I dubbi di una cattolica “bambina” – di Carla D’Agostino Ungaretti

Che può pensare una cattolica “bambina” che si sente figlia della Chiesa Cattolica senza se e senza ma, che ha sempre tratto dalle parole dei Papi che ha conosciuto motivi di conforto e di rassicurazione della propria fede, come Cristo raccomandò a Pietro, ma ora teme di perdere l’orientamento? Il “mondo” fa di tutto per allontanarci da Cristo…

di Carla D’Agostino Ungaretti

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ppcnbmbNon ho difficoltà a riconoscermi come la più umile tra le pecorelle del Papa che  – essendo io romana – è anche il mio Vescovo, il mio Pastore, la mia guida, la figura alla quale debbo fare immediato riferimento quando sono assalita dalla tentazione del dubbio. E qualche volta purtroppo questo avviene perché – pur volendo io “credere” con tutte le mie forze – riconosco che la mia debolezza è grande; per questo ho sempre sentito una profonda affinità umana e spirituale con il padre del fanciullo indemoniato (Mc  9, 24) e ho sempre fatto mio il suo grido: “Signore, io credo, ma tu soccorri la mia poca fede!”.   

       Questa tentazione si è intensificata da un anno a questa parte e si presenta con maggiore frequenza, come se si trattasse di una malattia dell’anima soggetta ai cambiamenti dell’atmosfera spirituale che respiro. La rinuncia al pontificato di Benedetto XVI, un Papa che ho amato moltissimo, è stato un trauma che sono riuscita in parte ad assorbire, accettandola come volontà di Dio e come opera dello Spirito Santo, ma l’avvento di Francesco non mi  ha consolato, né ha riempito quel senso di vuoto che ora frequentemente mi assale e che non avvertivo al tempo dei due grandi Pontefici che lo hanno preceduto. Allora vorrei inserirmi anch’io nella riflessione che tanti cattolici, sicuramente più saldi e più avanti di me nel loro cammino di fede, conducono sulla figura di Papa Francesco, per cercare di capire se il disagio che provo sia dovuto alla mia semplice insipienza (come spero, perché dall’insipienza si può sempre guarire) o alla tentazione del demonio (molto più difficile da combattere) che cerca sempre di seminare la sua zizzania, soprattutto dove la messe “buona” è più fiorente. Spero perciò con tutto il cuore di essere corretta e illuminata, dove sbaglio, dai fratelli che mi faranno l’onore di leggere le mie confidenze. Del resto, “consigliare i dubbiosi” non è la prima opera di misericordia spirituale? Ed io invito fraternamente chi mi leggerà a fare un’opera del genere nei miei confronti.

         Sicuramente Papa Francesco è un uomo dotato di una notevole carica di simpatia umana, e il suo affabile sorriso lo dimostra, ma perché quando inizia le sue allocuzioni saluta con “buongiorno” o “buonasera”, come se fosse un qualunque lettore del Telegiornale, invece di dire “Sia lodato Gesù Cristo!“, che è da sempre il normale saluto del Pastore al suo gregge, che gli risponde: “Sempre sia lodato“? Mi si insinua il dubbio che forse non ritiene importante rammentare a chi lo ascolta che egli parla a nome di Cristo. Francesco riscuote un grande successo di folla e a livello di massa tutti si dichiarano entusiasti di lui, ma questo avveniva anche con Giovanni Paolo II (del quale si diceva addirittura che “bucasse il video”) il cui carisma non richiamava alla mia mente, come avviene ora con Francesco, gli entusiasmi popolari per i campioni sportivi o per i divi del cinema che sfilano sul “red carpet“, perché sentivo in esso il vero soffio della santità. Perché Francesco sembra sempre porre l’accento sull’essere Vescovo di Roma, prima ancora che Vicario di Cristo e quindi Capo visibile della Chiesa universale? Non alimenta in questo modo la pretesa protestante di ritenerlo soltanto un Vescovo come tutti gli altri? Anche altri piccoli episodi mi turbano, perché rivelano comportamenti forse un po’ troppo “popolari” o”democratici”, ai quali io non ero abituata, come telefonare direttamente ad alcuni fedeli invitandoli a dargli del tu, o farsi fotografare con il cellulare da alcune ragazze, come se fosse un membro della loro comitiva o addirittura un compagno di scuola. Cerco di pensare che, dopotutto, anche Gesù Cristo non era un formalista e non disdegnava certo la compagnia dei peccatori: anzi, si autoinvitava addirittura a casa loro, come fece con Zaccheo (Lc 19, 2).  Francesco è un sudamericano, abituato – come tutti gli americani sia del Nord, che del Sud – a intrattenere con il prossimo rapporti molto meno formali di quelli cui sono abituati gli Europei. “Ma queste sono sciocchezze!” dirà qualcuno, come usare scarpe nere, invece di quelle rosse dei Papi, indossare abiti neri sotto la talare bianca lasciandone trasparire il colore e portare da sé la cartella dei documenti. Convengo che queste sono sciocchezze, ma sciocchezze  – come la notizia del rinnovo del passaporto argentino del Papa – che appannano il simbolo e fanno sembrare il Papa un prete qualunque, mentre non lo è affatto.

