“FUORI MODA”. La posta di Alessandro Gnocchi – rubrica del martedì

Non vi è nessuno di più solo di colui che non ha più legami con il proprio passato, con le proprie radici, e quindi con il proprio futuro

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Ogni martedì Alessandro Gnocchi risponde alle lettere degli amici lettori. Tutti potranno partecipare indirizzando le loro lettere a info@riscossacristiana.it , con oggetto: “la posta di Alessandro Gnocchi”. Chiediamo ai nostri amici lettere brevi, su argomenti che naturalmente siano di comune interesse. Ogni martedì sarà scelta una lettera per una risposta per esteso ed eventualmente si daranno ad altre lettere risposte brevi. Si cercherà, nei limiti del possibile, di dare risposte a tutti.

Il successo di questa rubrica è testimoniato dal numero crescente di lettere che arrivano in redazione. A questo proposito preghiamo gli amici lettori di contenere i propri testi entro un massimo di 800 – 1.000 battute. In tal modo sarà più facile rispondere a più lettere nella stessa settimana. Ringraziamo tutti per la gentile attenzione e collaborazione.

PD 

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martedì 18 novembre 2014

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Sono pervenute in Redazione:

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Gent.mo Dott. Gnocchi,

(…) Quando da ragazzo affrontavo le prime lotte con la “Mentalità di questo mondo” (…) sapevo che “rientrato a casa” (la Chiesa), avrei trovato chi non solo mi appoggiava, ma mi spronava ad andare avanti dandomi lui stesso l’esempio (…)… in quella prospettiva si sarebbe potuto affrontare anche il martirio perché “si era con il Papa” e i miei fratelli erano con me… Ma adesso? (…)

Si, gentile dottor Gnocchi, il martirio di oggi per un cristiano ha un solo nome: “solitudine”, generata da chi per anni ti ha detto: “Coraggio, questa è la strada, non temere, compromettiti pure con il mondo, perché io ti appoggio”, ma poi ha preferito allearsi con chi ti ha combattuto, rimproverandoti di dare troppa importanza ai valori non negoziabili, lasciandoti intorno un vuoto enorme. Per fortuna esiste ancora un luogo dove sentirsi accolti: la Santa Eucarestia; solo lì il cristiano può trovare quella forza di cui ha bisogno, forse per questo coloro che abbandonano i credenti di fronte al mondo sono gli stessi che attaccano la Santità e la serietà dell’azione liturgica così come ci è stata tramandata dalla Tradizione.

Mi scuso per la lungaggine, ma la sua rubrica è importante perché coloro che hanno un progetto comune di vita cristiana possano ritrovarsi anche solo per sfogarsi e confrontarsi. La saluto e la ringrazio.

Mario Amari

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Caro Alessandro Gnocchi,

(…)

Scene di vita quotidiana dalla Chiesa post-sinodale e post-conciliare; città qualunque del Nord d’Italia. Entro alle 17.30 in una chiesa per recitare il mio rosario. Musichetta “chill-out”, stile locale alla moda, come sottofondo, abbastanza udibile da disturbare la meditazione. Faccio uno sforzo per concentrarmi egualmente, ma ecco che un gruppo di signore anziane iniziano a chiacchierare amabilmente ad alta voce, come comari al mercato, immemori di trovarsi davanti al Santissimo Sacramento nel tabernacolo. Cerco di zittirle garbatamente: nulla. Allora, spazientito, inizio a recitare ad alta voce il rosario, in latino, onde far loro capire che un tempo, in quella chiesa, tempio di Dio, si meditavano le sante vite di Gesù e Maria nella lingua sacra. A questo punto, sconsolate (loro!) se ne vanno. Riesco a malapena a ritrovare la pazienza perduta che inizia lo strepito dei pargoletti del catechismo nella sala accanto, con voci di donna intente a rimproverarli, o quanto meno a provarci.

