“FUORI MODA”. La posta di Alessandro Gnocchi

La laicità non è un’estensione della natura e delle sue leggi ai fenomeni e ai corpi sociali. È un concetto filosofico di conio anticristiano che solo dei cattolici senza midollo possono prendere per buono mettendosi al riparo della tranquillizzante reminiscenza che il termine laico appartiene in origine al linguaggio della Chiesa e indica la persona non consacrata.

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Ogni settimana Alessandro Gnocchi risponde alle lettere degli amici lettori. Tutti possono scrivere, indirizzando le loro lettere a info@riscossacristiana.it , con oggetto: “la posta di Alessandro Gnocchi”. Chiediamo ai nostri amici lettere brevi, su argomenti che naturalmente siano di comune interesse. Ogni settimana sarà scelta una lettera per una risposta per esteso ed eventualmente si daranno ad altre lettere risposte brevi. Si cercherà, nei limiti del possibile, di dare risposte a tutti.

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PD

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Mercoledì 2 marzo 2016

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È pervenuta in redazione:

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Gentilissimo dottor Gnocchi,

davanti allo scempio della morale che sta passando a colpi di legge, mi pare che non serva essere cattolici per capire che siamo al disastro. Basta ragionare da persone normali. Per questo mi chiedo se tutto il dibattito, senza essere ricondotto alla fede, non si possa affrontare in modo più efficace dentro il quadro di una sana laicità in cui si accettino regole condivise da parte di tutti i protagonisti.

La ringrazio per l’attenzione

Osvaldo Caroli

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zrbrpsCaro Osvaldo,

la risposta è molto semplice ed è composta da sue sole lettere: no. E il motivo è altrettanto facile da esprimere: la “laicità” non può essere “sana” o “malata”, è laicità e basta, una visione della vita sociale che pretende, quanto meno, di mettere Dio tra parentesi. Che possa esistere una laicità buona è un’illusione, forse anche pia, maturata in quel cattolicesimo che, tagliati i ponti con il passato, vorrebbe abbracciare il mondo rimanendo in sacrestia, abbandonando l’altare ma senza perdere la raccolta delle elemosine all’offertorio, dimenticandosi dell’eternità senza mollare l’otto per mille quaggiù.

La laicità non è un’estensione della natura e delle sue leggi ai fenomeni e ai corpi sociali. È un concetto filosofico di conio anticristiano che solo dei cattolici senza midollo possono prendere per buono mettendosi al riparo della tranquillizzante reminiscenza che il termine laico appartiene in origine al linguaggio della Chiesa e indica la persona non consacrata. Ma questa derivazione linguistica è fasulla e non riguarda la sostanza, in quanto il laico inteso come non consacrato appartiene alla cristianità, mentre il laico comparso nell’epoca moderna appartiene alla laicità. Il laico che taglia teste cristiane in nome della libertà non ha ascendenza alcuna nel laico chiamato così per distinguerlo dal consacrato: è colui che pone nella società un ordine diverso da quello voluto da Dio.

E badi bene, caro Osvaldo, che stiamo parlando di laicità e non di laicismo, ovvero della deriva ideologica di un’idea almeno potenzialmente buona. La definizione di un laicismo che sarebbe la fase estrema e maligna di un concetto sano come la laicità è una delle tante facce dell’inganno in cui sono caduti i cattolici. Dall’esordio della modernità, il mondo, battaglia dopo battaglia, ha vinto la guerra del linguaggio e ora può manipolare il pensiero a suo piacimento, mostrando il male come bene e il bene come male senza essere contraddetto.

Cosicché, con l’andare del tempo, nella Chiesa è penetrato quel fumo di Satana che si alimenta della espressione massima della laicità: la gioiosa partecipazione al dibattito da parte dei cattolici, sommamente quelli adulti, ma anche molti tra quelli che amano definirsi bambini. Perché, umanamente, è bello sentirsi accettati, far parte del sistema, invece che avere sempre in testa quella folle idea della testimonianza, che al sommo grado si chiama martirio. E ci si illude di fare da lievito, portando a maturazione tutto quanto di buono esiste in una società che può esistere solo oscurando Cristo e i suoi testimoni.

