Dal Sinodo una fede tipo light, per far sentire cattolico anche chi non vuole esserlo – Goffredo Pistelli intervista Alessandro Gnocchi

È la preoccupazione di Alessandro Gnocchi autore del libro: «Questo Papa piace troppo»

di Goffredo Pistelli

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zzppNella buona, ottima, superlativa stampa di cui gode Papa Francesco, il Foglio è una piccola macchia. Un neo impercettibile quasi, visto che il vescovo di Roma è già finito sulla copertina di Time, come uomo dell’anno, sebbene eletto da pochi mesi. A dar corpo a quella piccola, minuscola ombra erano in due, Alessandro Gnocchi e Mario Palmaro, così bravi e puntuti da convincere il direttore, Giuliano Ferrara, a firmare un libro assieme: Questo Papa piace troppo, (Piemme) che raccoglieva appunto le loro critiche.

Il verbo è al passato perché Palmaro se n’è andato anzitempo, nella primavera scorsa, stroncato da una malattia e quindi rimane Gnocchi, 55enne, giornalista della provincia bergamasca, indefettibile voce fuori dal coro bergogliano.

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Con questo Sinodo straordinario della famiglia, che si è aperto domenica, questo Jorge Bergoglio piacerà ancora di più?

Prevedo di sì. Fa di tutto per riuscirci e anche le dichiarazioni fatte alla vigilia lo documentano, come quella che i pastori non possono caricare le povere famiglie di pesi che loro non sposterebbero neanche con un dito.

Lei come l’ha interpretata? È un riferimento alla morale sessuale?

Sì, dalla vita cattolica, si vogliono eliminare una serie di modi di fare, vivere, comportarsi che il mondo, oggi, ritiene eccessivamente pesanti. Modi che però fan parte della dottrina. E d’altronde nessuno obbliga il prossimo, con la pistola alla tempia, a essere cattolico. Il che si potrebbe tradurre con un’espressione.

Quale?

Il tentativo è quello di far sì che si possa essere cattolici anche senza esserlo veramente.

Eppure questa chiesa super-inclusiva stenta a vedersi: le messe continuano a essere sempre meno popolate.

Infatti. Il problema oggettivo, col mondo, oggi non è abbassare l’asticella. Non è così che si risolve il problema. Non si può ridurre tutto alla comunione dei divorziati risposati, come fosse l’articolo 18 dei cattolici.

Eppure l’ha scritto il vicedirettore del Foglio, Maurizio Crippa, cattolico.

Sì, ma se l’articolo 18 è un simbolo, il matrimonio è un sacramento, ossia cuore della fede e della pratica della fede.

Si dice di voler andare incontro alla persone…

Sì, ma solo per farle sentire parte della comunità: è una scelta banalmente umana. Riguardo invece alla morale sessuale, di fatto si attacca il sacramento della confessione, il riconoscimento dei propri peccati. E la messa diventa una grande festa che culmina in un banchetto dove c’è posto per tutti.

Non lo dovrebbe essere?

Non nel senso che ognuno fa quel che vuole. Tra l’altro, se porti un non credente in certe funzioni religiose, ridotte a happening, quello alza i tacchi e se ne va. Ci sono luoghi molto più divertenti.

Dove sta l’errore che un bel pezzo di Chiesa starebbe compiendo?

Pensare che la gente sia più sprovveduta di quello che è in realtà. Ho tre figli dai 18 ai 25 anni: non li avvicini semplificando e banalizzando le cose.

Che succederà in questo Sinodo?

L’obiettivo, del Papa, del cardinal Walter Kasper e della Chiesa che oggi è maggioritaria è uscire da quell’assemblea con un mandato a una pastorale più lasca e più comoda, senza che nessuno possa dire che sia stata toccata la dottrina.

Una delega in bianco, pure qui come sul Jobs Act.

Alla fine significa ratificare quello che avviene già: siamo ormai alla pastorale fai-da-te in tante parrocchie, dove i divorziati risposati fanno già la comunione.

C’è un altro pezzo di Chiesa che, viceversa, sembrerebbe non voler mollare.

Sì ci sono alcuni prelati che si che si sono fatti avanti: Walter Brandmüller, Raymond Leo Burke, Carlo Caffarra, Velasio De Paolis e Gerhard Ludwig Müller. Sa, non è una «tecnicalità» teologica: per chi crede rischiamo la profanazione dell’eucarestia.

