Conoscere la Rivoluzione – di don Pierpaolo Petrucci

Con gli auguri per un Nuovo Anno ricco di serenità e di ogni bene spirituale in Nostro Signore, proponiamo la lettura di questo editoriale di Don Pierpaolo Petrucci, Superiore del Distretto Italia della Fraternità Sacerdotale San Pio X, tratto dal sito della FSSPX. La chiara esposizione dell’origine dei molti mali che affliggono la Chiesa e quindi, inevitabilmente, la società, è di grande utilità per le molteplici imminenti battaglie che ci attendono. Se le affronteremo con Fede e con coraggio, e con le idee chiare, potremo ancora sperare di arrestare la corsa verso la rovina spirituale e materiale che sembra inevitabile. Preghiamo per avere la Fede che dà forza e coraggio e per iniziare bene un nuovo anno che ci viene donato, a Gloria di Dio.

PD

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CONOSCERE LA RIVOLUZIONE

di don Pierpaolo Petrucci 

Superiore del Distretto Italia della Fraternità Sacerdotale San Pio X

 

Diritti-dell-uomoIl protestantesimo con il suo principio del libero esame delle Sacre Scritture, trasformò la religione in un fattore puramente  soggettivo, privandola quindi di qualsiasi influenza sulla vita politica; l’eredità di tale sovvertimento verrà raccolta dalla Rivoluzione Francese, che ne svilupperà i germi tanto da giungere al laicismo di stato con la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino  dell’agosto del 1789 che pone le basi di un nuovo ordinamento sociale e politico, diametralmente opposto a quello della civiltà cristiana.

Si afferma così che l’autorità non viene da Dio ma dal popolo, “dalla Nazione” (art. III). L’uomo diventa legge a sé stesso tramite l’espressione della volontà generale ed è quindi la maggioranza di coloro che hanno diritto al suffragio che determinerà ciò che è vero e ciò che è buono, senza nessun riferimento alla legge naturale e divina. (Art IV e VI).

Napoleone diffonderà questi princìpi rivoluzionari attraverso le sue conquiste in tutta Europa e questi continueranno ad essere, anche dopo la pseudo-restaurazione del 1815 successiva al congresso di Vienna, un punto di riferimento per tutti i liberali e per tutti coloro che volevano costruire un nuovo ordine socio-culturale meramente terreno basato sull’uomo distruggendo l’antico fondato nel cristianesimo.

I Papi condannarono sul nascere teli errori[1] e cercarono di combatterli con tutte le forze, cogliendo subito le conseguenze disastrose a cui necessariamente conducevano: se l’autorità non viene da Dio chi ne è investito non è più un semplice rappresentante di un potere più grande che lo sovrasta; se chi detiene l’autorità non deve più sottomettersi ad  una legge superiore, che è base del vivere sociale, allora ci si espone ai peggiori soprusi. Viene aperta una breccia al dominio di chi ha i mezzi per manipolare le masse e quindi offerta la via libera alla dittatura dell’orgoglio dell’uomo e delle sue passioni più abiette, bassezze che cercherà di giustificare imponendole legalmente.

Le conseguenze morali a cui stiamo arrivando oggi non sono altro che l’esplicitazione di questi principi rivoluzionari. Quando la maggioranza decide per il voto in favore dell’aborto, allora l’omicidio di un bambino innocente nel seno di sua madre diventa legge di stato, finanziata dai contribuenti. Nel momento in cui chi ha in mano i mezzi di informazione riesce ad influenzare  la moltitudine ad acconsentire all’espianto degli organi a cuore ancora battente, all’eutanasia, oppure alle unioni contro natura equiparandole al matrimonio con annesso diritto di adozione, allora ciò diventa lecito e morale, poiché non vi è altra legge che quella che decide il popolo.

La cosiddetta “teoria del gender” non è forse anch’essa una conseguenza di tali principi? L’uomo decide ciò che vuole essere: maschio o femmina, oppure semplicemente essere umano o animale[2], senza più tener conto in alcun modo della natura oggettiva che viene considerata come un’imposizione e quindi una limitazione della libertà di scelta: “Sono, quello che decido di essere”.