        I Papi hanno abolito la Sedia Gestatoria – il famoso trono che fino a Giovanni XXIII era trasportato a spalla dai “sediari” quando il Papa usciva tra i fedeli in Piazza S. Pietro – e hanno fatto bene, perché serve a ricordare, a loro stessi e a noi, che essi sono “i servi dei servi di Dio”. Inoltre, Francesco ha esortato a non usare paramenti troppo lussuosi nelle grandi cerimonie, ma non bisogna dimenticare che la sontuosità della liturgia e dei paramenti del cattolicesimo favorì più di una conversione, anche se non ne fu il fattore determinante. Perciò io penso che la Chiesa debba stare attenta a non erodere troppo il simbolo e condivido in pieno le perplessità espresse da Faramir su RISCOSSA CRISTIANA dello scorso 20 febbraio,  domandandomi come mai queste “sciocchezze” non si siano verificate con i due precedenti Papi. Per di più, essendo carnevale, nell’udienza di mercoledì 26 febbraio erano presenti in Piazza S. Pietro molti bambini mascherati e diversi giornali hanno pubblicato una foto del Papa cui viene presentato un bambino “mascherato” da Papa.

          Ripeto per l’ennesima volta che sono una cattolica “parruccona” (oltre che “bambina” per gridare a gran voce il mio scoraggiamento e la mia tristezza, non perché il Papa abbia benedetto bambini vestiti da Zorro, Superman o “draghetto” (cosa in sé tenerissima e commovente), ma perché ci siano genitori che possano pensare di ridurre l’abito bianco del Vicario di Cristo (anch’esso un simbolo) a una maschera carnevalesca per il loro innocente e inconsapevole bambino.

           il simbolo è uno degli elementi portanti del Cristianesimo. Tutta la nostra fede si basa sul simbolo. Il primo che mi viene in mente è quello usato dai primi cristiani per riconoscersi tra loro: il “pesce”,  il cui termine greco, ɩχθύς, forma l’acronimo della professione di fede  “Gesù Cristo Figlio di Dio Salvatore“. Altri simboli importantissimi sono il Simbolo Niceno – Costantinopolitano, il Credo che ogni domenica noi professiamo nel corso della S. Messa e il “Vincastro”, il bastone pastorale dall’estremità ricurva usato dal Vescovo nella celebrazione dei Pontificali. Il vincastro di Dio, in particolare, è citato dal Salmista come simbolo di sicurezza per l’uomo “che cammina in una valle oscura”  (Sal 23, 4). Perché allora adottare o accettare comportamenti che possano sminuire l’importanza del simbolo?

