Giuseppe Bottai, un politico di grande levatura. Ce ne parla Piero Vassallo – di Lino Di Stefano

di Lino Di Stefano

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giuseppebottaiNon solo politico, ovviamente, ma anche uomo di cultura di notevole prestigio – e non usiamo, di proposito, il termine ‘intellettuale’ sia perché esso è stato sfruttato da certe forze partitiche, sia perché, da tempo, risulta inflazionato e, in quanto tale, da evitare  -; ci riferiamo a Giuseppe Bottai (1895-1959) del quale è uscito, cinque anni fa, a cura della Libreria dello Stato (Roma, 2009) una bella antologia dal significativo titolo, ‘La politica delle Arti’ ( Scritti, 1918-1943).

 Antologia ben curata da Alessandro Masi – anche col supporto di significative fotografie – ma distribuita, quasi di nascosto, nelle Biblioteche e nei Centri di cultura, in genere. La qualcosa è molto sintomatica ove si consideri il valore del politico, dello studioso e, non ultimo del Ministro dell’Educazione Nazionale, il quale, osserva, giustamente Vassallo, autore del libro di cui stiamo per occuparci, “introdusse nella scuola l’ora di lavoro manuale, allo scopo di far comprendere agli scolari la difficoltà e la nobiltà della fatica”. Motivi questi ultimi, presenti, tra l’altro, nell’opera postuma di Giovanni Gentile, ‘Genesi e struttura della società’ (1946).

   E, a proposito di antologie, ci permettiamo di segnalare, a chi voglia saperne di più, dopo la bella fatica   dello studioso genovese,quella approntata, diversi anni fa, da Anna Panicali – opportunamente, intitolata, ‘Bottai: il Fascismo come rivoluzione del capitale’ (Nuova Universale Cappelli, Bologna, 1978) – per la quale egli  “ebbe, infatti, una parte decisiva in tutte le grandi ‘svolte’ del fascismo” e, in particolare, nella costruzione del  “nuovo Stato corporativo come Stato sociale fondato sul lavoro” (Introd.).

   Ora, Piero Vassallo non ha, certo,  bisogno di presentazioni, e bene ha fatto a  regalarci, in questi giorni,  il breve, quanto acuto, omaggio dedicato al personaggio romano; omaggio – ‘Giuseppe Bottai’(Solfanelli, Chieti, 2014,) – dal titolo semplice, ma efficace perché l’aureo volumetto  ripercorre, passo passo,  non solo il pensiero, ma anche la travagliata esistenza di uno degli esponenti più importanti del Ventennio fascista.

 Bottai, è stato, infatti, “uno dei tanti volti del fascismo” – come ha confermato la figlia, Maria Grazia, intervistata dallo storico Francesco Perfetti, il 30 aprile 1981 (Il giornale d’Italia) – cioè “un teorico, un idealista, forse un illuso”, il quale, sempre secondo la figlia, non ha potuto realizzare ciò che intendeva attuare per effetto della prevalenza di “interessi speculativi che si sono alleati a quelli politici”. Ma torniamo al saggio di Vassallo intorno all’uomo, al politico, allo studioso e al gerarca fascista, apprezzato sia in Italia che all’estero.

   Il profilo che ne traccia l’Autore è senz’altro veritiero, documentato e appassionato  in quanto egli ne analizza anche l’aspetto religioso, dato che – l’espressione è di Bottai, riportata da Vassallo – “la parola del Signore aveva misteriosamente operato in me, proprio negli anni in cui nessuno mi parlava di Lui”.

 Egli ne delinea, pure il versante più squisitamente politico, visti i rilievi ai componenti ai più facinorosi del regime, quali Farinacci e Starace, e addirittura a Mussolini con la sua “capricciosa e geniale instabilità”. Lo stesso, infine, ne disegna anche l’originale invenzione della cosiddetta ‘terza via’, tant’è vero che, parole del Direttore di ‘Critica fascista’, “una vera e propria letteratura mondiale nacque intorno all’ordine corporativo italiano”.