Ma la propria natura si impone allo stesso modo della legge che la regola e se non la si segue si arriva all’autodistruzione.

I pontefici, nel combattere questi falsi princìpi e le loro conseguenze sociali e religiose, contrastarono fortemente quel movimento, detto cattolico-liberale, che cercava l’impossibile conciliazione fra il cattolicesimo ed i princìpi della rivoluzione, per far penetrare quest’ultimi nelle menti e nei comportamenti di un popolo che era ancora profondamente cattolico.

Molto spesso nella loro acuta percezione i Papi misero in guardia i pastori affinché tutelassero il gregge loro affidato.

Gregorio XVI scriverà la sua enciclica Mirari Vos (15 agosto 1832) per condannare in maniera esplicita le tesi del cattolicesimo liberale, portate avanti da Felicité de Lammenais (1782-1854), sacerdote che si separerà poi dalla Chiesa. Il Papa parla di “cospirazione degli empi” che vogliono derubare e disperdere il santo deposito della fede.

Pio IX, nella sua Enciclica Quanta Cura denuncia le “nefande macchinazioni di uomini iniqui” che si sforzano di “sconquassare le fondamenta della religione cattolica e della società civile”; di seguito poi condanna senza mezze misure la cosiddetta “volontà del popolo” che per i suoi sostenitori costituirebbe “una legge sovrana, sciolta da ogni diritto umano e divino”.

Egli si scaglia infine contro i princìpi liberali applicati all’ambito religioso e, riprendendo l’insegnamento di Gregorio XVI, condanna come “delirio” la libertà di coscienza e dei culti, chiamandola “libertà di perdizione”. Termina poi la sua enciclica allegando un Sillabo di proposizioni condannate che segnano il punto di confine invalicabile fra il liberalismo ed il cattolicesimo nelle sue implicazioni religiose e politiche.

San Pio X, nella sua enciclica programmatica E supremi apostolatus, parla di “guerra sacrilega che ora, forse in ogni luogo, si muove e si mantiene contro Dio” e si chiede se una tale “perversità di menti sia quasi un saggio e forse il cominciamento dei mali, che agli estremi tempi son riservati; che già sia nel mondo il figlio di perdizione, di cui parla l’Apostolo (cioè l’anticristo ndr)”. (II Thess. II, 5).

Con forza condannerà poi il modernismo, espressione più alta e insidiosa del pensiero rivoluzionario che si stava infiltrando nella Chiesa. Il decreto Lamentabili (3 luglio 1907) e soprattutto l’enciclica Pascendi (8 settembre 1907) rappresentano dei baluardi per la fede cattolica contro gli errori che la minacciano. Il Papa denuncia esplicitamente un attacco alla Chiesa dall’interno: “I fautori dell’errore già non sono ormai da ricercarsi fra i nemici dichiarati; ma, ciò che dà somma pena e timore, si celano nel seno stesso della Chiesa, tanto più perniciosi quanto meno sono in vista.” (N. 2).

Questa lotta contro gli errori moderni continuò alacremente fino al pontificato di Pio XII che con la sua enciclica Humani generis (12 agosto 1950), condannò la nuova teologia o neo-modernismo e con essa la diffusione di false teorie che minacciano di sovvertire i fondamenti della dottrina cattolica.

Il grande cambiamento avverrà sotto il pontificato di Giovanni XXIII e soprattutto con il Concilio Vaticano II da lui indetto.

Nel suo discorso di apertura[3], il pontefice inaugura un nuovo stile ecclesiastico ed attacca fortemente coloro che non saprebbero vedere che rovine e guai nei nostri tempi, quasi incombesse la fine del mondo, persone che egli chiama “i profeti di sventura”.[4]

Insistendo sull’indole “prevalentemente pastorale” del magistero conciliare, il Papa afferma che per andare incontro alle necessità odierne invece di abbracciare ”le armi del rigore” la Sposa di Cristo preferisce usare la medicina della misericordia, “esponendo più chiaramente il valore del suo insegnamento piuttosto che condannando”. Questo perché le opinioni erronee, secondo il Pontefice, “contrastano così apertamente con i retti principi dell’onestà, ed hanno prodotto frutti così letali che oggi gli uomini sembrano cominciare spontaneamente a riprovarle”.

