Don Mazzi, Padre Fanzaga, Priebke. Tre motivi per vergognarsi – di Cesaremaria Glori

di Cesaremaria Glori

 

vergognaNon mi era mai occorso di sentirmi a disagio come italiano e come cattolico come in questi ultimi tempi. Era cominciato con l’uscita becera e  avvilente di Don Mazzi  che minacciava ad un avversario  sconfitto e praticamente inerme  che non avrebbe mancato di riserbargli una attività umiliante nella sua organizzazione “umanitaria”. Che razza di carità è quella di un prete, dico un prete non un secondino di qualsiasi luogo di detenzione, che si fa portavoce di un modo di trattare l’avversario degno di un regime intollerante e inumano?  D’altro canto c’era però da attendersi un’uscita del genere da chi condivide modi di pensare e comportamentali che trovano in certa ideologia un fertile terreno per  atteggiamenti poco coerenti  con la dottrina di Gesù Cristo.  Se le parole uscite dalla bocca di Don Mazzi fossero state pronunciate da uno Zanda, da un D’Alema o da un Vendola, non  mi sarei meravigliato. Sarebbero state coerenti con l’ideologia di chi identifica l’avversario politico come un nemico da eliminare per il trionfo della propria causa, costi quel che costi. Ma da un prete no! Mi pare di essere tornati alle guerre di religione dell’epoca dei Catari, di Fra Dolcino o di quella rinascimentale che insanguinò l’Europa. Don Mazzi mi ha fatto pensare a quei pastori riformati che incitavano ad incrudelire sugli avversari, specialmente se religiosi, durante le  guerre di religione. Considerando meglio la questione mi sono reso conto che l’acredine e l’intolleranza sta sempre in coloro che si appellano al Concilio, ovvero ad una certa sua interpretazione. Sulle labbra dei Lefebvriani o di altre correnti che si ispirano alla Tradizione non ho mai percepito parole che non fossero di decoroso e rispettoso dissenso.

Poi c’è stata la sortita sorprendente e imprevista di Padre Livio Fanzaga nei confronti di Gnocchi e Palmaro. Un licenziamento in tronco per evitare che  da Radio Maria si potessero ancora far sentire i due profondi e più che ortodossi interpreti della nostra fede cattolica, soltanto perché avevano manifestato perplessità su certe esternazioni di Papa Francesco. Gnocchi e Palmaro avevano semplicemente avuto il coraggio di esprimere ciò che molti pensavano e pensano ancora su certi azzardati approcci  e certe incerte prese di posizione su temi scottanti e attualissimi da parte di Papa Bergoglio.  Le tematiche scottanti sulla sacertà della vita non possono esser considerate un’ossessione.  Si poteva aprire un dibattito sereno alla stessa radio, magari aprendo la porta a qualche portavoce del Papa se non allo stesso Pontefice. Spiacente signori! Il Papa non si discute, qualsiasi cosa dica o qualsiasi concetto esprima. Sarebbe bastato richiamare garbatamente Gnocchi e Palmaro a voler chiarire il loro pensiero e il loro malumore e sono certo che avrebbero avuto le parole adatte per sfatare qualsiasi congettura che legittimasse il sospetto che volessero prendere le distanze dal Papa. Invece  c’è stato un diktat brusco e deciso. Chi critica il Papa o si interroga pensoso sulle sue esternazioni, sta fuori di radio Maria. Un ecumenismo al contrario. Uno Scalfari, un Odifreddi, un qualsiasi ateo o sedicente ateo hanno il benestare e la benevola considerazione se esternano pensieri non certo  in linea col pensiero cattolico. Ostracismo completo e intollerante, invece, verso i cattolici tutti di un pezzo,  che non hanno paura di manifestare le loro preoccupazioni.  Quanto si è fatto nei loro confronti è preoccupante, perché lascia intravvedere un trattamento diseguale fra chi esterna pensieri in linea con la più fedele aderenza alla Tradizione e al Magistero di sempre  e coloro che, dal Concilio in poi, hanno seminato a piene mani proprio contro la Tradizione e il Magistero. Figli e figliastri, dunque, come avvenne all’epoca di S. Atanasio o al tempo della disputa dei Tre Capitoli. In ogni caso, come cattolico fedele alla Tradizione e al Magistero in cui sono nato e cresciuto mi sono sentito umiliato ed emarginato. Sia chiaro, però, che non farò mancare il sostegno a Radio Maria e che non cesserò di ascoltare i sempre calibrati e benefici interventi di tanti illustri relatori di questa provvidenziale emittente che si richiama a Maria. Questo nome e questa protezione è una garanzia, come le tante preghiere che si diffondono nell’etere per il tramite di questa radio.

