Diktat europeo all’Italia: “Migliorate i servizi abortivi!”. E le pecore belano obbedienti  –  di Elisabetta Frezza

Assistiamo alla totale mancanza di ogni resistenza, anche solo formale, di fronte al male assoluto truccato con il cerone del benessere e della legalità. La ministra rassicura: da noi si abortisce bene. Le incredibili dichiarazioni del presidente dei ginecologi cattolici. Dobbiamo, senza indugio e senza lasciarsi scoraggiare dalla disparità delle forze in campo, tornare a distinguere il bene dal male.

di Elisabetta Frezza

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zzzzlrnznMentre siamo tutti distratti dagli effetti speciali del circo di Santa Marta, accadono altre cose, cose tremende, alle quali nessuno reagisce come si dovrebbe reagire. Cose che, a ben vedere, appaiono in perfetta armonia con il vero spirito dello show circense e del suo impresario, ma questo è un altro discorso.

La scandalosa acquiescenza generalizzata di cui ci tocca essere spettatori sul fronte dell’attacco alla vita non è altro che l’effetto perverso della pax bioetica firmata per tappe successive dal proteiforme blocco democristiano, da cui è stato partorito il monstrum tutto italiano dell’ “abortismo pro life”, poi della provetta pro life, dell’eutanasia pro life, e così via di ossimoro in ossimoro. Un ircocervo dai molti nomi ma dall’unica natura ibrida, ingannevole, suggestiva e malefica.

I maggiori quotidiani di regime, oggi, raccontano della resa unanime e senza condizioni alla necrocultura massiva secondo agenda mondialista applicata diligentemente dai burocrati europei. Infatti l’Europa (nella specie, la Commissione per i diritti umani del Consiglio d’Europa), accogliendo un ricorso della Cgil, intima all’Italia di migliorare i servizi abortivi e di omogeneizzarli sul suolo nazionale in nome del diritto della donna alla salute, nonché di colmare le discriminazioni esistenti sia tra le pazienti (disuguaglianze riscontrate nell’accesso all’ivg a seconda delle località) sia tra gli operatori sanitari obiettori e non obiettori (svantaggi di carriera e sovraccarico di attività lavorativa a danno dei primi). In pratica, un’ingerenza prepotente contro l’esercizio dell’obiezione di coscienza. E l’Italia come risponde? Risponde sostanzialmente in due modi, di fatto convergenti: o plaudendo alla reprimenda, o tentando di giustificarsi. Il che significa che in entrambi i casi il contenuto della censura, di per sé, è ritenuto corretto; cioè che va garantito il pronto esercizio del diritto della donna ad abortire e che ad esso vanno subordinati gli scrupoli di coscienza, veri o fittizi, delle truppe in camice bianco.

Ora, quello che si vuole qui evidenziare – senza nemmeno entrare nel merito di una statuizione sovranazionale coerente con il sistema totalitario dei falsi diritti (dis)umani – è la totale mancanza di ogni resistenza, anche solo formale, di fronte al male assoluto truccato con il cerone del benessere e della legalità. L’altra faccia della questione, ossia la faccia vera, cruenta e criminale – l’ecatombe senza fine di creature innocenti – è ormai digerita e assimilata anche da chi dovrebbe rigettarla in automatico, se non per naturale reazione immunitaria, almeno per dovere “professionale”. Il mondo pro life ufficiale, pagato dai soldi del contribuente con l’otto per mille episcopale, è oramai tanto organico al pensiero unico che i giornali si permettono di trascurarlo del tutto e di risolvere l’immancabile “dibattito” delle idee all’interno del mondo abortista tout court: Repubblica mette a confronto l’abortista milanese della Mangiagalli con l’abortista romana del San Camillo (dal nome pare che sia femmina, dalla foto non si sa), il Corriere concede una colonnina esilarante al presidente dei medici cattolici che – leggere per credere – offre consigli per risolvere felicemente l’annoso problema della carenza di obiettori (vedi, in calce, entrambi gli articoli). Dappertutto, Avvenire compreso, spicca la autorevole presa di posizione del ministro della salute Lorenzin che adotta, a beneficio del proprio Paese redarguito, una linea difensiva di indubbio spessore: ci informa che la decisione del Consiglio europeo si basa su dati obsoleti, e oggi in realtà la situazione in Italia è molto migliorata. Vale a dire, si ammazza di più e si ammazza meglio, in modo anche più uniforme sul territorio.