Predicazione quindi della verità in modo nuovo, senza più condannare gli errori come nel passato, perché l’uomo si sta rendendo conto da sé conseguenze nefaste di quest’ultimi.

Confrontando tale insegnamento con quello dei Papi che lo hanno preceduto non possiamo fare a meno di constatare un ingenuo ottimismo, fondato su una  disconoscenza pratica delle conseguenze del peccato originale e della vera prassi della carità, compendiata nelle opere di misericordia che ci insegnano di ammonire i peccatori.

Quando si depongono così le armi contro il nemico gli viene dato libero corso per giungere ai suoi fini, ed il primo passo del liberalismo è proprio quello di dare diritto di cittadinanza all’errore e  di farlo coesistere con la verità: infatti ogni dottrina che accetta questo principio si condanna al relativismo e a dissolversi essa stessa. Ciò è dimostrato in maniera eloquente dalle recenti affermazioni di Papa Francesco a Scalfari[5].

Per contrastare tale sovvertimento la sola via possibile è la predicazione integrale della verità cattolica in campo religioso e sociale e la condanna coraggiosa e pubblica degli errori che gli si oppongono, senza paura di sfidare il mondo mediatico e le opinioni comuni. Che Dio ci conceda oltre ai laici, anche numerosi ecclesiastici che abbiano questo coraggio.

(La Tradizione Cattolica, n° 4 – 2013, Editoriale)

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[1] Pio VI

[2] Dennis Avner, voleva trasformarsi in una tigre. Ha avuto 14 operazioni.

http://www.totalita.it/articolo.asp?articolo=2093&categoria=4&sezione=46&rubrica=

[3] Gaudet Mater Ecclesia, 11 ottobre 1962

[4] Alcuni, probabilmente non a torto, hanno voluto vedere in questo testo un’allusione al messaggio di Fatima e particolarmente al Terzo segreto che doveva essere svelato, secondo le parole di Lucia, al più tardi nel 1960 perché sarebbe risultato più chiaro. Giovanni XXIII lo lesse e decise di non renderlo pubblico.

[5] “Ciascuno di noi ha una sua visione del Bene e anche del Male. Noi dobbiamo incitarlo a procedere verso quello che lui pensa sia il Bene”. Intervista a Scalfari, 1 ottobre 2013

12 commenti su “Conoscere la Rivoluzione – di don Pierpaolo Petrucci”

  1. Buona sera. Dopo aver seguito per molte settimane in silenzio questo sito in cui ho trovato espressi con grande fermezza e autorità i concetti che io stesso condivido, leggendo gli articoli e le notizie pubblicate, mi sento di dover esprimere alcune opinioni, prendendo lo spunto da quanto scritto da Mons. Petrucci. Io penso che la Chiesa Cattolica Apostolica Romana, Sposa di Gesù Cristo e testimone sulla terra della Vera Fede, sia morta nel novembre del 1958 (non amo citare a memoria, la data esatta è quella della salita al Cielo di Papa Pio XII). Quella di oggi è qualcosa di diverso, quasi un’associazione “no profit” che trasmette concetti “usa e getta”, seguendo le mode del Mondo, uno dei tre mali che affliggono l’umanità, secondo la Tradizione. Questa confusione, questa nebbia ha finito, volenti o nolenti, per stordire anche coloro, come voi e come anche il sottoscritto, che vorrebbero ribellarsi; uno degli indizi di questa subdola illusione è dato anche dal nome del vostro sito. Perchè non si dovrebbe chiamare “Riscossa cristiana” , ma “Riscossa Cattolica”, perchè ripeto, la vera Religione è solo quella Cattolica, il resto, quando va bene, è solo irenico buonismo.
    Buon anno a tutti.
    Marco Gori – Cesenatico