Una sola considerazione finale: che razza di società è quella in cui un quarantenne deve fare i salti mortali per pregare, e per far ciò è costretto a redarguire platealmente degli anziani? Un mondo alla rovescia! E che Chiesa è quella in cui si nega ai fedeli il sacrosanto diritto al silenzio, da sempre luogo di rifugio interiore delle anime oranti? Ma domani è un altro giorno: andrò al lavoro mezz’ora prima, e nella mia stanzetta al primo piano troverò, in profano luogo, quel raccoglimento che nelle nostre parrocchie postmoderne è ormai un ricordo da nostalgici.

Mi scusi per lo sfogo.

Con affetto

Alessandro Zanconato

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zrbrpsCaro Amari, caro Zanconato,

mi perdonerete se, per esigenze di spazio, ho sforbiciato con una certa libertà le vostre lettere. Penso comunque di averne trattenuto il senso e le ho messe insieme perché pongono l’accento su una delle condizioni che rendono così dolorosa la vita del cattolico in questi tempi. Mi riferisco al passo in cui il signor Amari dice “il martirio di oggi per un cristiano ha un solo nome: solitudine” e a quello in cui il signor Zanconato si chiede “che razza di società è quella in cui un quarantenne deve fare i salti mortali per pregare, e per far ciò è costretto a redarguire platealmente degli anziani?”.

In queste due constatazioni è racchiusa la perdita del senso della Tradizione. Non vi è nessuno di più solo di colui che non ha più legami con il proprio passato, con le proprie radici, e quindi con il proprio futuro. Questa solitudine è tanto più dolorosa quanto più si capisce che i primi a fuggire sono gli anziani, quelli che una volta venivano chiamati con realistico amore i vecchi.

L’errore di troppi cultori della Tradizione consiste nell’additare al pubblico ludibrio le nefandezze dei giovani, come se questi poveretti fossero gli artefici del proprio disastro. Ma la vera cifra del dramma in cui siamo immersi non è la condizione delle nuove generazioni. La vera causa e, nello stesso tempo, la vera misura della decadenza di questi tempi debosciati è il disastro spirituale ed esistenziale in cui versano i vecchi.

Quelle anziane signore che tanto giustamente inquietano il quarantenne Alessandro Zanconato per le loro fatue chiacchiere davanti al Tabernacolo sono le stesse che non hanno nessuna remora nel giustificare il figlio che divorzia e si risposa, la nipote che abortisce, la cugina che partorisce con la procreazione assistita, il pronipote che gli porta in casa il compagno che sarà pure un po’ effeminato ma è tanto gentile, il prete che dice Messa come fosse uno show ed è tanto divertente, la suora che non prega ma fa tanto del bene. E sono pure le stesse che, quaranta o cinquant’anni fa, per se stesse, non avrebbero consentito neanche una carezza di nascosto dal fidanzato, e per il consacrato non avrebbero concepito una vita meno che angelica.

Il principe di questo mondo conosce molto bene i segreti delle menti e delle anime, e sa che, anche quando venga negato, è il passato a condizionare il presente e il futuro. Per cui, chi voglia avere il dominio del mondo, non deve inventare sogni nuovi, ma pervertire i ricordi vecchi. E, per traviare i custodi dei ricordi vecchi, non c’è strumento migliore che quello di instillare nei custodi l’idea di essere fuori moda, di perdere il contatto con i giovani.

Nasce così una tenerezza malata nei confronti delle nuove generazioni che si traduce nel concedere tutto per timore di perderle. Proprio come fa la Chiesa di oggi nei confronti del mondo. Il risultato è rappresentato da intere generazioni che sizzrsr2 allontanano da Cristo invece che farsi più vicine. E, se non bastasse questo, il fenomeno avviene nella derisione e nel disprezzo per i vecchi che si mostrano oggettivamente patetici nell’imitazione dei loro nipoti.

