’articolo mi sembra roba già letta, il Papa non ha detto, il Papa non fa… Quando si capirà che le cose non dette non son negate! La dottrina è una ed una soltanto e il Papa lo sa bene per questo si sente libero di farsi una chiaccherata al telefono come parlasse ad un amico.
    Si prenda questo passaggio del Papa durante un’ udienza in Santa Marta copiato e incollato da un articolo di Massimo Introvigne preso proprio dalla Bussola:
    «Non ho mai compreso l’espressione valori non negoziabili», perché si tratta di un’espressione tipica di Benedetto XVI, con cui Francesco afferma di avere un dialogo continuo. Attenzione, però: Papa Francesco non ama questa espressione – ne aveva già fatto cenno in un’omelia di Santa Marta, il 18 novembre 2013 – non perché per lui i valori cari a Benedetto XVI siano negoziabili, ma perché pensa che nessun valore sia negoziabile. «I valori – afferma – sono valori e basta»: «per cui non capisco in che senso vi possano esser valori negoziabili». Il timore del Papa è che, una volta definiti alcuni valori come non negoziabili, gli altri siano considerati negoziabili e quindi di fatto abbandonati. Certamente non era questo l’intento di Benedetto XVI, ma le interpretazioni pretestuose ed erronee sono sempre possibili.

    Curioso di una risposta da parte del dottor Cascioli, la ringrazio per avermi dato occasione di esprimere la mia opinione.

    1. adriano bellotti

      cosa c’è da “capire” con una persona come la Bonino, che ha le mani sporche di sangue? Anch’io continuo a frequentare il movimento, ma so che tanti (come me) sono rimasti scandalizzati da quella presenza e comunque dalla passerella di potenti che ogni anno sfilano al meeting. Accogliere tutti, ma di fatto non esprimere un giudizio, porta solo ala confusione. I meeting di anni fa erano diversi

    2. Ariel S. Levi di Gualdo

      Caro Giulio.

      Rispondo solo al “pregiudizio”.
      Io sono talmente privo di pregiudizi in tal senso che a consacrarmi sacerdote è stato uno degli allievi della prima ora di Don Luigi Giussani, divenuto sacerdote negli anni Settanta e poi vescovo nel Duemila.
      E io, da buon sacerdote, ho amato e venerato quel vescovo, che oggi non è più il mio ordinario diocesano, ma che resta e sempre resterà colui che mi ha generato nel sacro ordine sacerdotale.
      E sono a tal punto privo di pregiudizi in tal senso che un mio libro che tra il 2011 e il 2013 ha generato varie discussioni [E Satana si fece Trino], si apre con questa frase:

      […] la Chiesa italiana ha lasciato nella solitudine l’azione
      del Papa […] gli uomini del potere hanno impedito a
      questo popolo di ricordare, così che non ha più memoria e
      non ha più volto. Cristo viene mummificato, quasi che la
      Chiesa si vergognasse di Lui […] sicuramente il Diavolo
      può lavorare tanto bene da far sì che anche certa
      ecclesiasticità partecipi a questa manovra*.

      * Mons. Luigi Giussani [Desio, 15 ottobre 1922 – Milano, 22 febbraio
      2005 ]. Ultima intervista rilasciata tre mesi prima della sua morte [Corriere
      della Sera, 29.10.2004].

      Pensi dunque quanto non sono gravato di pregiudizi.
      Ciò non toglie però che certi politiconi e trafficoni ciellini non mi piacciono e sono più che mai certo che quel sant’uomo di Luigi Giussani, se fosse vivo, tutto gli direbbe fuorché: bravi!

  6. Reverendo Padre,
    nei suoi scritti ho sempre trovato le risposte alle mie domande, alle questioni che mi tormentano e mi scuso se approfitto dell’occasione per chiederLe il suo parere su quanto affermato dal Vescovo di Marsiglia mons. Georges Pontier, Presidente della Conferenza Episcopale Francese, nel corso di un’intervista rilasciata al giornale “Le Monde” e riportata da Nicoletta Tiliacos sul “Il Foglio” di Mercoledì 23 aprile, a pagina 2:
    “Nello stesso tempo dobbiamo stare attenti a non strumentalizzare la Chiesa coinvolgendola in rapporti di forza (si riferisce alle contestazioni per l’invito alla conferenza in merito alla pastorale sulle famiglie organizato dalla CEF, fatto a Fabienne Brugere, sostenitrice del matrimonio gay e della teoria del gender, poi revocato per le proteste dei fedeli), è difficile portare i cristiani a confrontarsi nel dialogo con altri, facendo loro accettare che non si detiene tutta la verità e facendo loro capire che da soli non si giunge alla comprensione piena di tutte le cose”.
    Ha definito le proteste dei fedeli come irrazionali e causa di drammatizzazione dei dibattiti “nella nostra chiesa c’erano cristiani talmente feriti, turbati e diffidenti verso il mondo di oggi da non riuscire più ad aprirsi a una possibilità di dialogo e di incontro”.
    Le chiedo cosa significhino queste affermazioni, forse che non è vero che Cristo è la Via, la Verità, la Vita? Che la Chiesa non è nel mondo ma del mondo?
    Sono rimasto talmente sconcertato dalle parole del Vescovo quasi quanto dall’inivito fatto da Papa Francesco alla donna argentina di andare a comunicarsi in un’altra parrocchia dove non la conoscono (come se Dio non la vedesse lo stesso), per sfuggire al suo parroco, che le aveva sbattuto in faccia la verità (è una concubina e non può fare la comunione finchè vive nel peccato).
    La ringrazio se avrà la pazienza di rispondermi

    1. Ariel S. Levi di Gualdo

      Caro Marco Gori.

      Ciò che si afferma abbia risposto il Santo Padre alla fedele argentina in questione non è né smentito né confermato, sappiamo solo che questa telefonata privata c’è stata entro tutti i canoni ormai consolidati della “pontificia pastorale telefonica”, ma sui contenuti bisogna essere cauti, perché non li conosciamo e chiunque potrebbe ricamarvi sopra a diritto e a rovescio.