    1. Riscossa Cristiana

      Caro Marco,
      anzitutto sono felice di vedere che abbiamo un lettore di Cesenatico, città che amo moltissimo e che frequento dall’età di cinque anni (ora ne ho molti, ma molti di più…).
      Venendo a quanto Lei scrive: sappiamo, e anche Lei lo sa bene, che la Chiesa, per promessa stessa di Nostro Signore, non può “finire”: le porte degli inferi su di essa non prevarranno. Sappiamo che la Chiesa è fatta di uomini, peccatori, e che la situazione attuale della Chiesa è terribilmente grave. Questa è la sofferenza che ci è data da vivere, e da qui nasce il nostro dovere, per il bene della Chiesa, di difendere quella Tradizione che vivifica la Chiesa che è sempre splendente, la Sposa di Cristo, custode della Parola, al di là delle manchevolezze di tanti suoi membri (Papi compresi…). Da qui nasce il nostro dovere di fedeltà al Vicario di Cristo e al tempo stesso il nostro dovere di criticare l’uomo che è chiamato a questo altissima funzione, se necessario, essendo il vicario di Cristo infallibile solo quando insegna ex cathedra su dottrina e morale.
      La Chiesa non è finita, tutt’altro. La Chiesa è sofferente, molto.
      “Riscossa cattolica”? Beh, guardi il sottotitolo “sito cattolico”. Già, perchè una “riscossa cristiana” può venire solo da cattolici, perchè solo la Fede cattolica salva l’uomo e difende la Tradizione cristiana.

      Mi saluti Cesenatico e il bellissimo Presepe della Marineria.

      cordialmente

      Paolo Deotto

      1. La ringrazio per la risposta e mi spiego meglio.
        E’ chiaro che le porte degli inferi non prevarranno mai sulla Chiesa. Ma oggi la Chiesa della Tradizione secondo me non esiste più se non in un pugno di ostinati, nei quali mi annovero indegnamente anch’io; la gerarchia, invece, si volge a qualcosa di diverso che pone al centro non più Cristo ma l’uomo, il quale viene considerato buono per natura mentre le scritture ci dicono il contrario; così la Santa Messa da Memoria del Sacrificio è diventata un’Assemblea dove prevalgono le parole, spesso in libertà, dei celebranti, la Croce viene messa in disparte (in alcune Chiese è un’impresa cercare il Santissimo), vi sono nella celebrazione anche clamorosi errori di traduzione dal Latino (il “pro multos” diventato “per tutti”, il “Domine non sum dignus ut intres sub tectum meum” che è diventato “non sono degno di partecipare alla tua mensa”) che manifestano, volendo usare un eufemismo, “sviste teologiche” di cui nessuno, a quanto pare, si preoccupa.
        Il mio era ed è un grido di dolore rivolto al Padre perchè salvi la Sua Chiesa e dire che sono anche fortunato perchè il mio Parroco è comunque un grande sacerdote pieno di fede e di fervore sinceri.
        Io prego, recito quotidianamente il Rosario e le belle preghiere della Tradizione, alcune delle quali ahimè dimenticate, leggo San Tommaso, Santa Teresa d’Avila e Santa Caterina da Siena (mi commuovo sempre profondamente meditando la “Lode alla Trinità, Lode alla Fede” che chiude il Dialogo sulla Divina Providenza), vorrei qualche volta assistere alla Messa secondo il “Vetus Ordo” nella mia Chiesa senza dover rivolgermi nella vicina Rimini alla Fraternità Sacerdotale San Pio X, perchè non sono sicuro della validità canonica, ma nessuno mi ha saputo rispondere. Cerco nella mia vita di portare a tutti il messaggio di Cristo, di più non so che fare e me ne dispiaccio, quindi ogni tanto vengo preso dallo sconforto, quindi commetto peccato, lo so.
        Tanti auguri e “Criste audi nos”.
        Marco

        1. Caro Marco,
          grazie per le precisazioni; le assicuro che le sono molto vicino (e con me tutti gli amici di Riscossa Cristiana) in quello che lei chiama giustamente “grido di dolore”. Quanto alla Fraternità San Pio X, le riporto qui di seguito alcuni quesiti proposti proprio nel loro sito ufficiale:

          Riconoscete l’autorità del Papa?
          Certamente. Ogni sacerdote della Fraternità S.Pio X celebra la Messa citando il nome del Sommo Pontefice e del vescovo del luogo.

