Dal Sinodo è sparita la parola “castità” – una lettera di Carla D’Agostino Ungaretti

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Caro Direttore,

la prima sessione del travagliato Sinodo della famiglia sta per finire ed io sono sempre più sbalordita nel constatarvi l’assenza totale di quella che dovrebbe essere la parola chiave per l’ammissione all’Eucaristia di certi membri del popolo di Dio che, pur professandosi cattolici, osservano uno stile di vita che contrasta con la Sua Parola: CASTITA’.  Nessuno ne parla come se il dilagante pansessualismo, la teoria del gender e la legittimazione dell’omosessualità avessero contagiato il Padri sinodali.

Tanto più che essi sono persone consacrate che hanno fatto un voto solenne e la solenne promessa a Dio di mantenersi casti e quindi sanno bene (almeno voglio sperarlo) che la castità non è affatto un’utopia irrealizzabile nella vita umana, ma una conquista raggiungibile ,sì, col sacrificio personale, ma soprattutto con l’aiuto di Dio che non lascia mai solo chi lo implora con cuore sincero di aiutarlo a fare la Sua volontà e lo testimonio anche io, che sono moglie e madre, chiamata da Dio alla vita di famiglia. E tanto più che sta per essere avviato agli altari un Papa come Paolo VI che, a differenza degli attuali Padri sinodali, ebbe il coraggio da leone di pubblicare, in pieno ’68, un’Enciclica decisamente contro corrente come la “Humanae Vitae” – che gli attirò una notevole impopolarità anche presso i cattolici maggiormente suggestionati dal clima di ribellione che si stava respirando e suscitò un’infinità di polemiche – ma che ora si dimostra perfettamente vera e fondata proprio per la conclamata santità del suo autore.

Sul CORRIERE DELLA SERA di oggi, 18 ottobre, il Card. Marx dice: “Per me è impensabile dire a una persona omosessuale che non può vivere il Vangelo“. Con tutto il rispetto per l’Arcivescovo di Monaco (ammesso che le sue parole siano state correttamente riportate) a me sembra che il Cardinale abbia scoperto l’acqua calda. Certo che gli omosessuali cristiani possono (e devono) vivere il Vangelo! Possono anche prendersi cura con affetto l’uno dell’altro nei momenti difficili, curarsi nelle malattie (anche negli ospedali, perché no?) come possono farlo i coniugi divorziati e risposatisi civilmente, soprattutto se hanno figli, perché l’amore tra gli esseri umani non è mai condannabile, a meno che non si avventuri su binari contrari alla Parola di Dio e cioè, nel loro caso, su una vita sessualmente attiva.

Dal canto suo, il Card. Kasper aggiunge: “Queste persone possono confessarsi ma non ricevere l’assoluzione! Chi abortisce sì. I divorziati e risposati no”. E’ mai possibile che Sua Eminenza dimentichi che con l’Atto di Dolore che si pronuncia nel confessionale il penitente dichiara a Dio: “Prometto, col tuo santo aiuto, di non commettere più questi peccati  e di fuggire le occasioni prossime ad essi”? Questa promessa vale per tutti i peccatori che devono cambiare vita e cioè vivere in castità e chi rifiuta di farla perde solo il suo tempo, entrando nel confessionale, e lo fa perdere al confessore. A meno che non si voglia sostenere che Gesù Cristo e S. Paolo si siano sbagliati e che le loro lapidarie parole su questi problemi valessero solo per la loro epoca, come pare che si voglia sostenere adesso.

Insomma, caro Direttore, la confusione nelle menti dei nostri Vescovi è enorme ed io sono molto preoccupata per il futuro che ci aspetta, perché mi sembra che il Sinodo abbia paura di invitare certi peccatori a praticare la virtù della castità. Perciò, vorrei invitare tutti i nostri amici a partecipare (con TV 2000)  al S. Rosario che si recita ogni sera nella Cappella della Salus Populi Romani della Basilica di S. Maria Maggiore. Credo che poche volte, nella sua storia, la Chiesa abbia avuto bisogno dell’aiuto della Madonna come in questo momento.

          Grazie per avermi letto.

Carla D’Agostino Ungaretti

6 commenti su “Dal Sinodo è sparita la parola “castità” – una lettera di Carla D’Agostino Ungaretti”

  1. Il mondo e il suo principe odiano la castità e molti Padri Sinodali non direbbero mai nulla che possa contrariarli!
    Se quelle frasi fossero vere Kasper e Marx, cattolicamente parlando, hanno dimenticato persino che 2 + 2 fa quattro!
    Qualunque cosa esca dal Sinodo, noi continueremo a professare e a trasmettere la dottrina di sempre: eventuali dottrine contrarie alla Parola di Dio possono venire soltanto da lupi travestiti da pastori ma Cristo ci ha chiesto di seguire Lui, non i lupi: i lupi vanno denunciati PUBBLICAMENTE, in modo che non possano ingannare più nessuno!
    Li riconosceremo dalle loro opere: finalmente non potranno più nascondersi, l’esito del Sinodo ci farà capire molte cose e anche i normalisti dovranno finalmente schierarsi!

  2. Plaudendo alla sig.a Ungaretti, aggiungo sommessamente che la castità può valere benissimo come soluzione alla esigenza di comunicarsi di tutte le coppie ” irregolari”. La soluzione è molto ardua ma è possibile, come è possibile la castità per i fidanzati.

  3. La castità è l’armatura dell’anima. Da solo è impossibile farcela, ma come dice san Paolo “tutto posso in colui che mi dà forza”.
    E sempre san Paolo è molto chiaro nella lettera ai Gàlati riguardo ai desideri della carne: “Fratelli, se vi lasciate guidare dallo Spirito, non siete sotto la Legge. Del resto sono ben note le opere della carne: fornicazione, impurità, dissolutezza, idolatria, stregonerie, inimicizie, discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni, invidie, ubriachezze, orge e cose del genere. Riguardo a queste cose vi preavviso, come già ho detto: chi le compie non erediterà il regno di Dio. Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé; contro queste cose non c’è Legge. Quelli che sono di Cristo Gesù hanno crocifisso la carne con le sue passioni e i suoi desideri. Perciò se viviamo dello Spirito, camminiamo anche secondo lo Spirito.”
    Ditemi se questa parola lascia spazio a dubbi? Credo…

  4. Assieme alla parola castità manca anche la parola “peccato”;
    entrambe sono evidentemente passate di moda, ma sappiamo che “oportet ut scandala eveniant”.

  5. Gentilissima e valorosa dott.ssa D’Agostino, non solo la “castità”, ma qualcosa di ancor più essenziale per la Fede è misteriosamente scomparsa dall’agenda di questo Sinodo. Concetti base quali”conversione”,”riparazione”,”umiltà”,”perseveranza nella tribolazione”,”ruolo dei Pastori nel rapportarsi e vivere il Verbo di Cristo”. Di questo hanno bisogno, i poveri Sacerdoti, nella quotidiana lotta per portare in modo degno la Croce che appartiene all’Ordine Sacro. Non di di studi che scoprono l’acqua calda i cui assunti potrebbero riassumersi in affermazioni del tipo : “lontananza del Magistero della Chiesa dalla vita reale”, “vivere il Vangelo è diventato difficile se non incomprensibile…”, la “Chiesa è aperta a tutti…”. Geniale, se non l’avesse ricordato il Card. Kasper non ci avrebbe pensato nessuno. Alla fine è scomparsa proprio la radice, la legge morale, la distinzione tra il bene e il male. Un grazie ai Cardinali ed ai Vescovi africani rimasti ancorati…

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