ERIKA DELLACASA – “I Costa. Storia di una famiglia e di un’impresa” (Presentazione di Giuseppe Costa, Prefazione di Sergio Maria Carbone), ed. Marsilio, Venezia 2012 – recensione di Maria Antonietta Novara Biagini

di Maria Antonietta Novara Biagini


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Erika Dellacasa – I Costa. Storia di una famiglia e di un’impresa (Presentazione di Giuseppe Costa, Prefazione di Sergio Maria Carbone), ed. Marsilio, Venezia 2012 (clicca sull’immagine)


 

Leggendo il libro si è tentati di fare un paragone tra la Genova dell’epoca dei primi Costa e la Roma antica, quando vigeva l’onestà e la morigeratezza, quando regnava il principio “Deorum manium iura sancta sunto”. Questa solidità morale si fondava non su astratti principi etici, quali vengono banditi oggi per farsene beffe subito dopo nella gran Babele del relativismo, ma su una Fede cattolica fortemente sentita. La preghiera comune cementava la famiglia e la rendeva simile a una piccola Chiesa: proprio ciò che una vera famiglia deve essere.

Il forte senso religioso e morale che animava i Costa non era minimamente contrario all’attività imprenditoriale, perseguita con grande slancio. Una rigorosa vita cristiana e morale sosteneva un eccezionale coraggio d’impresa, dando un esempio di come si possa ottimamente conciliare la Fede con l’iniziativa privata e l’accumulo di ricchezza, in contrasto con le sterili teorie del pauperismo e del buonismo lacrimoso di certa deriva pseudo-cattolica. I Costa operarono fattivamente per il bene del prossimo con numerose e nobili iniziative di solidarietà cristiana, quelle che la sinistra ama chiamare “paternalismo”.

L’autrice ripercorre il complicato itinerario delle attività dei Costa, dal commercio dell’olio, al tessile, all’armamento navale, mettendo in rilievo anche l’alto livello estetico di queste iniziative. I Costa amavano il bello, e lo si vede dalla grafica pubblicitaria dell’olio ai magnifici tessuti d’alta moda, che giunsero a conquistare la stessa capitale della haute couture, Parigi. Lo si apprezza in modo superlativo nell’arredamento delle navi e nelle soluzioni grafiche dei vari marchi Costa. Non a caso, la famiglia dimostrò sempre il più alto apprezzamento della musica e dell’arte.

La forza dei Costa fu per lungo tempo il loro sempre crescente numero. Da matrimoni rigorosamente cristiani nacquero infatti numerosi figli, i quali in genere trovavano collocazione in ditta, cominciando l’apprendistato ai livelli più bassi. Il tutto era sostenuto da una salda solidarietà cristiana. Lo stesso alto numero di membri doveva tuttavia rivelarsi più tardi uno svantaggio: infatti non tutti, inevitabilmente, avevano le stesse doti imprenditoriali e manageriali.

Sindacati prepotenti, brigate rosse, sordità di una città che sempre più si ripiegava su sè stessa nella falsa sicurezza delle famigerate “partecipazioni statali”, furono il contorno della crisi finanziaria generata dal prepotente avanzare degli squali della finanza che sempre più insidiò le aziende Costa. Genova, a parte qualche meritoria eccezione, si rivelò incapace di comprendere il valore delle loro iniziative.

Oltre alla storia della famiglia, il libro fornisce un’accurata analisi delle strutture societarie e delle trasformazioni a cui queste andarono incontro, per cui, oltre a porre in evidenza i lati umani e cristiani di questa eccezionale famiglia, offre pure uno spaccato sulla storia economica e sociale di Genova negli ultimi cento anni. E la Genova di oggi, dopo aver perduto trecentomila abitanti negli ultimi cinquant’anni, sotto l’inamovibile e fallimentare gestione della sinistra, esce devastata dal confronto.

 

 

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