Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”. Art. 21 della Costituzione Italiana. Ogni individuo ha diritto alla libertà di opinione e di espressione incluso il diritto di non essere molestato per la propria opinione”. Articolo 19 della Dichiarazione universale dei diritti umani.

Mai come nel nostro tempo si è visto il dilagare di un’enfatica retorica sulla libertà di opinione e di espressione, grazie al trionfo dei cosiddetti “regimi liberali e democratici”, a detta degli apologeti di questi sistemi politici. Secondo costoro, oggi, rispetto a un oscuro passato di censura, siamo liberi di esprimere, comunicare, pubblicare le nostre idee. E si cita a proposito (o a sproposito) la famigerata, abusata, zuccherosa frase: “Non condivido le tue idee, ma mi batterò fino alla morte affinché tu possa esprimerle” che, contrariamente a quanto pensano i semicolti, non è di Voltaire (che era tutt’altro che tollerante), ma della scrittrice britannica Evelyn Beatrice Hall. Ma è proprio così?

In un libro significativo fin dal titolo, Il liberalismo illiberale, Giuseppe Reguzzoni si chiede: “Ci vantiamo del nostro pluralismo. Ne abbiamo fatto un dogma, quello della tolleranza a tutti i costi, per tutti, ovviamente, ma non per i nemici della tolleranza. Poi, però, è il Potere a stabilire che cosa sia tolleranza e chi e che cosa debbano essere tollerati. Ma siamo davvero liberi? Davvero accettiamo la pluralità di opinioni?”.

In realtà, già da molti anni, nei regimi “liberaldemocratici” è in atto una crescente azione per limitare, impedire, punire opinioni non gradite ai Padroni del Mondo. In Italia abbiamo le leggi Scelba e Mancino, in Francia la legge Gayssot, analoghe leggi in Germania e in altri paesi d’Europa, in Gran Bretagna e in USA le disposizioni contro l’hate speech. Col trionfo violento e minaccioso dell’ideologia della Correttezza Politica, la pervasività di queste azioni contro la libertà di pensiero ha raggiunto, in nome dell’antifascismo, dell’antirazzismo, dell’omosessualismo, del femminismo, livelli impensabili solo alcuni anni fa.

Paradigmatico, ad esempio, è quello che sta capitando nella Rete. Il più diffuso socialdel mondo, Facebook, sta attuando una feroce “pulizia etnica” di tutti i profili antimondialisti, identitari, sovranisti, antimmigrazionisti o semplicemente anche solo vagamente di destra. L’epurazione è sistematica, inappellabile, taciuta dai media mainstream.  In Gran Bretagna sono ormai centinaia le pagine Facebook e Instagram oscurate senza alcuna giustificazione: esponenti di partiti di destra, i siti ufficiali di movimenti quali il British National Partye la English Defence League e decine di altri gruppi politici. E ancora quelli di Tommy Robinson, nome popolarissimo nella galassia identitaria dei paesi anglofoni per le sue posizioni contro l’invasione e l’islamizzazione. Lo stesso è capitato in Canada. Anche i canali televisivi Youtube di questi gruppi vengono oscurati: è accaduto alla francese TV Libertés, canale web di area conservatrice, è accaduto addirittura al governo polacco: un suo video sull’immigrazione ha subito la stessa sorte. È recente la notizia, dalla Francia, di un autista di autobus maghrebino che si è rifiutato di far salire sul mezzo da lui condotto una ragazza perché portava una gonna. Il padre della ragazza, tra l’altro scrittore franco-algerino, ha protestato su Facebook. Il social di Zuckeberg lo ha censurato.

È lo stesso Facebook che ha spudoratamente ammesso di voler chiudere i siti di nazionalisti o semplici “patrioti”. In Italia ne sa qualcosa Giorgia Meloni, la cui pagina è stata oscurata per aver usato i termini “Patria” e “patriota”. Nel nostro Paese sono centinaia i profili cancellati. E’ una vera e propria mattanza: pagine di esponenti di CasaPound, di altri movimenti di destra, di siti di ricerca e documentazione storica.

Poi ci sono le persecuzioni ad personam: non appena è stata annunciata la candidatura alle europee nelle liste di Fratelli d’Italia del nipote del Duce Caio Giulio Cesare Mussolini, il suo profilo sul Facebook è stato oscurato. Perché? Nessuna spiegazione. Per restare in famiglia, la pagina di Rachele Mussolini (nipote) è stata chiusa perché aveva osato ricordare il genetliaco del nonno. Ma questa caccia alle streghe non colpisce soltanto esponenti politici, ma anche comuni utenti: in una lettera al quotidiano Libero un lettore raccontava di essere stato cancellato dal socialsolo per aver pubblicato una documentata, argomentata e pacata critica alla ricorrenza del 25 aprile. È recentissima la notizia che Facebook ha chiuso d’imperio in Italia 23 pagine (dimostrando il suo assoluto disprezzo per i ben 2.400.000 followers), accusandole di fake news (accusa del tutto indimostrata) e, soprattutto di essere “divisive”, cioè di non essere prone alla feroce dittatura della sinistra e della polically correctness.