Ma assumere il ruolo di semplici interlocutori porta ipso facto a rinunciare alla propria specificità. Entrare nel dibattito, che presuppone per sua natura l’uguaglianza dei princìpi e dunque la loro irrilevanza, significa avere perso nel momento stesso in cui si inizia. Perché a quel punto si è accettato che l’unico principio valido è la discussione per la discussione e il prevalere del contenuto è affidato alla prepotenza, la quale trova la sua espressione massima nella tirannia dei numeri. Al compimento di questo processo, il cattolico che ha assunto come valore la laicità illudendosi della sua sanità diviene un soggetto assolutamente inedito e molto caro al mondo: il “cattolaico”.

Questo mostro bicefalo è colui che, pur avendo sicuramente in tasca la tessera di qualche associazione cattolica, non è più in grado di opporre nessuna ragione a quanto gli viene proposto dal mondo laico. E tanto meno sa opporre argomentazioni ai due cavalli di battaglia che sono stati utilizzati dal mondo laico per aggredire il concetto di Regalità sociale di Nostro Signore. Il primo sta nell’idea che lo stesso Gesù Cristo avrebbe sancito la separazione tra Chiesa e Stato affermando: “Date a Cesare ciò che è di Cesare, date a Dio ciò che è di Dio”. Il secondo sostiene che la laicità e poi il laicismo sarebbero nati per sostenere le ragioni della libertà in contrapposizione al clericalismo.

Di questi totem, caro Osvaldo, ho già parlato anche in questa rubrica, ma forse vale la pena di tornarci sopra poiché, evidentemente, il morbo laico colonizza con troppa forza gli organismi cattolici privi di anticorpi.

Rispondere al primo dei due cardini della laicità è molto semplice. Cesare è un uomo e quindi deve a Dio quel che gli devono tutti gli altri uomini. Anzi, deve a Dio più di quanto gli debbano gli altri, perché ha una grande responsabilità sul destino eterno dei cittadini. San Tommaso, nel De regimine principum scrive: “Il fine della vita onesta che qui viviamo è la beatitudine celeste. Perciò rientra nei compiti del re curare la vita onesta della moltitudine, perché concorre al conseguimento della beatitudine celeste, comandando le cose che portano alla beatitudine celeste e proibendo, per quanto è possibile, quelle che le sono contrarie. Quale sia poi la via alla vera beatitudine e quali siano le cose che la ostacolano si conosce dalla Legge divina, il cui insegnamento rientra nel compito dei sacerdoti, secondo quanto dice Malachia”.

Se il primo argomento utilizzato dai laici è falso sul piano dottrinale, il secondo è falso sul piano storico. Si dice che la laicità e poi il laicismo sarebbero nati in contrapposizione al clericalismo per difendere le ragioni della libertà. In realtà, è vero il contrario. Dalla fine del XIII secolo, nella storia europea è iniziato un singolare fenomeno. I laici, questa volta nel senso di non consacrati appartenenti alla cristianità, hanno progressivamente demandato al clero il dovere di essere religioso anche per conto loro. Poco alla volta, i prìncipi e poi la gente comune si sono allontanati dalla necessità di improntare alla fede ogni istante della loro vita pubblica e privata. Ma, demandando a un ceto preposto il dovere di essere religioso per proprio conto, si sancisce il fatto di essere completamente laici, non più nel senso di non consacrati. Si è passata la linea oltre la quale il termine laico muta radicalmente natura e indica un concetto opposto a quello precedente. Il laico non è più il non consacrato che vive secondo religione, ma diviene colui che non ha più niente a che fare con la dimensione religiosa e ripudia la fede come criterio fondante della sua vita, dapprima solo pubblica e poi, inesorabilmente, anche privata: è nata la laicità.

A sua volta, il clero che assume imprudentemente il compito assegnatogli dall’uomo laicizzato, diventa, perdoni il gioco di parole, un clero clericale. Inizialmente applica arbitrari atti di imperio nel campo religioso, ma poi finisce per farlo anche nel campo civile. Questa, caro Osvaldo, è effettivamente ingerenza. Ma non è l’ingerenza della Chiesa, non è l’ingerenza della religione: è l’ingerenza di un clero clericalizzato inventato dalla laicità. Questo è tanto vero che il laico è ben contento di avere davanti a sé un clericale, invece che un cattolico. Perché quest’ultimo tornerà sempre all’unica regola del suo agire in campo civile: la Regalità sociale di Nostro Signore, cioè il dovere di fare in modo che Cristo regni sempre e il più possibile su questa terra. Se il cattolico rinuncia senza problemi ai suoi interessi economici e politici per salvare i princìpi, il clericale rinuncia senza problemi ai princìpi per salvare gli interessi economici e politici. Un partitino che usurpa il simbolo della Croce e l’otto per mille valgono bene una Messa.