      La risposta al suo drammatico e veritiero quesito è semplice e purtroppo triste: saremo riconosciuti dalle nostre opere e raccoglieremo, inevitabilmente, il frutto di ciò che abbiamo seminato.
      I frutti della Chiesa francese sono anche questi: molte chiese di proprietà dello Stato sono state date in uso ai mussulmani per farci delle moschee.
      Per inciso: gli stabili storici religiosi francesi costruiti prima dell’Ottocento sono tutti di proprietà dello Stato, perché furono requisiti in massa durante la rivoluzione. Decenni dopo, lo Stato, li concesse di nuovo in comodato d’uso alla Chiesa, fatta eccezione per quelli che erano stati convertiti in caserme, ospedali, scuole, uffici statali, ecc…
      Siccome, in Francia, la penuria di clero aumenta sempre più, la Chiesa non è stata più in grado di conservare certi stabili storici per uso di culto; e quando hanno cominciato a tornare allo Stato, ecco che lo Stato li ha impiegati per nuove destinazioni d’uso.
      A inizi anni Novanta, in un quartiere di Parigi, ebbi modo di passare dinanzi a una chiesa del XVIII secolo trasformata in un night club. In pratica, quello che fu il presbiterio, era oggi il palcoscenico degli spogliarelli e dei pali della lap-dance.

      In Olanda, Belgio, Germania, dove invece gli stabili sono di proprietà delle Chiese locali, sono state le stesse a provvedere allo loro vendita, ed oggi, molte chiese storiche di questi Paesi, sono ristoranti di lusso, negozi di abbigliamento, ecc …

      Tutto questo è avvenuto grazie anche e soprattutto a vescovi convinti che “… è difficile portare i cristiani a confrontarsi nel dialogo con altri, facendo loro accettare che non si detiene tutta la verità e facendo loro capire che da soli non si giunge alla comprensione piena di tutte le cose”.

      Le ripeto ciò che da tempo ribadisco in modo martellante nei miei scritti: il bene diventa male e il male bene, l’eresia ortodossia e l’ortodossia eresia … si è abbattuta e distrutta l’autorità e la certezza della punizione per chi sbaglia, coprendosi dietro al dito della falsa carità e della falsa misericordia; ed al posto dell’autorità si è sostituito l’autoritarismo più arbitrario e umorale, in base al quale si può essere colpiti e massacrati al di là di ogni criterio di diritto, al di là di ogni canonica legalità.

      Il peccato più diffuso tra la silenziosa e impotente autorità ecclesiastica è l’omissione, ignari che quando facciamo l’atto penitenziale confessiamo di avere peccato in pensieri, parole, opere e … omissioni.

      La invito però ad essere molto fiducioso, perchè un corpo così infettato da metastasi non può andare avanti per molto, anzi: è proprio alla fine.
      E presto – in cuor mio ne sono certo – sulle rovine di questo immane sfacelo ricostruiremo tutto da capo, conservando più e molto meglio di prima il Corpo Mistico di cui Cristo è capo e noi membra vive e sane.

      Un caro saluto.

  7. Le cose sono comunque molto chiare per tutti. Le parole di Cristo sono precise e severe: Marco 10,11-12
    11 Egli disse loro: «Chiunque manda via sua moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio verso di lei; 12 e se la moglie ripudia suo marito e ne sposa un altro, commette adulterio».
    Queste parole sono solide come una roccia. Non possono essere mutate da nessuno, neppure dal Papa.
    Preghiamo il Signore perché ci salvi al più presto dai pastori incerti e ci dia la forza del suo Spirito.

  8. Caro Marco la risposta è semplice: certi Pastori hanno molta paura di essere perseguitati e fuggono davanti ai lupi. Ma con una ‘buona’ politica del compromesso riescono ad essere anche dei ‘buoni’ mercenari…

  9. Cesaremaria Glori

    Il coraggio della chiarezza può disturbare ma è grazie ad esso che la Verità torna in primo piano. HO da tempo l’impressione che il Santo Padre abbia timore di perdere il favore della gente che piace, per cui parla in modo sfumato, un po’ al modo di “Ibis redibis non morieris in bello”. Sono d’accordo con lei, Padre Ariel, sia il Si, un vero SI e il No un vero No, senza tanti distinguo. I risultati parlano da soli. Sinora nessun VIP distante dalla Chiesa ha fatto un passo verso di essa. Scalfari, Napolitano, e compagnia bella sono rimasti fermi nelle loro idee e sembrano ,anzi, aver arruolato fra loro anche il papa. E’ una mia impressione o mi sbaglio? Spero di sbagliarmi.

  10. seguo con attenzione, c’è qualcosa che non mi convince in queste critiche, io posso sbagliare grazie a Dio posso riprendermi.

    1. Ariel S. Levi di Gualdo

      Caro Fileno.

      Lei non si sbaglia assolutamente.
      Dovrebbe solo – mi permetta il suggerimento – leggere bene quel testo tanto ottimo quanto chiaro, confrontarlo con quelli scritti personalmente dal Santo Padre, confrontarlo con i testi delle sue omelie quotidiane, ecc .. e quindi fare: due più due, che come risultato le darà quattro.
      Fatto questo capirà – come più o meno tutti noi “addetti ai lavori” abbiamo capito –
      che ogni tanto, grazie a Dio, riescono a mettergli sotto gli occhi un discorso preparato.
      I teologi e gli studiosi che lavorano presso la Santa Sede, da sempre servono anche a questo e da sempre sono a servizio dei Sommi Pontefici.
      Dia uno sguardo all’enorme mole di documenti e di atti di magistero firmati e pubblicati da Giovanni Paolo II, si tratta di migliaia e migliaia di pagine.
      Dove ha trovato, un “globetrotter” (giramondo/viaggiatore) come Giovanni Paolo II, il tempo per scrivere quella mole di encicliche, lettere apostoliche, esortazioni apostoliche … ed ancora: discorsi, catechesi, omelie … ?
      Eppure a lui appartiene quel magistero: è il suo magistero, non se ne discute.
      Anche a questo serve la tanto sprezzata macchina della “diabolica” curia romana, basterebbe solo porvi le persone giuste e farla funzionare nel modo giusto a servizio del Sommo Pontefice e della Chiesa.

