di Piero Vassallo
A un cittadino anonimo o a un bieco avversario della fiscalità onnivora e disastrante, è lecito rivolgersi agli orfani dell’Imu e domandare notizie chiare sulla distribuzione delle spese sostenute dal comune di appartenenza? Notizie possibilmente più comprensibili di quelle scritte in caratteri cuneiformi nei bilanci eleusini dei comuni di sinistra e di destra?
Un esempio di curiosità pedestre, forse legittima e probabilmente destinata a cadere nel vuoto universale: su cento euro della spesa totale sopportata dal contribuente per mettere a pareggio il bilancio di un qualunque comune, quanti riguardano i costi relativi alla gestione del traffico, dell’ambiente, della polizia, dei cimiteri, della manutenzione di strade e giardini? E quanti euro sono spesi per mantenere l’apparato politico e la burocrazia e per compensare i dotti ma forse superflui consulenti?
In democrazia, la felicità dell’apparato politico e del consultorio non si discute. La felicità è sovrana. Si pone tuttavia una domanda: è lecito discutere la felicità dei risultati ottenuti dai politicanti?
L’amministrazione della desolata Genova, ad esempio. La maggioranza progressista contempla un futuro radioso, che in città nessuno osa disprezzare.Migranti a volontà e per tutti felicità!
E il passato? Appartiene ai reazionari. Lo stato dei cimiteri, infatti, recita “scurdammoce ‘o passato”. Oppure: chi muore giace e chi vive si dà pace.
Il presente. I giardinetti, un tempo destinati ai giochi dell’infanzia, ultimamente sono diventati corsie battute dal popolo dei ratti norvegesi. Indisturbate bestiole. Gli animalisti gongolano, i cittadini osservano il non grazioso passeggio dei roditori.
E’ noto che Genova, grazie all’illuminata attività dei medici abortisti, è la più sterile e vecchia città d’Italia. Nessuno tuttavia si spinge al punto di proporre Topolinia quale città del futuro.
Certo è che la popolazione degli umani decresce continuamente, quella dei topi aumenta in proporzione. Comunque i radicali, istruiti da Emma Bonino, insegnano che è meglio un topo oggi che un bambino domani.
I disastrati/sconnessi/insidiosi marciapiedi di Genova. Sembra che siano gestiti per procurare lavoro agli ortopedici e ai geriatri e (pensano alcuni) per rammentare agli anziani la prossimità dell’oltretomba. I marciapiedi genovesi sono un rimedio alla disoccupazione di medici e becchini. Anche i falegnami ringraziano i difensori comunali del loro posto di lavoro.
La legalità e i diritti. Se un visitatore azzarda l’incursione nel centro storico può vedere il trionfo dell’illegalità alla luce del sole e a quella del degrado a giro furente nelle ventiquattro ore.
L’elenco degli scippi quotidiani nei quartieri residenziali completa il bilancio genovese intorno alla tranquillità nell’ordine.
Dell’efficacia dell’assessorato all’ambiente parlano le tragiche storie delle alluvionie dello scolmatore incompiuto, per fare un dispetto a Craxi, a quanto si dice.
In compenso gli implacabili ausiliari del traffico sono severamente impegnati nella repressione degli automobilisti che non rispettano i tempi rigorosamente stabiliti dai gestori dei posteggi blu. In ultima analisi c’est l’argent qui fait la Comune.