    Posto, nuovamente, l’accento sull’importanza della riforma scolastica e della consequenziale politica culturale dell’autore di ‘Vent’anni e un giorno’, Piero Vassallo non si lascia sfuggire l’occasione per una puntuale disamina relativa all’azione del gerarca nell’immediato dopoguerra fino alla prematura morte avvenuta a Roma nel 1959. Quest’ultimo fondò e diresse giornali e Riviste – celebre ‘A B C’ – ma ogni tentativo “per la costituzione di una cultura politica capace di armonizzare individualismo e tensione comunitaria” – scrive Vassallo – e qualsiasi prova di riavvicinamento coi post-fascisti fallirono a causa delle remore della classe dirigente di quel periodo, ad iniziare proprio da Almirante e dai suoi amici, tutti presi da nostalgismo in opposizione al realismo di Michelini.

    Messi in evidenza il prestigio e “la stima di cui godeva” Bottai, “negli ambienti cattolici fedeli a Pio XII”, l’Autore ha parole di biasimo e di rimprovero nei riguardi di Giorgio Almirante il quale per non spostare il Congresso del partito a Nervi, a due passi da Genova, favorì i noti e gravi incidenti di piazza che determinarono la caduta del governo Tambroni. A proposito, infine, della fuga del gerarca nella Legione straniera, alcuni accusano, ancora oggi, il politico romano di opportunismo.

   La figlia Maria Grazia, ha riconosciuto, nella menzionata intervista, che “nella legione si arruolavano persone che avevano conti in sospeso con la giustizia, oppure persone che, per motivi politici, erano costretti ad abbandonare il proprio paese”, ma ha difeso il padre dall’imputazione di ‘doppiogiochismo’, il vocabolo è suo. Anche noi abbiamo letto che Bottai parlò dell’esperienza nella Legione come di un lavacro per gli errori commessi durante la militanza nel regime.

    Se così fosse, egli rimarrebbe, e rimane, sempre un grande studioso e suscitatore di cultura di ampie vedute, che si trovò, suo malgrado, come tanti della sua generazione, ad operare in uno dei periodi più difficili della storia d’Italia e, in quanto tali, ardui per tutti. Tutto ciò, ed altro, è presente nel lavoro di Piero Vassallo;  libro redatto con la solita chiarezza, col consueto coraggio e con il proverbiale estro  ermeneutico: meriti non secondari.

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“Giuseppe Bottai”, di Piero Vassallo, ed. Solfanelli – pagg. 56, euro 6,00 – per acquisti on line inviare una mail a info@riscossacristiana.it . Per le modalità di pagamento, clicca qui

3 commenti su “Giuseppe Bottai, un politico di grande levatura. Ce ne parla Piero Vassallo – di Lino Di Stefano”

  1. Marina Alberghini

    Mi ha fatto molto piacere l’uscita di questo libro ad opera degli ottimi Vassallo e Solfanelli. Mio zio, Agostino Nasti, fu durante il fascismo segretario di Bottai, in seguito dopo la guerra divenne Ispettore della Pubblica Istruzione collaborando ad ABC. Era uomo integerrimo di grande cultura mi parlò sempe di Bottai con una stima e un affetto che egli certamente meritava, mio zio non era uomo da cortigianerie.La morte di Bottai fu per lui un colpo terribile dal quale non si riprese più.

  2. Ancor oggi il termine “corporativo” assume, correntemente, un significato deteriore. Così il corporativismo viene associato al regime fascista e pertanto screditato. Non è solo questa, purtroppo, la remora politica e civile che contribuisce alla rovina italiana. Molti altri valori, associati al fascismo, sono andati perduti, a cominciare dal rispetto della civiltà nazionale e dal sentimento di Patria.
    Se si può discutere sulla coerenza di Bottai rispetto al bene comune e alla fedeltà, è certamente meritevole di conoscenza la sua opera di ministro e di studioso dei problemi politici.

  3. Piero Vassallo

    Grazie cortese Amica Marina. La sua preziosa e intelligente testimonianza rafforza la mia convinzione intorno alla possibilità che rinasca un destra a immagine del “cantiere” pisano di Bottai e della rivista ABC,pubblicazione d’ispirazione catttolica, che ha mostrato la via (ai missini, che disgraziatamente non avevano occhi per vedere) Bottai, Del Vecchio, Pelizzi, Costamgna, Petruzzellis, Marino Gentile, Ottaviano, Manacorda, Vettori, Teodorani, Occhini sono i padri della destra che, un giorno o l’altro, uscirà dalla cattività liberale e anglosassone per (ri)proporre l’alternativa italiana alla plutocrazia

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