Ecco la prova che l’America NON sta distruggendo l’Isis – di Marcello Foa

di Marcello Foa

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zzzzfoa0910Navigando su internet ho trovato un documento molto interessante, anche perché la fonte è insospettabile: il Council on Foreign Relations, ovvero il think tank di altissimo livello che forma le élites sia del partito democratico che di quello repubblicano destinate a governare il Paese. Molti lo considerano, non a torto, il vero pensatoio della politica estera statunitense.

Uno dei suoi ricercatori Mikah Zenko ha paragonato i bombardamenti degli americani nelle grandi missioni militari degli ultimi vent’anni  con quelli in Siria. Vediamoli. Da quando un anno fa è stata lanciata la campagna militare contro l’Isis il Pentagono ha sganciato 43 bombe al giorno, mentre in Irak nel 2003 ne lanciò 1039, in Afghanistan 230, in Kosovo 364 e nel 1991 nella prima guerra addirittura 6123.

E ricordatevi la polemica di qualche mese fa, di cui ho dato conto su questo blog, quando i piloti statunitensi protestarono con il Pentagono per le regole di ingaggio a cui dovevano sottostare, regole così  assurde e burocratiche che di fatto vanificavano la possibilità di colpire seriamente ed efficacemente le truppe del califfato islamico.

Quando gli Usa fanno sul serio la loro force de frappe è devastante per intensità e potenza; invece quando, come accade in Siria contro l’Isis,  si limita a dei raid dimostrativi, significa che la vittoria finale non è la vera priorità e le operazioni hanno più che altro fini mediatici.

Chi invece vuole vincere è Putin. E la differenza è evidente. Il Cremlino sta colpendo molto duramente i gruppi armati salafiti in Siria,  persino con missili di lunga gittata. E che tali gruppi appartengano all’Isis o al Qaida o ad altre organizzazioni islamiche è francamente risibile: i ribelli armati moderati in Siria di fatto non esistono, sono tutti estremisti islamici della peggior risma.

Sia chiaro: al sottoscritto non piacciono né le bombe americane né quelle russe e vorrei, come ha scritto Ron Paul, che nessun ordigno insanguinasse la Siria. Sun Tzu insegna che la guerra è la soluzione estrema, a cui bisogna ricorrere solo in casi estremi e il fatto che si sia arrivato a tanto rappresenta una sconfitta per tutti i grandi Paesi, a cominciare da quelli occidentali, dall’Arabia Saudita e dalla Turchia, responsabili per la destabilizzazione della regione.

Ma una volta che è dichiarata va combattuta senza se e senza ma, soprattutto avendo ben chiari gli obiettivi: l’America dice di voler sconfiggere l’Isis ma la sua priorità è di far cadere Assad ovvero l’uomo che si oppone all’Isis. E non sembra per nulla preoccupata dalla conseguenza ultima delle sue manovre che è quella di consegnare al neocaliffato e/o ad Al Qaida l’area tra Siria e gran parte dell’Iraq ovvero a un regime violento, settario, retrogrado; il peggio che si possa immaginare e ben lontano dai valori di democrazia, libertà, diritto che Washington difende e promuove in altre parti del mondo.

Capire le logiche di questa America è davvero molto difficile.

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fonte: Il Giornale 

5 commenti su “Ecco la prova che l’America NON sta distruggendo l’Isis – di Marcello Foa”

  1. Appare chiaro che l’America, dopo l’11 settembre, abbia preso una decisione strategica fondamentale : allontanare il teatro della guerra al terrorismo islamico dal proprio territorio nazionale. Ha così invaso prima l’ Afghanistan, costringendo tutti i combattenti di Allah ad accorrere in aiuto dei propri fratelli in difficoltà. Poi ha ispirato la c.d. primavera araba nell’area mediterranea, offrendo l’ opportunità a tutti i gruppi estremistici di convergere in una azione comune per la conquista del potere, di fatto determinando una situazione di instabilità in tutta la regione. Ora favoriscono, nella medesima ottica, il formarsi del c.d. Califfato anche a costo che esso si propaghi nella vicina Europa. Dal punto di vista degli Stati Uniti tutto ciò ha una sua logica .Non si considera, però, è evidente, che quando l’islamismo dovesse riuscire a conquistare l’ Europa, che non sarà più attaccabile con una guerra convenzionale, il terrorismo tornerà a rivolgersi oltre oceano. Ma sembra che Putin…

  2. Non è necessario scomodare Sun Tzu, la dottrina della Chiesa parla chiaro e sarebbe opportuno andare a sbirciare nelle opere di Sant’Agostino e San Tommaso, il Dottore Angelico, per farsi un’idea su questo argomento ‘scomodo’. D’altronde, Papa Pio XI non si schierò mai contro l’uso della forza dei cristeros in Messico. Il cosiddetto ‘occidente’, ormai dilaniato mortalmente dal relativismo e adagiato sul soporifero e romantico nichilismo crepuscolare, non ha alzato un solo dito per difendere i cristiani.

  3. L’obiettivo degli USA è isolare e indebolire la Russia cercando di stuzzicarla nella sua area di influenza per indurla a qualche passo falso, a qualche reazione più forte del dovuto.
    La guerra oggi è anche molto amplificata o taciuta dai mass-media che sono al 99,99% tutti in mano agli USA: se bombarda Putin è un dittatore cattivo e sanguinario, se bombarda Obama è un benefattore perchè esportando la democrazia, i diritti civili, ecc…
    La logica mi sembra molto chiara.

  4. giorgio rapanelli

    Tutto sta a dimostrare che ormai l’impero d’occidente USA con la sua capitale Washington Roma sta crollando. Non è più il difensore della democrazia e del diritto. Si sta autodistruggendo al suo interno con vizi, LGBT, aborto. L’aborto fu una delle principali cause della caduta di Roma Imperiale. Il Calvinismo ha perso la sua funzione. E’ invasa da popolazioni inferiori a quella indigena. I suoi ultimi imperatori presidenti (i due Bush e Obama) eletti dal popolo allo sbando sono incapaci di una politica estera efficiente, mettendo in atto guerre inutili, prive di senso concreto e distruttive alle sue frontiere.
    Intanto, sta sorgendo una nuova difesa dell’Occidente e si chiama Russia di Putin. Potremmo dire che il potere di intervento si sta spostando verso una nuova Costantinopoli.

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