CULMEN ET FONS – rubrica settimanale di Andrea Maccabiani

Le esequie dei bambini


Spero che il lettore non si scandalizzi se questa settimana tratto questo argomento. Può infatti sembrare di “cattivo gusto” che dopo gli ultimi tragici eventi riguardanti il piccolo Alfie Evans -analizzati puntualmente su questo sito fino al triste epilogo di pochi giorni fa- la rubrica di liturgia proponga un argomento “a tema”. Nello spirito più genuinamente cattolico la liturgia non è un orpello nella vita dei credenti, nè tantomeno un’evasione spirituale in un contesto di polemiche e giuste battaglie che si compiono in nome della verità. Come dice il titolo di questa rubrica, la liturgia è sia fonte che culmine della vita cristiana. E’ fonte in quanto mette sulla bocca del ministro sacro che celebra e di tutti i fedeli raccolti in preghiera le parole sacre e immutabili della fede perenne della Chiesa. Si cita tante volte il motto: lex orandi, lex credendi che si potrebbe tradurre in maniera più libera con “dimmi come preghi e ti dirò che cattolico sei“. In questo momento in cui assistiamo impotenti ad un’ingiusta e violenta soppressione di un piccolo essere umano indifeso, avvenuta con la massima risonanza mediatica quasi a mò di umiliazione pubblica della legge di Dio, le uniche sagge parole che un cristiano può avere sono quelle della Chiesa, che troviamo nella liturgia di sempre. Fonte ma anche culmine. Al termine di questa vicenda c’è solo da mettersi in ginocchio e gettarci nel silenzioso vortice della preghiera: il modo migliore di farlo è ancora utilizzando ciò che la liturgia ci suggerisce nelle sue forme forgiate nei secoli con il metallo potente della Fede apostolica.

Le esequie dei bambini è un rito liturgico ben distinto dalle comuni esequie di un adulto. La prima essenziale differenza è la totale assenza del tema del suffragio. Mentre per gli adulti la liturgia è tutta incentrata su questo importante aspetto, per i bambini non c’è bisogno di invocare la misericordia di Dio per la purificazione di peccati che evidentemente non possono essere mai stati commessi in vita dal piccolo defunto. La Chiesa ha la certezza che l’anima del defunto sia nella gloria di Dio: in questo la cerimonia potrebbe essere più simile ad una canonizzazione che ad un funerale! Secondo le norme sono da considerarsi degni di questo rito:

a) bambini morti prima dell’uso di ragione (sotto i 7 anni)

b) i battezzati di qualunque età che non hanno mai avuto l’uso della ragione

Il rito è tutto improntato sulla gioia: sulla testa del defunto si pongono fiori o erbe profumate. Le campane si suonano a festa e non con suono lugubre, comunemente detto “a morto”. Il sacerdote indossa i paramenti bianchi, tipici delle liturgie festive. Il catafalco viene preparato con tessuti bianchi e non neri: da qui deriva anche l’uso moderno di utilizzare bare bianche per i bambini.

Esempio di un drappo bianco

In chiesa si può celebrare o una messa votiva o il vespro del giorno o un altro votivo: la messa dunque non è quella consueta dei defunti.

Passiamo in rassegna i testi utilizzati:

1. nella casa del defunto il sacerdote intona il salmo 112:

Alleluia.
Lodate, servi del Signore,
lodate il nome del Signore.
Sia benedetto il nome del Signore,
ora e sempre.
Dal sorgere del sole al suo tramonto
sia lodato il nome del Signore.
Su tutti i popoli eccelso è il Signore,
più alta dei cieli è la sua gloria.
Chi è pari al Signore nostro Dio
che siede nell’alto
e si china a guardare
nei cieli e sulla terra?
Solleva l’indigente dalla polvere,
dall’immondizia rialza il povero,
per farlo sedere tra i principi,
tra i principi del suo popolo.
Fa abitare la sterile nella sua casa
quale madre gioiosa di figli.

Dalla fotografia si noti anche la presenza di molti bambini al rito delle esequie. Era infatti consuetudine nei paesi e nei borghi che tutti i bambini, magari con le bandiere della scuola o delle associazioni cattoliche, partecipassero al funerale del piccolo defunto. Quando la società poteva dirsi ancora cattolica, anche la morte era un aspetto ben integrato nella vita delle persone, animate da fede schietta e limpida. Oggi invece si fa di tutto per scardinare il linguaggio cattolico sulla morte, eliminandone i simboli della tradizione, in favore di un linguaggio decisamente più new age che ben si adatta all’ipocrita facciata della cultura odierna… ma questo sarebbe un altro discorso.

2. entrando in chiesa intona il salmo 23:

Del Signore è la terra e quanto contiene,
l’universo e i suoi abitanti.
È lui che l’ha fondata sui mari,
e sui fiumi l’ha stabilita.
Chi salirà il monte del Signore,
chi starà nel suo luogo santo?
Chi ha mani innocenti e cuore puro,
chi non pronunzia menzogna,
chi non giura a danno del suo prossimo.
Otterrà benedizione dal Signore,
giustizia da Dio sua salvezza.
Ecco la generazione che lo cerca,
che cerca il tuo volto, Dio di Giacobbe.
Sollevate, porte, i vostri frontali,
alzatevi, porte antiche,
ed entri il re della gloria.
Chi è questo re della gloria?
Il Signore forte e potente,
il Signore potente in battaglia.
Sollevate, porte, i vostri frontali,
alzatevi, porte antiche,
ed entri il re della gloria.
Chi è questo re della gloria?
Il Signore degli eserciti è il re della gloria.