Il terzo evento che mi ha , come cattolico, letteralmente scandalizzato è la negazione di voler riconoscere i funerali in Chiesa al capitano Priebke. Per questo evento mi sono sentito toccato due volte, una come cattolico e l’altra come ufficiale. Si può discutere quanto si vuole, ma Priebke ha eseguito un ordine. Se non  avesse obbedito, lui stesso avrebbe subito la medesima sorte, in più con l’ aggravante di essere fucilato alla schiena come traditore. Cosa che, per un ufficiale, è la più infamante delle pene, anche se addolcita dalla convinzione di aver fatto prevalere principi più elevati. Priebke non aveva alcuna possibilità di evitare quel che avvenne. Se lui si fosse rifiutato di eseguire quel l’ordine ci sarebbe stato subito un altro a rimpiazzarlo, per cui il suo rifiuto avrebbe salvato la sua coscienza di cristiano ( ma anche su questo c’è da discutere ampiamente se si guarda ai fatti con serena obiettività) senza mutare di una virgola lo scorrere degli eventi. Ma a prescindere da qualsiasi considerazione di natura etica sul comportamento dell’allora capitano Priebke, ciò che sorprende e addolora è il rifiuto di funerali cristiani ad una persona umana che si era, più o meno sinceramente, pentita di quel che aveva fatto. Se fosse stato sincero o meno non è affare che riguarda noi come viventi e come cristiani. Soltanto Dio è giudice delle coscienze e non certo la Sinagoga ebraica o i sopravvissuti della Resistenza o i loro esagitati epigoni. Ma che la Chiesa di Roma, dico di Roma, quella Chiesa che quando “locuta est” è garanzia di saggezza e di aderenza al dettato di Cristo, rifiuti la misericordia di un funerale ad un vecchio centenario che si era comunicato sino a pochi giorni prima e che, pertanto, era stato riconosciuto come figlio di Santa Romana Chiesa, è contro ogni principio di cristiana misericordia. Vorrei ricordare agli immemori estensori di questo rifiuto che i funerali cristiani non furono negati nemmeno a Gilles de Rais, lo scellerato assassino pedofilo di circa un centinaio di giovinetti, brutalmente seviziati ed uccisi per soddisfare le sue insane manie. Il suo pentimento era stato certo e conclamato e riconosciuto da tutta l’esterrefatta assemblea che ascoltò con orrore e pietà la sua confessione, ma non fu la pietà ad assicurare le cristiane esequie ma il pentimento, il cui giudice è uno solo e nessun altro: Dio  e Lui soltanto. Vuole,  chi ha emanato quel rifiuto, sostituirsi a Dio ed essere giudice più imparziale e sereno di Lui? Faccia pure ma sappia che scandalizzerà chi ha sempre creduto nella Misericordia della Chiesa. Quella misericordia ora richiamata con entusiasmo ed enfasi proprio da Papa Francesco, per il quale non c’è delitto che non ottenga da Dio il perdono se richiesto. IL rifiuto della Chiesa di Roma a questi funerali mi ha amareggiato come se si fosse negata la misericordia di Dio ad un povero peccatore qualsiasi. Non ha alcuna rilevanza l’orrore del peccato da lui commesso; quel che conta è il suo pentimento e il riconoscimento implicito di esso con il conforto dell’Eucaristia a lui assicurato in questi ultimi anni di detenzione agli arresti domiciliari lo sta a dimostrare. La Chiesa non può insegnare  la Misericordia per bocca di Papa Francesco e poi negarla in modo così plateale e conclamato ad un suo discusso  ma sempre legittimo figlio come il capitano Pribeke (Solo il Priorato di Albano della Fraternità San Pio X ha accolto la richiesta di celebrazione del funerale – NdR).  Lasciamo ai rappresentati delle ideologie imperanti l’intolleranza maramaldesca e il disprezzo verso i defunti. Chi è morto ha diritto al solo giudizio di Dio. Quello degli uomini potrà colpire la sua memoria ma non il conforto della Chiesa ad accompagnare il suo ultimo viaggio verso l’eternità. Come dice Totò nella sua “A livella” : “siamo seri, noi appartenimmo ai morti” e i cristiani sono morti al peccato grazie alla Redenzione di Gesù Cristo.

