Davide Bifolco una vittima? Si vedrà – di Piero Laporta

Ragioniamo sulla morte a Napoli di Davide Bifolco, 17 anni.

 di Piero Laporta

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zzbflcDavide Bifolco non si è fermato all’alt dei carabinieri che facevano il loro legittimo dovere. Non fermandosi Davide Bifolco ha commesso un grave reato. Un militare della pattuglia, impegnato nella ricerca di un  latitante, aveva il colpo in canna e ha sparato in circostanze che dovranno essere definite dai periti: distanza, angolazione, numero dei colpi, collocazione di chi ha sparato e di chi è stato colpito, condizioni di luce e ambientali, presenza di altri personaggi, addestramento specifico del carabiniere. Come si può comprendere, i fatti ancora da appurare sono più numerosi di quelli già noti. Si può tuttavia dire con certezza che, quando si impugnano armi, un incidente è sempre, davvero sempre in agguato. Questo non giustifica tuttavia la criminalizzazione d’un carabiniere che stava compiendo il suo dovere.

Il dolore della famiglia di Davide Bifolco è comprensibile e va rispettato. Non è invece accettabile che la famiglia e altri criminalizzino preventivamente il carabiniere che ha sparato. Invocarne la carcerazione a vita, com’è stato da parte della famiglia e dei sodali di Davide Bifolco, significa insinuare la premeditazione del fatto, senza che nulla giustifichi una tale gravissima accusa. Ancora più grave è che certi giornalisti la rilancino acriticamente, dandole quindi forza, dalle stesse cerchie che fanno professione di antimafiosità:”Le istituzioni non c’erano, erano sott’accusa per la morte di Davide, il ragazzo ucciso giovedì notte da un carabiniere. In piazza nel rione di Napoli «abbandonato dallo Stato» lacrime e rabbia: «Vogliamo giustizia, non violenza». E Alfano continua a tacere” scrive irresponsabilmente Il Manifesto.
L’ultima trovata della famiglia di Davide Bifolco, l’esibizione delle foto del cadavere, è solo una subdola e aggressiva reiterazione della richiesta di carcerazione a vita, senza elementi concreti per sostenerla, da cui traspare solo odio per le istituzioni e per gli uomini che le rappresentano.

La pattuglia aveva intimato l’alt e i tre sul motorino non si erano fermati. A detta della famiglia, Davide Bifolco se l’era data a gambe perché il motorino era privo di assicurazione. Dal momento che non guidava lui la giustificazione è debole e lo è ancor meno se, come risulta, su quel motorino viaggiava anche un latitante, si era in piena notte, attraversando una delle zone più malfamate di Napoli.
Non fermarsi all’intimazione della polizia è un reato, la cui commissione in quel contesto autorizza i carabinieri a supporre che la fuga sia operata da soggetti pericolosi… CONTINUA A LEGGERE

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fonte: sito dell’Autore

2 commenti su “Davide Bifolco una vittima? Si vedrà – di Piero Laporta”

  1. Annarosa Berselli

    Ma i genitori del ragazzo putroppo morto, dove erano? Perché
    non hanno controllato le compagnie frequentate dal figlio, se
    l’assicurazione del motorino c’era oppure no, non gli hanno
    ricordato l’obbligo di indossare il casco e fermarsi
    all’alt? Oltre che, si intende, al divieto di viaggiare in tre
    su un motorino solo!

  2. Totalmente d’accordo con l’estensore dell’articolo. Una tragedia, non c’é che dire: ma da qui a farlo passare per martire ed eroe…

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