Delle varie critiche a Francesco che sono finite nel vostro libro, a distanza di mesi quale le sembra debba essere rafforzata?

Quella sulla mediaticità del pontefice. Su quella linea si è spinto molto avanti e la linea di questo papato è il far prevalere la figura di Jorge Bergoglio su quella del Papa. C’è un canovaccio tipicamente mediatico, c’è la creazione della star, dell’idolo. Eppure l’essere Papa porterebbe ad altro.

Quale la contraddizione maggiore?

L’enfasi sul basso profilo di Bergoglio. Se ne parla così tanto che l’umiltà vera, oggi, da parte sua, sarebbe rivestirsi di tutto lo splendore necessario a presentarsi come il Vicario di Cristo. Un po’ come un tempo ci si vestiva bene per andare a messa la domenica, come segno di rispetto profondo.

Mi dica una cosa che di questo Papa le piace, però.

Ha una grande energia, anche intellettuale, che si declina in espressioni che forse, a noi occidentali, risultano un po’ estranee, ma certo non sono banali.

Giuliano Ferrara, l’altro giorno, ha scritto su Panorama che forse «persegue scopi santi con mezzi sbagliati». Non è che Bergoglio sia semplicemente se stesso e che non ci sia un disegno raffinato di riforma della Chiesa?

Il direttore si è studiato tutta la storia della Compagnia di Gesù e dice che è davvero come Pietro Favre, il gesuita che ha recentemente canonizzato, quindi cuore e sentimento. Lo scopo di Bergoglio è sicuramente mutare l’assetto della Chiesa attraverso questo modo di pensare, questa mistica del cuore.

Un male, deduco…

Sì, un male perché oscura quella parte razionale che è essenziale al cattolicesimo.

Fede e ragione, per dirla con Benedetto XVI

Senza la ragione, non si va da nessuna parte.

Assistiamo a situazioni paradossali: un grande consenso per Bergoglio e un sommo fastidio per i cattolici. Domenica scorsa, le «Sentinelle in piedi», gente che stava ferma a leggersi dei libri, protestando contro gli eccessi dell’imminente legge antiomofobia, è stata aggredita.

Il pensiero, i gesti di questo Papa producono astio nei confronti di queste persone perché vengono percepite come freni per l’azione liberatrice. Con i suoi «chi sono io per giudicare gli omosessuali», con la sua desistenza verso il mondo, il Papa li ha messi fuori gioco. Rimanendo fermi, sentinelle in piedi appunto, si sono ritrovati in offside, per dirla calcisticamente.

Un paradosso, in effetti

Sì perché è arretrata la linea: Benedetto XVI stava più avanti e li teneva in gioco.

Che ne pensa delle tesi sostenute da Antonio Socci nel suo ultimo libro, “Non è Francesco”, circa l’invalidità dell’elezione papale di Francesco?

Non ho la scienza teologica e canonica per dirlo, e forse nemmeno Socci. Non so che attendibilità abbia la sua ricostruzione ma non mi appassiona.

Perché?

Perché c’è una persona seduta sul soglio di Pietro: la Chiesa mi dice che è il Papa e io le credo. Dopo di che, a mio modo di vedere, quella persona diffonde idee e compie atti che la Chiesa la danneggiano. A Socci, finché Francesco è piaciuto, quegli atti e quelle idee andavano bene.

E quindi?

Forse dire che non è stato eletto è un modo per sentirsi liberi di criticarlo.

Invece si può?

Certo, il Diritto canonico, al n. 212, riconosce ai fedeli il diritto di esprimere delle riserve «su ciò che riguarda il bene della chiesa». E l’infallibilità petrina è circoscritta: le interviste, per esempio, non la impegnano.

Senta lei è un cattolico fervente e questo pontefice non le piace. E come la mettiamo con lo Spirito Santo che scende sul Conclave? S’è sbagliato?

Diceva S. Vincenzo di Lérins che, certi papi, il Signore li dona, altri li tollera, altri ancora li infligge.

Sì ma lei, da uomo di fede, che cosa pensa?

Mi do alcuna risposte ma non posso averle tutte. Mi fido ciecamente della Provvidenza che ci muove a fare quello facciamo. Certo era più facile essere cattolici sotto Pio XII.

Un tema su cui s’è discusso molto è la tepidezza di Francesco verso le persecuzioni nel mondo islamico. Che ne pensa?