E siccome la quota dei morti innocenti è assolta, merita di essere assolto di conseguenza anche lo Stato, assassino a sufficienza e con sufficiente efficienza. In attesa di dare di più.

È evidente che è completamente sparita dalla scena ogni traccia del discorso sulla vita, sulla maternità e sul nascituro, che non siano le solite formule di facciata eufoniche e vacue, utili ad abbindolare, panem et circenses (dove il circo è sempre quello di cui sopra), la massa sedicente cattolica narcotizzata da decenni di lotta simulata.

Il baco penetrato nel cervello unico nazionale plasmato dalla propaganda mediatica, politica, medica, giudiziaria, scolastica, sinanco ecclesiale, è che tutto ruota intorno al falso tema della salute della donna, unica vera martire della modernità. Ne discende, secondo logica, che la mancata prestazione abortiva diventa un caso di malasanità (un nome, una garanzia), oltre che perfino di violazione dei diritti umani (altro nome, altra garanzia).

Il garbuglio della matassa italiana è quindi avvolto intorno all’aporia della ospedalizzazione dell’aborto e dell’aborto di stato, il che significa assassinio per cura e legalizzato, come sancito dalla famigerata 194 e difeso da tutti, compresi i simil-pro life fieri della loro creatura, la più bella del mondo. Basta leggere i commenti dei vari Gigli, Roccella, Binetti, docili pedine dell’apparato episcopale avvinghiato al potere governativo – e, per la proprietà transitiva, ai suoi mandanti europei – in un amplesso adulterino tanto remunerativo quanto suicida.

L’aver inglobato il servizio della c.d. interruzione volontaria di gravidanza tra le prestazioni garantite dalle strutture ospedaliere pubbliche ha determinato la blindatura socio-sanitaria dell’omicidio dell’innocente, perché così la soppressione del bambino nel grembo della madre da trasgressione privata si fa pubblica opportunità, riguardante per giunta la sfera sacra della salute: sparisce il catartico senso di vergogna che lascia il posto alla cupa indifferenza gonfiata dalla boria dell’autodeterminazione, sicché l’aborto diventa un’opzione come un’altra, prima neutra, poi appetibile e alla fine virale. Come teorizzava de Sade, una cosa oscena mostrata in pubblico perde la sua carica negativa; se poi è lo Stato stesso a finanziarla e realizzarla, l’effetto pedagogico è completo e dirompente.

È incredibile e tragico insieme che nessuno levi un grido contro la mistificazione sanguinaria che la decisione europea ha portato alla ribalta, né un MpV inadempiente e infingardo, né un vescovo né – figuriamoci – qualche suo superiore. Tutti asserviti a un altro padrone. Il padrone del mondo.

L’orgoglio dei cosiddetti pro life italioti e degli obiettori per convenienza è quello di non disturbare i serial killer che svolgono il loro onesto lavoro nel box accanto.

Finché il bene non verrà separato dal male, sia fisicamente sia nella testa delle persone che abbiano conservato una scintilla di ragione, non sarà mai possibile vincere la guerra perché non è dato identificare il nemico contro cui si deve combattere. Questa è l’opera prodromica che ciascuno di noi è chiamato a compiere senza indugio e senza lasciarsi scoraggiare dalla disparità delle forze in campo: tornare a distinguere il bene dal male.

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REPUBBLICA

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CORRIERE DELLA SERA

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20 commenti su “Diktat europeo all’Italia: “Migliorate i servizi abortivi!”. E le pecore belano obbedienti  –  di Elisabetta Frezza”

  1. Ritengo assolutamente fondamentale continuare a defiinire pubblicamente l’aborto per quello che è: Omicidi !

    Altrettanto bisogna fare con chi lo chiede e con chi lo esegue: Assassini !

