Il cardinal Betori dice no a padre Lanzetta e alla Messa in latino. Domenico Rosa intervista Carlo Manetti

Giovedi 25 settembre 2012 a Firenze sarà presentato l’ultimo libro dell’ex priore di Ognissanti “Il Vaticano II: un Concilio pastorale” delle Edizioni Cantagalli

intervista di Domenico Rosa

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zzpdrsrfAnche le suore Francescane dell’Immacolata sono state costrette ad abbandonare Firenze a seguito del Commissariamento dell’ordine. Prima di loro era toccato ai frati e al priore di Ognissanti, padre Serafino Lanzetta, il cui ultimo libro: Il Vaticano II: un Concilio pastoraledelle Edizioni Cantagalli – con la prefazione di Manfred Hauke – verrà presentato giovedì 25 settembre 2012 a Firenze presso l’Auditorium della Regione Toscana (Via Cavour, 4) alle ore 17 , per iniziativa del Capogruppo di FdI Giovanni Donzelli, che porterà il suo saluto.  Parteciperanno – dopo i saluti di Ascanio Ruschi, Presidente della Comunione Tradizionale e di Guido Scatizzi di Riscossa Cristiana -, i professori Carlo Manetti, Docente di Relazioni Internazionali e di Crisi della Chiesa, Pietro De Marco, Ordinario di Storia nell’Università di Firenze e Roberto de Mattei, Docente di Storia del Cristianesimo e Preside della Facoltà di Storia dell’Università Europea di Roma, Presidente della Fondazione Lepanto. Modera l’incontro Pucci Cipriani, Direttore di “Controrivoluzione”. Intanto sta facendo rumore il divieto del Cardinale Betori alla richiesta dell’Associazione “Comunione Tradizionale” di far celebrare per l’occasione la Santa Messa in rito romano antico a p. Serafino M. Lanzetta.

A questo proposito abbiamo fatto alcune domande al professor Carlo Manetti curatore del libro: “Un caso che fa discutere: i Francescani dellImmacolata” Edizioni Fede & Cultura

Dr Manetti che giudizio dà sull’ortodossia del libro di Padre Serafino che verrà presentato a Firenze?

Esprimere un giudizio sull’ortodossia di quanto un teologo del livello del valore di Padre Serafino Lanzetta scrive è, per me, particolarmente imbarazzante, non essendo io teologo. Quello che, però, posso dire, con il sensus fidei del semplice fedele, è che la monumentale opera che ci apprestiamo a presentare il 25 settembre prossimo venturo a Firenze non solo non contiene alcuna eresia o, anche solo, alcuna tesi prossima all’eresia, ma è un’opera di amplissima documentazione, nella quale vengono esaminate le maggiori correnti interpretative dei documenti del Concilio e dell’Assise nel suo complesso. È un testo del quale si deve apprezzare la completezza e l’obiettività di esposizione, senza lasciarsi fuorviare da pregiudizi. Se mi è consentito dirlo, è molto bello come Padre Serafino sappia entrare non solo nelle idee, ma anche nell’anima delle varie interpretazioni, ivi comprese quelle a lui più lontane.

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Eppure sembra che il Cardinal Betori, che pur è, o era, annoverato tra i vescovi “conservatori” non consideri “ortodosso” il libro di Padre Lanzetta….

A giudicare dalla lettera inviata all’Avvocato Ruschi, Presidente dell’Associazione Comunione Tradizionale, lettera nella quale vieta espressamente a Padre Serafino di celebrare pubblicamente a Firenze la Santa Messa di sempre, non si evince una condanna dottrinale del contenuto del libro, ma, se così si può dire, una condanna “politica” del testo: si dice che un Vescovo non può approvare le tesi ivi contenute, senza sostenere che esse siano eretiche e, quindi, lasciando il dubbio che questa impossibilità non sia dovuta alle tesi stesse, ma alla posizione del Vescovo; tanto come dire che non sarebbero ragioni dottrinali, ma ragioni “pastorali” ad indurre un qualunque capo di diocesi cattolica a non esprimere pubblicamente il suo appoggio al grande lavoro di Padre Serafino.