          Qual è la vostra concezione della fede?
          Non vogliamo difendere assolutamente idee personali ma ciò che la Chiesa in materia di fede ha insegnato in venti secoli e che nessuno può cambiare.

          E’ vero che siete scismatici?
          No. Mons. Lefebvre e la Fraternità San Pio X hanno sempre riconosciuto l’autorità del Papa, senza mai voler fondare una Chiesa parallela e quindi scismatica. L’ autorità del Papa comunque non è arbitraria ma vincolata all’insegnamento della Verità Rivelata che neanche il Sommo Pontefice può cambiare. La stessa obbedienza all’autorità è subordinata alla fede che essa deve trasmettere intatta.

          Può trovare il tutto cliccando su http://www.sanpiox.it/public/index.php?option=com_content&view=article&id=82&Itemid=41

          Del resto non è senza significato il ritiro della scomunica da parte di Sua Santità Benedetto XVI. Conosco diversi sacerdoti della Fraternità e da loro ho sempre sentito parole di fedeltà a Roma, e inviti in tal senso ai fedeli. Nessun dubbio che i sacramenti da loro amministrati siano pienamente validi (e comunque anche su questo problema Benedetto XVI aveva portato chiarezza con la Summorum Pontificum).

          Ancora grazie e, mi dica: si è ricordato di salutarmi il Presepe della Marineria?

          Paolo Deotto

  2. Sacrosante parole. Ma con questa sovrabbondanza di “donabbondi”, mi pare una pia illusione sperare nella predicazione di ecclesiastici coraggiosi. Forse migliore speranza è da riporre in qualche laico volenteroso. Che il Signore ci aiuti e che il nuovo anno veda risvegliarsi i cuori di tutti.

  3. Sottoscrivo parola per parola, ciò che dice Don Petrucci e i commenti al seguito, così come faccio mie le parole del prof. Deotto:

    ***
    Da qui nasce il nostro dovere di fedeltà al Vicario di Cristo e al tempo stesso il nostro dovere di criticare l’uomo che è chiamato a questo altissima funzione, se necessario, essendo il vicario di Cristo infallibile solo quando insegna ex cathedra su dottrina e morale.
    ***

  4. Normanno Malaguti

    La lettera del sacerdote della Fraternità San Pio X, è, purtroppo, ineccepibile.
    Non si può non condividere. chi mi obiettasse che la Fraternità e tutt’ora separata dalla Chiesa (a mio avviso é separata in casa, non condivide la cucina né la biblioteca, ma i titolari ufficiali del contratto di proprietà non hanno i mezzi legali e validi spiritualmente, per metterla fuori) dovrei opporre che la dottrina che essi professano é attinente a quella predicata da 1950 anni in qua (ad essere pignoli da 1983 anni e cinque mesi) dalla Santa Chiesa Cattolica Apostolica Romana, fatta eccezioene der alcuni sdrucioloni di folte frotte di più o meno alti prelati d anche di non pochi Pastori di altissimo rango. Ma,come dice giustamente il prof.Deotto la Chiesa, potrà illanguidire ma, non estinguersi.
    Comunque complimenti all’estensore delle ineccepibili note. Buon Anno Novello a tutti! Normanno

  5. In aggiunta vorei segnalare un ottimo articolo su Una Fides tratto da Radicati nella Fede e che faccio mio:

    ***
    […] I preti amanti della Tradizione si sono rinchiusi in un mutismo prudenziale, i seminaristi in una “apnea” di coscienza per poter giungere alla sospirata ordinazione, illusoriamente convinti che le cose cambieranno quando saranno preti.

    Ma è normale tutto questo? No di certo, non è normale nella Chiesa!

    Tutti questi signori che osteggiano la Tradizione e la impediscono con strani bizantinismi, sono ancora preoccupati per la salvezza delle anime? Vogliono ancora fare il Cristianesimo? O aspirano a qualcosa di diverso? E se è così perché occupano la Chiesa di Dio?