È interessante sapere che il tutto è avvento a seguito di una denuncia di Avaaz, con cui Facebook collabora nonostante sostenga di essere neutrale. Chi è infatti Avaaz? È una Ong multinazionale e multimilionaria, fondata da esponenti politici USA dell’estrema sinistra democratica, finanziata anche dall’immancabile Soros, dedita in rete al controllo, al dossieraggio, alla delazione e al killeraggio nei confronti dei siti “non conformi”, sovranisti, identitari e nazionalisti che vengono denunciati (in questo caso a Facebook) imponendo la loro chiusura. Avaaz, riferisce il Giornale, ha invitato, sulla sua pagina italiana lo scorso febbraio, a votare per la sinistra.

Tra l’altro, Google, proprietario di Facebook, è stato recentemente assai discusso per aver licenziato un ingegnere che si era permesso, su una chat interna aperta ai commenti e opinioni dei dipendenti, di criticare, con toni assai assai moderati, le politiche sulla diversitydell’azienda, che si risolvono – denunciava il collaboratore cacciato – in forme di pesante discriminazioni per i dipendenti che non appartengono alle minoranze “protette”.

Oltre che gravi, perché sono preoccupanti queste censure di Facebook? Non molti conoscono il Manifesto di Facebook, con cui Zuckerberg, con tono ispirato se non allucinato, promuove il suo social come modello futuro di “comunità globale”: la società futura, insomma, meticcia, priva di memoria e di radici, con web-cittadini sempre connessi e sempre controllati.

Testimonia Giulio Tremonti nel suo libro Le tre profezie: “E’ proprio questo il mondo nuovo che nell’insieme ci viene annunziato con il terribile Manifesto di Facebook: […]: 5700 parole scritte, naturalmente, per il bene dell’umanità! Un Manifestoche illustra e anticipa su scala planetaria […] la formazione tanto dell’uomo interconnesso, l’uomo che ha effettiva cittadinanza solo se gli viene attribuito un account.” Ecco perché sono preoccupanti queste censure: oggi si cancellano gli account, domani sarà la volta delle persone.

Al limite del ridicolo, se non fosse tragica, è la notizia che i correttori per Word di Microsoftper Word, qualora le parole digitate dall’utente vengano percepite dal sistema come “non rispettose” “poco inclusive”, verranno automaticamente cambiate in altre più “politicamente corrette”.

La censura di chi vuole far tacere le voci non prone alla dittatura liberal raggiungono peraltro livelli ancora più odiosi: si giunge al punto di impedire a sovranisti, identitari, conservatori di accedere ai servizi bancari: dallo scorso novembre, Paypal ha vietato le donazioni a gruppi di destra e anti-islamici, oltre che al già sopra citato Tommy Robinson (da quando ho saputo di questa prevaricazione ho smesso di utilizzare Paypal).

La pressione dei violenti attivisti liberal, antifascisti e antirazzisti si è spostata ora su Mastercard. Contro ogni logica societaria, la SEC (la Consob USA) ha autorizzato a mettere ai voti in una prossima assemblea degli azionisti di Mastercard la creazione di un comitato che discrimini i gruppi e le persone “non gradite” a cui negare l’accesso a donazioni e pagamenti. Così titola Liberonel dare la notizia: “Neghiamo la Mastercard a chi è di destra”. Tuttavia è sempre Mastercard che collabora con la UE e l’ONU nella distribuzione di più di due milioni di carte di debito prepagate del valore di oltre $ 1,6 miliardi ai cosiddetti “migranti”per i loro acquisti lungo i viaggi.

La censura delle opinioni sgradite è particolarmente violenta nelle università USA e britanniche. La facoltà di Legge dell’Università di Yale ha deciso di negare l’accesso alle borse di studio agli studenti che collaborano con associazioni cristiane, conservatrici o comunque indicate in liste di proscrizione redatte da gruppi abortisti, omosessualisti e femministi. In Gran Bretagna, il noto accademico, filosofo e saggista Roger Scruton, intellettualmente impegnato in difesa dei valori tradizionali e cristiani, autore di testi pubblicati in tutto il mondo come Il manifesto dei conservatorie, tra molti altri, un godibilissimo libro di estetica, La Bellezza, è stato cacciato da una commissione governativa (di un governo presunto conservatore!) per alcune frasi che non sono piaciute agli sgherri del Politicamente Corretto.