20 commenti su “Don Mazzi, Padre Fanzaga, Priebke. Tre motivi per vergognarsi – di Cesaremaria Glori”

  1. Grazie.

    Totò dice, per l’esattezza “nuje simmo serie… appartenimmo â morte!” (“alla Morte”, secondo un certo sentire paganeggiante e massonico che non gli era estraneo: lo stesso che portò Napoleone a istituire i cimiteri recintati ed extraurbani, sulle orme delle Necropoli antiche).
    La Chiesa sa, invece, che “la morte” non è un’entità o uno stato, ma un passaggio: verso il Paradiso, il Purgatorio o l’Inferno.

    La negazione delle esequie -nata da una prevedibile domanda trabocchetto a uno sconosciuto “portavoce del Vicariato”, e poi vilmente confermata- è di una gravità eccezionale, come scrivevo ieri. Vale per me il suo stesso sentimento.
    E infatti la vera “ratio” di queste azioni (anche quelle dei due sacerdoti) è condurre le persone allo stato di apolidi, spiritualmente e, se possibile, anche fisicamente.

    Infine, su Radio Maria: sentire ancora i “benefici interventi” di tanti, sì. Sentire ancora la micidiale rassegna stampa di padre Livio, no. Per ciò che dice, non per la cacciata dei due autori

  2. su Priebke sono state taciute o annebbiate alcune verità:
    1. La rappresaglia era ed è prevista dalle convenzioni internazionali. Padre Antonio Messineo (che la giudicava un orrendo istituto) auspicava una radicale riforma delle leggi di guerra e tuttavia non condannava gli esecutori di ordini conformi alle convenzioni sottoscritte dagli stati
    2. La rappresaglia consumata alle Fosse Ardeatine fu un crimine secondo la legge naturale, non secondo le convenzioni internazionali
    3. Al proposito non sarebbe inutile rammentare che il “magister” del diritto positivo, Kelsen, coerente con il suo errato principio, affermava la legittimità dello stato sovietico e di quella nazista. Ricordo questo precedente per sottolineare la doverosa (ma non udita nella attuale circostanza) distinzione del diritto naturale dal diritto positivo.
    4. L’ordine di procedere alla rappresaglia (dopo l’attentato di via Rasella) fu impartito da Hitler a Kappler (e non a Priebke, come insinuano alcuni giornalisti disinformati)
    5: Kappler fu condannato per avere ecceduto (per errore o per altra “ragione”) nel computo dei prigionieri da fucilare
    6. La sentenza contro Kappler assolveva i suoi subordinati
    7 Priebke era assente ma è difficile e acrobatico negare che l’assoluzione ai collaboratori di Kappler non riguardasse anche lui
    8. Leggo su un quotidiano la nota incendiaria di un tale che dichiara: al posto di Priebke io avrei rifiutato l’obbedienza a Kappler e mi sarei presentato davanti al plotone di esecuzione”. Questo è un serio argomento (il dovere della disobbedienza agli ordini ritenuti criminali). Se non che nessun militare è obbligato a subire il martirio
    9. Si dice (e si legge nei quotidiani) che la Chiesa nega la sepoltura ai peccatori. Non è vero: di recente, a Bologna, è stato celebrato il funerale di un noto e impenitente sodomita.
    10. Si dice che Priebke non si era pentito. In realtà Priebke, cattolico praticante, si era confessato e comunicato, quindi dobbiamo presumere che si sia pentito delle proprie colpe.
    11. La pretesa che Priebke si dovesse pentire delle colpe altrui è semplicemente assurda.
    12. Il c. d. negazionismo (peraltro condiviso solo in parte da Priebke) è un errore oggettivamente sgradevole non un peccato.
    13. Rifiutare la messa in suffragio di Priebke è (a mio parere) un atto di pura demagogia
    14. La comunità San Pio X ha riparato all’errore del vicariato