    Hanno promosso una nuova religione con dei timidi riferimenti al Cristianesimo di un tempo. Hanno lavorato, spendendo notevoli soldi!, per una trasformazione del Cattolicesimo in una religione presentabile nei salotti della cultura; si perdono dietro un dipinto da restaurare o dietro un testo da commentare, ma sono assenti sul campo… non vanno in confessionale e non salgono tutti i giorni all’altare, perché impegnati in qualche progetto culturale.

    Sono ancora preoccupati che le anime si accostino ai sacramenti? Reputano ancora i sacramenti necessari alla salvezza, o sono solo preoccupati di fare “comunità”, sostituendo la struttura all’essenziale, cioè a Dio?

    Ci auguriamo di tutto cuore che il nuovo anno porti due cose:

    1. Un sussulto di coraggio in tutti quei preti e seminaristi che stanno soffrendo per una chiesa sempre più nemica del suo passato. Vorremmo dire loro “Cosa aspettate a ribellarvi? Sì, a ribellarvi per obbedire a Dio! Considerate l’esito di questa Chiesa malamente ammodernata, considerate la grande tristezza che ha prodotto e obbedite gioiosamente a Dio. Solo così servirete con amore la Chiesa, perché la Chiesa è Tradizione.

    2. Un ravvedimento in coloro che hanno così osteggiato la Messa tradizionale e l’hanno confinata. Sappiamo che non tutti sono in cattiva coscienza. A loro vorremmo dire “lasciateci fare l’esperienza della Tradizione”, dateci le Chiese, permetteteci la cura delle anime e poi venite con tutta semplicità a considerare i frutti. Avete dato le chiese anche agli ortodossi scismatici, pubblicate anche gli orari di culto degli eretici protestanti, quando farete uscire dal limbo la Messa di sempre? Cosa direbbero i vostri vecchi parroci, i vostri nonni e i santi di duemila anni di cristianesimo?

    Perdonateci se vi abbiamo parlato in tutta schiettezza, non vogliamo offendere nessuno ma suscitare un sussulto di coscienza: nelle situazioni drammatiche non c’è tempo per i convenevoli.

    Che l’anno 2014 possa smuovere, per grazia di Dio e per la preghiera di molti, dal torpore tante anime sincere.

    http://unafides33.blogspot.it/2013/12/nemmeno-la-terribile-mancanza-di-preti.html

  6. Ariel S. Levi di Gualdo

    Cari Amici,

    la lettera del Padre Pierpaolo Petrucci merita di essere presa in considerazione perché contiene al proprio interno numerosi spunti per serie riflessioni. E poi, in una Chiesa che dialoga con tutto e con tutti – spesso e soprattutto con tutto ciò che non è cattolico e che non è neppure cristiano – dialogare con cattolici o tra cattolici di vedute per così dire diverse, è sempre cosa sana e auspicabile, per non dire dovuta.
    Nella sua chiusura questo buon sacerdote scrive la seguente frase:

    “Per contrastare tale sovvertimento la sola via possibile è la predicazione integrale della verità cattolica in campo religioso e sociale e la condanna coraggiosa e pubblica degli errori che gli si oppongono, senza paura di sfidare il mondo mediatico e le opinioni comuni. Che Dio ci conceda oltre ai laici, anche numerosi ecclesiastici che abbiano questo coraggio”.