Se mi posso permettere di allargare leggermente il discorso, è il dramma, per non dire la tragedia, in cui si trovano tutti i cosiddetti “conservatori” cattolici: essi vorrebbero, forse, nel fondo del cuore, tornare alla verità, ma motivi di opportunità pratica, oggi definiti «pastorali», impediscono loro di abbracciarla e confessarla come eterna ed immutabile. Ecco che, per tentare di sfuggire all’accusa (oggi così comune) di «tradizionalismo» o, addirittura, di «criptolefebvrismo», si vedono costretti a sostenere tesi ed a compiere azioni degne degli esponenti del più estremistico progressismo cattolico.

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E come si spiega il divieto fatto alla Comunione Tradizionale di far celebrare nella chiesa di San Gaetano la Messa in rito romano antico… nella stessa chiesa dove si è installato l’Istituto di Cristo Re e Sommo Sacerdote di Gricigliano? Come considera questo “repentino” cambiamento dell’Arcivescovo di Firenze che, fino a poco tempo fa, concedeva a tutti il permesso di celebrare la Messa?

Come lo stesso Cardinale spiega nella sua lettera, i motivi non sono di ordine dottrinale, ma pastorali, politici, ideologici… Oggi, dopo l’ascesa al trono pontificio di Papa Francesco, i prelati “a maggior rischio” sono proprio i cosiddetti “conservatori”, come il caso del Cardinal Piacenza sta a dimostrare, in maniera emblematica, non fosse altro che per questioni di tempistiche (si è trattato, di fatto, della prima defenestrazione operata dal nuovo Pontefice). Ecco che, come dicevamo, essi si trovano costretti a dare prove di fedeltà al “nuovo corso” certamente maggiori di quelle richieste ai loro colleghi progressisti, ai quali il passato di contestazione del corso di Benedetto XVI fa quasi da assicurazione sulla vita, da garanzia per il futuro di una loro convinta adesione ai principi che informano la cosiddetta “Chiesa della misericordia”. I conservatori, invece, non avendo dato queste prove, sono costretti a fornirne di maggiori nel presente e nel futuro e, soprattutto, non si possono permettere il benché minimo cedimento, anche solo apparente, nei confronti dei “tradizionalisti”.

È una posizione umanamente molto difficile, dalla quale si può uscire unicamente riscoprendo il primato della verità sulla prassi, della Fede sulla pastorale, di Nostro Signore Gesù Cristo sulla gerarchia. Non è solo una questione di coraggio: dopo decenni di svalutazione della verità a vantaggio del raggiungimento tattico di risultati pratici, diviene difficile sacrificare tutto per essa, diviene, anzi, difficile, addirittura, a rendersi conto di doverlo fare.

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Allora Padre Serafino Lanzetta non è un pericoloso eretico?

Padre Serafino Lanzetta non solo non è un pericoloso eretico, ma è, nonostante la giovane età, uno dei maggiori teologi viventi, brillante e profondo al tempo stesso, capace, come dicevamo, di comprendere in profondità il modo di sentire dell’interlocutore, individuandone non solo gli errori, ma anche le cause dei medesimi.

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Come andrà a finire il commissariamento dopo che la maggior pare dei membri dell’Ordine ha chiesto – senza ottenerlo – il permesso di uscire?

Tutto quanto avvenuto finora lascia presumere che ci sia una deliberata intenzione di “liquidazione” dei Frati Francescani dell’Immacolata, tanto nel ramo maschile, quanto in quello femminile. Le tempistiche, a volte accelerate ed altre rallentate, sono strumentali a questo fine, anche se sono, almeno per me, di difficile previsione. Si può affermare, senza tema di smentita, che la vicenda dei Francescani dell’Immacolata faccia chiarezza e sveli il volto violento del Modernismo, dove conduca la gramsciana prevalenza della prassi sulla teoria.

Se mi è consentito, vorrei approfittare di questa Sua cortese intervista per invitare tutti a continuare la testimonianza in difesa della verità sull’Ordine fondato da Padre Manelli e Padre Pellettieri, affinché non cada mai il silenzio su questa triste vicenda, silenzio da cui possono trarre profitto solo i persecutori.

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fonte: Il Sito di Firenze

14 commenti su “Il cardinal Betori dice no a padre Lanzetta e alla Messa in latino. Domenico Rosa intervista Carlo Manetti”

  1. Solo una nota, illustre dottor Manetti: l’impostazione del problema come “lotta per la verità” è giusta, ma parziale.
    Si tratta, in realtà, semplicemente dell’affermazione dell’Unico Cristo Gesù, che è lo Stesso heri-hodie-semper, e che conosciamo ad abundantiam – anche se mai in maniera esaustiva.