La Chiesa di oggi, avendo buttato a mare il senso del sacro, nei rapporti con le altre religioni è in difficoltà. L’Islam è forte e tiene vita quotidiana e sacro insieme. Il cristianesimo, viceversa, si è mondanizzato. Ma se non riesce nemmeno a far inginocchiare le gente a messa, come può sperare che quegli uomini si alzino in piedi di fronte davanti a un’altra fede, così aggressiva.

Cosa la amareggia di più, da cattolico?

Il decadere della liturgia: i cui segni e le cui parole sono il cuore della fede. Ciò che ti mette in ginocchio davanti alla Croce. Tutto ciò è andato perso quasi completamente.

Non per colpa di Bergoglio, diciamo.

No, in effetti è cominciato molto prima. L’altro aspetto è quello della morale. L’altro giorno, un amico, credente, che vive da anni da separato in casa con la moglie, credente anche lei, pur di poter accedere ai sacramenti, mi ha detto: «Ho fatto tutto questo per anni e oggi mi si dice che sono stato un cretino».

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fonte: Italia Oggi, 10 ottobre 2014

18 commenti su “Dal Sinodo una fede tipo light, per far sentire cattolico anche chi non vuole esserlo – Goffredo Pistelli intervista Alessandro Gnocchi”

  1. Mi soffermo solo sull’ultima risposta, molto vera e amara. Dove li mettiamo tutti quei coniugi che hanno fatto tanti sacrifici, con grandissima dignità, per ribadire il valore del matrimonio cristiano in cui hanno creduto? Ci sono stati anche dei santi che hanno vissuto difficoltà nel matrimonio in modo eroico. Si rischia davvero di trattarli come dei poveri imbecilli, lo stesso modo con cui li tratta il mondo: persone ingenue, sorpassate, che credono ancora in certe cose. E tutti quei buoni sacerdoti che hanno incoraggiato a portare pazienza e a perdonare?
    Mah… vedremo come andrà a finire. In ogni caso non sono spaventata.
    Certo che tanti nostri pastori dovrebbero riprendere il salmo 118, entrare nel suo spirito e insegnare ai fedeli ad entrarvi.

  2. Gentile Alessandro, mi permetto solo di dissentire dalle sue critiche a Socci. E’ pur vero che all’inizio del “pontificato” era favorevole a Bergoglio, ma questo non significa che si debbano trascurare alcune sue affermazioni, a mio avviso non secondarie. Il tema della nullità della elezione non mi pare campato in aria e andrebbe verificato con serietà. Come ho già detto, essendo io un insegnante, se le ricostruzioni fossero esatte, assimilando il conclave ad un consiglio di classe -mi scuso per il paragone ma può rendere l’idea- difficilmente un tar non annullerebbe le sedute e le delibere di tale assemblea. In fondo, potrebbe essere nuovamente riunito con gli elettori di allora: il punto è che non lo vogliono fare perché il tanto osannato Bergoglio non sarebbe eletto.

  3. Cesaremaria Glori

    Illuminante la frase che dice che chi non si inginocchia difficilmente si alzerà in piedi, Infatti mandano gli aerei a bombardare ma hanno paura di inviare soldati, perché sanno che pochissimi sarebbero disposti a spendersi per un ideale, L’Occidente si è arreso senza combattere e quando lo farà, perché costrettovi, non avrà più il vantaggio dell’iniziativa e, soprattutto, avrà contro le sue stesse leggi che sono lacci materiali ma ancor più morali.

  4. Sinodo=camminare assieme? No grazie!: la quota di macula originalis che ho ereditato da Adamo ed Eva, paleoratificatori del Male nella sua banalità, mi garantisce ampiamente il successo, qualora in modo del tutto autonomo, volessi imboccare la strada della perdizione. Mi stiano alla larga: non voglio d’attorno funzionari parrocchiali vestiti come busdrivers, né ruffiani chiacchieroni armati di pastorali tarlati e fradici.

  5. Io credo che oggi non si creda più alla possibilità di diventare santi. Una Chiesa che semplifica, fino al tradimento di se, la dottrina e la morale, diffida che gli uomini possano arrivare all’eroismo. Questo dunque non è amore, è disprezzo verso l’uomo, immagine di Dio.