Romano Amerio, nel suo Iota Unum, parlando del Concordato tra Stato italiano e Chiesa cattolica, firmato nel 1984, riporta l’articolo 1 del protocollo addizionale: “Si considera non più in vigore il principio originariamente richiamato nei Patti Lateranensi della religione cattolica come sola religione dello Stato italiano”. E poi commenta così: “Questo dispositivo del nuovo patto implica l’abbandono del principio cattolico secondo il quale l’obbligazione religiosa dell’uomo oltrepassa l’ambito individuale e investe la comunità civile. Questa deve come tale avere un riguardo positivo verso la destinazione ultima dell’umana convivenza a uno stato di vita trascendente. Il riconoscimento del nume è un dovere non puramente individuale, ma sociale. Oggi la Chiesa chiama laicità quello che ieri chiamava laicismo”.

Caro Osvaldo, mi pare che non si possa fotografare in modo più impietoso il dramma in atto. Oppure pensi, per esempio, a un mondo cattolico che, dopo aver combattuto contro la legge sull’aborto, oggi la difende sostenendo che è la migliore del mondo, ma, purtroppo, non viene applicata integralmente. Una metamorfosi prodottasi in soli trent’anni.

Altro esempio veramente clamoroso è la cosiddetta vittoria al referendum sulla fecondazione assistita. Il fatto che nella consultazione popolare non sia stato raggiunto il quorum è stato salutato come un successo del mondo cattolico e del genio del cardinale Ruini. Ma nessuno ha avuto il coraggio e l’onestà di dire che quel referendum non è passato semplicemente perché nessuno è andato a votare e la maggior parte degli astenuti era composta da gente più interessata al weekend che alla difesa della legge naturale. Senza contare che si è tentato truffaldinamente di far passare per cattolica una normativa che alla prova dei princìpi e dei fatti non lo è.

Per venire ai nostri giorni, è cronaca di queste ore il progetto di un nuovo partito più o meno cattolico che dovrebbe nascere sull’onda del Family Day. Al fondamento, ci sarebbe l’illusoria equazione: due milioni di presenze al Circo Massimo uguale due milioni di voti nelle urne. E, se anche così fosse, per far cosa? Per portare in parlamento qualche poverino a fare lo sherpa per qualche maggioranza a geometria variabile che prometterà di schiacciare con più gentilezza quel che resta del vivere cattolico?

Il meccanismo avviato, caro Osvaldo, è umanamente irreversibile e procede tanto grazie all’opera del laico quanto a quella del suo alleato più intimo, il clericale. Quando quest’ultimo avrà portato a termine il suo compito occupandosi esclusivamente delle questioni da un punto di vista puramente terreno, il laico lo potrà fare dal punto di vista puramente spirituale. Saranno veramente invertiti i piani e il laicismo avrà vinto, perché potrà definitivamente rovinare le anime.

zzzzsntntn3Caro Osvaldo, il problema di fondo non è una questione di strategia, di impegno o di attivismo: è la fiacchezza della fede. Sempre e solo grazie al vigore della fede i cristiani hanno avuto intelligenza e coraggio per ridurre alla ragione gli avversari di Cristo. Penso sempre con ammirazione e devozione all’esempio di Sant’Antonio Abate, che, come racconta Sant’Atanasio, tenne testa ai ragionamenti dei filosofi greci opponendo la fede in Cristo.

“I filosofi greci si giravano da una parte all’altra imbarazzati. Allora, Antonio sorrise e disse di nuovo tramite l’interprete: ‘Si vede a prima vista che tali dottrine hanno in se stesse la loro condanna, ma poiché voi vi fondate soprattutto su dei ragionamenti e siete esperti in quest’arte e volete che anche noi non adoriamo Dio prima di aver dimostrato con discorsi la nostra fede, diteci anzitutto: in che modo avviene la conoscenza della realtà e in particolare quella di Dio, mediante dimostrazioni verbali o mediante l’operare della fede? E che cosa è più antico, la fede operante o la dimostrazione per argomenti?’.

Quelli risposero che era più antica la fede operante e che in essa consisteva la vera conoscenza; Antonio allora disse: ‘Avete detto bene, perché la fede nasce da una disposizione dell’anima, la dialettica, invece, dall’arte di chi l’ha composta. Per quelli che possiedono la fede operante, dunque, non è necessaria ed è forse superflua la dimostrazione per argomenti. Quello che noi comprendiamo per fede, voi cercate di dimostrarlo a parole e spesso non riuscite nemmeno a esprimere quello che noi comprendiamo. E così è migliore e più sicura la fede operante che non i vostri ragionamenti sofistici.