         La famosa frase “Chi sono io per giudicare i gay?”  ha fatto il giro del mondo, ma non nel senso che con ogni probabilità il Papa voleva attribuirle. E’ ovvio che nessuno di noi ha il diritto di ergersi a giudice degli altri esseri umani perché solo a Dio spetta il giudizio su di essi, ma il mondo si è servito abbondantemente di quella frase per pubblicizzare l’ideologia omosessualista, facendo sembrare che il Papa reputi legittimi i comportamenti gay. Il più recente esempio che mi è venuto sotto gli occhi proviene dall’attore e regista Geppy Gleijeses[1], nella sua presentazione alla stampa della commedia di Oscar Wilde “L’importanza di chiamarsi Ernesto“, in scena al Teatro Quirino di Roma. In questa divertente e spiritosa commedia, dalla quale sono stati tratti anche diversi film, il ruolo maschile del giovane Algernon è stato volutamente affidato dal regista all’attrice Marianella Bargili, da lui stesso definita androgina, nonostante che il personaggio non sia affatto effeminato e l’autore non l’abbia affatto concepito come ruolo en travesti;  eppure il regista ha fatto quella scelta per dichiararsi anche lui  favorevole del “gay – monio“, citando anche la famosa frase del Papa, finendo anche per avvalorare la teoria del “gender”.

       Come tutti sanno, Giuliano Ferrara – riferendosi a quello che io chiamerei il “rumoroso silenzio” della Chiesa e dei Vescovi sulle aberranti teorie che imperversano oggi nel mondo  – ha rivolto al Papa la preghiera “di non subire il ricatto delle avanguardie fanatizzate del mondo secolare”,  ma “di promuovere una controffensiva di preghiera, di azione pastorale, di idee”. Questa iniziativa, sottoscritta da migliaia di intellettuali sia laici che cattolici e da persone comuni, non è molto piaciuta in alto loco, soprattutto per l’uso della parola “controffensiva“, come se si volesse insegnare al Papa il suo mestiere. Ma cosa c’è di male, si domanda una cattolica “bambina” nel chiedere al Pastore universale lumi e certezze, ma soprattutto di essere confermati nella fede? Non è in atto una vera guerra, grazie a Dio non cruenta, tra forze anticristiane e coloro che vogliono rimanere attaccati a Cristo?  Perché noi, sinceramente cattolici, non dovremmo confidare al Papa le nostre incertezze chiedendogli maggiore chiarezza nei suoi pronunciamenti e (perché no?) di raccomandare a tutti una maggiore aderenza dei comportamenti alla Tradizione? Non ebbe questo coraggio sovrumano S. Caterina da Siena, Patrona d’Italia e Dottore della Chiesa? Caterina era una semplice ragazza analfabeta, come quasi tutte le donne del suo tempo,  ma ebbe la forza spirituale di criticare il Papato Avignonese, rammentando al Pontefice di essere “Cristo in terra” e riuscì a convincere il Papa Urbano VI a sottrarsi all’influenza laicista del Re di Francia riportando la Sede di Pietro a Roma.

        Nella famosa intervista concessa dal Papa a P. Antonio Spadaro de “LA CIVILTA’ CATTOLICA”, Francesco sembra aver captato le perplessità e i dubbi che, con il suo pontificato, sono sorti nelle menti di tanti cattolici, tra i quali la vostra amica cattolica “bambina“, ma il suo commento non li ha dissipati: “Le lamentele di oggi su come va il mondo “barbaro” finiscono a volte per far nascere dentro la Chiesa desideri di ordine intesi come pura conservazione, difesa. No: Dio va incontrato nell’oggi”.                      