    1. Ma non ricorda, Annarita, le parole di Paolo VI? “anche Noi abbiamo il culto dell’uomo”, come si concilia questo modo di pensare con le parole della Bibbia? “Maledetto l’uomo che confida nell’uomo”.

  6. Ottimo e sintetico, dott. Gnocchi.

    Solo un bonario appunto (forse il primo e l’unico che ritengo di dover fare ai numerosi scritti che la riguardano): mi pare (e mi pare abbastanza evidente) che la sua posizione nei confronti dell’ultimo lavoro di Socci sia del tutto preconcetta, e, mi spiace davvero, denota la mancata lettura del libro in questione (non è certo obbligatorio leggerlo, ma è obbligatorio nel caso si voglia dare un giudizio obbiettivo sul tema). In realtà la cosa che più mi dispiace è percepire tutte queste divisioni anche all’interno parte più critica verso l’attuale “trend” della Chiesa, che dovrebbe invece unire le forze e fare più un gioco di squadra … sempre calcisticamente parlando.

  7. Ai tempi di Pio XII la disciplina morale del cristiano era più rigorosa e la società più omogenea. Per questo, anche se obbedire costava, e costa sempre, sacrificio, ci si sentiva al sicuro. Ero piccola, ma me ne ricordo ancora…
    Grazie per averlo rammentato.

    1. Lei è fortunata. Ahimè, io son nato dopo il cv2, quindi come cattolico sono confuso da.. Sempre. Grazie a questo sito e ai suoi frequentatori posso dire di aver trovato un approdo, un punto da cui approfondire, lavorando per la salvezza della mia anima e ad maiorem gloriam Dei.

  8. Una Chiesa che non vuole più santificare, che molla la gente nel fango e gli da una mano a rimanerci, ha senso che esista?

    1. No, l’esistenza di una Chiesa simile non ha alcun senso: fortunatamente la sussistenza della Chiesa Cattolica è assicurata dalle persone che continuano a mantenere e a trasmettere la fede Cattolica, nonostante siano una esigua minoranza!
      Anche per questo motivo l’eventuale esito eretico del Sinodo dovrà essere rifiutato, anche se fosse DICHIARATO vincolante, anche se fosse CONFERMATO da una dichiarazione EX CATHEDRA di Bergoglio (tali dichiarazioni possono soltanto CONFERMARE la RIVELAZIONE, non hanno il potere di contraddirla): se dovessero piegarsi all’eresia anche coloro che sono ancora Cattolici, la Chiesa Cattolica non esisterà più (fortunatamente Cristo ci ha assicurato che ciò non avverrà mai)!

    2. Farebbero meglio ad andare a lavorare nelle Onlus, questi preti modernisti, così eviterebbero la resa dei conti con NSGC in riferimento al mancato assolvimento dell’incarico loro affidato dal Cristo al momento della sua Ascensione (convertire tutte le genti, sino ai confini del mondo, battezzandole nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo).

  9. Tirare non senza fragore un sasso in piccionaia “et réveillère le catholique endormí”: questo è un merito, fosse anche l’unico, che il volume di Socci ha. Infatti l’editore al quale ha affidato la sua ultima fatica, gode di diffusione e visibilitá ben maggiori di quelle delle piccole case editrici controinformanti alle quali peraltro va tutta la mia stima e simpatia.

  10. come era bello vivere quando la chiesa sapeva cosa si doveva fare. Oggi si lascia correre,in tante cose,ma se il signore stesso ci ha detto il vostro parlare sia SI SI o no no il resto viene dal maligno, dunque che la Chiesa non scenda a compromessi di nessun genere, ci dica chiaramente il Suo Si po il suo no e noi lo accettiamo perché per il nostro vero bene.Stamattina mentre quardavo le persone fare la comunione in Chiesa quardavo se qualcuna prendessa in bocca la Santa ostia, ma tutti la ricevevano in mano, ma questo permesso che da la Chiesa vi pare un modo di portare rispetto al Signore?la chiesa dovrebbe tassativamente proibire questo. invece lascia perdere ,lascia oggi lascia domani ,tutto si ridicolizza si banalizza ,nessuno sa cosa sta facendo .Oggi troppe cose si lasciano passare , si trascurano.Basterebbe mettere ordine anche nelle Chiese ,basti sapere che nella bibbia il Signore Dice che lui ci tiene al suo santuario e lo descrive come lo vuole con candelabri ecc ecc

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