Noi cristiani non abbiamo ricevuto il mistero tramite la sapienza dei discorsi greci, ma nella potenza della fede che ci viene data da Dio in Gesù Cristo. Ed ecco la prova della verità di quel che diciamo: noi non abbiamo appreso le lettere, eppure crediamo in Dio e riconosciamo per mezzo delle sue opere la Provvidenza universale. La nostra fede è efficace e ne è la prova il fatto che noi facciamo assegnamento sulla fede in Cristo, voi, invece, su discussioni filosofiche sofistiche. L’illusione dei vostri idoli crolla, la nostra fede invece si diffonde ovunque.  Con i vostri ragionamenti e i vostri sofismi non convincete nessun cristiano a passare dal cristianesimo al paganesimo, mentre noi, insegnando la fede in Cristo, indeboliamo la vostra superstizione perché tutti riconoscono che Cristo è Dio e figlio di Dio. Voi con la vostra eloquenza non riuscite a ostacolare l’insegnamento del Cristo; noi, invocando il nome di Cristo crocifisso, mettiamo in fuga tutti i demoni che voi temete come dei. E là dove si fa il segno della croce la magia perde ogni forza e i sortilegi non hanno più efficacia”.

Un integralista? Un massimalista? Un pazzo? Cos’altro potrebbe dire un cristianuccio di oggi di un gigante simile? Eppure sono questi integralisti, questi massimalisti, questi pazzi che fanno bene al mondo. E io vorrei somigliare almeno un poco a loro.

Alessandro Gnocchi

Sia lodato Gesù Cristo

39 commenti su ““FUORI MODA”. La posta di Alessandro Gnocchi”

  1. Donato Franchino

    Il cristiano cattolico che aderisce all’idea de laicità non può che essere uno schizofrenico, oltre che fellone. Il concetto per cui “io sono credente solo in chiesa tra i miei simili ma fuori dal mio habitat non devo dar scandalo” è un concetto fortemente anti-evangelico quindi contro nostro Signore; (Matteo 10,34): “Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra: sono venuto a portare non pace, ma spada!”. Questa esclamazione del Signore ha un serissimo significato metaforico: “la scelta per il Vangelo è costosa in termini di impegno nella vita”, in contrapposizione quindi ad ogni tipo di laico disimpegno. Se pur in buona fede noi affermassimo e combattesimo a favore dei temi etici e morali cristiani sotto la vile egida della laicità per non dar scandalo faremmo né più né meno di quanto hanno tragicamente fatto gli atei bolscevichi ammazzando chi era di troppo allo scopo di dar da mangiare agli affamati. Sia lodato Gesù Cristo.

  2. Caro Gnocchi,anche questa volta siamo d’accordo sulla diagnosi,ma le terapia?Lei non ne suggerisca alcuna se non grande fede in Lui e nella sua Provvidenza,cosa bellissima ma Egli vuole la nostra collaborazione,non solo le nostre pur indispensabili preghiere…

    1. Gentile Giorgio, di tutto il ragionamento di Alessandro Gnocchi, mi pare di aver capito (nella mia infinita piccolezza) che il succo sia racchiuso nelle ultime due semplicissime righe: “…Un integralista? Un massimalista? Un pazzo? Cos’altro potrebbe dire un cristianuccio di oggi di un gigante simile? Eppure sono questi integralisti, questi massimalisti, questi pazzi che fanno bene al mondo”. Come è profondamente vero! Eccola dunque la terapia, gentile Giorgio: cristiani e testimoni (la “folle idea della testimonianza”) tutti di un pezzo. Molto diversi dai cristianucci, non certo quelli poco dotati intellettualmente, ma quelli a metà, un po’ di qua e un po’ di là, insomma, a doverli definire, i democristiani doc.

  3. “E la dove si fa il segno della croce la magia perde ogni forza e i sortilegi non hanno più efficacia” . Davvero basterebbe questo. Porterò questa verità ai miei bimbi di catechismo.