  11. Federico Fontanini

    Grazie ancora una volta a don Ariel. L’articolo non ha bisogno di commenti: Qui habet aures audiendi audiat, che significa: chi ha orecchi da intendere, intenda!

  12. non mi sembra rispetto verso sua Santità chiedersi se e’ Simone o Pietro . Vi ricordo soltanto che anche voi come tutti dovremmo richiedere la misericordia di Dio e con il metro con cui giudichiamo saremo giudicati . Quando recito Padre nostro tremo tutte le volte che dico rimetti i nostri debiti come le rimettiamo ai nostri debitori

    1. Ariel S. Levi di Gualdo

      Dal Vangelo di Luca 17,1-4
      (1) Disse ancora ai suoi discepoli: «È inevitabile che avvengano scandali, ma guai a colui per cui avvengono. (2) È meglio per lui che gli sia messa al collo una pietra da mulino e venga gettato nel mare, piuttosto che scandalizzare uno di questi piccoli. (3) State attenti a voi stessi! Se un tuo fratello pecca, rimproveralo; ma se si pente, perdonagli. (4) E se pecca sette volte al giorno contro di te e sette volte ti dice: Mi pento, tu gli perdonerai».

      Caro Roberto,

      prima del sacrosanto versetto n. 4, come può ben vedere ce ne sono altri tre, che sono altrettanto e non meno sacrosanti, nell’esprimere e nel metterci dinanzi a ciò che davvero è la vera misericordia divina.
      A meno che, in nome di una non meglio precisata misericordia mutata in misericordismo mediatico, non si voglia affermare che a nessuno è dato giudicare non solo chi sbaglia ma chi esige sbagliare e proseguire indomito sulla via dell’errore. Perché a questi soggetti, il Signore, fino a prova contraria consiglia di legare una macina da mulino al collo ed essere gettati a mare.

      altrettanto vale per il Vangelo di Matteo (18,15-20)

      “In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: (15) “Se il tuo fratello commette colpa, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; (16) se non ti ascolterà, prendi con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. (17) Se poi non ascolterà neppure costoro, dillo all’assemblea; e se non ascolterà neanche l’assemblea, sia per te come un pagano e un pubblicano”.

      Vede, mio caro, il Vangelo è un corpo unitario che non permette facili estrapolazioni per far dire al Verbo di Dio fatto uomo ciò che esso non ha mai detto.

      Gliela dico infine con un altro esempio.
      Sant’Agostino afferma in un contesto teologico molto preciso e articolato, ossia in una serie di omelie sul Vangelo di Giovanni: “Ama e fa ciò che vuoi”.
      Nel 2011 vidi questa frase troneggiare su un enorme striscione del Gay Pride in piazza della Repubblica a Roma.
      Lei ritiene che quegli uomini truccati da donna in equilibrio sui tacchi a spillo, dai quali anche gli abitanti di Sodoma e Gomorra avrebbero preso le distanze, abbiano inteso bene quella frase estrapolata da un’omelia fatta dal santo vescovo di Ippona sul Vangelo di Giovanni?
      Perché, come giustamente lei dice: “Con lo stesso metro con il quale giudichiamo saremo giudicati”.
      E infatti io, come metro di giudizio, in questa precisa circostanza uso le parole di San Paolo Apostolo:

      “Non illudetevi: né immorali, né idolatri, né adulteri, né effeminati, né sodomiti, né ladri, né avari, né ubriaconi, né maldicenti, né rapaci erediteranno il regno di Dio” (1 Cor. 6,9-10).

      “La legge non è fatta per il giusto, ma per i non giusti e riottosi, per gli empi ed i peccatori, per gli scellerati e i profani, per i padricidi e matricidi e omicidi, per i fornicatori, per i sodomiti, per i ladri d’uomini, i bugiardi, gli spergiuri” (1 Tm. 1,9).

      Ma forse, l’Apostolo Paolo non era sufficientemente accogliente, includente e soprattutto misericordioso, quando sparava “giudizi” così lapidari …

  13. luciano pranzetti

    Caro don Ariel: proprio ieri ho scritto una lettera a Cascioli – una delle tante – a cui non ha dato e non darà risposta. L’argomento era proprio questo: la necessità che, per ogni parola del papa, ci sia padre Lombardi che tenta una rettifica. Ma papa Bergoglio non è capace di parlare si si no no? Possibile che tutti, dico tutti, fraintendano quanto egli dice? La vicenda dell’intervista a Scalfari, cancellata dal sito vaticano, è la testimonianza che la comunicazione del papa è di tipo call center: alluvionale ed estemporanea.

    1. Ariel S. Levi di Gualdo

      Caro Luciano Pranzetti.

      I Sommi Pontefici Paolo VI, Giovanni Paolo I, Giovanni Paolo II, Benedetto XVI, sono stati indicati come “papi del concilio”. E di fatto lo erano, perché ad esso sono stati presenti, partecipi e attivi, in seguito esecutori, prima come vescovi poi come successori di Pietro.
      Questi pontefici hanna raccolto e portato avanti l’eredità del concilio, tentando: Paolo VI nella sua ultima fase di pontificato e successivamente Benedetto XVI, di correggere in qualche modo molte derive post-conciliari, purtroppo senza riuscirvi; semmai hanno gettato i germi per riuscirvi in futuro, ma di fatto non riuscendovi loro, l’epilogo di Benedetto XVI parla chiaro alla storia.

      Il Sommo Pontefice Francesco è invece tutt’altra cosa: è il primo pontefice del post-concilio e la eredità che si porta dietro spesso appare essere più quella del post-concilio che ha fagocitato il concilio anziché quella del concilio celebrato e scritto dai Padri della Chiesa.
      Credo che per analizzare il problema bisogna anzitutto partire da questo dato di fatto che a molti pare sfuggire, ad altri sfugge perché non vogliono vederlo e meno che mai ammetterlo.