Ma non esiste solo la censura, ma anche l’auto-censura. È balzata agli onori della cronaca la confessione-ammissione del giornalista Federico Fubini, vice direttore del Corriere della Serae membro (ma guarda che caso) dell’European Advisory Board dell’Open Society Foundation di Soros, di aver taciuto dei risultati di una ricerca che dimostrava che la “cura” applicata da Fondo Monetario Internazionale, Banca Europea e Unione Europea alla Grecia, aveva provocato, tra molti altri incommensurabili danni, anche la morte, per le disastrose condizioni sanitarie dovute all’austerity imposta dalla Troika, di almeno 700 bambini.

Perché Fubini si è autocensurato? Risposta dell’interessato: “Ho deciso di non scrivere perché il dibattito in Italia è così avvelenato, tra anti-europei che sono pronti ad usare qualunque materiale come una clava, non solo contro l’Europa ma anche contro ciò che l’Europa rappresenta: un principio di democrazia fondata sulle regole e le istituzioni”. Autocensura sì, ma per nobili ed elevati principi di difesa della democrazia e dell’idea di Unione Europea che non possono essere offese dalla notizia di 700 bambini greci assassinati dalle politiche mondialiste della Troika e dell’alta finanza. Su questa autocensura, colpisce il silenzio dell’Ordine dei giornalisti, sempre solerte nel perseguire, censurare, condannare espressioni o comportamenti non conformi alla “correttezza politica” (i giornalisti rischiano sanzioni se scrivono “negro” o “zingaro”) o a una presunta “deontologia giornalistica”.

C’è anche, recentissima, la censura dei libri, il rogo per ora solo virtuale: la ben nota vicenda della casa editrice Altaforte (il nome è il titolo di una bellissima sestina di Ezra Pound) a cui, contro ogni principio di libertà d’espressione e nonostante un regolare un contratto d’affitto di uno stand, è stato impedito, perché accusata di essere fascista, l’accesso al Salone del libro di Torino e la presentazione dei suoi libri, con intellettuali progressisti oscenamente esultanti per l’esclusione e il bavaglio, in una perversa orgia di retorica, di odio e di violenza verbale antifascista.

Non solo: nel silenzio dei “sinceri democratici”, un consigliere del Salone, lo sconosciutissimo scrittore Christian Raimo, poi dimessosi, aveva stilato una vera e propria lista di proscrizione di giornalisti, intellettuali ed editori a cui impedire l’accesso all’evento e il diritto di parola: Pietrangelo Buttafuoco, Francesco Borgonovo, Adriano Scianca, Alessandro Giuli, Francesco Giubilei.

L’elenco delle censure “democratiche” potrebbe continuare: da Amazon che non vende i libri del filosofo Aleksandr Dugin perché ritenuto vicino a Putin, al caporedattore della Rai (pagata da noi) cacciato perché aveva autorizzato un servizio sulle cerimonie in commemorazione della morte di Mussolini a Predappio, al sindaco Pd di Pieve di Cento che vorrebbe oscurare con tendine i simboli cristiani nel cimitero della cittadina, ai manifesti pro-life e pro-family censurati a Roma e in altre città d’Italia e d’Europa. E ancora…

Non si tratta solo di censure contro le idee e la libertà d’opinione. Si tratta spesso di molto di più: una spudorata negazione della realtà, della verità del mondo. I censori vogliono negare il mondo in odio al mondo. Tutti noi conosciamo la frase di G.K. Chesterton: “Fuochi verranno attizzati per testimoniare che due più due fa quattro. Spade saranno sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi in estate”.  Altrettanto da ricordare è quella di G. Orwell: “Un bel giorno il Partito avrebbe proclamato che due più due fa cinque, e voi avreste dovuto crederci”. Quei giorni sono arrivati.

12 commenti su “Ci censurano, ma per il nostro bene”

  1. Allo stato delle cose, non credo che esista per ora al mondo la possibilità che tutto ciò possa essere evitato e finire. Si tratta di un disegno satanico a tutti gli effetti che investe l’intero pianeta e non illudiamoci che eventuali vittorie di schieramenti che vi si oppongono potrà in un certo qual modo arginare il fenomeno.
    Non è per il gusto di terminare i miei commenti sempre allo stesso modo, ma ribadisco e sono convinta che solo l’intervento di Maria Santissima potrà impedire lo sfacelo totale. Non siamo meritevoli di nulla però, così distanti come siamo diventati dalla preghiera e da ogni affetto alla nostra Santa Religione (l’unica che possiede la Verità, sebbene padre Bergoglio non sia dello stesso parere) che fin dalle prime pagine del Catechismo (perlomeno quello della mia fanciullezza) ci ricorda il fine ultimo della nostra vita: Conoscere, amare e servire Dio per poi goderlo nell’altra in Paradiso.