       Santità, di grazia, ci spieghi che cosa significa “incontrare Dio nell’oggi“! Forse ha ragione il Card. Maradiaga che reputa la Chiesa non al passo con i tempi? Forse ha torto il Card. Burke, che ritiene i problemi bioetici l’emergenza del nostro tempo perché mettono in pericolo la stessa vita umana? Invece “i poveri (Sua principale preoccupazione, Santità) li avremo sempre con noi”, come ha detto Gesù e occuparci di loro deve essere la nostra costante cura, mentre mai la vita umana più debole e indifesa ha subito tanti attacchi come in questa nostra epoca. Forse la Chiesa dovrebbe adeguarsi al “mondo“, accettando divorzio, omosessualità, aborto, eutanasia?  Questo è quello che il mondo propone oggi, ma non dice la lettera a Diogneto che i cristiani vivono nel mondo ma non gli appartengono? E che significa “conservazione” se non desiderio di rimanere attaccati alla Parola di Cristo, senza allontanarsene mai e senza permettere che essa venga manipolata secondo i comodi del mondo? Non è stato Gesù a dire: “Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno“?(Mt 24, 35).

         Che può pensare una cattolica “bambina” che si sente figlia della Chiesa Cattolica senza se e senza ma, che ha sempre tratto dalle parole dei Papi che ha conosciuto motivi di conforto e di rassicurazione della propria fede, come Cristo raccomandò a Pietro, ma ora teme di perdere l’orientamento? Il “mondo” fa di tutto per allontanarci da Cristo e il demonio usa tutte le sue seduzioni per farci credere che il bianco è nero e il nero è bianco. Che cosa rimane al piccolo gregge se non rimanere attaccato al suo Pastore?

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[1] Cfr. IL CORRIERE DELLA SERA – Roma, 25.2.2014 pag. 11.

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17 commenti su “I dubbi di una cattolica “bambina” – di Carla D’Agostino Ungaretti”

  1. Cara signora, sottoscrivo in tutto il suo articolo: i suoi dubbi e i suoi disagi, come lei li ha raccontati, sono stai e sono anche i miei, direi identici. Per quanto mi riguarda, cerco di vivere più intensamente una vita cristiana e di curarne la formazione, cercando di non farmi sopraffare dalla paura e dallo sconforto.
    Una nota sul bambino vestito da papa: che vuole, persone, diciamo così, particolari se ne trovano e se ne troveranno sempre. In tutta la vicenda il più savio è il bambino: ha strillato forte per tutto il tempo.

  2. Normanno Malaguti

    Per la Sua lunga, trepidante lettera, non ho parole di conforto. Mi mancano, vorrei averne e di esaustive a traquillizzare chi, come me, fa parte del piccolo gregge.
    Ciò che temo é di vedere, in tempi brevissimi violati, smentendoli, precetti che Gesù ha pronunciato sul matrimonio. Temo che si ascolterà Kasper e i nordici catoni in veste vescoviie, pronti a tutto, come il Card. Schonborg, così vicino a ‘noi siamo chiesa’.

  3. Non avrei saputo esprimere meglio i miei dubbi e le mie perplessità, a volte le mie sofferenze. Sottoscrivo in tutto quanto scritto da Carla, è il medesimo mio pensiero.
    saluti carissimi a Normanno Malaguti. Coraggio; teniamoci in contatto noi cattolici “bambini” e vigiliamo sempre nella preghiera..

  4. Cara Signora Carla, scorro le sue righe quasi bevendole e ritrovo nelle sue parole, uno per uno, tutti i miei pensieri. Tutti, dal primo fino all’ultimo e mi sembra che dalla sua penna, anzi, dal suo cuore esca fuori tutto ciò che mi ribolle dentro. Anch’io, come Lei, spesso mi chiedo se le mie perplessità siano frutto di una tremenda tentazione, tant’è che di questo ho parlato più di una volta in confessione. Ma le risposte sono state sempre troppo vaghe e poco esaustive, o per lo meno quasi per nulla confortanti. E questo “dramma” che mi porto dentro da un anno in qua non mi fa stare tranquilla, anzi mi causa un vero e proprio dolore. Vado ponendo domande a chi un tempo ero certa potesse darmi sicurezza, ho anche scritto qualche esortazione a chi sa predicare (senza per altro, la benché minima risposta), ma le figure di allora sono sparite, il prete a cui prima aprivi il cuore nella certezza di trovare aiuto è diventato, almeno per me, uno a cui devi stare attenta a dire certe cose, perché chissà mai come può pensarla e magari potrebbe anche commiserarti per la tua incomprensibile supponenza o per il tuo essere “parruccona”, come Lei simpaticamente usa dire. Ho già espresso più di una volta su queste pagine il mio stato d’animo e le mie preoccupazioni non solo per la salute dell’anima mia, ma anche per quella del mondo intero e mi conforta, leggendo il suo scritto, che la mia, in fin dei conti, non è un’avvilente solitudine, ma un sentire che trova corrispondenza. E questo, cara Signora, anche se sicuramente non può bastare, mi consola un po’. Preghiamo insieme La Madonna che ci sostenga e ci conforti in questo bruttissimo momento.