  3. Confermo in toto, essendo stato anche io ufficiale delle FF.AA., quanto scritto da Glori.
    Aggiungo anche un’altra informazione non da poco.
    Aldilà delle becere manifestazioni di odio contro un morto, ben 4 famiglie di fucilati, o meglio di falcidiati, alle Fosse Ardeatine, hanno ristabilito contatti con Priebke comprendendo la sua impossibilità a reagire essendo subalterno a Kappler.
    Onore anche a queste famiglie che hanno capito !
    Comunque tutta questa infamia dimostra quanto odio viene aizzato quotidianamente dai giornali e dagli ignoranti giornalisti relatori.
    Basta leggere i titoli ed i commenti sulle pagine “dedicate” a Priebke: fomentatori d’odio !
    E la Chiesa va dietro cantando…
    Brutti tempi, brutto andazzo. Non si intravede nulla di buono in futuro.

  4. Grazie di cuore per questo articolo. Mi solleva un poco dallo fondo della disperata solitudine nel quale ero precipitato nella tarda serata di ieri, appena dopo aver appreso che non era la “Chiesa” ad aver tentato di officiare il funerale del defunto e che, quindi, da ora in poi sarebbe stato logico che i peccatori (compreso il sottoscritto, che tra tutti è probabilmente uno dei peggiori) non si aspettassero più pietà o misericordia. Uscito di casa con una scusa ho pianto a dirotto su un marciapiede del centro. Di nuovo grazie…

  5. Splendido, caro Enrico.
    La coscienza umana di un peccatore nel mezzo della boria sovrumana di tanti “Puri”, il cui motto è “Ti ringrazio, o Padre, perché io non sono come loro”

  6. Carla D'Agostino Ungaretti

    Sono d’accordo sia con l’amico Glori chee con le considerazioni svolte dal Prof. Vassallo.1) Don Mazzi evidentemente appartiene a quella schiera di preti che si sentono “creativi”, come ha scritto Giovanni Lugaresi (e se ne potrebbero citare molti altri) dimenticando che la loro creatività nuoce spesso alla carità. 2) Padre Livio, come ho detto passato, poteva essere un po’ meno precipitoso e invitare i due autori a a smorzare un po’ il loro “non ci piace”, espressione un po’ troppo “vulnerante”, al pari di una coltellata al cuore del povero direttore di Radio Maria. 3) Le stragi naziste rappresentano ancora un nervo scoperto per tante persone che non riescono ancora a inquadrarle storicamente o addirittura non vogliono. Ma Priebke, pur ribadendo la sua obbedienza agli ordini, poteva almeno manifestare un briciolo di pietà per quelle povere vittime, invece non ha fatto altro che attizzare l’odio contro la sua persona. 4) Mi addolora che quel feretro sia stato preso a calci dalla folla inferocita. Tutto questo denota la divisione e la zizzania che ancora allignano nel popolo di Dio