      Ribadisco che a mio modesto parere la situazione di un corpo così metastatizzato tal è la Chiesa oggi, non può andare avanti e credo che siamo vicini alla salutare e salvifica implosione.
      Glielo dico come uomo di fede e come prete, glielo dico con serenità come serenamente lo dico ogni giorno a molti fedeli e a diversi sacerdoti di cui sono confessore o direttore spirituale e che, come me, si trovano ad affrontare situazioni di grande sbandamento dalle membra sempre più desolate del Popolo di Dio; perché poi, all’atto pratico, nel cosiddetto “ospedale da campo” a raccogliere i feriti e i moribondi che arrivano al pronto soccorso, ci siamo noi, talvolta anche con mezzi molto limitati, dovuti al fatto che non sentiamo, sopra di noi, l’autorevole autorità apostolica di certi nostri “vescovi-funzionari”, a diversi dei quali pare interessare una cosa sola: anzitutto vita tranquilla, una diocesi più prestigiosa e possibilmente una berretta rossa in testa. E per questo, alcuni, sembrano pronti, come dice un vecchio proverbio toscano: “A vender Cristo, la Madonna e tutti quanti i santi”.
      Quando tempo fa dissi a un vescovo che un suo prete, parroco di una grande parrocchia, viveva con scandalo dei fedeli con una concubina alla pubblica luce del sole, lui che del tutto era al corrente mi disse: ” … e che cosa ci posso fare?”.
      Risposi: “Mi dia il suo bastone pastorale e se vuole ci penso io”.
      Lui equivocò pensando che io gli stessi dicendo che volevo fare il vescovo al posto suo o che al posto suo lo avrei fatti meglio. Per ciò gli spiegai subito e bene
      cosa in verità intendevo: ” … mi dia il suo bastone pastorale che ci penso io ad andare da questo prete e spezzarglielo sulla schiena. Perchè il pastorale, che è anche e soprattutto segno della piena autorità apostolica, serve anche a questo, non è un semplice gingillo liturgico-coreografico da processione. Talvolta, la vera carità e la vera misericordia, impone di spezzarlo sulla schiena a certi figli, non per punirli, ma proprio per salvarli al presente e per l’eterno”.
      Il vescovo è sempre lì a domandarsi “che ci posso fare?”, ed il suo prete è sempre lì a convivere con una concubina negli stabili ecclesiastici.

      La mancanza di chiarezza, il fraintendimento, l’equivoco, le frasi edulcorate che possono dire tutto e poi il suo esatto contrario … sono da una parte espressione del lavoro del grande e diabolico maestro della confusione e dell’inversione tale da sempre è il demonio; dall’altra parte sono il segno evidente di un corpo che sta per implodere a causa delle metastasi tumorali.

      Fino a quarant’anni, fino al massimo a vent’anni fa, potevamo tentare di curarlo con decisione attraverso l’imposizione di quell’autorità che la Chiesa ha ricevuto da Cristo Dio e che non può omettere di esercitare; quindi avremmo potuto salvarlo, questo povero corpo, con la chemioterapia, ma da una parte abbiamo rifiutato la diagnosi e la cura, dall’altra abbiamo permesso, attraverso questo cieco rifiuto, che il corpo finisse invaso dalle grandi metastasi dei maestri distruttori della teologia e del dogma.
      Oggi abbiamo vescovi e cardinali cresciuti e formati con le idee di Rahner, di Schillebeeckx, di Teilhard de Chardin, di Cox, di Heidegger, di Schleiermacher, di Kierkegaard, di Barth, di Bohnöffer, di Bultmann, di Moltmann, di Cullmann, di Loisy, di Cartesio, di Kant, di Hegel, di Freud…
      Oggi i vescovi pagano la scelleratezza della generazione precedente di loro confratelli formatisi nel periodo dell’immediato postconcilio dove si sono abbeverati a queste fonti avvelenate.

      Ecco perchè non possiamo più curare un corpo ormai insalvabile, dobbiamo sperare solo che la morte giunga il prima possibile, affinché questo corpo, comunque e sempre santissimo, che non può morire e che non morirà e che Cristo ritroverà al proprio ritorno alla fine dei tempi, risorga a vita nuova.

      Credo che nell’economia della salvezza, il Santo Padre, abbia in questo un ruolo fondamentale per il quale la storia sarà a lui grata: accelerare la fine.

      E’ molto probabile poi che il suo successore si trovi veramente nella condizione di dover indire per davvero un Concilio Vaticano III, ma non voglio fare fanta-ecclesiologia e qui mi fermo perché ho già detto tanto, ho già detto troppo, ma non credo di non avere detto l’evidente il vero, perché è proprio l’evidenza, che i peggiori clericali non vogliono accettare, lottando affinché anche gli altri non la accettino, perché questa evidenza è il frutto del loro evidente fallimento nella scellerata gestione della Chiesa fatta nel corso degli ultimi cinquant’anni …

