ECCLESIA 2043. Inconciliati, inconciliabili – di Infausto Presagio, inviato de Il Repubblichiere

Con un po’ di disgusto oggi accendiamo i riflettori su di un mondo oscuro. Di loro si sa poco o nulla, se non che vivono ai margini delle città in ghetti autogestiti, o in alcune aree rurali lontane dalla post-civiltà e difficili da raggiungere, conducendo un’esistenza legata a riti misteriosi e tradizioni selvagge. Parliamo di quelle che vengono solitamente definite come comunità di “antimoderni”, dette anche “tribù pre-civili”, “società refrattarie”, composte perlopiù da nostalgici del tempo che fu, pericolosi sovranisti sfuggiti alle retate degli anni venti, anziani fascioleghisti reduci dalle purghe antipopuliste, complottisti incapaci di accettare la realtà per quella che NOI rappresentiamo, ma soprattutto cattolici “inconciliati”. E probabilmente inconciliabili.

Raggiungiamo una tra le più grandi di queste comunità presenti in territorio sub-italico, e chiediamo di essere accreditati all’ingresso come visitatori. Nonostante l’aspetto esterno minaccioso da fortino presidiato, con strane canne cilindriche accoppiate tra loro che spuntano da piccole fessure nelle mura, ci accolgono con gentilezza e ci regalano subito un libretto illustrativo con il regolamento della comunità e le principali consuetudini del posto.

Apprendiamo che per poter serenamente soggiornare ad Avila (questo è il nome della comunità) vi sono poche regole basilari: dieci per l’esattezza, una sorta di decalogo. Ma… un momento, questo è IL decalogo! Proprio quello che è stato bandito nel mondo post-civile, e messo all’indice dallo stesso pontefice Calvino II nel ’38, a conclusione dei lavori del Sinodo dei Sinodi. Non bestemmiare, non usare violenza sull’innocente, non desiderare questo e quest’altro… cose improponibili. Eppure qua bisogna sottostarvi, pena l’essere spediti fuori a pedate nel posteriore da una strana macchina denominata “Scaccialaicisti”.

Sapevamo che gli abitanti di queste strane città medievali fortificate rifiutano categoricamente l’Impianto, ovvero qualsiasi introduzione permanente in corpo di apparecchiature intelligenti ad interfaccia cerebrale connesse al Sistema Centrale. Non che non facciano uso di tecnologia, ma le periferiche in questo posto sono effettivamente ancora periferiche, cioè unità distinte da chi le utilizza. Uno di loro, intervistato, ci ha riferito testuale:

“Per noi è piuttosto evidente che quando lo strumento entra in te non sei più tu che te ne servi ma lui che ti utilizza. Questo è stato uno dei tanti motivi che ci ha spinti a rifiutare la Fake Church, la Chiesa Apostata [così essi chiamano la Chiesa Conciliata, ndr]. Quando le false gerarchie hanno iniziato a produrre documenti in favore del transumanismo, a sposare le battaglie per riconoscere i diritti civili alle macchine evolute, a benedire la produzione seriale condizionata di individui gamma, delta ed epsilon, ad escludere dai luoghi di culto le persone senza cybervaccino, a riconoscere la convenienza e la superiorità dei sistemi decisionali algocratici, non potevamo più fingere di credere alla buona fede di lorpastori”.

Parole durissime, dette con apparente serenità.

In questo posto la gente lavora, molti addirittura con le mani. Non perché abbiano rifiutato in toto la tecnologia e la robotica, di cui fanno misurato uso, ma dicono di aver sentito la necessità e riscoperto la bellezza delle cose realizzate direttamente dall’uomo. Questi zotici provano soddisfazione nel coltivare un orto, aggiustare una sedia, mungere il latte, costruirsi un tavolo…

Sembra un piccolo mondo alla rovescia: sostengono apertamente che a loro “non frega niente” dell’ecologia. Rifiutano di parlare in termini di ecosostenibilità, sembra aborrano tutto ciò che abbia prefisso in “eco”. Tuttavia le loro comunità sembrano dei giardini naturali, le costruzioni sono graziose e in ordine, le strade poco affollate, gli arredi urbani perfetti, non v’è traccia né di sciatteria, né di tamarraggine, né di ostentazione.

Non si parla mai di legalità, ma il crimine, che pure ritengono inestirpabile, è ridotto ai minimi tanto che si è diffusa l’abitudine di lasciare le abitazioni aperte, le autovetture pure, e dicono che l’ultimo furto a memoria d’uomo risale al decennio precedente.

Ancora, affermano che la povertà ci sarà sempre, e che eliminarla non è tra i loro obiettivi. Tuttavia, per quanto non vi siano situazioni di sfrontata ricchezza, pare non vi siano nemmeno indigenti al di sotto di una soglia di dignitosa modestia. Se un vagabondo chiede di essere ammesso alle loro comunità può farlo, ma ne deve accettare le regole ed essere disposto a guadagnarsi il pane e contribuire in base alle sue capacità al funzionamento della comunità. Chi cerca di approfittarne viene espulso senza tante cerimonie.