  7. Calma. Il condivisibilissmo articolo di Glori, addirittura commovente, dimentica tuttavia un paio di cose: Priebke, nel momento in cui ritiene di aver fatto il suo dovere di soldato in guerra, non ha alcun bisogno di “pentirsi”. Casoami è opportuno assai che egli sia (non militarmente, ma interiormenmte, e in questo ha ragione Glori) dispiaciuto di essere stato costretto a farlo (il suo dovere) a quel modo atroce. Egli non ha colpe decisionali, gli ordini (ahinoi legittimi) venivano da più in alto. Inoltre non c’erano bambini, almeno lì. La strage fu orrenda, ma la responsabilità in prima battuta, morale, militare e politica, sta agli ancor oggi osannati “eroi” di via Rasella, che costruirono (loro!) mostri onde ottenere maggior consenso dai romani. Parlavo di bambini per differenziare il cap. dai luridi uccisori di bambini negli Appennini (sempre che non ci sia qualche punto oscuro anche lì, ma per ora accettiamo in argomento la storia scritta dai vincitori) e per ricordare che i raselliani un bambino lo spezzarono letteralmente in due con le loro bombe. Tra l’altro, milioni di bambini uccisi nei ventri delle madri gridano vendetta al cospetto di Dio ben più delle pur tremende (e chi lo nega?) Ardeatine. E comunque: umana pietà per un centenne, io l’avrei provata anche per un centenne stalinista. Quanto ai mancati funerali, ho ancora la bocca piena di vomito per riuscire ad esprmere qualcosa. Quindi distinguiamo per favore tre pentimento e dispiacere (moralmente retto, naturalmente, non anodino e risibile). Se è stato onesto con la sua anima, sarà solo Dio a giudicare. Ma Dio giudicherà anche, più avanti, i suoi persecutori, conciliari in testa.
    Desidero inoltre precisare che la Chiesa, che appoggiava la pena di morte in casi ben limitati ma non rifiutava ad alcun condannato pentito sacramenti e funerali cattolici – parlo ovviamente della Chiesa vera, quella pre-conciliare: salus animarum prima lex, Priebke compreso – rifiutava casomai i funerali pubblici a pubblici peccatori che avessero potuto creare scandalo tra le anime (la Chiesa non è buonista come i vertici odierni della contro-chiesa, Priebke a parte, ovviamente: “qualcuno” – “loro”, sì, proprio loro – non vuole!), ad es. i suicidi: funerali, non ultima parola di condanna, che spetta a Dio. Priebke invece è stato mandato all’inferno da tutti (eccetto pochi valorosi veri cristiani) e davanti a tutti. Al punto 10, caro Vassallo, per doversi pentire occorre ritenere tali le proprie colpe (ma questo sono affari del capitano e di NSGC, noi in confessionale e dentro la mente del penitente non di siamo). Un centenario che muore in tranquillità a me pare piuttosto un privilegiato da Dio. Del resto, questi sono i tempi in cui viviamo: Luxuria che prende la Comunione da un cardinale a fronte di un vecchio che viene offeso su un carro funebre. Beh, miei cari, bisogna combatterli!

  8. Ludovico Santoro

    Oggetto: Priebke – tutto bellissmo, dall’articolo ai commenti, tutto da sottoscrivere e condividere,
    ma perché non si dice, molto semplicemente, che se non ci fosse stata Via Rasella con i suoi
    due criminali, comunisti, autori dell’attentato, non ci sarebbero state le Fosse Ardeatine?
    È vietato?
    Ci siamo dimenticati che eravamo in guerra con la Germania (fino a pochi mesi prima alleata
    ed a quell’epoca trasformata nella nostra peggiore e feroce nemica), il tutto mentre il sabaudo
    Vittorio Emanuele III, con un certo numero di generali al seguito e con un tesoro inestimabile
    come compagno di viaggio, fuggiva come un ladro, lasciando Italia ed italiani in balìa dei partigiani
    comunisti, e delle rappresaglie naziste.
    Perchè non si dicono queste sacrosante verità lasciando, così, perdere tutte le disquisizioni filosofiche
    su Priebke e i suoi funerali con riferimenti a Totò ed alla “Livella”!
    Perchè?
    Io, se non da qualche disperato (come me) non le ho sentite dire queste cose praticamente da nessuno,
    e le stesse rubriche delle ”lettere” dei più importanti quotidiani non hanno pubblicato le mie lettere in cui
    esponevo quanto ho appena finito di affermare in questo momento.
    L’Italia è un paese in cui la verità è sconosciuta ai più e questo risale al Risorgimento, alla cosiddetta Unità.
    ed al Regno d’Italia!

    1. Caro Santoro,
      circa la verità sull’attentato di via Rasella e la conseguente rappresaglia tedesca, con la strage delle Fosse Ardeatine, già si sono pubblicate alcune precisazioni. Nei commenti a questo articolo trova al proposito l’intervento di Piero Vassallo; inoltre La invito a leggere l’ottimo articolo di Luciano Garibaldi, http://www.riscossacristiana.it/il-caso-priebke-tra-cronaca-storia-di-luciano-garibaldi/ e quello del sottoscritto, http://www.riscossacristiana.it/penoso-la-democrazia-fiera-lotta-contro-la-salma-di-centenario-di-paolo-deotto/ . Sull’argomento torneremo quanto prima. Per ora abbiamo dato la cronaca della vergognosa gazzarra inscenata davanti al Priorato di Albano (l’oltraggio a un morto è un atto di ripugnante barbarie) e, primi in Italia, abbiamo dato notizia delle avvenute esequie, celebrate dai sacerdoti della Fraternità San Pio X, mentre la stampa di regime continuava a dire che “non si erano celebrate le esequie”.
      Le assicuro che a breve pubblicheremo un approfondito pezzo sul crimine di via Rasella, e sulla conseguente rappresaglia, perchè le tragiche buffonate di questi giorni hanno dimostrato la terribile potenza della falsificazione storica.