    1. Oswald Penguin Cobblepot

      Cara Tonietta: che cosa hanno in comune Facebook, Instagram, Whatsapp (che sono alcuni dei principali social network, per utenze collegate)? Che appartengono ad un solo proprietario, ossia Mark Zuckerberg. Quindi, si può dedurre che una sola persona effettivamente controlla la navigazione internet ed i profili personali di miliardi di persone (la sola Facebook ha 2,3 miliardi di utenti, al 26.07.2018, ed il numero globale di utenze in tutto il mondo è salito a quasi 3,5 miliardi all’inizio del 2019, con 288 milioni di nuovi utenti negli ultimi 12 mesi, portando l’utilizzo globale al 45%. Fonte: studiosamo.it/social-media-marketing/global-digital-2019-statistiche-social/#gli-utenti-dei-social-media-nel-2019): Perché le do questi dati? Li legga, rammentando quel brano dell’Apocalisse (13, 16-18), sulla necessità di avere impresso il marchio della Bestia senza il quale nessuno può “comprare o vendere, cioè il nome della Bestia o il numero del suo nome (666)”. Come può ben vedere, occorre invocare Maria Ss.ma Ausiliatrice. LJC da Gotham, il Pinguino.

  2. Da anni non aggiorno il mio profilo facebook, perché considero facebook una trappola. Per conoscere le opinioni dei sudditi, i regimi totalitari dovevano pagare fior di informatori, spesso reclutati fra scrittori insospettabili, e pagarli adeguatamente. Ora tutti ci stiamo autoschedando a favore di un potere anonimo e se,pre più totalitario.

  3. Da una parte c’è la CENSURA ,dall’altra parte invece il bombardamento dello stesso messaggio ripetuto fino alla nausea e la gogna mediatica per chi non è d’accordo.

    1. Ma la censura non è solo su Facebook ma anche sulle reti rai che si possono permettere di censurare impunemente la Marcia per la Vita di Roma.

  4. Sembra proprio che il Vaticano e la Chiesa ex Cattolica tutta abbiano mosso guerra a Salvini, lo vogliano morto (politicamente, s’intende): sono usciti allo scoperto, senza alcun pudore né vergogna, a fianco dei massoni mondialisti e globalisti, dei poteri forti che vogliono imporci a tutti i costi la loro scellerata linea politica, fatta di cancellazione di Cristo dalla vita pubblica, di sostituzione etnica, sociale, culturale e religiosa dell’Italia e del’Europa, con masse immani di afroasiatici musulmani, per dar vita ad un meticciato di mano d’ora a costo zero, o quasi (azzerando cosi decenni di conquiste sociali per le classi lavoratrici europee), di imposizione di tutte le peggiori perversioni sessuali e delle false famiglie con reati assurdi creati ad hoc, transfobia, omofobia, ed altre scempiaggini.

    1. jb Mirabile-caruso

      Anonimo: “Sembra proprio che il Vaticano e la Chiesa ex Cattolica…”.

      Mi perdoni, signor Anonimo, – e mi perdonino anche i lettori e lettrici di questo mio ripetitivo commento – ma l’espressione “la Chiesa ex Cattolica” sottintende l’errore più virale dei nostri tempi, quello cioè che la Chiesa Cattolica abbia rinnegato Se stessa ed i Suoi duemila anni di storia: esattamente ciò che i Suoi nemici che l’hanno invasa ed occupata ormai da sessant’anni VOGLIONO che il mondo creda!

      Almeno noi quattro gatti legati alla Tradizione e alla Verità dovremmo rigorosamente astenerci dal fare il loro sporco gioco semantico e chiaramente scrivere “Sinagoga di Satana” invece di “Chiesa ex Cattolica”, tentando, così facendo, di salvare qualche nostro Fratello o Sorella in Cristo dal diabolico INGANNO in cui la banda di comunisti ed omosessuali travestiti da Prelati Cattolici che occupano la Santa Sede ha trascinato la quasi totalità del Popolo Cattolico!

  5. Anche su questo blog sono intervenute sporadicamente “anime belle”, pronte a giustificare la censura contro gli “intolleranti” e i “seminatori d’odio”, vale a dire chi non accetta i mantra del politicamente corretto.

    1. Un consigliere di FdI è stato querelato e coperto di insulti per avere sul web deformato il cognome della Boldrini. Quando invece Fortebraccio e altri “sinistrati” deformavano il cognome di Girolamo Modesti in “Domestici”, allora era “satira” e normale critica politica. Rispetto alle odierne “anime belle” Caifa era un campione di sincerità

  6. Nuccio Viglietti

    Orwell è già tra noi…da un bel po’…satanico serpente s’è insinuato piano piano…strisciante…per avvinghiarci con disgustose spire di…politicamente corretto (eticamente corrotto)…

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