      1. Molto reverendo don Ariel, ho molto apprezzato le sue riflessioni e mi permetto di farle una domanda che ho nel cuore da tempo.
        Se, come lei suggerisce, papa Francesco ha la funzione di “accelerare la fine”, significa forse che siamo alla vigilia di un grande e doloroso scisma, questa volta sul serio? Dico sul serio nel senso che, per esempio, come lei sa ben meglio di me (ho letto diversi suoi scritti sull’argomento), i Vescovi germanofoni e affini sono in stato di scisma de facto da prima che io e lei nascessimo, ma nessuno spezza sulle loro schiene alcun pastorale, giusto per restare in tema (se non erro i tentativi di richiamo all’obbedienza sono sempre andati tragicamente a vuoto).
        Mi domando quale potrebbe essere il ruolo di Benedetto XVI in tutto questo (le dirò che a me questa faccenda di avere due Papi piace poco ed evoca scenari inquietanti): forse essere l’autorità morale attorno alla quale stringersi in un eventuale durissimo momento in cui non si sapesse più chi è il Papa, se è il Papa e via apocalitticamente dicendo?
        O invece sarà proprio lui, Francesco, a ricostruire una Chiesa autentica (numericamente esigua) dopo avere asportato chirurgicamente tutte le metastasi (numericamente abbondanti), che nel frattempo si saranno fatte più facilmente individuabili (dopo essersi illuse di essere parti sane, visto che il Romano Pontefice sembrava dar loro corda)? Il Mondo lo odierebbe molto, per questo.
        Io lo scisma lo vedrei poco dopo il famoso Sinodo della discordia. Il punto non è solo quello, ovviamente, c’è ben altro, ma quella sarebbe un’occasione.
        A quel punto, dovesse accadere, in quella o in altra occasione, qualcosa di veramente grosso, noi cattolici che ci teniamo a restare tali (non per vezzo ma per amore di Cristo e per aver salva l’anima)… cosa dovremmo fare, oltre a pregare?
        Mi perdoni l’ardire.
        Sia lodato Gesù Cristo.

        1. Ariel S. Levi di Gualdo

          Carissimo.

          La situazione tedesca ho potuto toccarla con mano vivendo e viaggiando diversi mesi in quel Paese.
          Io temo che dietro alla grande tolleranza verso questa chiesa recalcitrante, non ci siano null’altro che soldi.
          Le faccio un solo esempio: lo IOR è solo uno sportello dentro una vecchia torre del Vaticano, ma tutta quanta l’economia della Santa Sede viene gestita in Germania da banche tedesche.
          Vi sono singole parrocchie tedesche che riescono a mantenere con le loro donazioni un’intera diocesi di un paese latinoamericano.
          La famosa Teologia della Liberazione nasce tra la Germania e l’Olanda ed è importante con i soldi dei tedeschi in America Latina.
          Duole a dirsi, ma il problema è tutto quanto economico: quella tedesca è una chiesa ricchissima.
          Con lo stipendo che prende un parroco tedesco, il nostro ente italiano per il sostentamento del clero ci stipendia circa 7/8 preti. I nostri stipendi oscillano infatti tra i 700 e i 900 euro, quelli dei parroci tedeschi dai 5.000 ai 7.000 euro mensili, più tutta una serie di benefici e di extra che noi manco ci sogniamo.
          Insomma: è difficile richiamare all’obbedienza coloro che reggono i cordoni della borsa, anche se diffondono eterodossie in giro per l’orbe cattolica.

          In una prospettiva cristologica ed escatologica, Francesco potrebbe seguire in modo diverso ma simile le sorti di Pietro, anche fino al martirio. Perchè d’improvviso, folgorato dalla grazia dello Spirito Santo, potrebbe incominciare eccome, a dire senza ambiguità e vaghezze, cosa è giusto e cosa è sbagliato, chi è nella verità e chi nell’errore. E in quel caso gliela farebbero pagare oltre ogni misura tutti coloro che si sono piamente illusi.

          Pensiamo a Pietro che si dette alla fuga, che rinnegò Cristo, che fu duramente e giustamente richiamato da Paolo ad Antiochia, il quale Paolo lo rimproverò per il suo errore, ma senza mai mettere in dubbio la sua autorità, che gli era stata conferita da Cristo in persona.
          Questo è il nodo cruciale che molti non riescono a cogliere: si può, anzi si deve rimanere perplessi dinanzi a certe inadeguatezze di Francesco, ma senza mai mettere in dubbio la sua autorità e il suo mandato, anzi proteggendo la sua autorità e il suo mandato, perché l’una e l’altro gli vengono da Dio.
          Cosa fare – dunque – oltre che pregare?
          Essere sempre con Pietro e dalla parte di Pietro, persino quando Pietro sbaglia; perché Pietro non sbaglia da oggi, sbaglia sin da quando rinnegò Cristo per tre volte, ma Cristo, come pietra sulla quale edificare la sua Chiesa, scelse lui, allora e per sempre.
          La nostra salvezza presente e la notra rinascita futura non può prescindere da Pietro che in sé e di per sé incarna il mistero e il dogma del mandato divino a lui conferito.

          1. Grazie infinite per la sua risposta, reverendo. Davvero mi toglie un peso dalla coscienza: la similitudine con san Pietro è illuminante. Me la terrò cara e la rileggerò nei momenti di sconforto.
            Speriamo che nel frattempo la Chiesa resti Cattolica: ma la Chiesa è di Cristo, la proteggerà Lui.
            Che Dio assista il Romano Pontefice: invoco su di lui l’intercessione di Giovanni Paolo II, oggi ufficialmente santo.

          2. Caro don Ariel, la prego di chiarirmi alcune cose (e spero che mi risponderà, anche perchè ho scritto diversi commenti ma, forse perchè parecchio scomodi, non sono mai stati pubblicati) Lei dice che bisogna essere sempre dalla parte di Pietro, anche quando sbaglia. Allore le chiedo:
            1) essere dalla parte di Pietro vuol dire assecondare anche eventuali eresie, se mai ne venissero fuori in futuro (stando anche alle Scritture), nella speranza che Pietro poi, dopo il rinnegamento si converta? ad esempio, mettiamo il caso che un papa dovesse andare contro la dottrina cattolica, per cui ammettesse la comunione ai divorziati risposati, o tollerasse ogni sorta di peccato, magari perchè si lascia trascinare da vescovi corrotti. Oppure il caso di un papa che in qualche modo modifica la dottrina sull’aldilà affermando che l’inferno non esiste o è vuoto, portando così alla perdizione le anime etc etc Dovremmo, in questo caso, seguirlo oppure fare come alcuni santi del passato, che hanno combattuto eresie papali?
            2) lei dice, giustamente, che la nostra salvezza non può prescindere da Pietro. Ma io le chiedo: come possiamo essere certi che Pietro sia davvero Pietro? cioè, come possiamo essere certi che un’elezione papale sia sicuramente legittima, sopratutto nel caso che ci sia un altro papa, anche se emerito, ancora vivente? Alcuni cattolici sono convinti che Benedetto XVI si sia dimesso per motivi non chiari e che Bergoglio sia stato eletto in modo non canonico. In questo caso, avremmo un papa e un antipapa. Mi rendo conto che le mie domande sono molto scomode ma la prego di rispondermi, dato che consigliare i dubbiosi e insegnare a chi non sa sono opere di misericordia spirituale. grazie infinite

  14. Articolo eccellente ed eccellenti sono anche le risposte di Padre Ariel a coloro che gli pongono domande o che tentano di contestarlo!
    Sarebbe bello se ce ne fossero di più di Sacerdoti coraggiosi e chiari come lui!