      cordialmente

      Paolo Deotto

      1. A quanto consta, via Rasella servì a eliminare dei vertici monarchici e comunisti “alternativi” già detenuti (tramite la prevista rappresaglia), oltre che a creare anche a Roma almeno un po’ di quel clima di tragica contrapposizione tra Italiani che si stava vivendo al Nord. Inoltre i colpiti -oltre ai passanti romani- furono degli ausiliari altoatesini dell’esercito tedesco. Forse anche questo non fu un caso.

        Per la signora D’Agostino: il feretro è stato preso a calci non da membri del “popolo di Dio”, ma da esponenti della comunità ebraica, appositamente saliti ad Albano.
        Gli stessi che hanno parlato di “discarica” e di “cibo per gli squali”. Questa è l’amara realtà

        1. Aggiungo ovviamente per quanto riguarda il testamento del signor Priepke, rilasciato in occasione dei suoi 100 anni, personalmente non posso valutare e mi astengo dal farlo non ho mai approffondito l’argomento, se non quel poco uscito in questi giorni, dopo quel che ho visto ad Albano Laziale…..Conosco più fatti di Medjugorie ad esempio …..

          Resta comunque un fatto allarmante che si debba perseguire con la legge chi osa solo aver dubbi in attesa di qualcosa che forse deve essere ancora indagato sino in fondo, (almeno così mi pare di aver inteso) ma ovvio che posso sbagliare ..

          Così è la ricerca sia scientifica che storica …non so se nel frattempo è cambiato qualcosa…Da quel che so io la seria ricerca deve essere condotta multidisciplinariamente, non so altro…..

          L’aggressione a Oddifreddi in questi giorni però mi lascia senza parole….ma che cosa sta succedendo a questo paese?

          E poi come mai non si ricordano le altre numerose tragedie dell’umanità con altrettanto fervore? Confesso, non so cosa pensare……non capisco c’è qualcosa che non mi torna…eppure tante sono le tragedie umane e tanti cattolici ammazzati in giro per il mondo di cui non si sente parlare.

          Gli eventi della Siria mi hanno frastornato eppure di loro il silenzio ……o al massimo poco ..il minimo indispensabile per dare la notizia.

          Sono davvero molto triste e amareggiata.

          Mi scuso con tutti per aver sopportato il mio sfogo.

  9. Concordo in pieno con tutto quanto. Una sola osservazione: evidentemente il Vicariato di Roma (o chi per esso) non ha ancora recepito il messaggio sulla tanto declamata “misericordia” da parte del Papa Francesco.

  10. Concordo su tutto tranne la scelta di sostenere economicamente Radio Maria. Purtroppo l’unico mezzo che abbiamo per far sentire la nostra vibrata protesta per come il Direttore di RM si è comportato, è quello di far mancare il sostegno economico. Diversamente ci terremo per sempre questo sacerdote autoritario, leccapiedi e opportunista, disposto a vendere la primogenitura per un piatto di lenticchie! Si tiene ben stretto il microfono e impedisce a chiunque non la pensi come lui di partecipare in radio ad un pacato e approfondito dibattito SU COSA Papa Francesco HA DETTO E LASCIATO CHE SI SCRIVESSE nelle due interviste… In italiano le parole e le proposizioni hanno un senso; nel ‘politicamente corretto’ di P. Livio ne hanno un altro… Peccato che ci vada di mezzo la Verità. Questo prete si è creato un fortino intorno a lui e non lo si può schiodare dalla poltrona. Se gli faremo mancare significativamente il sostegno economico, qualcuno dei suoi collaboratori e molti radio ascoltatori potrebbero sospettare che la causa di questo ‘mancamento’ sia da attribuire al diffuso malcontento nei confronti del “capo”. E forse lui capirebbe che ha fatto la sua stagione ed è arrivato il momento di andarsene in qualche suo comunità del suo ordine religioso! Questa è la mia speranza!

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