I ritmi delle loro attività produttive non sono ossessionati né dalla competitività, né dal profitto, né dalla crescita. Producono ciò di cui hanno bisogno in una sorta di sobria autarchia, ma se necessario, solo se necessario, compravendono con l’esterno. Come ci rivela un imprenditore del luogo:

Riteniamo che l’economia debba essere in funzione della persona e della comunità. Le nostre imprese più grandi contano al massimo una trentina di lavoratori; siamo contrari alla spersonalizzazione alienante a cui conduce la grande impresa, in cui tra l’altro si perde di vista il vero fine del lavoro, che non è il denaro.

Cerchiamo inoltre di far lavorare un po’ tutti, senza eccessi. Per questo vedete pochissime macchine antropomorfe in giro; qua vale ancora l’antico detto “L’ozio è il padre dei vizi”.

Viene in mente un moderno slogan che da noi funziona tanto, ma è leggermente diverso dal loro: “Se hai lo sfizio, scegli il vizio”.

Pare non si curino più di tanto dei diritti, ma si preoccupano di diffondere una cultura del dovere. Ci deve essere un trucco da qualche parte, perché risulta che in questo modo vengono rispettati i diritti di tutti.

Nei discorsi pubblici non si rivolgono agli astanti dicendo “cittadine e cittadini”, “elettrici ed elettori”, “amiche e amici”, “presidente e presidenti”, ma semplicemente “cittadini”, “elettori”, “amici”, “presidenti”, ostentando scandalosamente il fatto di considerare “cittadini”, “elettori”, “amici”, “presidenti” delle forme di plurale neutro comprensive di ogni genere (a proposito, questa è un’altra parola che non utilizzano). Non si comprende come mai nessuno di loro, tantomeno le donne, si scandalizzino di questa barbarie.

Sono rimasti legati a convenzioni inaccettabili per un moderno. Le donne sono libere di lavorare fuori casa o di lavorare in casa accudendo (cosa vorrà dire poi?) la famiglia. In ogni caso vengono retribuite perché sempre di lavoro si tratta, così almeno sostengono questi neo-primitivi. Quelle che lavorano fuori lo fanno per un massimo di mezza giornata, e perlopiù si occupano di istruzione, servizi alla persona, accoglienza e ristorazione. Nessuna donna fa “la manager”, ma del resto nemmeno gli uomini. Gli uomini del luogo si accollano le attività più pesanti fisicamente e più logoranti mentalmente, o quelle più rischiose, e pare che le donne siano loro riconoscenti per questo. Molti di loro sono tornati all’agricoltura di sussistenza o poco più, all’allevamento, alla falegnameria, all’artigianato, all’arte. Hanno la bizzarra idea che il lavoro, soprattutto quello manuale, nobilita l’uomo.

Le donne, dicevamo, non si lamentano e anche quelle che svolgono attività domestiche sembra lo facciano con fatica, sì, ma con una serenità che non ci ricordiamo d’aver visto dalle nostre parti e una strana espressione che verrebbe da dire di felicità. Probabilmente è tutta una messinscena.

A proposito, qua sono talmente indietro che riconoscono solamente un tipo di famiglia, e la ritengono nientemeno che indissolubile.

Non utilizzano i soldi come li intendiamo noi. Praticano una specie di baratto (baratto!) coadiuvato dalla circolazione di strani titoli di credito cartacei ed elettronici chiamati “Stercus” i primi ed “eStercus” i secondi, aventi validità locale, con i quali facilitano lo scambio di beni e servizi. Il prestito ad interesse è previsto solo in casi particolari, le attività finanziarie ai fini speculativi sono considerate alla stregua di un crimine contro la proprietà. Ritengono la borsa valori peggio di un postribolo, ma non abbiamo capito bene cosa sia quest’ultimo.

Come si diceva all’inizio, non tutti, ma la maggioranza della gente che vive qua fa parte dei cosiddetti cattolici inconciliati, quelli che hanno rifiutato il Concilio Vaticano IV e l’istituzione della Sinodalità Perpetua, dando luogo allo scisma moderno d’Occidente e all’elezione di un proprio pontefice rifacentesi alla tradizione Tridentina. Attualmente considerano loro papa tale Leone XIV, succeduto da poco a Pio XIII.

Tollerano anche credenti in quelle che chiamano “false religioni”, la più perniciosa delle quali ritengono essere il cattolicesimo conciliato, che chiamano “la summa di tutte le riforme”, considerando questo una specie di garbato improperio. Ci spiega uno dei loro pastori, con un bizzarro vestito nero che chiamano “talare”:

I conciliati? Spiace per loro, ma sono i più errabondi e i più necessitanti di conversione alla vera fede, perché ne sono stati i traditori. Si richiamano a Cristo, ma ne stravolgono gli insegnamenti, si credono chiesa, ma non tramandano nulla di ciò che hanno ricevuto, dovevano essere sale, sono divenuti zucchero. Anzi, nemmeno. Sono una sorta di dolcificante ipocalorico.