Caro Amari, caro Zanconato, tutto questo ai nostri giorni lo riferiamo alle tristi vicende della Chiesa gerarchica e alle pessime prove del pontificato in corso. Ma è doloroso constatare quanto tocchi intimamente la vita dei cattolici ordinari.

Io vivo in un piccolo paese della profonda bergamasca, terra (ex)cattolica fino nelle zolle più nascoste. Da queste parti usa ancora portare a domicilio la cosiddetta “buona stampa” da parte di volontarie in via di esaurimento col passare degli anni. Ebbene, la signora, che forse non a caso distribuiva “Famiglia (cosiddetta) Cristiana”, è passata in un decennio dalla difesa ad oltranza di dottrina e morale intransigenti alla giustificazione di figli e nipoti che così intransigenti non sono.

È l’immagine di una disfatta a cui nulla di umano può essere opposto: non un passato a cui attingere, non un futuro in cui sperare. È l’immagine della solitudine.

Per questo bisogna che i cattolici imparino a stare insieme e si attivino per riparare questi muri crollati. Molto è perduto, ma non tutto.

Alessandro Gnocchi

Sia lodato Gesù Cristo

18 commenti su ““FUORI MODA”. La posta di Alessandro Gnocchi – rubrica del martedì”

  1. Tutto vero, tutto amaro. Tanti di noi non si sentono a proprio agio in questa Chiesa peregrina, ondivaga, rumorosa e soffrono momenti di scoramento, di solitudine. Però, nonostante tutta questa deriva, trovo grande conforto nelle parole sia delle lettere che della risposta.
    Due credenti , due magnifiche testimonianze di fede vissuta semplicemente, intimamente, nel quotidiano. Due esempi da imitare, in analoghe situazioni:
    da una parte: frequentare i sacramenti facendo affidamento sugli insegnamenti ricevuti (i nostri tesori, la nostra forza). Ci sono ancora pastori che annunciano la “buona novella”, sacerdoti anziani e sorprendentemente anche alcuni giovani;
    dall’altra: richiamare fraternamente al silenzio, al raccoglimento nella casa del Signore e soprattutto la buona pratica di passare a “visitare” il Signore e recitare il rosario.
    Molto è perduto, ma noi perseveriamo nella preghiera, spaliamo il fango e ricostruiamo le mura diroccate.

  2. paradossalmente la chiesa non è più il luogo del silenzio e della preghiera, ma delle schitarrate e cantate rocchettare. nella mia parrocchia suonano i tamburi africani durante la messa e i volumi sono da discoteca . Dove sono finiti i canti gregoriani e gli organi di una volta ?

  3. “Per questo bisogna che i cattolici imparino a stare insieme … ” Sembra facile, ma quali sono “i cattolici” oggi? Quelli che ” a me basta che una persona si comporti bene (bene? che significa “bene” ?), il resto non importa ?” Quelli che “la Chiesa deve aggiornarsi” ? Quelli che ” i tempi sono maturi per … ” ? Io che sono stato lontano dalla Chiesa per quasi vent’anni, alla ricerca del perché essere proprio Cattolico, mi ritrovo oggi ad essere sempre praticamente isolato, non trovando attorno a me nessuno che condivida la mia fedeltà alla dottrina di sempre. Tutti recriminano sull’impossibilità di taluni insegnamenti evangelici, senza tener conto che tutto riprenderebbe il suo senso con la prospettiva delle vita eterna. Se non crediamo nel Cristo risorto, tutto perde di significato: la chiesa diventa un ritrovo come un altro, la liturgia una semplice coreografia.

    1. Forse sarebbe meglio allora andare alla casa del popolo di Peppone che a certi consigli pastorali ! Sicuramente Peppone aveva più rispetto per Nostro Signore di quanto ne hanno certi cardinali e vescovi odierni (si levava il cappello dinanzi al crocifisso e gli cedeva il posto, tenendo a bada i suoi scalmanati comunisti). Oggi la Chiesa 2.0 ha perduto la fede, c’è poco da girarci attorno. Si vedano le recenti uscite del card. Scola, dell’Arcivescovo Nosiglia, e poi Galantino, Pozza, Ravasi, ecc. (non basterebbe lo spazio di questo post per elencarli tutti). Dai modernisti eretici salvaci, o Madre del Redentore !