    Questo almeno finché sarà possibile, perché presto diventerà reato e si finirà in carcere assieme agli obiettori.

    Distinguere il bene dal male significa servire la Verità, ecco perché farlo sarà perseguito penalmente in nome della libertà e dei diritti (di satana).

  2. le parole della dottoressa di Roma sono allucinanti..sono pura follia…e quella di Milano..dal 1980 pratica aborti…sono folli..folli

  3. Sono letteralmente disgustato dalla mancanza di reazione degli ambienti cattolici che hanno qualche visibilità pubblica contro questo tenace e demoniaco attacco alla vita. Perché non si ha il coraggio di pubblicare un articolo come questo su quotidiani o siti di maggiore visibilità, anche in nome del tanto
    propalato pluralismo, che poi in realtà si rivela un totalitarismo culturale opprimente?

  4. Ho partecipato tempo fa ad un’azione antiabortista nella mia città. Entrammo in gruppo in una clinica dove, tra l’altro, sapevamo con certezza che pagando sì poteva abortire anche oltre i termini di legge. Distribuimmo volantini con scene raccapriccianti di piccoli esserini massacrati in modo atroce e buttati nella spazzatura come inutili rifiuti, le degenti ci guardavano scioccate, chi si vergognava, chi si commuoveva, “ecco cosa state per fare”, dicevamo noi, una giovane donna scoppio’ in lacrime e scappò via dall’ospedale, mentre i medici e il dirigente sanitario inveivano contro di noi, ci deridevano istericamente e ci insultavano. Ci furono denunce, indagini, e poi anche un processo con condanne. I soliti giornali ci dileggiarono, non si accontentarono di dire la loro ma ci calunniarono con bugie e falsità. Sono passati ormai dieci anni da quell’azione di protesta forte e molto cruda, la conservo nel mio cuore con fierezza ed un sorriso.

  5. Pucccio Cipriani

    Ma cosa ci aspettavamo quando Bergoglio ha indicato come personaggio dell’anno la mammana Emma Bonino che ha praticato -come lei stessa ha scritto – oltre diecimila aborti con una pompa da bicicletta, un personaggio sempre in prima fila a propagandare la droga libero, l’eutanasia, il matrimonio pederastico e, infine, tenutaria di una “fabbrica degli angeli”, come si diceva allora, dove si dilettava a tracimare i bambini. Ecco, invece, per Bergoglio la mammana è diventata SANT’EMMA DELLA POMPA.

  6. Cristiano Lugli

    D’altromde il problema principale non sono i cottolenghi di Palazzo Madama e Montecitorio: il disastro vero e proprio lo produce tutta una parte di quell’invertebrato e fiacco mondo pro-life che a furia di mastodontici “noi non siamo contro, ma…” , è finito per non saper più che parte tenere, e soprattutto in che modo sostenerla, perdendo di fatto quella voce grossa che servirebbe davanti a queste diaboliche richieste. Dall’altra parte chi non vuole collegare tutto questo genere di problemi all’ormai lontano eco di quella che FU la Chiesa Cattolica, si auto certifica come cialtrone pressapochista. Il metabolismo con cui queste cose vengono smaltite è più veloce di quello di un ventenne che pratica sport ogni giorno, fermo restando che non è più nemmeno detto che vengano prese in considerazione. Quando gli alti vertici diventano muti e anzi collaborano a questa fenomenologia autodistruttiva – per dirla con De Corte – , è l’intero zoòn politikon a pagarne le devastanti conseguenze.

  7. Possibile che non possiamo fare piu’ nulla contro questi omicidi di Stato? Poi verranno gli omicidi per eutanasia e poi altri ancora. E allora? Un referendum è ancora praticabile? Forse aiutando i medici obiettori si potrebbero inceppare gli ingranaggi sempre che questi riescano a resistere…..
    Come possiamo sopportare che questi omicidi avvengano con il finanziamento delle nostre tasse?