    Condivido in toto, facendo solo presente che per quanto mi riguarda ho scelto la via forse più difficile: lavorare da dentro in obbedienza alla Chiesa, al suo magistero e alla sua legittima autorità costituita.
    Che poi certe autorità ecclesiastiche siano sempre più difettose sul piano teologico e non all’altezza pastorale di certi compiti, che siano talvolta mezzi di diffusione dell’incertezza anzichè della certezza della fede, ciò è purtroppo un’evidenza tale che solo i ciechi e gli ideologi irredimibili possono negare.
    Che il meglio del peggio delle eresie moderniste si siano sviluppate all’interno della Chiesa e che spesso, oggi, all’interno della Chiesa i vescovi e i teologi in odor di modernismo perseguitino i preti e i teologi aderenti alla sana dottrina, anche questo è un fatto. A maggior ragione, come prete, intendo cogliere la dolorosa sfida: sottostare in tutto e per tutto alla legittima autorità ecclesiastica alla quale ho promesso nel giorno della sacra ordinazione devota e fialiale obbedienza, riconfermata fedelmente ogni anno durante la celebrazione della Messa crismale. Autorità ecclesiastica alla quale posso – anzi devo ribellarmi attraverso la santa e cattolica disobbedienza – solo ed unicamente in un caso: qualora un vescovo avente giurisdizione su di me tentasse di impormi cose in aperto contrasto con la dottrina cattolica e il magistero della Chiesa, o cose che costituscano reato per le leggi civili e penali. A quest’ultimo proposito faccio due esempi per chiarire i due diversi concetti.
    Riguardo al primo caso portato come esempio: se un vescovo avente giurisdizione su di me affermasse che l’Eucaristia non è presenza reale del Cristo vivo e vero ma solo un simbolo, una metafora, non il memoriale vivo e santo, non esiterei ad accusarlo pubblicamente di eresia, incurante che coi tempi che corrono il tribunale ecclesiastico potrebbe finire col sentenziare che la colpa è mia che ho capito male, perché il vescovo non aveva detto affatto quel che io credevo di avere inteso.
    Riguardo al secondo caso portato come esempio: se un vescovo avente giurisdizione su di me, sapendo che come cittadino della Repubblica Italiana sono stato chiamato a deporre come testimone in un tribunale, previa minaccia tentasse di obbligarmi a deporre falsa testimonianza sotto giuramento, non solo gli disubbidirei, ma asseconda la specifica gravità del caso potrei persino giungere a denunciare il vescovo all’autorità civile, evitando in tal modo che possa indurre in grave errore anche altri preti.

    Chi invece dinanzi alle mediocrità e alle inadeguatezze di non poche autorità ecclesiastiche di oggi rompe l’unità – mosso semmai da tutte le migliori e ragionevoli intenzioni – per poter lavorare da fuori, sceglie invece la strada tutto sommato più facile, ed a mio parere – che beninteso potrebbe essere anche un parere sbagliato – non difende la verità che risiede nell’unità della Chiesa, ma difende la propria idea di verità mosso da tutte le migliori intenzioni del caso.

    Il discorso è molto complesso e si colloca in contesti ecclesiali di straordinaria delicatezza derivanti da una profonda decadenza. Ammetto che non pochi vescovi difettano nella dottrina e interpretano spesso la dottrina in modi che a me non piacciono (posso citare tra i tanti Bruno Forte), ma ritengo che questo non mi autorizzi a crearmi la mia “Chiesa pura”, preferisco seguitare a lavorare dentro la mia “Chiesa impura”.

    Ho espresso il mio pensiero, il mio stile di vivere ed il mio sentire sacerdotale, non certo una critica a questo ottimo confratello, che tra l’altro indica delle piaghe purulente della Chiesa che sono vere, evidenti e sempre più puzzolenti.

  7. Chi invece dinanzi alle mediocrità e alle inadeguatezze di non poche autorità ecclesiastiche di oggi rompe l’unità – mosso semmai da tutte le migliori e ragionevoli intenzioni – per poter lavorare da fuori, sceglie invece la strada tutto sommato più facile, ed a mio parere – che beninteso potrebbe essere anche un parere sbagliato – non difende la verità che risiede nell’unità della Chiesa, ma difende la propria idea di verità mosso da tutte le migliori intenzioni del caso.

    ***

    Gentilissimo e stimatissimo don Ariel, ho avuto modo di leggerla più volte, ho avuto modo di apprezzarla e l’ho fatto in questo ottimo blog, però permetta di dissentire su alcune considerazioni che a mio avviso, non sono conformi alla realtà in virtù del gravissimo stato di necessità in cui si trova la Chiesa da 50 anni a questa parte….. 50 anni di mala dottrina, di abusi, di modernismo non sono bezzeccole.

    Lei dice che in fondo, la Fraternità avtrebbe scelto la strada più semplice….a mio avviso questo non corrisponde al vero, anzi, tutt’altro!!