  4. Il laicismo usa come “cavallo di troia” il bergoglionismo. Ma il cattolico vero che “non riesce ad esprimere ciò che comprende” non accetta di farsi bergoglionizzare perché non accetta compromessi, e quindi è out, ovvero “fuori dal mondo” …ma va bene così!
    LJC

  5. “Se il cattolico rinuncia senza problemi ai suoi interessi economici e politici per salvare i princìpi, il clericale rinuncia senza problemi ai princìpi per salvare gli interessi economici e politici. ”
    Vorrei aggiungere, per esperienza personale, che fui “costretta” anni addietro a fare questa scelta. Ovviamente venni considerata una stolta. Oggi coloro che mi criticarono mi guardano con malcelata invidia, perchè hanno perso anche i vantaggi che volevano salvare (oltre la faccia….) , mentre posso onestamente dire che la Provvidenza mi ha aiutato. Consiglio, quindi, di stare lontano da certi soggetti ( con cui è inutile dialogare) e di confidare seriamente in Colui che ci ha detto: ” o con me o contro di me”.

  6. Caro Gnocchi, non trovò corretto chiamare cristianucci i cristiani che ancora hanno conservato la fede.
    A me, ad esempio, non piacciono i cristiani che attaccano altri cristiani, che magari sono ontellettualmente meno dotati.
    Chi si ritiene dotato dovrebbe aiutarli, gli altri, non schernirlo.
    San Paolo ammonisce così: “chi crede di stare in piedi, guardi di non cadere” (1 Cor 10, 12).
    Sia lodato Gesù Cristo!

    1. I “cristianucci” cui si riferisce Gnocchi non sono i cristiani che hanno ancora conservato la Fede, ma quelli che vogliono tenere il piede in due staffe

    2. Caro Gianfranco, lei difende i citati cristianucci come di cirstiani che hanno conservato la fede…Padre Amorth dice che non esistono demoni atei, anche i demoni sanno che Dio esiste e per questo in un certo qual modo hanno quindi fede. Io sono uno dei cristianucci del quale il Dr. Gnocchi parla, non mi reputo intellettualmente meno dotato ma nonstante questo la mia debolezza mi fa essere un cristianuccio, Per quanto riguarda l aiuto che io dovrei avere da chi è meno cristianuccio di me, credo che il Dr. Gnocchi svolga esemplarmente questo compito. Cari saluti, Sandro

    3. Gentile Gianfranco, per cortesia, legga la mia risposta al Sig.Giorgio e si ricordi che per essere cristiani non bisogna essere dotati intellettualmente, anzi. (…” queste cose sono state nascoste ai sapienti e ai dotti e l rivelate ai piccoli”),

  7. Impeccabile , come sempre, Gnocchi nella disamina, nella diagnosi ; ma quando viene il momento di implementare il tutto ( mi scuso per il verbo
    mutuato dal linguaggio tecnocratico), tronca il discorso.
    Se la dc avesse veramente fatto il suo dovere di partito dei cattolici, non ci troveremmo in questa cloaca. E la colpa, dunque, non è dell’ azione ma
    della pessima condotta.
    Pregare è fondamentale, ma anche agire lo è.
    Concordo, per altro, sull’ asserzione che un cattolico deve portare la sua fede ovunque, senza adattamenti, altrimenti diventa un traditore. Come, per esempio , sono la maggior parte dei consacrati oggi.
    Se una nuova dc venisse fondata emendando gli errori della vecchia, che male ci sarebbe ? Non dimentichiamo che bastano decine di seggi per bloccare una legge iniqua.
    E richiamare in continuazione la legge naturale come fondamento, non mi sembra un’ ottima idea. Gesù l’ha perfezionata. Noi siamo…

    1. Se una nuova dc venisse fondata emendando gli errori della vecchia.
      La DC non era emendabile. Era, non solo la DC di De Gasperi, ma anche il PPI di don Sturzo, la versione politica del modernismo. In altri termini voleva dare attuazione proprio a ciò che esprime il nostro Osvaldo. Cioè: che tutto il dibattito, sia ricondotto alle regole condivise da parte di tutti i protagonisti. In Italia c’è stato un solo partito cattolico, non a caso sabotato dalle gerarchie: “IL Centro Politico Italiano” dell’avv.Carlo D’Agostino (+ R.I.P.)

