Demonocrazia. Passato e presente di un raggiro  –  di Piero Vassallo

di Piero Vassallo

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zzdemonocraziaConiato nel 1799 dal gesuita svedese Lorenzo Ignacio Thjulen, il termine demonocrazia definisce  puntualmente l’inganno sofistico e il raggiro di parola, che sono attivi nel rombante/devastante motore della rivoluzione francese e dei suoi succedanei e surrogati.

Matteo Simonetti, scrittore che vanta una puntuale conoscenza della filosofia, colloca il neologismo di Thjulen nel titolo di un suo penetrante/coinvolgente saggio politologico, inteso alla critica all’inganno democratico, opera che è stata pubblicata da Marco Solfanelli, editore controcorrente e irriguardoso in Chieti.

Il testo di Simonetti, prima di denunciare “lo sfruttamento delle risorse da parte di pochissimi, che causa la povertà di molti“, intende svelare la devastante/disumanizzante intenzione degli oligarchi sedicenti democratici, ossia “la castrazione intellettuale ed emotiva degli occidentali benestanti. La vita squassata è la nostra, attraverso la manipolazione delle coscienze ed il conseguente depotenziamento volitivo. Non siamo più padroni di noi stessi, ecco il punto”.

L’espropriazione della dignità altrui è l’esercizio di una squisita arte democratica, nella quale si cimentano persone dotate di vizi eccellenti e di vaselinose abilità.

Simonetti contesta l’opinione, superficiale ed illusoria, di coloro “i quali dicono che nella democrazia odierna non occorre alcuna dote per essere vincenti” ed afferma che “c’è effettivamente una selezione: la politica in democrazia genera una sorta di demeritocrazia, di trasvalutazione dei valori“.

[Si tratta di un’affermazione che il sottoscritto è obbligato a confermare e sottoscrivere senza riserve, avendo purtroppo assistito, esterrefatto e disgustato dalle regole vigenti nella c. d. destra, all’emarginazione stupida e incivile di uomini di valore, quali Giano Accame e Fausto Gianfranceschi, bocciati a beneficio di scalzacani di periferia, in lesta ascesa dai numeri rossi della cultura e della politica propriamente detta].

Il male segreto della democrazia, ad ogni modo, è la superstizione liberista, da cui discende il culto demenziale tributato alla mano magica del mercato.

Simonetti cita al proposito un testo di Ernst Nolte in cui è denunciata “la rimozione della trascendenza teorica attraverso la trascendenza pratica” e descritta l’ingannevole utopia “un continente pieno di libertà individuali ma non meno dogmatico e totalitario, in cui il dogma liberista non potrà più essere contestato”.

Ora dalla mitologia liberista ha origine una incontrollata propensione al consumo, al possesso di simboli della ricchezza e alla loro esibizione, “serpi striscianti che si insinuano anche nelle menti più pure, in anfratti scavati nella debolezza … per resistere occorre esercitarsi continuamente, in atti che fortifichino e rinnovino quel sentire antimaterialista, il quale deve essere percepito come missione sociale”.

Di conseguenza Simonetti avverte che il potere esercitato dai seminatori dell’illusione liberista non può essere contrastato dagli spiriti liberi che si aggirano nella destra evirata dal superomismo, ma da individui che non sopportano il peso della democrazia come mortificazione dello stato.

Alla politica onestamente ispirata compete un’azione finalizzata a rompere il circolo vizioso mosso dalla mitologia liberale e chiuso dall’immondo potere degli usurai e dei loro politicanti valletti.

Quale esempio di studioso in rivolta contro il potere esercitato dagli usurai, Simonetti cita il professore Giacinto Auriti, l’insigne studioso abruzzese che, “come San Bernardino da Siena, è riuscito a spiegare come l’inflazione, le tasse, gran parte delle guerre e delle crisi economiche, la concentrazione della ricchezza nelle mani di pochi, siano fenomeni generati da un meccanismo perverso di concezione della moneta, la nostra moneta-debito creata ad arte per scopi di dominio”.