  15. Caro padre Ariel, condivido la sua analisi e mi permetto di aggiungere cio’ che (secondo me) molti pensano ma nessuno ha il coraggio di scrivere apertamente: sul soglio di Pietro siede un papa forse inadeguato. Non si puo’ non prendere atto che il pontefice continua con certi comportamente imprudenti benche’ esperienze precedenti (come l’articolo rimosso dal sito vaticano) avrebbero dovuto persuaderlo del contrario. Il papa ha certamente il diritto di telefonare a chi vuole ma non puo’ non tenere conto che in tal modo viene immancabilmente strumentalizzato o addirittura manipolato, con somma gioia della stampa laicista di tutto il mondo. Tuttavia, comprendo anche le valutazioni “morbide” di Cascioli e di tanti altri bravi giornalisti che sono comunque amareggiati per questi accadimenti. Francesco con tutti i suoi limiti e i suoi errori rappresenta comunque quel vertice su cui si basa l’unita’ della Chiesa. Col criticare certi suoi comportamenti occorre valutare i pro e i contro. Cascioli e gli altri secondo me tengono conto dello scandalo per i “semplici” che potrebbe comportare un’aperta critica al pontefice. Senza contare il rischio di essere etichettati come sedevacantisti o di non essere compresi da tanti cattolici che non saprebbero riconoscere la sincerita’ e l’amore per la Chiesa “nascosti” dietro quelle critiche. E poi c’e’sempre la speranza che lo Spirito Santo prima o poi illumini questo papa.

  16. Tutto quello che lei ha detto, don Ariel, è chiaro ed interamente condivisibile. E chi vuol provare a contestare questo e quello, arrabattandosi alla meglio, non offre né principi chiari su cui poggiarsi, né valide giustificazioni. Vedo che, da padre Lombardi in giù, fino a Vatican Insider, ancor di più a padre Livio, pietra d’angolo nel mio cammino di fede fino ad ora, tutti si arrabattono a spiegare, giustificare, scusare ecc… Però , non si vede quanto siano impacciati, quanto si arrampichino sugli specchi e qualto essi stessi non vorrebbero trovarsi in quel ruolo? Allora perché lo fanno? Lasciamo da parte il portavoce della sala stampa, che altro non può. Ma padre Livio? Non riesco a trovare una logica in niente ormai. Semgra che tutto sia sprofondato in una specie di girone infernale e tutti siano condannati a girare in tondo senza sosta. E come non vedere il tempo della grande apostasia? Non è solo apostasia di popoli, ma è apostasia di chiesa. D’altra parte penso che le due cose siano correlate. Se non ci fosse l’una, quella di chiesa, non ci sarebbe neanche l’altra, quella dei popoli. Dov’è il pastore, lì è anche il gregge.

    1. Ariel S. Levi di Gualdo

      Cara Flora.

      Il problema credo sia tutto legato alla percezione della realtà e alla sua conseguente accettazione.
      Credo davvero – e non per ingenuità ma proprio per sincerità – alla buona fede di queste persone, inclusa la buona fede del Padre Livio Fanzaga che ha silurato alcuni miei amici da Radio Maria: Alessandro Gnocchi e il compianto Maria Palmaro, appresso Roberto de Mattei …
      Riguardo al Padre Livio ebbi a scrivere parole alquanto chiare in questo articolo:

      http://www.riscossacristiana.it/gnocchi-palmaro-gospa-nostra-lobbedienza-intermittenza-alla-chiesa-di-padre-livio-fanzaga-di-don-ariel-s-levi-di-gualdo/

      Come può vedere, neppure dinanzi a casi oggettivamente gravi come le epurazioni da Radio Maria, ho mai parlato di malafede, né di piaggeria ed opportunismo. Credo infatti, come le dicevo, che il problema sia legato al fatto che molti, in questa situazione di inaudita gravità, non riescono a cogliere la portata della realtà; e quando la realtà impone, in pratica, di essere vista e colta, a quel punto reagiscono con una forma di rifiuto che si manifesta attraverso forme di giustificazione le quali altro non sono che un rifiuto della realtà.

      Il dolore, la malattia, la morte, sono tutti quanti elementi che fanno paura, dinanzi ai quali molti reagiscono rifiutandoli e fuggendo da questi elementi del tutto reali e connaturati alla nostra situazione umana.
      Sa quanti malati ho dovuto consolare, quando piangenti mi narravano che ritrovandosi ammalati, infermi e fisicamente molto debilitati, attorno a loro si è fatto il vuoto da parte di persone spaventate incapaci ad accettare il dato reale di fatto che anche la malattia e la morte fanno parte del ciclo naturale della vita?

  17. mi sembra di essere in un mare di confusione e la confusione si sà che non viene da Dio. Papa francesco non mi piace pechè non è chiaro quello che dice e la sua mi sembra una falsa umiltà che Dio mi perdoni un papa osannato da tutti mi fa pensare s. Paolo che cifa capire che quando si è osannati non si predica il Cristo.non faccio altro che pensare la profezia della beata A. K Emmerich..