  4. Tutto vero, concordo ma sono convinta che in molti, rendendosi conto di questa desolante deriva Cattolica, si ritrovano in un risveglio delle coscienze le quali si fortificano come mai prima. Ho 50 anni, e posso dire che mai come ora ho ritrovato una forza nella Fede, nella Preghiera, nella certezza che l’umanità ha un estremo bisogno di esempi di fermezza

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    1. Non so se sono in molti ad avere un risveglio della coscienza, mi farebbe molto piacere se fosse vero, ma anch’io, cara Patrizia, ho fatto la sua stessa esperienza e mai come ora ho provveduto a fortificare la mia fede.

  5. “Molto è perduto, ma noi perseveriamo nella preghiera, spaliamo il fango e ricostruiamo le mura diroccate.” Sì, “…una disfatta a cui nulla di umano può essere opposto: non un passato a cui attingere, non un futuro in cui sperare. È l’immagine della solitudine.”, ma Dio non ci lascia soli! La corona del Rosario, le preziose preghiere di preparazione e ringraziamento, le preghiere leonine, che inzeppano come santi …pizzini il mio “Pane Quotidiano” (Letture e commenti di don Oreste Benzi ), il Manto di San Giuseppe, tutte armi luccicanti che la sapienza della Santa Madre Chiesa affidava ai fedeli quando non si chiamavano ancora “laici” ma erano molto più attivi e protagonisti di oggi, tant’è vero che reggevano intrepidi persecuzioni e pericoli… Ottima l’idea di recitare ad alta voce le Ave Maria in latino per ottenere silenzio nella Casa di Dio, il latino detta sempre rispetto di per sé…

  6. Continuazione: e c,e una forza interiore che guida le nostre convinzioni. Non siamo soli in questa battaglia, lo sento. Forza formiamo un fronte comune, non dobbiamo avere paura.

  7. Le situazioni delle due domande e gli ottimi esempi portati da Gnocchi possono essere ricondotti ad una causa principale: la perdita del TIMORE DI DIO!

  8. Caro dott. Gnocchi, ha toccato un bel problema. Anch’io ho notato il disastro spirituale dei vecchi. Anche dove abito io chi si comporta peggio in chiesa sono i vecchi: le chiacchiere si sprecano, c’è sempre qualcosa da dire, i telefonini squillano e c’è anche chi risponde (sempre in chiesa). Dai giovani, poveretti, più di tanto non si può pretendere, stando così le cose.
    Caro sig. Zanconato, come la capisco! Non è consolante, purtroppo, ma anch’io ho molta difficoltà a pregare in silenzio nella mia chiesa parrocchiale, davanti al Santissimo, se non in rari momenti di grazia di cui mi stupisco. Prego meglio a casa mia. Ma non dovrebbe essere così.

  9. Nella mia chiesa parrocchiale, da molti anni, i confessionali sono stati rimossi, si dice, per fare più posto in chiesa. Da piccolo, mi ricordo, erano molto frequentati ed evidenziavano l’esistenza di un sacramento. Oggi, a distanza di anni, qui non si confessa praticamente nessuno, e vorrei ben vedere. Chi lo farebbe di fronte alla sciatteria di confessarsi in mezzo a due panche, supplicando il prete di privarsi del suo tempo, dopo averlo inseguito in giro per la chiesa? La presenza dei giovani è sempre più rarefatta e ovviamente ignorano l’importanza della confessione. Comunque tutti i presenti a messa partecipano all’Eucarestia, tanto è uguale. Penso che il prete si possa ritenere soddisfatto del risultato, secondo il suo metro di giudizio. Ecco, voi che oggi siete anziani, che fate parte dei consigli parrocchiali e avete avuto altri incarichi, e colloqui frequenti con i parroci, che avete fatto negli anni a difesa di questo solo sacramento? Anche la demolizione richiede tempo.

