“Diventereste come Dio… ” – di Carla D’Agostino Ungaretti

La superbia ha un doppio aspetto: da un lato, spinge l’uomo a curarsi solo della sua immagine mondana: “tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dagli uomini” (Mt 23, 5); dall’altro, lo induce a rifiutare la sua condizione di creatura, disconoscendo la signoria di Dio e cadendo quindi nel peccato. Nella Bibbia la tentazione di essere come Dio è l’inizio di tutti i peccati negli esseri umani (come avvenne per Adamo ed Eva) e prima ancora negli angeli decaduti…

di Carla D’Agostino Ungaretti

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zzcdtlcfrSono una grande appassionata di cinema e giorni fa, nel Cinecircolo del quale sono socia, ho avuto occasione di vedere un bel film che mi era sfuggito quando era uscito nelle sale l’anno scorso: “Rush” di Ron Howard, talentuoso regista americano che, se non arriva mai ai livelli dell’arte (ammesso che si possa parlare di arte a proposito della decima Musa), nondimeno conosce molto bene il modo di coinvolgere l’emotività dello spettatore.

Il film, il cui titolo potrebbe tradursi (malamente) in italiano con Corsa precipitosa, descrive la famosa rivalità sportive – evolutasi, alla fine, in stima ed amicizia – tra due famosi piloti di Formula Uno, l’inglese James Hunt e l’austriaco Niki Lauda, figure antitetiche e complementari. Affascinante e spavaldo playboy sempre con un bicchiere di  whisky in mano e circondato da belle donne, il primo; bruttino, intransigente, metodico e antipatico, il secondo. Come sanno tutti gli appassionati di automobilismo, il 1° agosto 1976 dopo un incidente quasi mortale sul circuito di Nürburgring, Niki Lauda – che ne uscì sfigurato per le ustioni riportate – perse il campionato del mondo di Formula 1e il rivale James Hunt ne approfittò con la sua McLaren, ma dopo solo 42 giorni Lauda, ansioso di rivincita, tornò in pista a Monza con la sua Ferrari e da quel momento i due si giocarono il tutto per tutto ogni volta che si trovarono di fronte fino alla gara finale, il Gran Premio del Giappone, che si svolse sotto una pericolosissima pioggia torrenziale. Lauda arrivò primo, ma Hunt vinse ai punti e diventò campione del mondo.

Perché traggo lo spunto da questo film per la mia riflessione? Perché nel vedere rievocati sullo schermo ansie, tormenti, litigi, scambio di insulti reciproci, invidie,  macerazioni interiori e caparbietà  dei due campioni – la cui vita si svolse tutta in funzione della perfezione tecnica di quei mostri meccanici che sono le macchine da corsa – mi sembrava di sentire ad ogni scena il sussurro del serpente ad Adamo ed Eva: “Se vincerai il campionato del mondo diventerai come Dio!” In realtà a questo aspiravano, fin dal tempo della loro partecipazione alla Formula 3, quei due giovani, entrambi provenienti da famiglie abbienti e altolocate che non avevano fatto mancare loro né occasioni né opportunità: essi non si accontentavano, volevano essere i primi in uno sport notoriamente rischiosissimo, che aveva già visto molti morti tra i suoi campioni e anche provocato vittime tra il pubblico osannante e in delirio quando, in qualche circuito, la macchina era andata fuori strada.  Non intendo esprimere giudizi su questo sport così popolare presso il pubblico di tutto il mondo, ma cercare di capire quale fosse, nella loro vicenda così come è stata descritta nel film, la molla interiore che spinse soprattutto Niki Lauda a perseverare nella spasmodica ricerca della vittoria ad ogni costo, anche dopo essere miracolosamente sopravvissuto, col corpo devastato dal fuoco, alla sua macchina in fiamme.

Era, per l’appunto, un fuoco quello che divorava i due campioni; per entrambi i valori familiari erano retrocessi al secondo posto nelle loro vite; entrambi erano pienamente coscienti che ogni gara avrebbe potuto essere l’ultima per loro; entrambi sapevano che un eventuale incidente avrebbe potuto coinvolgere anche il pubblico trasformandoli in potenziali, se pur involontari, cause di morte,  ma il fascino della competizione e della vittoria ad ogni costo era troppo forte e  forse ancora più forte della frenesia di vincere era l’azzardo di giocare una scommessa con la morte. “Che genere d’uomo sceglie questo mestiere?” chiede, a un certo punto, la voce fuori campo di Lauda. Io, cattolica “bambina”, risponderei: “L’uomo che vuole sentirsi come Dio e accetta la possibilità della morte come una divinizzazione del proprio EGO”.

zzincdf1Non voglio giudicare  due personalità che hanno affascinato il pubblico per anni, ma devo sottolineare che in questo tipo di comportamento io vedo il peccato di superbia  spinto alle estreme conseguenze. La superbia connota la tendenza a gonfiare esageratamente la valutazione della propria personalità e della propria posizione, accompagnata da disistima e disprezzo verso gli altri. “Sono io il migliore!” grida Niki Lauda col volto devastato dal fuoco alla conferenza stampa in cui annuncia il suo ritorno in pista dopo l’incidente di Nurburgring, e non è da meno il suo rivale che, invece, forte delle sue conquiste femminili dovute alle sue vittorie, lo disprezza perché “non sa godersi la vita”. Lui invece, oltre all’adorazione dei tifosi, gode anche di quella (effimera) delle bellissime donne, top model e attrici,che lo circondano mentre sua moglie, non sopportando più l’ossessione sportiva di suo marito, lo ha abbandonato.