  8. E’assolutamente inutile cercare “dialoghi”, tentare di “contenere i danni”, di scegliere il “male minore”, tanto ci penseranno l’unione sovietica europea e la magistratura ordinaria e costituzionale – a far saltare il banco, appellandosi ai “diritti dell’Uomo” (?) e alle numerose ambiguità della “costituzione più bella del mondo”

  9. Non c’e’ da stupirsi che l’Europa abbia accolto il ricorso della Cgil, altra questione e’ il servile silenzio dell’episcopato tutto teso a elogiare sempre e comunque il VdR. Citiamo, ad esempio, Agostinelli vescovo di Prato (vedi precedente articolo) che non perde occasione di testimoniare una totale adesione al cattocomunismo di Bergoglio. Dopo la visita del papa a Prato eccolo rincorrere il sindacato, con l’intento di realizzare quei patti di prossimita’ sollecitati dal papa nel discorso tenuto a Prato. Quello stesso sindacato che non solo e’ un coacervo di corruzione, favoritismi e clientele, ma che ritiene, con tutti i problemi che l’Italia deve affrontare, che l’unica cosa importante sia incrementare il numero di aborti invece dei posti di lavoro.

  10. Ciao a tutti, credo che di fronte ad uno spettacolo di così miserevole imbecillità, occorrerebbe qualche iniziativa concreta. 1) Inviare una lettera alla spegevole commissione ricordandole che lamentarsi del calo demografico europeo (“L’UE è oggi chiamata a far fronte ad un calo demografico, ad una scarsa crescita naturale e all’invecchiamento di una parte della popolazione”, in eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/?uri=URISERV%3Ac10160) e poi chiedere che si possa abortire con più facilità è un orrendo miscuglio di contraddizioni. B) Chiede alla predetta commissione in quale testo europeo l’aborto è contemplato tra i diritti inalienabili (e se rispondono citando il diritto alla salute della donna, allora gli si può sputare in faccia ricordando che il nascituro ha identici diritti). C) Destinare il 5*1000 alle associazioni antiabortiste serie. D) Ricordare alle gerarchie cattoliche che il calo demografico dell’UE è l’anticamera dell’islamizzazione del vecchio continente. CHE SI DIANO UNA REGOLATA!!!! E) Chiedere all’ineffabile dr. Boscia (ginecologo cattolico) che cosa intende con la frase: “Se il servizio fosse ben organizzato”; questa non l’ho capita.

  11. Disgraziatamente per noi non sono più sufficienti i dibattiti e le denunce contro la L. 194. Ora siamo asserviti (è il verbo giusto) all’Europa. Una prova? Le leggi approvate dal Parlamento europeo non superano il 20% di tutte le leggi che vengono promulgare dalla UE (il restante 80% chi lo emana? Commissioni NON uscite dalle urne delle elezioni europee. Si accettano scommesse su chi sono i beneficiari delle statuizioni delle ‘democratiche’ commissioni UE).
    Una volta inviate queste leggi ai parlamenti degli Stati membri, questi ultimi non possono far altro che recepirle.
    La domanda da un milione di euro è: visto che le cose sul piano legislativo stanno come stanno, perché – quando qualche politico italico parla e riparla di uscire dalla UE, posto che è una Caporetto etica, morale, spirituale, oltre che economica e finanziaria – tutti i servi dell’establishment gli ringhiano contro come una torma di cani rabbiosi? La domanda contiene anche la risposta.

  12. Un’organizzazione sindacale che ricorre, l’organismo europeo che accoglie il gravame, il Ministro che si affanna e rassicura. Per curare, salvare vite umane e sostenere chi soffre ? No, per garantire più efficienza nei reparti dove si uccide. Legalmente però. Raccapricciante e mostruoso. Voglia Gesù riportare la luce in queste tenebre.

  13. Lo spettacolo burlesque, in fase terminale, del teatrino della politica italiota. Chissà che un giorno l’ultimo di questi idioti farà propria la frase di commiato dalla vita di Rabelais: ‘tirate il sipario, la farsa è finita’!

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