“Ergo…”, ovvero l’arte nobile del sillogismo – di Léon Bertoletti

di Léon Bertoletti

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Pensavo… già, ogni tanto mi capita. Pensavo, dunque. M’indottrina il Leclercq (Dom Jean, non l’assonante catena di supermercati e ipermercati) che si definisce raziocinio il processo per cui da una verità, già conosciuta, si passa alla scoperta di un’altra verità, non ancora nota. Siamo all’opposto, quindi, dell’intuizione, che è la visione diretta di una verità senza la mediazione di un’altra verità. Per intuizione abbiamo la certezza dei principi assiomatici in molte scienze; per raziocinio (o ragionamento) passiamo da tali principi alle loro conseguenze, che, disposte in serie ordinate, costituiscono l’edificio scientifico.

Ecco, la forma fondamentale e più semplice del raziocinio è il sillogismo. Consta di tre proposizioni: la prima è un principio universale e si chiama premessa maggiore, la seconda enuncia un fatto e si chiama premessa minore, la terza applica il principio universale alla situazione di fatto e si chiama conclusione. Le premesse hanno in comune un termine, detto medio, che è soggetto nell’una e predicato nell’altra. La conclusione unisce gli altri due termini, detti estremi. Esempio: tutti gli uomini sono mortali, gli Ateniesi sono uomini, ergo gli Ateniesi sono mortali. Aristotele affronta il sillogismo, arte veramente nobile, negli Analitici primi. Il Leclercq (La conscience, pag. 27 e segg.) insegna che nella vita etica ogni giudizio di coscienza può essere considerato come la conclusione di un sillogismo. Che so, chi dovrebbe commettere un furto e non lo fa, si regolerebbe così: rubare non è lecito, l’atto di appropriarmi di quell’oggetto sarebbe rubare, ergo non rubo.

Naturalmente, nella maggior parte dei casi, il ragionamento non è esplicito. Il principio universale sarebbe così radicato nella coscienza da esercitare il suo effetto anche restando sottinteso. L’unico elemento dichiarato è la conclusione del tacito sillogismo, conclusione che rappresenta il giudizio della coscienza. Bene. Ma il processo razionale del raziocinio può facilmente venire intralciato o deviato da tendenze soggettive. Secondo il Leclercq, queste di solito esercitano la loro azione di disturbo sulla proposizione di fatto (la premessa minore del sillogismo); nei casi più gravi arrivano a intaccare anche il principio universale. Così il ladro potrebbe convincersi che la personale povertà o la ricchezza del padrone giustifichino la sottrazione. Magari stravolge anche la premessa maggiore, concludendo che perfino il rispetto per la proprietà altrui è un pregiudizio, perché anche la proprietà è un furto. Con questo ribaltamento radicale il ladro cerca di liberarsi una volta per sempre dalla condanna della coscienza.

Siamo di fronte, con tutta evidenza, a un caso concreto tra le possibili perversioni del raziocinio, spiegate con l’influenza che la volontà, le passioni, i desideri esercitano sui giudizi della ragione riguardanti la condotta. La logica razionale viene spinta fuori strada dalle tendenze affettive, così costruisce sillogismi forse precisi nella forma ma sbagliati nel contenuto. È una bella lezione, bisogna ammetterlo, per quanto di una noia assoluta.

In ogni caso andava proprio affrontata per rendere commestibile la noticina finale vergata, giuro, con il massimo rispetto e la più profonda deferenza: se il Sommo se ne esce, spettegolando sul clima, con l’affermazione volante che «l’Uomo è uno stupido, un testardo che non vede», il Sommo è un Uomo, ergo anche il Sommo… Beh, meglio se ne riparliamo un’altra volta.

12 commenti su ““Ergo…”, ovvero l’arte nobile del sillogismo – di Léon Bertoletti”

    1. Da appena fatto papa capii che Bergoglio è una persona moolto ignorante di cristianesimo e pure di cultura generale, e un tipo così che ha pure fatto strada, è facile preda di altre ideologie, per esempio la massoneria da sempre anticristiana.

  1. “«l’Uomo è uno stupido, un testardo che non vede», il Sommo è un Uomo, ergo anche il Sommo… Beh, meglio se ne riparliamo un’altra volta.”
    Parliamone ora: se la premessa maggiore è errata, lo è anche la conclusione.
    Asseriamo pure che il Sommo si è “dimenticato” che l’uomo è dotato del ben dell’intelletto. Qualche uomo ne difetta, qualcheduno ne fa cattivo uso, qualche altro ne è ampiamente dotato…
    E’ la prima volta che un bianco vestito se ne esce con tali premesse banali, generiche e totalmente inappropriate ad un uomo di fede….
    Onestamente quando il “Sommo” parla mi pare d’essere nel salotto delle comari.

  2. e difatti ce n’eravamo già accorti da un pezzo che non l’uomo in sé è stupido -homo animal rationale est – ma Bergoglio è stupido, perché incapace di raziocinio scevro da passione ( o da ignoranza crassa).

  3. mi sembra fuori da ogni ragionevole dubbio che quello delle interviste ad alta quota col microfono in mano sia IL VERO BERGOGLIO,, senza freni inibitorii. e a questo punto mi chiedo chi è il signore che ogni mercoledì legge dei pensosi discorsi, che poi LA NUOVA BUSSOLA QUOTIDIANA pubblica sollecitamente ( mentre nel restate 90% dello spazio pubblica articoli che contraddicono in parte o totalmente le affermazioni del sunnominato). nello specifico una presa di posizione così faziosa e senza argomenti sulla questione del fantomatico CAMBIAMENTO CLIMATICO mi lascia veramente sbalordito !

    1. quando Sodoma e Gomorra furono incenerite dal fuoco, era per colpa dei CAMBIAMENTI CLIMATICI? Mi sa tanto che le cause dei cambiamenti climatici possano essere un po’ diverse da quelle sbandierate ad ogni tirar di vento, e quindi anche il senso degli effetti che ne derivano… Se vogliamo attribuirle alla STUPIDITÀ dell’uomo, d’accordo, ma solo se per ‘stupidità’ ci riferiamo a quella indicata da Isaia: “Il bue riconosce il suo proprietario e l’asino la mangiatoia del suo padrone, ma Israele non ha conoscenza e il mio popolo non ha intendimento». E il nostro Sommo Sproloquiatore Logorroico Instancabile è nella posizione migliore, per la sua collocazione nel luogo deputato a far rifulgere la sapienza della Verità, per eccellere al massimo livello – per via della contraddizione – nella graduatoria della STUPIDITÀ.

  4. … un poveraccio … lo hanno vestito di bianco … e lui si è convinto di essere papa … così tenta di fare il papa … ma è un poveraccio …

  5. Si è scagliato contro i vescovi da lui definiti padri-padroni della Chiesa: ambiguo, il padre-padrone della Chiesa si crede lui e dà la colpa ad altri.

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