Simonetti, elevandosi al pensiero del bankiller Giano Accame, cita l’articolo grottesco e spudorato pubblicato da un banchiere trilateralista, Jean-Claude Trichet, nel Corriere della Sera del 9 agosto 2009, componimento nel quale “sono riuniti tutti gli inganni e le distorsioni che caratterizzano e servono Mammona nella sua lotta alla verità. Il parallelismo tra poesia e monete d’oro è ripugnante. … Non vedo come le monete possano circolare di mente in mente come le poesie alle quali Trichet le accomuna. Ma questo abominio estetico non è solo frutto della scarsa cultura e sensibilità: esso ha un senso profondo che è quello di mascherare la realtà odierna del denaro, che è solo sterco del demonio, quindi tutto fuorché poetico”.

I lacci che l’eversione finanziaria stringe intorno alla folla solitaria possono essere spezzati solamente da una controrivoluzione, capace di attuare “un rovesciamento rispetto  al sentire comune” ossia dall’irruzione di un pensiero capace di correggere “i concetti di progresso, direzionalità della storia, onnipotenza della ragione speculativa e della tecnica, verità del pensiero tradizionale, valore della religiosità come somma di precetti e proibizioni“. In altre parole libertà significa uscita dalle gabbie costruite dalla rivoluzione e dalle guerre democratiche in vista del paradiso immaginario, annunciato dagli usurai e dai banditori delle chimere liberali.

13 commenti su “Demonocrazia. Passato e presente di un raggiro  –  di Piero Vassallo”

  1. Sono quasi povero ma non me ne frega niente, spero soltanto di andare in purgatorio e poi in Paradiso, il resto non conta.

  2. Bellissimo articolo e bellissimo il saggio citato.
    Credo vi sia una specie di fobia collettiva di aprire questi temi al dibattito collettivo, dando per scontato l’invariabilita’ dei sistemi che oggi ci attanagliano.
    Vi sono poche menti limpide ancora in grado di criticare in modo costruttivo il sistema politico e il sistema economico.
    Dopo i grandi pensatori del secolo scorso che hanno dato vita ai sistemi politici ed economici piu’ aberranti cercando di contrastare il sistema “democratico” e “capitalista”, il secolo attuale sembra intorpidito e schiacciato sotto il “piede” della cosidetta Democrazia e sistema finanziario, cosi’ il sistema si autoconserva, producendo individui assuefatti e rassegnati, manipolati da una ristretta elite di “depravati” economico-politici.
    La Chiesa cattolica stessa, solo ora comincia ad emettere un tenue gemito con papa Francesco, che ha capito bene questo obrobrio.
    Mi auguro che il dibattito si espanda e diventi prioritario con il contributo di menti…

  3. Splendido articolo…purtroppo credo che la controrivoluzione non ci sarà o sarà lontanissima…siamo circondati da stupidi: io stesso ho letto o sentito frasi del tipo: Renzi è un FALSO di sinistra, renzi è un CATTOLICO, non un uomo di sinistra, ecc.!
    La maggior parte delle persone, più c’è crisi e più vota a sinistra, persino Renzi è considrato da molti non abbastanza di sinistra, siamo in un circolo vizioso!
    Finchè le persone non capiranno IN MASSA che la sinistra è ciò che li opprime e li schiavizza, non ne uscitemo!
    Inoltre la sinistra ha regalato al popolo gli abominii dell’aborto, delle pillole abortive, del divorzio e ora regalerà nuove perversioni…proprio quello che la gente media (=gente mediocre) vuole: quelle cose sono viste come DIRITTI, a molti piace avere rapporti carnali senza prendersi responsabilità, come sarà possibile far capire a gente simile (la maggioranza) che sinistra e democrazia sono negative? I maiali vogliono le carrube e nel loro sterco ci stanno bene! Se poi si cerca di farli ragionare dal punto di vista puramente economico ci si sente pure rispondere che la colpa della crisi è TUTTA della DESTRA, che Renzi sbaglia a fare patti con Berlusconi perchè solo un governo COMPLETAMENTE di sinistra ci tirerebbe fuori dalla crisi…poi, quando hanno fame, vanno a frignare in piazza ma continuano a votare a sinistra…come si può sperare che nel breve periodo qualcosa cambi in meglio?