  18. Uno dei tristi esiti del Concilio Vaticano II è stato quello di aver trasformato tutto in pastorale e di avervi assoggettato tutto: dalla liturgia alla dottrina.
    Oggi tutto è pastorale cioè dialogo, confronto, opinione… e fare il prete oggi è più un impegno socio-assistenziale che altro: non mi meraviglio che il primo Papa del postconcilio (ossia formato ed Ordinato nel postconcilio) rincorra telefonicamente il variegato mondo delle periferi esistenziali, peraltro con costi telefonici altissimi…!
    Concordo con P. Ariel sul fatto che ormai “siamo alla frutta” e che presto dovremo ricostruire daccapo (…e soprattutto meglio!) sulle macerie di una Chiesa ormai “anonima” (tanto per restare in tema di “nouvelle teologie”…) però, se da un lato c’è da sperare in una ricostruzione più solida della fede in Occidente, penso che l’epilogo non sarà affatto indolore poichè le persecuzioni saranno sempre più forti ed esplicite…
    Grazie per l’articolo e per la chiarezza!

  19. Orazio Filippelli

    Questa e’ una di quelle situazioni, e ne vedremo sempre dippiu’ col tempo (non ce ne vorra’ molto), in cui la frase che un giorno ebbe a pronunciare Padre Livio Fanzaga (che e’ un santo sacerdote e non un baciapile come ha scritto qualcuno, poveretto lui) che diceva: ” solo chi sta con la Madonna e con il Papa si salvera’”, diventa realta’. Sembrerebbe una frase superflua, troppo scontata per poter pensare a una condizione diversa per un cattolico qualunque, figuriamoci per coloro che si credono piu’ osservanti. Tuttavia e’ una frase profetica e cosi’ intrinsecamente vera che il fatto di considerarla scontata e’ certamente frutto di una mente piccola e chiusa. D’altra parte, se vediamo alcuni episodi dei Vangeli dove Gesu’ stesso viene criticato dai suoi discepoli in merito ad alcune considerazioni o scelte, sebbene essi sappiano molto bene che solo Egli abbia parole di vita eterna, perche’ dovremo meravigliarci del fuoco amico all’interno della Chiesa? Credo che bisogna fare molta attenzione quando si critica un papa, prima o poi si finira’ per odiarlo. Infatti quale sentimento nacque nel cuore di Giuda quando vide disperdere quel balsamo prezioso sui piedi del Maestro o in quello dei farisei presenti nel vedere con quanto amore la donna glieli lavo’ con le sue lacrime asciugandoli poi coi suoi capelli? Dio spesso ci prova mettendoci in imbarazzo e da qui la scelta di seguirlo o quella di non seguirlo, quindi di odiarlo, perche’ la via di mezzo non esiste. A quel tempo quell’odio e quell’invidia, in gran parte provenienti dal cuore dei discepoli delusi, generati da quello e da molti altri episodi, crocifissero il Figlio di Dio. Se queste sono le prove per la crocifissione del Vicario di Cristo risparmiatevi la fatica perche’ non mancheranno i suoi crocifissori. Speriamo piuttosto che nessuno di noi lo diventi mai.

    1. Padre Livio Fanzaga sarebbe un santo sacerdote?
      Prima si scusi pubblicamente per gli insulti post-mortem a Mario Palmaro, poi se ne riparlerà!

  20. Grazie, P. Ariel, di questa lettera aperta a Cascioli, che diventa una lettera aperta a tutti i giornalisti e/o intellettuali sedicenti cattolici. Purtroppo il conformismo e’ la cifra del cattolicesimo odierno. Insieme, beninteso, ad una certa dose di pressapochismo e ignoranza. Poi viene anche l’opportunismo e il desiderio di mantenere le proprie posizioni e prebende nel mondo cattolico, che diviene ogni giorno di più’ mondo e ogni giorno di meno cattolico. Credo che ci siano parecchie persone che si trovano a disagio in questo momento e nutrano seri dubbi su ciò’ che vedono e sentono, ma, come mi fatto notare un caro amico sacerdote, hanno paura, specie se non si tratta di laici. E si sentono anche soli.
    Perciò’ e’ una grazia che ci siano sacerdoti (e laici) coraggiosi, come Lei, che istruiscono e danno sollievo a tanti!

  21. Aggiungo una mia riflessione..

    Immaginiamo per un attimo di andare a fare l’analisi del sangue.
    E dopo il ritiro del referto di metterci a tavolino col primario per stilare un bilancio della situazione.

    La chiesa di oggi come la vedo e la percepisco IO ..
    è un primario di chirurgia,..che per valutare le condizioni cliniche del suo paziente in stato di TERAPIA INTENSIVA…
    INVECE DI..guardare a TUTTI i valori nel suo complesso…

    globuli rossi
    globuli bianchi
    emoglobina
    piastrine
    VES
    ecc…

    SI LIMITASSE ad ASSOLUTIZZARNE UNO>>che so..le piastrine !!!!
    Vedendo in esso e SOLO IN ESSO il criterio unico su cui operare e su cui giudicare il suo assistito.

    Voi un primario così come lo giudichereste…
    abile o incompetente?

    Con tutto il rispetto per il Successore di Pietro,questo è il punto!
    Questo è il contesto nel quale viviamo>una teo-logia sganciata della e dalla sua logìa!
    Una teologìa dell’esperienza svuotata dei contenuti razionali-dottrinali.

    Sbaglio Padre Ariel?

    >>2 Tm 4, 1-8

    Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo a Timoteo.

    Figlio mio, ti scongiuro davanti a Dio e a Cristo Gesù,
    che verrà a giudicare i vivi e i morti, per la sua manifestazione e il suo regno:
    annuncia la Parola, insisti al momento opportuno e non opportuno,
    ammonisci, rimprovera, esorta con ogni magnanimità e insegnamento.