    Noi sì, siamo determinati a una “conoscenza dialogante” del Signore: dialogante con Lui, e non dialogante con gli eretici

  2. “… il dramma, per non dire la tragedia, in cui si trovano tutti i cosiddetti “conservatori” cattolici: essi vorrebbero, forse, nel fondo del cuore, tornare alla verità, ma motivi di opportunità pratica, oggi definiti «pastorali», impediscono loro di abbracciarla e confessarla come eterna ed immutabile. Ecco che, per tentare di sfuggire all’accusa (oggi così comune) di «tradizionalismo» o, addirittura, di «criptolefebvrismo», si vedono costretti a sostenere tesi ed a compiere azioni degne degli esponenti del più estremistico progressismo cattolico.”

    Ad ogni livello il Magistero, “si rifiuta formalmente di dogmatizzare o di anatemizzare le novità non omogenee alla Tradizione, così come rifiuta di dichiarare consunte e non più in vigore quelle pregresse: la politica del già accennato cambiare senza cambiare e dire senza dire permette così la declamata e mai provata coesistenza di continuità e di rottura”.
    (E.M. Radaelli, FIDES CATHOLICA 2-2011, pag. 240)

  3. POTETE FARE TUTTO, MA LA CHIESA DI GESU CRISTO NON MORIRA’ MAI. NESSUNO OSI CAMBIARE LA VERA DOTTRINA DELLA CHIESA, I VERI INSEGNAMENTI BASATI SULL’ESEMPIO E SULLA PAROLA DI NOSTRO SIGNORE GESU CRISTO. CHE IL CUORE IMMACOLATA DELLA VERGINE MARIA POSSA SUBITO TRIONFARE ….tu le insidierai il calcagno e LEI ti schiaccera’ la testa.

  4. Se i frati che hanno chiesto di poter uscire dall’ordine non ottengono il nulla osta, cosa devono fare: subire ad oltranza le angherie dei loro confratelli assoldati da padre Volpi, o possono invece per giusta causa, per effettivo stato di neccessità fare la scelta che già altri hanno fatto, di entrare in uno stato di disobbedienza apparente ed andarsene dal covo di vipere? Mi chiedo Mons Lefebvre e la sua fraternità sacerdotale hanno fatto una scelta valida, possibile, cattolica, o hanno sbalgiato tutto? Perchè se riteniamo (anzi la Chiesa ritiene), che in caso di grave necessità, di grave pericolo per il bene delle anime e la gloria di Dio, si possa anche difendersi, opponendosi concretamente anche a rischio di “scomuniche”, a ordini illeciti, ingiusti e dannosi, perchè non possono farlo anche questi frati?

  5. …anzi oltre che possibile, l’opporsi all’errore e all’abuso d’autorità, non è in certe circostanze doveroso? A chi dobbiamo innanzi tutto la nostra obbedienza? Chi è il nostro fine? Non dobbiamo innanzi tutto conoscere (in caso di sacerdoti anche far conoscere), amare e servire Dio? E Dio si deve servire dando a Lui il meglio, o il peggio? Una liturgia apropriata o una qualsiasi liturgia pur che sia? Il problema credo stia nel capire se siamo realmente dentro una spaventosa crisi della Chiesa e si debbano pertanto prendere provvedimenti speciali a causa di uno stato di necessità evvidente, per salvare la dottrina, la Messa, il sacerdozio, la fede delle anime, oppure se in realtà tutto va bene e dunque non c’è bisogno di prendere una posizione di difesa. C’è una guerra alla Verità in atto, oppure le gerarchie della Chiesa dicono le stesse cose di tutti i papi passati ed insegnao ciò che la Chiesa ha sempre insegnato?
    Il disastro dottrinale non è evvidente?