Ce ne andiamo scandalizzati. Se da noi un sacerdote osasse esprimersi in questi termini, verrebbe rinchiuso come minimo in un campo di rieducazione ecumenista per quindici anni.

Proviamo a chiedere a qualche passante cosa ne pensa dell’elezione di Francesca I a pontefice dei fratelli conciliati. Ecco alcune risposte:

Distinta signora:“Ma quali fratelli, quelli di cattolico non hanno nemmeno un vago ricordo”.

Anziano signore:“Guardi, già con Francesco ne avevamo avuto abbastanza, si figuri se perdiamo tempo con questa Francesca. Comunque lo sapevamo che andava a finire così, noi ve l’avevamo detto…”.

Sacerdote:“Non possiamo che pregare affinché quei senzadio si convertano all’unica vera fede, a partire dalla sedicente papessa e quei disgraziati che l’hanno nominata”.

Padre di famiglia:“Ah ah, se è misericordiosa come quell’altro omonimo che l’ha preceduta, in più è donna, si salvi chi può!”

Che gente orribile, che luogo orribile. Sempre più scandalizzati ci avviamo verso l’uscita, anche perché sentiamo incombere lo Scaccialaicisti. Ma prima vi confidiamo un’ultima sconcertante rivelazione: come si vociferava già nella nostra post-civiltà, abbiamo avuto conferma che qua i bambini vengono concepiti e messi al mondo con quei sistemi barbari che si usavano nell’antichità: l’accoppiamento tra persone di sesso opposto.

Già, perché pare che qua esistano solamente due sessi. Roba dell’altro mondo.

4 commenti su “ECCLESIA 2043. Inconciliati, inconciliabili – di Infausto Presagio, inviato de Il Repubblichiere”

  1. E dunque, a quei disgraziati antidiluviani tenacemente attaccati alle antiche tradizioni, come chiaramente si evince da alcuni vessilli mal nascosti dove ancora si legge “Dio, Patria, Famiglia” e si scopre da certi scoloriti ritagli di giornale con immagini di un tale il cui nome in calce pare fosse Salmini (uno che dicono citasse spesso i leggendari salmi e che spinto da frenetico feticismo sovranista si spingesse addirittura a baciare i crocifissi), dunque, a questi gruppi da definire ormai subumani, ancora si permette di esistere, sebbene isolati dal resto del mondo civile? Come può accadere un fatto del genere, se già intorno agli anni venti divenuti ridicoli e insopportabili, gli si dava la caccia bloccandoli in ogni modo e in ogni dove? Mah… indecifrabili imprevisti che qualcuno di quelli intervistati attribuisce a strani progetti divini con implicazione di un misterioso Gesù di Nazareth e di una tale Maria che vogliono far credere fosse stata sua Madre.
    (Esco dallo scherzo, ma madre con la minuscola proprio non riesco a scriverlo).

  2. jb Mirabile-caruso

    Il Repubblichiere: “Eppure qua bisogna sottostarvi [al Decalogo], pena
    ………………………………l’essere spediti fuori a pedate nel posteriore da una
    ………………………………strana macchina denominata “Scaccialaicisti” “.

    Trovo molto interessante – ed anche molto istruttivo! – l’arcaico costume di questa tribù-pre-civile denominata Avila relativo alla revoca della Cittadinanza a chiunque si sottraesse all’osservanza del Decalogo. La macchina ‘scaccialaicisti’, poi, è senza alcun dubbio una soluzione di gran lunga superiore al carcere dal punto di vista strettamente economico, ma anche, e soprattutto, dal punto di vista etico e morale in quanto si riallaccia all’accadimento biblico della punizione inflitta da Dio ad Adamo ed Eva – NON di “incarcerazione” – ma di “espulsione” dal Giardino.

    Una riflessione penso utile, questa, per quanto di noi che, inguaribilmente ‘inconciliabili’, volessero trovare scampo dalla follia imperante dei nostri giorni in una nuova Avila.

  3. Che sogno meraviglioso! Magari ci fossero in futuro cittadelle-oasi del genere che al presente non esistono. Il presente è così buio da costituire la premessa a tutt’altra storia: una orribile persecuzione a chiunque tenti non dico di formare comunità del genere, ma anche solo di individualmente cercare di mantenersi “cattolico inconciliato”. Persecuzioni come quelle che A. Socci nel suo recente articolo “BERGOGLIO E IL COMUNISMO: UN RAPPORTO INQUIETANTE (COSA EMERGE DALLA VISITA IN ROMANIA)”ricorda essere avvenute ad opera dei comunisti. Comunque è bello continuare a sognare!

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