Greta e Vanessa. E qualcuno si ricorda dei Cooperanti della Croce?  –  di Antonio G. Pesce

Ancora oggi ci sono missionari nelle terre più impervie, e alcuni di loro, italiani come le due cooperanti, sono in mano a rapitori da molto più tempo di quanto non ci siano rimaste le due ragazze. E la cosa passa quasi inosservata, perché la nostra pur laica epoca si è abituata a questa follia, a questo scandalo che, muto, non chiede riscatto se non la Risurrezione.

di Antonio G. Pesce

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Padre Paolo Dall’Oglio, dal 29/7/2013 in mano ai rapitori

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Quando il sogno di qualcuno non finisce in dramma per altri, è già un gran successo. Si può sorvolare sul resto. Non viviamo soli con noi stessi, la nostra realizzazione personale non si avvera in un astratto iperuranio ma nel rapporto con altri, molti dei quali sono persone a cui dobbiamo la nostra riconoscenza, se abbiamo potuto farci tante belle idee sul mondo e la vita.

zzvngrtLe due cooperanti italiane, rapite in Siria cinque mesi fa, ora sono a casa, tra le braccia dei cari. Il loro sogno di combattere il male nel mondo non si è tramutato in una tragedia per quella comunità verso la quale, innanzi tutto, hanno doveri di lealtà e rispetto. Volevano salvare il mondo, ed altri hanno dovuto impegnarsi per salvare loro. Il cinismo e l’indifferenza non sono l’unica risposta al male, perché c’è anche la prudenza e il senso del limite: le buone intenzioni differiscono dalle buone azioni, perché queste sono attualmente buone, mentre quelle possono diventarlo. Le buone intenzioni sono come lo zucchero: non guastano la bevanda. Ma la bevanda deve essere buona di suo.

Prima che la Cristianità diventasse Occidente, senza più valori e con radici profonde magari non gelate, ma di certo continuamente disconosciute, a combattere il male oltre i mari ci pensavano soltanto i missionari della Chiesa cattolica. Ancora oggi ci sono missionari nelle terre più impervie, e alcuni di loro, italiani come le due cooperanti, sono in mano a rapitori da molto più tempo di quanto non ci siano rimaste le due ragazze. E la cosa passa quasi inosservata, perché la nostra pur laica epoca si è abituata a questa follia, a questo scandalo che, muto, non chiede riscatto se non la Risurrezione.

Questi cooperanti della Croce, va detto, sono affatto diversi.  Si consacrano per darsi totalmente a Dio – a un Dio che ha mandato nel mondo il Suo Figlio Unigenito per riscattare l’uomo dalla morte. Se credi che Dio abbia fatto questo per te, il minimo che puoi fare è rischiare la vita per seguire la sua parola. E che ti ha detto? Il Figlio, Gesù di Nazareth, ha detto: «Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi» (Gv 20, 21; cf. 17, 18). E ha poi aggiunto:«Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura» (Mc 16, 15). E poiché lo stesso Gesù riassumeva la legge di Mosè in due comandamenti – amare Dio con tutto il cuore, l’anima e la mente e il prossimo come se stessi – la deduzione quasi immediata è che non basta predicare all’altro, ma anche prendersene cura. Lo stesso Gesù ha detto loro:«Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà» (Mt 16, 24-25).

Insomma, questi antichi filantropi non sono proprio dei filantropi. Come la beata Teresa di Calcutta, non curano l’uomo, ma il loro Signore che vedono in ogni uomo. La differenza non è tanta. È enorme. E lo Stato, pur essendo laico e non dovendo fare distinzioni di motivazioni e d’intenzioni tra i suoi cittadini, non sempre è sollecito nello stesso modo nella liberazione. Ed ha anche le sue buone ragioni. Perché c’è fede e fede, e la fede nell’uomo non può contemplare la perdita di questo mondo, esattamente come quella in Dio non può contemplare la perdita della vita eterna.