    1. Che direbbero di quel suo prete il Santo Curato d’Ars, San Pio da Pietralcina, e il santo confessore di Padova (di cui non ricordo il nome, purtroppo) ? Non ci sono parole per qualificare questi personaggi: sono tutto, fuorché sacerdoti, tutto fuorché cattolici, da evitare nel modo più assoluto, o, almeno, da non ascoltare (io al momento dell’omelia mi raccolgo in preghiera, in me stesso, e non l’ascolto minimamente, tanto so già a che livello sarà).

      1. rettifico: mi sono ricordato; il terzo grande santo confessore è San Leopoldo da Castelnuovo, frate cappuccino, venerato a Padova.

  10. Tutto questo sfacelo nella Chiesa ha rafforzato la mia fede perchè ora confido più nel Signore che negli uomini. Leggo spesso il Vangelo per assorbire il messaggio e gli insegnamenti di Gesù Cristo, credo nelle Verità enunciate nel Credo e quindi penso di conoscere la via che conduce all’Ovile di Cristo per cui, se il Pastore cammina su quella via lo seguo, ma se devia verso il burrone non lo seguo più e continuo il mio cammino sperando di trovare lungo la strada un buon Pastore.

  11. Due testimonianze che rendono purtroppo molto bene la realtà di tanti luoghi. Il luogo d’incontro delle vecchiette è la chiesa più per abitudine che per altro. Poi magari dicono che a casa non va a trovarle nessuno. Un’altra cosa che ho visto fare da alcune vecchiette di recente è tracannarsi una bottiglietta d’acqua mentre sono sedute in chiesa, anche durante la Messa. Oppure portano dentro il cagnolino. Insomma, la chiesa è diventata il luogo dove fare una sosta durante la passeggiata quotidiana.
    Va aggiunto però che anche in passato la gente si comportava male in chiesa. Non a caso la Madonna a Fatima parlò anche di questo. E qualche anno fa a Gorizia in attesa della messa col vecchio rito (notate bene!) la gente in chiesa chiacchierava come in attesa di uno spettacolo a teatro. Si vede che ci andavano per abitudine, non per motivazioni spirituali. Le vecchie cattive abitudini che dilagano in mancanza di un “clima” soprannaturale.

  12. Mi sto avvicinando alla Messa in Latino, al mondo della Tradizione. Non posso permettermi di andare ogni Domenica nella distante Chiesa dove si celebra la Messa in Latino, ma quando posso andarci la differenza con la celebrazione “postconciliare” è praticamente abissale. Una cosa tra tutte: il silenzio assoluto prima, durante e dopo la Celebrazione “Vetus Ordo”. Nelle celebrazioni postconciliari, se c’è una cosa che dà veramente fastidio, è il chiasso prima della celebrazione, paragonabile a quello di un teatro prima dell’inizio dello spettacolo.

    1. Caro Leo, concordo perfettamente con Lei!
      Un’altra cosa che mi infastidisce parecchio è il fatto che alcuni preti, durante l’omelia, facciano domande ai fedeli presenti; alla Messa a cui vado io c’è un parroco che, pur di fare domande ai fedeli, a volte interrompe addirittura la lettura del Vangelo!

    2. Purtroppo io invece il chiasso l’ho trovato anche prima di una celebrazione col vecchio rito. Dalle parti di Trieste e Gorizia la fede è poco vissuta, prevale il secolarismo sin dai tempi dell’Austria asburgica (altro che cattolicissima Austria). Ripeto: si tratta di essere a Messa con la consapevolezza di quello che è, altrimenti il rito può essere quello che vogliamo ma la crescita spirituale è nulla.

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