    2. la democrazia fu condannata dal Magistero (parlo del vero magistero) e capisco perchè: con la collegialità ed il voto democratico va avanti chi si vuole da parti nascoste, inoltre chi va NON è preparato a fare ciò che dovrà affrontare, e NON ULTIMO è solo un’illusione che siamo rappresentati. Siamo giunti infatti alla peggiore dittatura relativista che possa esserci, anticristica. Preferisco una Monarchia Cattollica conun buon RE, al servizio di CRISTO RE:

  8. Caro Gnocchi,
    accanto allo stravolgimento del significato dell’aggettivo “laico”, c’è anche l’uso volontariamente improprio del verbo “creare” come se fosse possibile per la creatura (uomo) diventare Creatore (Dio), visto che il significato originale del termine è quello di fare dal nulla.
    Noi uomini partiamo sempre da qualcosa già esistente quindi produciamo e non creiamo.
    Questo uso improprio ha lo stesso fine : non tener conto di Dio nella vita reale e quindi la negazione della Sua esistenza.
    Quindi non si può essere cattolici e al tempo stesso votare la legge Cirinna’, che è contraria al diritto naturale, proprio perché nel fare si misura la nostra fede e non nel “creare” un diritto che non esiste.

    1. C’è l’ansia di “fare qualcosa”.
      Al circo sono andati in due milioni, perché? per fare “qualcosa”.
      Si va al circo, qualcosa si è fatto e poi ci deve pensare la Provvidenza, perché di più non si poteva; la coscienza è a posto?
      Rischia di essere un’illusione.
      La società è divenuta anticristica, non si può fondare un partitucolo in mezzo ai tanti per continuare a pensare di aver fatto qualcosa…
      Arriva il momento di rifiutare l’impostura, il momento di spegnere le radio, le televisioni che indottrinano e disinformano, arriva il momento
      del NON EXPEDIT a tutto quello che non può essere giustificato, compresa la partecipazione a questa dialettica democratica truccata che è solo
      brutalità propagandistica dei media, narcotizzazione delle masse e necrosi della civiltà.
      Tra quello che non si può più fare c’è anche il votare… pensiamo a quello che NON DOBBIAMO FARE, prima di quello che si potrebbe fare.

      Bravo Gnocchi…

    2. Cosa bisogna fare ? – la risposta è semplicissima, testimoniare la propria fede, ma non di facile attuazione nei nostri tempi.
      Bisognerebbe aprire gli occhi al mattino con chiaro in mente le parole del credo “Credo in unum Deum, Patrem omnipoténtem, Factorem cæli et terræ, visibílium ómnium et invisibilium. Et in unum Dóminum Iesum Christum, Filium Dei unigénitum et ex Patre natum ante ómnia sǽcula: Deum de Deo, Lumen de Lúmine, Deum verum de Deo vero …”, ed essere pronti al martirio in qualsiasi istande. Ricordarsi che la Santità è tutto.
      Sia Lodato Gesù Cristo.

    3. Non si deve fare nulla. Si deve vivere ognuno dove Dio l’ha posto, vivendo giorno per giorno a contatto con chi Dio ci ha posto vicino e badare alle cose umili, come dice San Paolo. Pensare di dover fare chi sa che per risolvere chi sa che cosa è puro orgoglio umanistico. Siamo servi inutili

      1. Va bene, caro Paolo, ma ricorda le parole di NSGC ? “Quando avrete fatto tutto ciò che sta in voi, dite “siamo servi inutili, senza di Te non possiamo far niente” “. Quindi accolgo l’invito di chi mi dice di fare quello che posso, come se tutto dipendesse da me, e contemporaneamente credere fermamente che senza l’aiuto di Dio non posso far nulla. “Invano si affticano i costruttori…”, ma comunque si affaticano, non rimangono inattivi. Pace e bene

    4. Per rispondere alla domanda “che fare?” mi viene in mente una storiella che dice pressapoco così: un tale andava ogni giorno in chiesa e supplicava: “Signore, ti prego, fammi vincere la lotteria!” … niente! e lui ancora: “Signore, ti prego, fammi vincere la lotteria!” ma la vincita non arrivava; quindi insistette: “Signore, ti supplico, fammi vincere la lotteria, fammi vincere la lotteria!”… finalmente arrivò la risposta: “Io la lotteria te la farei anche vincere, ma tu compra il biglietto!!!”.
      Ognuno di noi deve cercare il proprio biglietto!

  9. Per i signori Aldo e Gaetano:vedo che anche voi pensate all’agire oltre che al pregare.Per la signora Tonietta: quanto importerà della nostra pur coerente condotta e testimonianza se non corroborata da una qualche azione?

    1. Scusate, signori , ma chi ha detto che per essere cristiani bisogna solo pregare e non agire? Testimoniare è pregare e agire insieme, nella quotidianità della nostra vita, nella semplicità (o complessità) delle situazioni che siamo chiamati a vivere, senza fare nulla di speciale, come dice qui sopra il Sig.Paolo. Forse che una suora di clausura, nella sua preghiera non compie un’azione importante? Ecco, ognuno al suo posto qui sulla terra, ma con gli occhi sempre rivolti al Cielo.