Il sacerdote quindi intona il Kyrie e recita sottovoce il Pater Noster, al termine del quale aggiunge questa orazione:

O Dio onnipotente e mitissimo, che a tutti i bimbi che lasciano questa terra rigenerati dall’acqua del fonte battesimale, senza alcun loro merito, largisci subito la vita eterna, come crediamo che tu abbia fatto oggi all’anima di questo bimbo, fà o Signore che per l’intercessione della beata Maria sempre Vergine e di tutti i tuoi Santi ti serviamo quaggiù con anime pure e siamo uniti per sempre a questi beati bimbi in paradiso. Per Cristo nostro Signore.

Per la processione al cimitero si recita il salmo 148:

Alleluia.
Lodate il Signore dai cieli,
lodatelo nell’alto dei cieli.
Lodatelo, voi tutti, suoi angeli,
lodatelo, voi tutte, sue schiere.
Lodatelo, sole e luna,
lodatelo, voi tutte, fulgide stelle.
Lodatelo, cieli dei cieli,
voi acque al di sopra dei cieli.
Lodino tutti il nome del Signore,
perché egli disse e furono creati.
Li ha stabiliti per sempre,
ha posto una legge che non passa.
Lodate il Signore dalla terra,
mostri marini e voi tutti abissi,
fuoco e grandine, neve e nebbia,
vento di bufera che obbedisce alla sua parola,
monti e voi tutte, colline,
alberi da frutto e tutti voi, cedri,
voi fiere e tutte le bestie,
rettili e uccelli alati.
I re della terra e i popoli tutti,
i governanti e i giudici della terra,
i giovani e le fanciulle,
i vecchi insieme ai bambini
lodino il nome del Signore:
perché solo il suo nome è sublime,
la sua gloria risplende sulla terra e nei cieli.
Egli ha sollevato la potenza del suo popolo.
È canto di lode per tutti i suoi fedeli,
per i figli di Israele, popolo che egli ama.
Alleluia.

A proposito della sepoltura, le norme del Rituale Romanum consigliano che nei cimiteri ci sia una sezione appositamente preparata per le tombe dei bambini, essendo le tombe degli adulti benedette al fine del suffragio, distinguendo anche in questo la differenza di prospettiva teologica.

Il sacerdote prima della sepoltura recita questa orazione:

O Dio onnipotente ed eterno che ami la santa virtù della purezza e che ti sei degnato di chiamare oggi misericordiosamente al regno dei cieli l’anima di questo bimbo, degnati pure, o Signore, di agire con noi con la stessa misericordia, affinchè, per i meriti della tua santissima passione e per l’intercessione della beata Maria sempre Vergine e di tutti i tuoi santi, ci renda per sempre felici nello stesso regno con tutti i tuoi santi ed eletti: tu che vivi e regni nei secoli dei secoli.

Al ritorno in chiesa il sacerdote dice questo ultimo cantico:

 

Quindi recita questa orazione conclusiva:

O Dio, che con mirabile armonia disponi i diversi uffici degli Angeli e degli uomini, concedi propizio che la nostra vita sia protetta in terra da coloro che in cielo stanno dinanzi a Te per servirti. Per Cristo nostro Signore.

Pur essendo una situazione umanamente straziante, teologicamente (e quindi liturgicamente) c’è la celebrazione festosa della beatitudine eterna del piccolo defunto. La liturgia mette nella bocca dei ministri la supplica che la stessa beatitudine venga concessa anche a coloro che non possono vantare una purezza così limpida come i bambini. Anche la vicenda Alfie sembra concludersi per noi con questo amaro monito: “non piangete su di me, ma su di voi e i vostri figli“. Piangendo sappiamo di poterci rivolgere ad una nuova anima santa perchè venga in nostro soccorso.

4 commenti su “CULMEN ET FONS – rubrica settimanale di Andrea Maccabiani”

  1. Un tempo quando era normale che in casa ci fossero molti figli, accadeva che uno o più fosse morto bambino. Di quel bambino si parlava pochissimo, la madre di tanto in tanto trasognata lo teneva sulle ginocchia senza avvedersene e lo vedeva giocare con fratelli e sorelle anche se non c’era. Quel figlio cresceva con gli altri figli non visto e quelle rarissime volte che qualcuno lo citava era con devozione nel silenzio di tutti. I figli crescevano, andavano, lasciavano il nido, il fratello che non c’era andava con ognuno di loro, accanto ad ognuno nel silenzio. Diventava zio di tutti i figli dei fratelli e sorelle, quello morto bambino che ammoniva ognuno, sul necessario, nel silenzio. Così dall’alto quella vita continuava a vivere per generazioni finchè non si spegneva l’ultimo ricordo di chi almeno una volta non lo avesse sentito nominare.Ed era ancora lui che tese la mano ai suoi genitori al momento del loro grande passo e con gli angeli fece loro strada. Alfie, Charlie, Isaiah e gli altri ne hanno di persone da sostenere, nel silenzio. Dio renda noi capaci di non…

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