  4. piero vassallo

    il lettore Leopoldo ha la metà della ragione: l’orizzonte politico è buio, ma il pensiero cattolico ha proposto idee forti e potenzialmente vincenti dopo la fine della seconda guerra mondiale – penso al magistero di Pio XII e alle opere di filosofi insigni, quali Cornelio Fabro, Antonio Messineo, Marcel de Corte, Marino Gentile, Nicola Petruzzellis, Augusto Del Noce, Michele Federico Sciacca, De Tejada, Maria Adelaide Raschini ecc. – abbiamo una grande biblioteca e in essa gli strumenti per un’azione efficace – dobbiamo imparare ad usarli – non dobbiamo inventare ma accettare umilmente ed usare con sagacia l’ingente eredità che è a nostra disposizione – dobbiamo coordinare l’azione dei numerosi e purtroppo chiusi centri culturali costituiti per la difesa e la propaganda della tradizione cattolica e non per la lite nei cortili della vanità – la sinistra è ideologicamente disarmata e alla mercé delle banche americane – possiamo competere ma occorre usare la vera tradizione, abbattere le sterili…

    1. Sì, ha ovviamente ragione caro Vassallo, ma come fare per imparare ad usare
      efficacemente gli strumenti a disposizione?

  5. “quelle cose sono viste come DIRITTI, a molti piace avere rapporti carnali senza prendersi responsabilità, come sarà possibile far capire a gente simile (la maggioranza) che sinistra e democrazia sono negative?”

    Io non credo sia possibile…

    1. Si vota sempre e comunque a Sinistra (da parte di un terzo circa dell’elettorato, concentrato nelle Regioni che dovevano essere “completamente sgombre di Preti, di Suore e di Fascisti” alla fine della guerra) perché si dà per ovvio che il Male Assoluto sia il “non essere rivoluzionari” – Come a Parigi nel 1792.
      Questa mentalità domina anche nelle Parrocchie decattolicizzate, concentrate in Piemonte. Lo dico per conoscenza diretta; cito nuovamente l’atroce testata del sito della diocesi torinese, dominata dalla Mole Antonelliana, e con la Croce ridotta a una sorta di stella di Natale.

      Per quanto riguarda l’erotocrazia e pornocrazia attuali, esse hanno, a mio giudizio, radici meno profonde nell’animo della popolazione – anche perché le sofferenze (e i disastri economici) causati dallo sfascio delle famiglie sono fortissime

      1. Mah… dico solo che non credo sia possibile convincere le nuove generazioni a rinunciare a fare quello che piace o si ha voglia solo per seguire delle regole alle quali non credono e trovano insensate. Quello che pere un cattolico è lapalissiano lo è molto meno per gli altri…

        1. Per le regole no, sono d’accordo.
          Per “riuscire a campare” – con una base di serenità – sì.

          Dicevo in questi giorni a un amico che TUTTI i miei coetanei che conosco a fondo (mezza età) sono amareggiati, tranne due. Anche quelli che non sono né divorziati né separati, né traditi dalla moglie.
          C’è una negatività diffusa che ha superato i livelli di guardia.

          E i trentenni ? Vorrei che la situazione fosse migliore, ma temo sia peggiore.

          1. Verissimo: c’è una tendenza al lamento e alla negatività da parte di chiunque che sta diventando francamente insopportabile. Basta anche solo guardare il telegiornale.

  6. A Paola B. rispondo: gli strumenti materiali sono appena sufficienti i valori delle persone notevoli anche se dispersi – il problema è uscire dalla logica infelice dell’orticello e pensare a un coordinamento delle brillanti attività in corso . abbiamo ottime case editrici con robusti cataloghi – abbiamo alcune interessanti riviste (Tradizione, Storia Verità, L’Altra voce, Spiritualità e letteratura ad esempio) – abbiamo numerosi siti redatti e curati da persone di alto profilo intellettuale e morale. queste attività dovrebbero essere coordinate – a mio parere è indispensabile trovare un efficiente coordinatore delle imprese in corso, eccellenti imprese purtroppo gestite in ordine sparso e con scialo enorme di energie – l’inizio potrebbe essere un incontro (a Firenze, dove possono ritrovarsi esponenti del Nord e del Centro-Sud) dei responsabili delle numerose attività tradizioniste (uso il termine coniato da Maria Guarini) – in quella sede di potrebbe ragionare della distribuzione dei libri e delle…

    1. Sì, indire una specie di Stati generali della cultura cattolica, nella splendida città di Firenze, centrale non solo geograficamente, sarebbe un buon inizio.

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