Fuori dal coro. Per chi esita ancora a saltare sul carro del vincitore Renzi – di Clemente Sparaco

… il giovane e giovanilistico premier pare il prodotto di un’epoca disincantata e disorientata in cui la strategia vincente sembra essere di evitare di contrarre impegni a lungo termine. Ciò che pare ripagare politicamente è, quindi, non tanto il difendere una causa o il custodire una tradizione, quanto lo stare attenti a non avventurarsi in questioni di principio. Vince non chi ha un’identità, ma chi simula e dissimula un’identità. Vince non chi coltiva la memoria, ma chi la cancella come su un nastro magnetico.

di Clemente Sparaco

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matteo-renzi-linguaIn questi giorni stiamo assistendo in Italia a quello che davvero sembra un nuovo corso rispetto al recente passato berlusconiano. Matteo Renzi, un giovane democristiano progressista, sospinto dal ceto medio moderato e dal popolo postcomunista intruppato nelle organizzazioni del partito, ha raccolto un insperato successo elettorale.

L’ultima tornata gli ha assegnato un risultato mai conseguito da una formazione politica dall’epoca d’oro della DC. In controtendenza rispetto al resto d’Europa, l’Italia ha dato credito al governo da poco in carica e incredibilmente ha supportato le sue opzioni europeistiche, nonostante la recessione, nonostante le tasse e nonostante la disoccupazione schizzata a livelli record. Non solo il solito Berlusconi ha pagato in termini di caduta verticale di consenso, ma anche il Movimento 5 stelle di Grillo, le cui prese di posizione e i cui toni, fin troppo accesi e polemici, hanno allarmato un certo elettorato alla ricerca di stabilità e tranquillità sociale. Al radicalismo egualitario e giustizialista si è preferito quello che si è inteso come sano pragmatismo.

A Renzi si è disposti a perdonare anche alcune palesi incoerenze rilevate fra dichiarazioni di principio rese e opportunistiche e disinvolte scelte, come quella, ad esempio, di essere andato al potere senza passare per le elezioni e, per giunta, con un bagaglio di cinismo notevole nel far fuori Letta, cui pure aveva assicurato il suo appoggio incondizionato.

Quello, che sembrava un leader da comitato studentesco occupante l’istituto con l’acquiescenza benevola del preside e sotto gli sguardi bonari e trepidanti delle professoresse, sembra ormai legittimato dal consenso popolare. Scelte epocali gli si spalancano davanti, a cominciare da riformeindilazionabili, come quelle costituzionali ed economiche (il taglio della spesa, la riorganizzazione del welfare, l’ammodernamento e lo snellimento della pubblica amministrazione). E poi c’è lacorruzione, che è un dato endemico, di sistema, connessa ad un malaffare diffuso tanto nei partiti, quanto nella società civile.

Per come si propone, c’è nel giovane premier qualcosa che lo mette in sintonia con un sentire diffuso ed un clima culturale postideologico, postmoderno e postcattolico.

In una sorprendente intervista il sociologo Franco Garelli ha sostenuto la “continuità” tra Renzi, la dottrina sociale della Chiesa e la presenza nel nostro Paese del “cattolicesimo sociale”. “Il carattere qualificante del cattolicesimo sociale consiste nel riuscire a individuare i problemi e fare proposte all’altezza della situazione in un dato momento storico, non nel fare una difesa d’ufficio dei principi” – ha sostenuto il sociologo. Il merito di Renzi starebbe nell’affascinare e attrarre “a partire dalle idee, e solo in parte a partire dalla militanza cattolica di lungo corso negli anni giovanili...” e, quindi nella sua visione pluralistica e non irretita in principi inamovibili.

L’osservazione è inquietante, perché la maggioranza renziana ha appena approvato alla Camera il divorzio breve e si sta preparando ad approvare le unioni civili e le adozioni gay. Ha elargito contestualmente alla campagna elettorale 80 euro in più in busta paga nella fascia di reddito segnalata nel DEF 2014, ma ha rinviato al 2015 l’estensione del bonus alle famiglie monoreddito e con figli a carico. Si è guardata sempre bene dal fare un minimo riferimento al tema della vita.

In realtà, il giovane e giovanilistico premier pare il prodotto di un’epoca disincantata e disorientata in cui la strategia vincente sembra essere di evitare di contrarre impegni a lungo termine. Ciò che pare ripagare politicamente è, quindi, non tanto il difendere una causa o il custodire una tradizione, quanto lo stare attenti a non avventurarsi in questioni di principio. Vince non chi ha un’identità, ma chi simula e dissimula un’identità. Vince non chi coltiva la memoria, ma chi la cancella come su un nastro magnetico.

Svuotate di senso le questioni di valori, oggi la stessa coerenza sembra non essere più un valore. Quanto alla solidarietà, essa è più di bandiera che di sostanza, figlia com’è di un buonismo leggero ed irresponsabile, disposto ad accettare, o addirittura ad assumere, indifferentemente ogni istanza fino al punto di smarrire il criterio di demarcazione fra il giusto e l’ingiusto. E quella che può apparire apertura pluralistica e democratica è, in realtà, opportunistica accettazione dell’esistente, che permette di sfuggire alla morsa delle decisioni importanti, cruciali, dirimenti.