  5. Matteo Candido

    Anch’io sono rimasto attaccato a papa Ratzinger. E ho letto tutto quello che ha scritto. Anche a me certi modi ‘alla buona’ di papa Francesco, non vanno. Ma quello che conta è sapere che lui è il Papa. Messo lì da Dio. Oltre alla ‘scorza’ umana c’è la garanzia di Dio. Nella vita spirituale occorre far tacere i propri gusti. Forse in questi non c’è sempre solo Fede. Però anche il Papa è un uomo, e sulle cose umane possiamo criticarlo. E bisogna anche fargli arrivare le critiche. Speriamo che gliele comunichino. Se egli chiede di continuo di pregare per lui, è cosciente di avere anche lui dei difetti. Però, suvvia, la nostra Fede non la dobbiamo basare solo sulla persona del Papa. Del resto Lui rinvia sempre alla dottrina dell Chiesa, e lì ce n’è di roba per sostenerci!

  6. Oggi viviamo purtroppo in una società post-cristiana, ossia in un mondo “dopo Gesù” e “senza Gesù”. In altre parole, siamo ritornati nello stato di miseria umana in cui si trovava l’umanità prima dell’Incarnazione del Verbo. Allo stato attuale, pertanto, mi sembra che le meritorie e pur sempre necessarie battaglie culturali ad esempio nel campo della bioetica siano destinate a fallire se non si riparte dall’essenziale ovvero da un generalizzato riconoscimento ed da una sincera affezione alla persona di Cristo, Vivo e Presente tra di noi.

  7. Perfetto l’articolo, a cui aderisco in pieno. Vorrei solo aggiungere a proposito della famosa frase “chi sono io per giudicare….” che ho sempre pensato che non fosse stato utilizzato correttamente il verbo “giudicare”. Infatti credo, e noi cristiani ce lo aspettiamo sempre, che il compito precipuo del Papa pastore universale, rappresentante di Cristo in terra, sia proprio quello di “giudicare” ciò che è bene e ciò che è male, alla luce dell’insegnamento del Vangelo. Se il Papa avesse usato il verbo “condannare” avrebbe fatto meglio, avrebbe avuto un altro significato, ecco tutto. “Giudicare” non vuol dire “condannare”, ciò che può fare solo il Supremo Giudice. Forse nella foga dell’intervista ha semplicemente sbagliato verbo; ma una precisazione successiva sarebbe stata opportuna. – D’altra parte però noto che Benedetto XVI nella sua risposta al vaticanista della “Stampa” Tornielli, si è dichiarato pienamente conforme a Francesco, e allora come la mettiamo?….Mah!

  8. A proposito del verbo GIUDICARE usato dal Vescovo di Roma, sono convinto che avesse il significato del “Non giudicate, e non sarete giudicati” di Luca 6:37-42, dove l’imperativo negativo di giudicare ha un valore semantico vicino a PRONUNCIARE UN GIUDIZIO DI CONDANNA (e il verbo condannare segue immediatamente nel versetto di Luca). Infatti il Catechismo non condanna la tendenza omosessuale, ma solo gli atti omosessuali.

