Il ’68 e la musica (seconda parte) – di Fabio Trevisan

LA RIVOLUZIONE O CONTESTAZIONE DEL ’68 NON E’ CIRCOSCRIVIBILE SOLTANTO AD ALCUNI AMBITI SOCIO-POLITICI, IN QUANTO HA INFLUENZATO IL MODO DI ESSERE, DI VIVERE E DI PENSARE DI INTERE GENERAZIONI, COMPRESA QUELLA PRESENTE. SI PUO’ PARLARE QUINDI DEL ’68 ANALIZZANDO LA RIVOLUZIONE SESSUALE E DEI COSTUMI, OPPURE LA CRITICA ALLE ISTITUZIONI (STATO, SCUOLA, ECC.) SFOCIATA NEI DISORDINI E NELLE OCCUPAZIONI. IL ’68 HA MUTATO ANCHE L’ARTE, LA MUSICA, LA LETTERATURA, IL TEATRO ED E’ STATO SOPRATTUTTO UNA RIVOLTA CONTRO L’AUTORITA’ (LA FAMIGLIA TRADIZIONALE IN PRIMIS, IL RUOLO DEL PADRE). CON IL ’68 SI SONO INTENSIFICATE LE LOTTE DEL FEMMINISMO, LE BATTAGLIE POLITICHE E SOCIALI, L’ESALTAZIONE DEI DIRITTI. IL CONCETTO DI “LIBERAZIONE” CHE HA CARATTERIZZATO LA CONTESTAZIONE SESSANTOTTINA SI PUO’ SINTETIZZARE ANCHE ATTRAVERSO SLOGAN, COME AD ESEMPIO: “VIETATO VIETARE”, “IMMAGINAZIONE AL POTERE”, “LIBERI CORPI, LIBERE IDEE”. ESSENDO IL ’68 UN FENOMENO PERVASIVO CHE HA ATTRAVERSATO INNUMEREVOLI AMBITI, IL NOSTRO INTENTO NON PUO’ ESSERE QUELLO ESAUSTIVO, DATI GLI INNUMEREVOLI RIMANDI A TUTTE LE SFERE DELL’ESISTENZA. TRATTEREMO PERTANTO ALCUNI TEMI LEGATI AL ’68, LASCIANDO APERTO IL DIBATTITO SULLE CAUSE (REMOTE E PROSSIME) E SUGLI EFFETTI CHE ANCORA STIAMO VIVENDO.

 