    >>>Verrà giorno, infatti, in cui non si sopporterà più la sana dottrina, ma,
    pur di udire qualcosa, gli uomini si circonderanno di maestri secondo i propri capricci,
    rifiutando di dare ascolto alla verità per perdersi dietro alle favole.
    Tu però vigila attentamente, sopporta le sofferenze,
    compi la tua opera di annunciatore del Vangelo, adempi il tuo ministero.<<<

    1 – vigila attentamente

    2 – sopporta le sofferenze

    3 – compi la tua opera di annunciatore del Vangelo

    4 – adempi il tuo ministero

    PREGHIAMO PER IL SANTO PADRE!
    Siano lodati Gesù e Maria

    Alessandro

    1. Ariel S. Levi di Gualdo

      No, caro Alessandro, purtroppo lei non sbaglia proprio per niente; e prima di andare a recitare i vespri, le rispondo con ampio piacere …

      Per quanto mi riguarda ho dedicato molto tempo alla stesura di alcuni libri (in particolare nel già citato “E Satana si fece Trino”) ribatto molto sul principio di inversione e sullo “svuotamento” delle parole, svuotate appunto di contenuto e rimpite d’altro, per esempio la carità, la misericordia …
      La carità – perlomeno quella cristiana – non è filantropismo ma un vero e proprio “attributo” di Dio (carità=amore) e come tale non è neppure concepibile senza la verità. Come la misericordia non è pensabile – perlomeno cristianamente – senza la giustizia.
      Sono il primo a critirare da sempre, come modesto teologo che si muove nell’area sia dogmatica sia storica, i limiti e i pericoli insiti nella neoscolastica decadente. Volendo possiamo muovere critiche anche ad alcune parti della titanica opera e ad alcuni pensieri dello stesso San Tommaso d’Aquino, che tratta verità dogmatiche – in modo splendido e per certi versi insuperabile – ma il cui pensiero, non esente anch’esso da alcuni errori umani, non è dogma di fede. San Tommaso parla dei dogmi e in modo splendido ed efficace trasmette i dogmi … ma la Summa Teologica non è un dogma. Lo sono invece, ahimé, i pensieri dei vari Rahner e di tutti gli astri teologici del postconcilio, elevati a dogmi intangibili. Non a caso, alcuni, hanno approfittato e domani approfitteranno meglio ancora della canonizzazione di due pontefici per canonizzare con essi tutto il postconcilio.

      Quando è stato de-costruito il dogma eretto sulla rivelazione, sul deposito della fede e sancito dai grandi concili dogmatici della Chiesa, al suo posto si sono sostituite le dogmatizzazioni dei pensieri umani dei vari Rahner.
      E tutti questi seminatori di veleni e di distruzioni, che hanno avvelenato la buona teologia e de-strutturato o distrutto il dogma, hanno creato anzitutto una lingua infarcita di loro tipici e specifici neologismi, o come direbbe George Orwell nel suo profetico romanzo “1984”: una neolingua.
      Quando la Chiesa non ha più, o peggio rinuncia a un linguaggio comune, universale e preciso, tale è il linguaggio dogmatico, fisso e senza tempo, giacché suo compito è percorrere i tempi, a quel punto nasce la incomunicabilità.
      Insomma: prendiamo atto del dramma che non abbiamo più il linguaggio per comunicare i misteri della fede, che richiedono un linguaggio proprio e molto preciso, che prescinde dalla società e dai tempi; e questo linguaggio è il linguaggio metafisico, come ripete purtroppo inutilmente da anni il mio illustre confratello Antonio Livi.
      Nella Chiesa cambiano – e devono cambiare – gli accidenti del linguaggio, ma non la sostanza del linguaggio. O per dirla con un esempio chiarificatore: “Poscia, pria chi niuno favellasse Iddio fu”. La sostanza è: prima che l’uomo parlasse (nascesse) Dio già era. L’ “accidente” – ossia la lingua espressiva – può invece cambiare e, senza mutare di uno iota la sostanza, oggi possiamo tranquillamente affermare la stessa cosa dicendo: “Prima che chicchessia parlasse Dio già era”.
      Dire: “Hoc est enim corpus meum” o dire “Ecco questo è il mio corpo”, è la stessa cosa. Dire invece “Ecco questo rappresenta il mio corpo” non sarebbe una mutazione dell’accidente formale linguistico ma una terribile mutazione della più delicata sostanza. Da qui la discussione sul “pro multis” che per mezzo dell’accidente linguistico è invece divenuto “per tutti”, cosa sulla quale si potrebbero aprire profondi dibattiti teologici, che però non hanno motivo di essere perché Benedetto XVI ne dispose la correzione in “per molti” nei messali tradotti nelle varie lingue, molti dei quali già corretti; io personalmente dico da sempre “per molti” sin dalla prima Messa celebrata, non certo per abuso ma per aderente fedeltà ai testi originali, a partire da quelli del Vangelo.

      Il primo che sta mostrando, purtroppo, di essere privo di questo linguaggio metafisico e immutabile che si regge sul dogma, pare essere proprio il Sommo Pontefice, mentre frattanto gli uomini … “si circonderanno di maestri secondo i propri capricci, rifiutando di dare ascolto alla verità per perdersi dietro alle favole”.

      Per correre dietro alle “parole nuove”, presi dall’euforia del grande “aggiornamento” abbiamo perduto la parola eterna ed immutabile di Dio ed il linguaggio idoneo e preciso attraverso il quale trasmetterla, ed oggi arranchiamo tentando di esprimerci con una neolingua, scopo della quale è solo quello di falsificare la verità, in cattiva o in buonafede. Ecco allora che la carità diventa altruismo filantropico, la misericordia buonismo sociale, ecc … ecc …

  22. Che Don Giussani sia stato un sant’uomo è tutto da vedere. CL non insegna la vera dottrina cattolica di Cristo ma quella di Don Giussani continuatore del pensiero della nouvelle theologie di de lubac, Danielou, ecc… Per rendersi conto basta leggere bene i libri di don Giussani e paragonarli con quelli dei veri Santi. Sarebbe bene leggere anche il chiaro e dettagliato articolo del prof. De Mattei “processo ai nuovi modernisti”

  23. caro e stimatissimo don Ariel, sto aspettando una risposta ai quesiti che le ho posto nel commento sopra…spero non vorrà negarmela, grazie infinite

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