  9. Carla D'Agostino Ungaretti

    Ringrazio di cuore gli amici che hanno fmanifestato la loro sintonia col mio pensiero. Tra poco seguirò a TV2000 il S. Rosario da Lourdes e li raccomanderò tutti all’Immacolata Concezione. Raccomanderò anche Papa Francesco, perché lui “E’ PIETRO”. E soprattutto non mi stancherò di invocare l’azione dello Spirito su tutta la Chiesa.

  10. Gualtiero Comini

    Intervengo sul tema del Papa per l’ultima volta. Da cattolico adulto non riesco a condividere, e con me molti presbiteri e laici che frequento nella mia comunità, queste perplessità sull’azione e sul verbo di Papa Francesco. Sono stato recentemente confortato dall’intervista di mons. Georg che ci ha confermata la perfetta sintonia dottrinale e di azione pastorale tra il Papa Emerito e Papa Francesco. Leggo sempre i Suoi interventi e mi dispiace di essere una voce fuori dal coro. Tra l’altro mi pare che mai come ora il nostro Papa, nelle sue omelie e nei suoi interventi, sia chiaro su tutte le questioni che sono state poste nel Suo intervento. Ma rispetto i dubbi che Lei e altri pongono sull’azione di Papa Francesco. Seguo, per grazia del Signore, ogni giorno la Coroncina alla Divina Misericordia e il Rosario da Lourdes. Continuerò, cogliendo il Suo invito, in quelle occasioni, e non solo, ad esempio nella Messa quotidiana, a pregare per il nostro Papa che sia guida sicura e chiara per la nostra Chiesa. Sia lodato Gesù Cristo.

  11. Condivido quanto scrive la Gentile Signora D’Agostino Ungaretti, perché i Suoi dubbi, le Sue perplessità, son anche le mie.
    E non vengon fugati nemmeno quando leggo che il tal prelato o che il tal giornalista, quelli in fama di cattolici tutti d’un pezzo, intervengono a ‘difesa’ del regnante Pontefice affermando che non c’è alcuna differenza dottrinale fra l’attuale Pontefice ed il Predecessore/ i Predecessori.
    Perchè anche questo, seppur indirettamente, conferma che esiste la possibilità di recepire una diversità fra i passati Pontefici e l’attuale, e non di stile ma proprio relativo al contenuto della dottrina della Fede.
    Ma se ciò avviene – e mi riferisco alla percezione di cambiamenti riguardo ai contenuti della dottrina della Fede – e che avvenga è evidente, allora io penso che qualche difetto se non nella dottrina almeno nella comunicazione, ci deve pur essere … E penso anche che il Romano Pontefice abbia il dovere di parlare un linguaggio che non si presti ad ambiguità o ad interpretazioni fuorvianti.
    Se ciò avvenisse – e, duole dirlo, ma non avviene, o almeno non sempre avviene – non ci sarebbe bisogno che qualcuno venisse continuamente a spiegarci che non c’è differenza fra ciò che Lui insegna e ciò che hanno insegnato i Suoi Predecessori.
    O no?
    Prego però la Gentile Signora D’Agostino di perdonare due piccole osservazioni:
    a) la sedia gestatoria fu sì usata fino a Giovanni XXIII ma anche dopo, da Paolo VI e da Giovanni Paolo I;
    b) Santa Caterina non riportò a Roma la sede di Pietro con Urbano VI bensì col predecessore di lui, Gregorio XI: Urbano fu eletto a Roma.

  12. Fin dal momento in cui fu istituita da Gesù la Chiesa fu attraversata da crisi; non si era ancora compiuta la passione che gli Apostoli discutevano fra loro su chi poteva essere il più grande (Matteo 22, 24), poi venne la diatriba fra San Pietro e San Paolo, quindi le eresie, gli scismi, la simonia, Papi e antipapi, la cattività Avignonese, Enrico VIII, Lutero e compagnia e chi più ne ha più ne metta; eppure dopo duemila e passa anni, e’ ancora qui, grazie allo Spirito Santo, ai grandi Santi e martiri che ci ha donato, al costante e incessante aiuto di Maria, alla promessa di Gesù stesso: le porte degli inferi non prevarranno.
    Vegliamo e preghiamo abbracciati alla Croce, con la Speranza nel cuore.