IL ’68 E LA MUSICA

Il beat e i Beatles

Nei primi anni ’60 si formava il complesso musicale più noto al mondo, i Beatles, che già dal nome scelto indicava quel fenomeno “beat” (battito) che allora imperversava ed il cui riferimento musicale derivava dai poeti della Beat Generation e da altri generi musicali precedenti (rock’n’roll, swing, blues) provenienti dagli Stati Uniti. Il fenomeno “Beatles” fu tale che uno dei componenti più famosi, John Lennon (1940-1980) ebbe a pronunciare in quegli anni la fatidica frase: “Siamo più popolari di Gesù”. Quei quattro celeberrimi ragazzi di Liverpool dettero origine alla cosiddetta “beatlesmania” incarnando nei gesti, nel vestire, nelle pettinature, nel cantare e in tanti altri aspetti il desiderio di emancipazione di quell’epoca. In pochi anni, soprattutto dal 1963 al 1968, i Beatles divennero icona di quella rivolta giovanile, anche attraverso l’abile regia di un produttore tuttofare come Brian Epstein, morto suicida nel 1967, che aveva curato nei dettagli l’immagine di quel gruppo[1]. Tale popolarità del gruppo musicale di Liverpool non era confinata solo alla musica, alla poesia o alla moda, se pensiamo addirittura alle cosiddette “messe beat” celebrate in quegli anni anche in qualche parrocchia italiana e riprese ironicamente dal grande scrittore parmense Giovannino Guareschi[2]. In quella musica si riconoscevano schiere innumerevoli di giovani (e non solo giovani) che desideravano un cambiamento, una rivoluzione, una rottura definitiva con il passato. Dalle pettinature a caschetto tipiche di quell’epoca si passerà successivamente ai capelli lunghi degli hippie e dagli abiti di scena comuni a ogni gruppo musicale si muterà poi con le vesti colorate dei “figli dei fiori”. Muteranno anche le parole d’ordine, come ad esempio la popolare espressione: “espansione dell’area della coscienza”, che alludeva ai sogni (la “fantasia al potere”), alle utopie (“vietato vietare”) attraverso l’uso di droghe e di “esperienze comunitarie” di condivisione. Cambieranno infine anche i cerimoniali collettivi come ad esempio Woodstock, Wight, Re Nudo in Italia, nei quali imperversava il nudismo come “espressione libera dei corpi” o l’LSD come anelito di  menti “finalmente liberate” dal giogo di una vituperata società borghese. Anche il celebre motto: “Fate l’amore, non fate la guerra” esprimerà, nella condanna del Vietnam o di altri scenari di guerra, non solo il pacifismo ideologico, ma anche il sovvertimento dell’ordine naturale attraverso l’amore libero, l’orgia, la sfrenatezza senza più limiti né barriere. In questo senso le canzoni dei già citati Doors erano assai significative, richiamando temi di liberazione sessuale, arrivando persino alla masturbazione in scena, davanti al pubblico. Pure la copertina di un famoso LP di Jimi Hendrix, Electric Ladyland, fotografava senza pudore un’orgia di corpi nudi femminili. Negli Stati Uniti Frank Zappa (1940-1993) canterà in modo esplicito la rivoluzione sessuale e lancerà il suo grido di battaglia: “Suoniamo una musica libera dall’oppressione culturale americana, facciamo piazza pulita dei blocchi mentali che il nostro sistema educativo impone per garantire che nulla di creativo filtri alle masse”[3].Ritornando ancora ai mitici Beatles è doveroso inoltre ricordare che, soprattutto attraverso i loro viaggi in Oriente, i loro contatti con alcuni guru indiani, hanno introdotto non solo l’utilizzo di strumenti orientali ma anche il fascino di religioni alternative all’odiato Occidente come l’induismo o il buddismo.

In principio era…il blues!

Agli inizi degli anni ‘60, musicalmente parlando, ovviamente non c’erano soltanto i Beatles. Vanno infatti ricordati almeno i Them e la loro mente, Van Morrison, con quella sua particolare voce tagliente. In Inghilterra arrivavano da Oltreoceano musicisti neri che suonavano, con armonica e chitarra, il blues e incontravano, come Sonny Boy Williamson (1912-1965), come John Lee Hooker (1917-2001), solo per citarne alcuni, nelle cantine fumose di Newcastle, di Richmond o di Londra, gruppi emergenti giovanili come ad esempio gli Animals dalla voce graffiante e possente di Eric Burdon o come gli Yardbirds, che hanno avuto tra le loro fila tre fra i più famosi chitarristi dell’epoca, ancor oggi celebri: Eric Clapton, Jeff Beck e Jimmy Page. Gli album degli Animals erano eloquenti sin dai titoli: “House of rising Sun”, “Animalizations”, “Animalism”e testimoniavano la feroce rabbia di quegli anni. I Rolling Stones di Mick Jagger e di Keith Richard, la più grande band mondiale di rock’n’roll, si ispiravano al blues (“Rolling Stones” era il titolo di un brano del bluesman Muddy Waters) e rappresentavano con violenza l’inquietudine giovanile, la ribellione anarchica contro l’establishment[4], proponendo con forza il triangolo sesso-rabbia-violenza attraverso canzoni come Satisfaction, Let’s spend the night together, Out of our heads o come album dal titolo inequivocabile: “Sympathy for the devil”. Non va dimenticato che ad Altamont in California nel 1969, durante l’Altamont free Concert tenuto dai Rolling Stones, sulle note di Sympathy for the devil , una persona fu uccisa dagli Hell’s Angels. Altri gruppi si ispirarono alla matrice blues, innestando i loro propositi di ribellione alle denunce di sfruttamento del popolo nero: i primi Fleetwood Mac di Peter Green parteciparono a Chicago nel 1969, accanto a bluesmen come Eddy Boyd, Otis Span, Shakey Horton, all’incisione di una delle pietre miliari del blues: “Blue Jam at Chess”. Peter Green (Greenbaum all’anagrafe) testimoniava la doppia emarginazione di proletario di origine ebraica[5], essendo nato in un quartiere dormitorio della periferia londinese. John Mayall con i suoi Bluesbreakers, Alexis Korner con la sua Blues Incorporated, , la Graham Bond Organisation e successivamente i Cream, gli Allman Brothers Band negli USA e ancora la voce nera del bianco Joe Cocker, i Canned Heat della celebre “On the road again” e tantissimi altri rimarcheranno l’influenza del blues nella musica pop, caratterizzandola di venature sociali e politiche sempre più irriverenti verso il sistema e innestando la musica del popolo nero nell’alveo della protesta giovanile di quegli anni contro il sistema.