  6. Ma proprio non vogliamo capire il ruolo enorme e preziosissimo di questi frati e suore, vittime di questa violenza intellettuale e morale?La loro accettazione, la loro umiltà, è preziosissima proprio in relazione alla gravità dei tempi,ed alla lotta in campo,tra Bene e Male(non a caso sono”dell’Immacolata”,che sappiamo essere la profetessa e Condottiera della lotta degli ultimi tempi,con le sue imposture anticristiche),lotta di cui è un fulgido esempio proprio la persecuzione di cui sono vittime. Ricordiamo Padre Pio, che oggi celebriamo,ricordiamo il suo esempio: lui non fu forse perseguitato crudelmente?E che fece?Uscì?Si ribellò a Congregazioni,Vescovi,Papa?No di certo.Sopportò in nome di Cristo,della Sua Passione.Questa è una forza sovrumana, che solo l’esser alla sequela di cristo può dare ad un uomo. Ribellarsi all’ingiustizia, è reazione normalissima di chiunque, non c’è certo da esser santi per farlo. OFFRIRE, per la salvezza delle anime ed a Gloria Dei,è sostituzione…

    1. Padre Pio se non ricordo male non smise mai di dire la S.Messa in forma VO . Il fatto è che la persecuzione non riguarda personalmente ogni singolo frate, che in tal caso subisce in umiltà un’ingiustizia personale, la persecuzione in atto implica che la sana dottrina, la S.Messa, i buoni sacramenti non possano più essere insegnati, trasmessi alle anime. Dunque non siamo difronte ad una persecuzione ingiusta verso un singolo, ma siamo difronte ad una pericolosa manovra di ammodernamento della dottrina sempre insegnata, un lavaggio di cervello in stile modernista, che non umilia solo chi riceve tale ingiustizia, ma comporta un serio pericolo per le anime, che non sono più nutrite e inoltre determina la spregevole condizione, che non si possa più servire il buon Dio come si deve, con ogni accortezza, con tutto l’onore a Lui dovuto. Differente era per Padre Pio che mai fu costretto a diventare modernista, nè a dismettere la S.Messa cattolica.

      1. Neppure i FI sono “costretti a divenire modernisti”. Grazie a Dio, e sottolineo A DIO, siamo dotati di coscienza e di libero arbitrio, e possiamo,tutti ed ognuno, anche e soprattutto i FI, rimanere fedeli alla Verità.La persecuzione di padre PIo era enorme in sé perché egli non era “un singolo frate”, ma un alter Christus come pochi ce ne sono stati nella storia della Chiesa e della Santità.E proprio per questo, per la sua vicinanza a Cristo, la sua persecuzione fu tremenda,perchè mossagli dalla Chiesa Sua Madre che lui amava e serviva.Gli fu concesso di dire la Messa di Sempre, ma del resto lui morì nel 1968 (a quell’epoca vi era solo la “nuova Messa” ad experimentum); ma gli fu vietato di confessare, di dire Messa pubblicamente,fu isolato e vessato da mille controlli,sospetti,calunnie.I FI,faranno la Volontà di Dio, e faranno del gran bene,come e dove vorrà Dio.Recuperiamo un po’ di senso teologale della storia.Nessuno nega il misterium iniquitatis così visibile e scatenato…

        1. Grazie per il bell’intervento.
          San Pio fu vessato, impedito, colpito da calunnie soprattutto con Giovanni XXIII: Molto meno con Paolo VI.

          Unico sacerdote stimmatizzato della storia – Nel secolo in cui stava per arrivare, e poi arrivò, l’incomprensione e il fastidio dei Sacerdoti per le sofferenze di Cristo (“che esagerazione! in fondo, l’uomo è incolpevole! “)

  7. Bisogna salvare il seme, bisogna fare in modo che chi ha ancora la Fede la mantenga intatta, diceva il Cristo a don Camillo. Ma se ci si adegua al modernismo, si cede sulle cose buone, non è eroismo, non è santità.

  8. A padre Pio non fu nè imposto di non dire la S.Messa in VO, nè fu obbligato a subire un ammodernamento della dottrina, cioè nessuno gli impose di diventare modernista, cosa invece che oggi succede ai FFI, a danno delle anime che girano attorno private così della buona dottrina e della buona Messa. Se privare le anime delle cose buopne significa esere eroi di obbedienza ed umiltà, allora tutti i martiri che al contrario morirono per dare le cose buone, la Verità sbagliarono.

  9. Miei cari fratelli.
    Non ci dobbiamo meravigliare di tutto questo scombussolamento, la Chiesa di nostro Signore deve essere vagliata, purificata, ed è evidente che quello che sta succedendo è l’atto finale, molte apparizione della nostra Mamma Celeste e di nostro Signore, additano proprio questo tempo dell’esame della Sua Chiesa.

    Teniamoci stretti alla Traditio, alle verità di fede immutabili, alla Chiesa di sempre, che Dio perdoni coloro che la oltraggiano, qualunque essi siano.

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