GLI ADELPHI DELLA MORTE, ESEGETI DELL’IDEOLOGIA ABORTISTA – di Piero Vassallo

di Piero Vassallo


In una società non più cristiana si scatenano impulsi più o meno consci che spingono allomicidio gratuito, senza motivo, al sacrificio dellinnocente supremamente gradito a SatanaLa diffusione del delitto immotivato, giocoso (ma il gioco è sempre rituale) è una riprova del grado di scristianizzazione della nostra società e del ringalluzzito potere delle tenebre”.

Con queste parole Cesare Cavalleri commentava una impressionante perla di saggezza adelphiana, la sentenza di Alain Daniélou che recita: “Latto di uccidere è un atto responsabile, che devessere compiuto come un ritoè lo stesso per il sacrificio umano. Se vogliamo evitare guerre, cataclismi, ecatombi, dobbiamo offrire agli dèi delle vittime”.

Il commento di Cesare Cavalleri era adeguato al contenuto della sentenza di Daniélou, dunque legittimo, non oltraggioso, e quasi ovvio.

Daniélou, un autore tra i più squisiti nella collana armoniosa degli Adelphi, aveva dichiarato che è doveroso offrire sacrifici umani agli dèi. Cosa c’era di calunnioso nell’ipotizzare un sotterraneo rapporto di parentela tra la sua dottrina e gli stati d’animo che inducono all’omicidio ludico e gioioso?

Oltre tutto Daniélou, celebre iniziato e psicologo post junghiano, aveva sviluppato una linea di pensiero (gli dèi sono le malattie mentali, era il suo assioma) convergente con quella di Roberto Calasso (la vera mistica è la mistificazione, laccesso alla sapienza è lo stupro della ragione) e non antitetica a quella degli omicidi per sacro divertimento.

danielouAbbattuto il santuario della cultura postcomunista, gli iniziati scatenano la tempesta riparatrice. Come orologi divinamente sincronizzati, le terze pagine dei quotidiani d’area progressista (ma Calasso non si era qualificato nemico della sinistra?) si sono date alla caccia all’oscurantismo cattolico, braccandolo con animosità lukacsiana (ma il divino Calasso non aveva confuso Lukàcs in eterno?)

Nel concerto rumoroso, lo squillo più alto della fanfara lo produsse Barbara Spinelli, la quale, dalle serafiche pagine della Stampa, ammise che Cavalleri non ha torto, quando afferma l’esistenza di un nesso tra gli omicidi per divertimento e la cultura del nichilismo contemporaneo, ma sbaglia “quando critica Calasso e Daniélou, che questo sacrificio fondatore hanno cercato di conoscere e di ripensare”.

Cavalleri, in conclusione, sbagliava perché non si limitava all’ovvia condanna dei sacrifici compiuti dai balordi del cavalcavia della mitica Cavallosa, ma perché ha invaso il recinto della scuola che ripensa iniziaticamente il sacrificio fondatore. Il profano deve stare al posto suo e occuparsi della plebe, che è appunto affare cattolico.

Poiché Cavalleri ha infranto il divieto la squillante editorialista lo fulminava con una rivelazione terribile, intesa a dimostrare la vastità dell’infamia cattolica: “Le alte gerarchie della Chiesa non sono infatti estranee alla nuova cultura del sacrificioPartecipano coscientemente e fin troppo conformisticamente allo Spirito dei Tempi vittoriano che oggi strega destre e sinistre [Mah!] Cosa altro significa in effetti loffensiva dei cattolici contro i profilattici venduti in distributori automatici dentro le scuole…”

Ripensare il sacrificio umano fondatore è lecito, discutere il preservativo è delittuoso. In questo bisticcio si può vedere la logica eleusina che illumina gli avversari della vita.

Per dimostrare la fondatezza della sua sentenza la Spinelli non esitava a gridare l’allarme contro gli untori cattolici, che diffondono l’Aids nella scuola media: “Esporre una coppia di studenti alla contaminazione è unoperazione non meno nichilistica, persecutoria, di altre”. Come dire: il Papa è colpevole quanto lo sono i frombolieri del cavalcavia

Davanti a simili argomentazioni la ragione vacilla. Quando mai la Gerarchia cattolica ha consigliato l’esposizione al rischio di contagio? E dove la Spinelli ha incontrato lo Spirito dei Tempi vittoriani? Nelle cinquanta luminose pagine di “Kâ” (di Calasso), dove è descritto il coito (sapienziale) di una principessa indiana con un cavallo morto? Negli austeri comizi del partito drogastico della sinistra? Nei salotti televisivi, dove Vattimo & Busi esibiscono le profondità del pensiero debole? In Mediobanca? Nei centri sociali? Nei cortei anti-Tav?

Sta di fatto che, dopo il fatidico incontro con lo Spirito dei Tempi, la Spinelli si ritenne autorizzata a concludere che la Gerarchia cattolica è l’assassina, alla quale si applica la profezia evangelica: “Verrà lora in cui chiunque vi ucciderà crederà di rendere culto a Dio”. Alain Daniélou avrebbe certamente apprezzato questa indimenticabile esegesi della Sacra Scrittura. Un capovolgimento del pensiero normale, che svela la menzogna soggiacente al delirio abortista e scoraggia la qualunque intenzione di dialogare con la medicina disumana.

2 commenti su “GLI ADELPHI DELLA MORTE, ESEGETI DELL’IDEOLOGIA ABORTISTA – di Piero Vassallo”

  1. La casa editrice Adelphi non ha mai (ripeto: mai) pubblicato Alain Daniélou. D’ACCORDO MA NON CAMBIA UNO JOTA DEL RAGIONAMENTO DI VASSALLO (DANIELOU è naturellement un autore adelphiano….)

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