La superbia ha un doppio aspetto: da un lato, spinge l’uomo a curarsi solo della sua immagine mondana: “tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dagli uomini” (Mt 23, 5); dall’altro, lo induce a rifiutare la sua condizione di creatura, disconoscendo la signoria di Dio e cadendo quindi nel peccato. Nella Bibbia la tentazione di essere come Dio è l’inizio di tutti i peccati negli esseri umani (come avvenne per Adamo ed Eva) e prima ancora negli angeli decaduti: “Come mai sei caduto dal cielo, Lucifero, figlio dell’aurora? … Eppure tu pensavi: Salirò in cielo, sulle stelle di Dio innalzerò il trono, mi farò uguale all’Altissimo … (Is 14, 12 – 13) e poi con il popolo di Babele: “Costruiamoci una torre la cui cima tocchi il cielo …” (Gn 11, 4). I superbi potenti opprimono i poveri perché sono divorati dalla paura di perdere i loro privilegi, come Erode che fece uccidere tutti i bambini di Betlemme dai due anni in giù perché temeva che il neonato “Re dei Giudei” di cui gli avevano parlato i Magi potesse spodestarlo. Ma Dio rimette sempre le cose a posto, ristabilendo verità e giustizia e punendo l’orgoglioso chiuso alla Sua Grazia: “Dio resiste ai superbi, ma dà grazia agli umili” (1 Pt 5, 5). Lo canta in modo sublime la Vergine Maria nel Magnificat: ” Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore, ha rovesciato i potenti dai troni” (Lc 1, 51 – 53).

Infatti, questo è quanto è accaduto anche a James Hunt, morto di infarto a soli 45 anni, e a Niki Lauda, tre volte campione del mondo e tornato nell’ombra ricchissimo, ma sfigurato, dopo aver fatto delirare i suoi supporters in tutto il mondo; il primo ha pagato con la morte in età ancora giovanile, il secondo sopravvivendo in un corpo devastato. Ne valeva la pena, umanamente e spiritualmente?

Sono passati quasi quarant’anni dagli eventi descritti con tanta precisione in questo bel film, ma la superbia e l’ansia (più o meno consapevole) di diventare come Dio dilaga sempre più forte in tutto il mondo. Questa considerazione mi consente di allargare la mia riflessione al campo della bioetica, dove si nota il costante tentativo  degli scienziati di stravolgere le leggi della natura per diventare arbitri assoluti della vita, soprattutto nel tentativo di vedere rivelato il segreto che ha dato origine alla vita stessa per poterla riprodurre in laboratorio modificando il DNA con componenti ad esso estranei. Il risultato dovrebbe essere un nuovo organismo vivente mai esistito in natura.

Io non so se un giorno Dio consentirà che gli uomini riescano a produrre la vita in laboratorio (spero di no) ma, se avverrà, sarà certamente un altro passo avanti dell’uomo verso il rifiuto di Dio e un nuovo trionfo del serpente. Ci sarà solo da sperare che Dio faccia sgorgare il Bene anche dove ha regnato il Male.

3 commenti su ““Diventereste come Dio… ” – di Carla D’Agostino Ungaretti”

  1. Niki Lauda, è di lontana origine avellinese, ed è parente di una figura storica della battaglia per la tradizione Nel Sud- Italia, don Eugenio LAUDA, di santa memoria.
    Possa pregare sempre per lui ed ottenerne la conversione.

  2. Cara Sig.ra Carla ,
    concordo in tutto e per tutto con il Suo splendido articolo ! Tuttavia io aggiungerei che un’ accelerazione verso l’ abisso
    e’ facilitata dalla crisi o , per essere ancora piu’chiari , dallo scisma in atto nella Chiesa Cattolica , la quale Chiesa
    ha altro a cui pensare in questo momento : immigrati , misericordine , sincretismi varii , colloqui con atei ( per niente devoti ) , et similia … E qui mi fermo , per non apparire irrispettoso e poco clericalmente corretto !
    Distinti saluti
    Angelo

  3. Non credo che al Signore dispiaccia se l’uomo opera dei passi avanti nella conoscenza del creato e delle sue leggi, incluse quelle che sono alla base dei meccanismi biologici, della vita. Si tratta sempre e solo, come per ogni passo in avanti dell’umanità, di farne un un uso [delle scoperte scientifiche] conforme alla dignità della persona, alla “grammatica” inscritta nella legge morale naturale. Saluti.

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