8 commenti su “Fuori dal coro. Per chi esita ancora a saltare sul carro del vincitore Renzi – di Clemente Sparaco”

  1. Ci governano persone che non abbiamo eletto, siamo vittime di poteri senza volto, ci è vietata l’identità cristiana, svilita quella nazionale, montagne di diritti sommergono i doveri, l’ipocrisia sottomette la verità, alla giustizia subentra l’interesse, si va a scuola per corrompersi e cadere nella perversione… e infine abbiamo pure due papi. Fra poco ci obbligheranno anche a camminare a testa in giù. Altro che clima culturale postideologico, postmoderno e postcattolico! Più che altro è un clima irrespirabile!

  2. piero vassallo

    un giorno i cattolici capiranno le ragioni del rifiuto opposto da Pio XII alla richiesta di De Gasperi di essere ricevuto in Vaticano. De Gasperi negli anni Trenta dichiarò di condividere la filosofia di Maritain e nel 1946 (coerentemente) nominò il filocomunista Dossetti vicesegretario della Dc – quando si rifllette su tali indiscutibili precedenti si comprende che Renzi è un De Gasperi aggiornato al pontrificato di papa Bergoglio e si capisce la nostalgia per Pio XII, il quale tentò e in parte riuscì a frenare il disastroso scivolamento della Dc a sinistra – scivolamento che oggi è interpretato “felicemente” dal prodiano Renzi

    1. In definitiva, credo che questo (il modo di pensare di De Gasperi) significhi semplicemente che gli Alleati -massonico/antipapalini- si chiesero “Chi mettiamo alla guida di quel branco di Papisti, non rieducati malgrado tanti anni di Massoneria piemontese? Un cattolico simpatizzante delle “tendenze democratiche” interne al suo proprio mondo”.
      Del resto, il nome del partito lo diceva chiaramente: “Democrazia (sempre sia lodata…) Cristiana”, in luogo di “Civiltà Cattolica”

  3. Ottimi, come sempre, Tonietta e Vassallo.
    E ora vi faccio un commento che già vi ho fatto in passato:
    parecchi anni fa avevo un libretto (non ricordo il titolo), nel quale si parlava della
    tattica, o tecnica, di Togliatti per conquistare il popolo cattolico italiano.
    Dato che la popolazione italiana era quasi completamente in simbiosi con la
    Chiesa, lui era convinto che l’unico modo per conquistarla e quindi staccarla
    dalla Chiesa era portarla sul sociale….
    E l’operazione è riuscita COMPLETAMENTE, perché il sociale non solo si è
    impadronito della popolazione ma anche della Chiesa, la quale si sta allontanando
    sempre più dal DIVINO!!!!

  4. Una volta combattevano la Chiesa, ora vi si sono infiltrati. Sono convinti di poterla usare e piegare a loro piacimento. Sono convinti che essa rappresenti il collante per tenere unite le persone. Non vedono l’ora di sbarazzarsi degli ultimi preti per fare una nuova chiesa di laici. “Noi siamo la Chiesa” ho sentito dire ad un sindaco recentemente in un discorso pubblico in presenza del Vescovo. Questo è quello che vogliono fare e ci riusciranno. Sanno che ci riusciranno. Ma quello che non sanno è che non funzionerà. Non ci sarà una nuova chiesa. Sarà semplicemente la fine della Chiesa.

  5. Ottimo articolo e ottima foto, quest’ultima è PERFETTA per descrivere la matutità, la moralità e i principi di Renzi!
    I rapporti Chiesa-politica si sono invertiti: una volta ciò che era peccato era anche reato, poi le due cose sono state separate, ora è avvenuto il ricongiungimento: secondo molti “cattolici”, fra cui anche parecchi uomini di Chiesa, è peccato solo ciò che costituisce reato, il positivismo giuridico ha in moltissime persone sostituito la Morale Cattolica!

    1. E il peccato originale di questo orrore, caro Diego, è l’aver concepito e presentato il “Cattolicesimo” come una fazione. Parlare della società italiana come “composta da Liberali, da Comunisti, da Cattolici ecc. ecc.”, significa propagandare una visione da “club di pensiero”, ciascuno dei quali sceglie una sua particolare “Fede”.

      Ognuno perciò crederebbe in UNA fede (fra tante: come le innumerevoli denominazioni protestanti), anziché essere tenuto a dar Fede alla testimonianza fedele di Dio Stesso

  6. Francesco Bernardini

    Forse ci sfugge qualcosa …. La “POLITICA” era “servizio alla gente, soprattutto alla povera gente” che non avrebbe avuto nessuna possibilità al di fuori della Tradizione vissuta nel quotidiano e quindi nella politica. Oggi la “politica” è “servizio al politico ed ai potenti” per cui Renzi va benissimo … Solo il fatto di accettare se non di condividere la 194 squalifica ogni politico … ma è tempo perso insistere su questi tasti ?

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