 

 

 


 

[1] Roberto Cacciotto-Giancarlo Radice, “Note di pop inglese” (Gammalibri)

[2] Giovannino Guareschi, “Don Camillo e i giovani d’oggi” (Rizzoli)

[3] Roberto Cacciotto-Claudio Garbari, “Note di pop americano” (Gammalibri)

[4] Roberto Cacciotto-Giancarlo Radice, “Note di pop inglese” (Gammalibri)

[5] ibidem

8 commenti su “Il ’68 e la musica (seconda parte) – di Fabio Trevisan”

  1. ” Non va dimenticato che ad Altamont in California nel 1969, durante l’Altamont free Concert tenuto dai Rolling Stones, sulle note di Sympathy for the devil , una persona fu uccisa dagli Hell’s Angels ”

    In realtà il fattaccio è accaduto mentre gli Stones stavano suonando ” under my thumb “…

  2. Probabilmente sono nata vecchia. Ecco perché i Beatles non mi sono mai piaciuti, anzi li ho detestati fin dal loro primo apparire, come ho sempre rifiutato tutto quel mondo musicale che solo a guardarlo mi suscitava una sorta di rigetto; né tanto meno conosco quei personaggi che qui il nostro esperto Trevisan cita con grande competenza. È tutto troppo lontano dalla educazione con cui sono stata cresciuta. E anche se, musicalmente parlando, ciò di cui qui si parla forse non è tutto da buttare, da questo ciarpame che molto spesso sottintende un vivere disordinato e senza una sana moralità, mi sono sempre tenuta alla larga.
    Dunque è del tutto inutile questo mio commento. Lo si consideri solo una personalissima esternazione.

  3. Rispondo all’interessante domanda di Fabio, che chiedeva informazioni sul testo di una canzone molto celebre degli Eagles. Il testo della famosa canzone degli Eagles: “Hotel California” (1976) va, a mio parere, collegato con la fine del sogno americano, la fine delle utopie di quegli anni ’60 di ribellione. Infatti nel testo della canzone degli Eagles, gruppo sorto agli inizi degli anni ’70 a Los Angeles, si fa riferimento al 1969 (Woodstock) : “Chiamai il capitano: “Per favore, mi porti del vino”. Lui disse: “Non abbiamo quel tipo di bevanda dal 1969”. Quel sogno americano “peace&love” ,rappresentato ad esempio dal brano: “California dreamin” del 1965 dei Mamas & Papas, reso celebre da noi nella versione italica dei Dik Dik (“Sognando California”) era stato infranto anche dagli esiti consumistici dell’industria culturale degli anni ’70. Sappiamo che gli Eagles, come altri gruppi musicali dell’epoca, avevano dei problemi di alcool e droga e qualcuno ha visto nella canzone una metafora della depressione causata da queste dipendenze

  4. “Con il vento fresco tra i capelli un caldo profumo di cannabis…la mia testa divenne pesante e la mia vista si indebolì”. Qualcuno ha letto nella canzone dei sottintesi satanici: “nella camera del maestro si sono tutti riuniti per il banchetto, lo trafiggono con i loro coltelli affilati”. Un’altra interpretazione è stata quella della metafora di un passaggio dalla vita alla morte. La canzone, molto orecchiabile, in contrasto (apparente?) con il testo, è molto dolce e melodica. Altre interpretazioni ci possono stare. Gli Eagles non ne hanno confermato alcuna.

  5. Rispondo alla domanda di Fabio sulla canzone degli Eagles. Ci sono state diverse interpretazioni della canzone “Hotel California” (1976). Gli Eagles, gruppo di Los Angeles sorto agli inizi degli anni ’70, non ne hanno avvalorato alcuna.

  6. Brava Tonietta condivido forse è proprio quella musica , per certi aspetti coinvolgente ed affascinabte, ad indurre ad una vita disordinata e senza una sana moralità

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