  10. Io ritengo che si debba distinguere il concetto di sana laicità da quello di laicismo. la laicità consiste nella distinzione dei ruoli tra la chiesa e lo stato.Distinzione non vuol significare separazione e tantomeno contrapposizione.La chiesa enuncia principi a cui lo stato deve dare concreta applicazione.iIl laicismo anticattolico e materialista relega la religione nella sfera della intimità privata impedendole qualsiasi ruolo nella sfera pubblica. Purtroppo oggi siamo in pieno clima di laicismo, con la connivenza di una parte della gerarchia ecclesiastica.

    1. La laicità è lo status di un cattolico non consacrato. Stop.
      Quello di cui lei parla è solo una distinzione tra funzioni. Una sana laicità è un sano comportamento cattolico da parte di un laico
      in tutto quello che fa e tenuti in considerazione i doveri del proprio stato.

      La distinzione dei ruoli tra stato e chiesa non è sana laicità, la Chiesa è la società perfetta e se il governo di uno stato coincidesse con
      la Chiesa (sana) non ci sarebbe niente di male e tutto di bene. La separazione tra stato e chiesa è stata una iattura.

      Il regno pontificio ad esempio era uno stato sovrano a tutti gli effetti in cui il potere temporale del papa era concordante al potere
      spirituale del papato ed in cui la gerarchia ecclesiastica svolgeva anche le funzioni di ordinamento dello stato la qual cosa ha funzionato
      per secoli e se non fossero intervenute le prodezze massonico-garibaldine anglo-savoiarde, funzionerebbe ancora e non staremmo
      ridotti come stiamo.

  11. Emanuele Corrao

    A proposito, avete letto le ultime dichiarazioni di Bergoglio sulla “laicità’ e sull’attuale mancanza di un Adenauer o altro condottiero” (per portarci dove? Alla totale scristianizzazione?). Comincio a pensare seriamente che siamo ormai al crollo definitivo del Katechon ed all’avvento dell’anticristo. Che la SS. Trinità’ ci dia la luce e la forza necessaria per rimanere saldi nella Fede.

    1. Penso che Arai Daniele nel suo libro su Fatima parlando dell’interpretazione della visione di Fatima ci abbia colto in poieno, rimozione Katecon , Papato, non un papa morto (e che paura fa la morte ad un Papa vero?), come disse San paolo dovesse avvenire prima della parusia.

  12. A chi mi oppone la frase di Gesù: “Date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio”, pensando che Cristo stesso abbia voluto questa separazione tra laicità e religiosità, io rispondo sempre “cosa è di Cesare e cosa è di Dio”? Se Dio è il Creatore di tutto ciò che esiste allora cosa è di Dio? Tutto è di Dio ed allora nulla è di Cesare. Infatti il potere politico è solo l’amministratore delle cose che Dio ha creato e pertanto deve rendere un giorno a Dio di come ha gestito ed amministrato il creato di cui Dio è il “Padrone” Misericordioso e Giusto. Pertanto, in quella risposta di Gesù vedo un certo velo di ironia e una leggera provocazione ( non trovo altri termini) verso i suoi interlocutori. Ogni autorità infatti viene da Dio.

    1. Nel Regno di Cristo (venga il Tuo Regno) Cesare è sottoposto al RE , a Cristo. Se vogliamo che regni l’AC come ora allora ….

    2. Mi permetta: forse “Date a Cesare…” nel contesto significava: pagate le tasse e siate buoni cives. Il buon cristiano non era, e non è, un contestatore sessantottino o un fricchettone sciamannato, come vorrebbero certi progressisti di sacrestia. Se poi vogliamo parlare di laicità sana, ecco un bel programma di vita per i frequentatori di questo blog; credo che siamo in maggioranza laici, cioè fedeli non consacrati e viviamo nel mondo, ma con lo sguardo rivolto alle cose eterne.
      .

  13. sia lodato G. C.