  13. Carla D'Agostino Ungaretti

    Ringrazio il Sig. Lotario per avermi corretto e spero che lo faccia ancora quando sbaglio. La foga un po’ troppo appassionata con la quale ho scritto di getto la mia riflessione ha tradito la mia memoria. Ma a parte i due richiami storici, confermo tutte le mie perplessità, che non vogliono certo essere una contestazione al Papa (ho sempre detto che mi ritengo la più bruttina e spelacchiata delle sue pecorelle) ma sinceri dubbi dell’anima che teme fortemente l’appannamento del “simbolo”, e quindi di perdere l’orientamento, come se la bussola della fede incappasse in un campo magnetico avverso. Forse ha ragione il Sig. Gualtiero Comini (a differenza di me, cattolico “adulto”) e accetto la sua critica, ma non mi rifarei all’intervista di Mons. Georg il quale non poteva dire altro che quello che ha detto: il contrario sarebbe avuto l’effetto di una bomba. Ma forse sono i mass-media ad essere troppo invadenti e “dietrologi”. Dovrebbero lasciare nel silenzio chi che al silenzio si è votato.

  14. Grazie infinite per questo stupendo scritto. Io sono uno dei tanti, che come Lei negli ultimi 12 mesi vive una situazione inaspettata e molto particolare nel rapporto con il Papa. Come lei mi ritengo un cattolico bambino e bisognoso perennemente e fino all’ultimo respiro bisognoso del supporto e della guida del Padre e della Madre. Santi entrambi. Padre Dio nelle sue tre persone uguali e distinte, Padre Santo Sommo Pontefice di Madre Santa Romana Chiesa, Madre Santa Maria madre di Dio e di tutti noi. Ora quest’equilibrio di Maadre e Padre è stato fortemente destabilizzato dal vescovo argentino che i cardinbali hanno scelto come successore del Sommo Pontefice Sua Santità Benedetto XVI.Questo vento nuovo e i piccoli e grandi gesti, le parole le interviste, hanno evidenziato, ultima l’odierna intervista (5/3/14) rilasciata al corriere sul suo primo anno di pontificato,diverse cose lasciano molti pesanti e abbondanti punti interrogativi. Io ringrazio i due grandissimi Mario Palmaro e Alessandro Gnocchi, poi il Professor De Mattei e Paolo Deotto per essere riusciti a dare forma e senso logico compiuto, sotto tutti punti di vista qquesto nostro “stato dell’anima e della fede”. Sono tornato ieri da Medjugorie e credo che sia devvero il caso di utilizzare le “armi proprie” che in quel luogo vengono capite e fatte proprie: penitenza digiuno, preghiera eucarestia, rosario. Cose che la moderba papolatria dilagante, fuori e dentro la Chiesa sembra avere messo definitivamente in cantina o relegato e oppiacei per squilibrati fanatici in cerca del sensazionalismo titpico di chi non è adulto moderno e progressista… Benedetto e tutti i suoi predecessori ci hanno lasciato “molta roba” su cui fondare e vivere la nostra fede da bimbi. Io con quella faccio e proseguo ogni giorno la mia ricerca della salvezza dell’anima.

  15. La giornata di ieri non ha fatto altro che accrescere i nostri dubbi e le nostre perplessità. Questa chiesa che ha sintonia con il mondo, con questo mondo, mi sembra sia qualcosa su cui sia doveroso e lecito quanto mai dibattere. Ovviamente con il necessario timor di Dio e rispetto di ogni creatura. Sembra però una pratica non ammessa, buffo in un mondo in cui tutto possono dire e fare ogni cosa e dove domina il dogma della coscienza libera di fare ciò che si ritiene giusto, svincolato da regole dogmi e pregiudizi vari ( specie se cattolici)

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