    Se per strada semplice si intende, essere stati “scomunicati”, dileggiati, diffamati, trattati come degli appestati …. allora significa che, io non ho ben comnpreso quale che sia la strada più semplice.

    Troppe volte, ho sentito questa ambigua frase : ” io combatto da dentro….non mi faccio una mia chiesuola….” come se la Fraternità non sia parte della Chiesa o si fosse creata una sua chiesuola… vorrei che qualcuni mi spiegasse, come e in che modo, essi abbiano potuto fare questo, dato che PROFESSANO e hanno manternuto e custodito, TUTTO ciò che la Chiesa cattolica ha SEMPRE professato…allora dal concilio pastorale …esiste un’ altra chiesa? Se questi che custodiscono sono considerati “fuori”……

    La S. Messa la celebrano in comunione con il Papa…l’hanno sempre fatto…. li differenzia, dagli altri “dentro” dprese di posizioni, giuste e sacrosante, senza se e senza ma…e possiamo con ciò dire che (metaforicamente parlando) la Provvidenza li ha fatti momentaneamente salire in una sorta di scialuppa di salvataggio…. quando la Barca è in balia dei pirati e lo stesso comandante è in loro ostaggio…e quella Barca trasporta un tesoro di inestimabile valore…. che fare? lei caro don Ariel che farebbe? Non cercherebbe una scialuppa, per mettere in salvo l’inestimabile tesoro, aspettando che i pirati vengano sconfitti sia da coloro che sono rimasti nella Barca aiutati da coloro che sono momentaneamente scesi nella scialuppa per proteggere l’immenso tesoro che è la S. Messa e il Deposito millenario dell’ Una Santa Cattolica Apostolica?

    Oppure, facciamo un altro esempio, rapinatori che assalgono la banca…prendono in ostaggio tutti, clienti ed impiegati … …. li legano, li imbavagliano e sotto minaccia chiedono il riscatto…. ossia firmare documenti o obbligare a degli accordi IMPOSSIBILI anche per me( io li rifiuterei a priori) come l’accettazione del concilio pastorale II, quindi errori ed orrori che hanno portato l’apostasia all’interno della Chiesa (come profetizzato da Mons. Lefebvre all’inizio della storia postconciliare…… per liberare quegli ostaggi…. lo si fa dall’interno….(con gli ostaggi legati ed imbavagliati) oppure dall’esterno…tipo l’intervento di forze speciali?

    Chi può dire che la Provvidenza, non abbia voluto costituire proprio la Fraternità come una forza speciale?

    Spero di essermi spiegata con la metafora, …che comunque, a conti fatti…. non mi pare tanto fantasiosa.

    Le riporto uno stralcio di una bella intervista, di Don Alberto Secci a cura di Marco Bongi, che condivido e sono sicura che sarà anche per lei stimato don Ariel :

    ***
    D. – Come giudica, dal Suo osservatorio, la situazione della Chiesa e quale crede possa essere in futuro il ruolo della FSSPX?

    R. La Chiesa è di Dio, allora devo sperare. Anche se avverto che questa crisi, profonda e tristissima, sarà lunghissima. C’è dentro il cristianesimo un pensiero non cristiano, lo diceva Paolo VI!, e oggi è vulgata popolare. Moltissimi pensano di essere cattolici, ma non lo sono più. È terribile. È l’abbandono di Gesù Cristo stando dentro la Chiesa, più ambiguità di così!
    La Fraternità deve continuare l’opera di Mons. Lefebvre, custodire il sacerdozio, la fede, la Messa di sempre…un giorno sarà evidente a tutti la sua funzione provvidenziale. Amare la Chiesa vuol dire custodire il tesoro di fede e di grazia che le ha consegnato N.S. Gesù Cristo e che la costituisce, questo lo fa da sempre la Fraternità, per questo benedico Dio.
    ***

    Sia Lodato Gesù Cristo e Buon Anno nel Signore, che Dio Benedica Lei e tutti i Santi Sacerdoti di Buona Volontà e retta Dottrina.

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