    Dott. Gnocchi tanti le chiedono: “Ma allora cosa bisogna fare?”
    Dò alcuni suggerimenti, da provare:
    A) nella S. Messa festiva per almeno 3 mesi tutte le domeniche, sempre nella stessa chiesa parrocchiale ( non santuario), sempre alla stessa ora, provate:
    -1 ricevere la Comunione in ginocchio ed in bocca
    -2 stare in ginocchio per tutta la consacrazione
    -3 rimettervi in ginocchio al “Beati gli invitati alla mensa del Signore….”
    -4 chiedere al parroco di usare il Canone I
    -5 portarvi in chiesa e mettervi in ginocchio in silenzio 5 minuti prima che inizi la S. Messa, fare lo stesso fino a 5 minuti dopo che è terminata.
    B) andate dalla catechista di vostro figlio/a ed esigete che si parli di:
    Anima. Grazia. Vita eterna. Fuori della Chiesa non c’è salvezza. Angeli. Cristo unico salvatore. Dogmi. Eresie ed eretici. Peccati mortali morali: aborto, divorzio, eutanasia, gay, unioni civili, pedofilia. Vita divina. Peccato originale. Inferno, paradiso, purgatorio. Verginità di Maria…
    …non c’è…

    1. Forse è inutile quello che lei consiglia o almeno … l’ho fatto inutimente per un poco ma mi resi conto che ormai SONO ENTRATI nell’ottica di una nuova religione bisogna solo lasciarli soli nel loro brodo e cercare sacerdoti non una cum, dal mio punto di vista almeno, perchè ormai tutto è diventato punto di vista. L’attuale dottrina non è di Cristo, ed è stata condannata , basta leggere i papi , non dal concilio ultimo che verràò prima o poi dichiarato per ciò che è

    2. Istruzioni dettagliate:

      A1): Rassegnatevi ovviamente ad inginocchiarvi per terra, se siete un po’ anziani vi servirà aiuto per inginocchiarvi e rialzarvi.
      A2): In molte aule liturgiche (leggi chiese luterane fintocattoliche) gli inginocchiatoi non ci sono più, anche in tal caso vi dovete buttare per terra.
      A3): Idem come la punto 2
      A4): Potete chiederlo, ma molto probabilmente non sarete accontentati, quindi fate senza.
      A5): Vedi punto 2 e 3 e tenete conto che anche se voi state in silenzio gli altri stanno alla fiera.

      B): La richiesta potete farla, ma non potete esigere proprio nulla e molto probabilmente non vi daranno nessun ascolto anche perché
      gli insegnamenti di Bergoglio non sono compatibili.

      In altri termini: nella maggior parte delle parrocchie italiane oramai protestanti di fatto….. ci si deve rassegnare…….

    3. SSenza insegnare al prete come dir Messa, che non è il caso, basterebbe fare e insegnare alcune cose per le quali non serve chiedere al sacerdote:
      1 – pregare, almeno il Pater, Ave e Gloria, in latino (e con ciò anche il S.Rosario può esser detto in latino)
      2 – imparare, proporre ed insegnare dei canti in gregoriano: così si smaschera chi attribuisce ai fedeli la causa del suo abbandono;
      3 – fare BENE il SEGNO DELLA CROCE con l’acqua benedetta e la GINUFLESSIONE davanti al SANTISSIMO quando si entra in chiesa; se il tabernacolo è nascosto, fare la GINUFLESSIONE lo stesso verso il Crocifisso e può di muono davanti al SANTISSIMO;
      4- richiamare, anche pubblicamente, chi fa l’inchino e non la GINUFLESSIONE davanti al SANTISSIMO, siano essi bambini, giovani o anziani, consacrati o laici;
      5 – farsi e insegnare a fare il SEGNO DELLA CROCE quando si passa davanti ad una chiesa o anche ad un cimitero;
      6 – fate il SEGNO DELLA CROCE prima dei pasti, anche al ristorante o in pizzeria;
      ….

      1. 7 – canticchiare qualche canto al Signore o alla B.V.Maria, o anche in gregoriano, in auto, ufficio, al lavoro o in qualsiasi altro luogo pubblico;
        8 – recitare il S. Rosario in famiglia
        9 – parlare, in famiglia, a scuola, al lavoro o in pizzeria, di fatti della vita dei santi (ad esempio dei sogni di don Bosco) o dei loro insegnamenti;
        10 – parlare dei fatto della vostra vita che vi hanno riportato al Signore, al confessionale e alla conversione.

        Il tutto per maggior gloria di Dio, e non nostra.

  14. termine laico appartiene in origine al linguaggio della Chiesa e indica la persona non consacrata.
    Piccola “precisazione”. Il termine è entrato nel linguaggio ecclesiastico, ma esisteva in tempi pre-cristiani ed aveva senso negativo. I “Laykos” erano coloro che stavano fuori dal tempio. Essere proclamato”Laykos” dai sacerdoti era l’equivalente pagano della “Scomunica”, come successe ad Alcibiade.

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