Greta e Vanessa hanno rischiato molto, ma la loro fede non prevedeva che rischiassero tutto. Del resto, cosa avremmo dovuto fare? Lasciare che queste due giovani, rese imprudenti da una ingenua visione della vita, rischiassero la propria per il capriccio ideologico di chi ha insegnato loro a improntare l’esistenza tutta sul sentimento? A scuola avranno sentito parlare migliaia di volte di «solidarietà», e migliaia di volte, accendendo la televisione, avranno visto ugole misericordiose chiamare a raccolta la setta rockettara attorno ad un obiettivo solidale. Siamo in un’epoca che sa parlare soltanto di amore e buoni sentimenti, ma in cui si può morire in casa, in una bella casa, soli e senza nessuno. Siamo una civiltà senza più un centro urbano vitale, ma con tante periferie esistenziali. Perfino entrando in una parrocchia, poi, non sempre avranno visto differenze tra una Ong e un gruppo ecclesiale. Si fanno cose molto più pericolose, in nome del sentimentalismo ideologico, che non andare in Siria sotto i bombardamenti. Ad esempio, sposarsi. Decine di milioni di persone, ormai, si sposano convinti che l’amore sia un accesso dell’anima, un calore delle membra, perfino un prurito inguinale. E altri milioni suppongono che basti il loro voler essere genitori, che sia sufficiente il loro smisurato amore per crescere bene un bambino.

Serve altro per dimostrare che Greta e Vanessa sono, anzi, il frutto meno acerbo dello gnosticismo ormai imperante, non foss’altro che per aver rischiato la propria pelle? Semmai, quello che serve è chiarire, una volta per tutte, com’è che gente così spietata da rapire delle volontarie della solidarietà, si convinca poi a liberarle di punto in bianco. Dobbiamo essere coerenti fino in fondo: viviamo in un’epoca in cui si presume che ogni membro della comunità politica sia in condizione di capire l’operato politico altrui, e anzi di prendervi parte e cooperare. Non siamo più in tempi di prudenza, ma di chiarezza. E chiarezza, proprio sulla cosa più importante, pare ce ne sia ancora poca.

4 commenti su “Greta e Vanessa. E qualcuno si ricorda dei Cooperanti della Croce?  –  di Antonio G. Pesce”

  1. Comprensibile l’entusiasmo che si ha a venti anni, però di questa vicenda colpisce molto l’estrema ingenuità di queste ragazze, che da quanto ho capito tramite internet e facebook praticamente sono andate a consegnarsi ai loro sequestratori. Colpisce anche il consenso delle loro famiglie ad andare in un paese in guerra, senza il supporto di nessuna organizzazione.
    Scelte fatte con estrema leggerezza che poi la collettività (cioè noi) ……paga!

    1. Sì, può essere comprensibile un entusiasmo da ventenni, ecc., ma queste ragazze
      vivevano sole? Non avevano famiglia, amicizie, contatti con qualcuno?
      Agirono da sole?
      E se fossero veri i contatti consenzienti con i terroristi?
      E poi appunto, paghiamo noi…!!!

      1. Personalmente non riesco a credere alla loro buona fede. Se risultasse se che hanno agito d’intesa con i loro rapitori, sarebbero da considerarsi fiancheggiatrici del terrorismo jihadista, che ha praticamente dichiarato guerra al mondo occidentale, quindi anche al nostro paese. Anche se si cerca di ignorare questo aspetto della vicenda, il mio giudizio su di loro è che sono delle traditrici della nostra e loro patria, che è l’Italia, nonché l’Europa, Qualunque vogliamo fare su “questa” Europa, è evidente che dobbiamo difenderla.

  2. Mah, ingenuità e filantropia: erano strapagate e portavano anche Kit militari. Quanto a quelli che aiutavano, anche qui ci sarebbe molto da discutere….
    Bruno

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