Il collezionista di porpore. Thriller all’ombra del Cupolone – di Elisabetta Frezza e Roberto Dal Bosco

L’esercizio è molto semplice e, se volete, potete farlo con noi. Prendete una matita, unite i puntini neri che vi indichiamo e state a vedere il disegno che ne esce. Naturalmente, ogni riferimento a persone, luoghi e fatti è puramente casuale, al più frutto di ossessioni complottiste. Ma si sa, come diceva il Belzebù che per decenni ha tirato le fila della politica italiana, a complottare si fa peccato, ma non si sbaglia.

Partiamo dalla voce che gira insistentemente sulle traversie di monsignor (●), che ha cercato di contrastare con crescente decisione la deriva teologica in atto. Essendo andato a farsi curare in un nosocomio cattolico per una grave malattia, si dice che abbia dovuto fuggire perché avrebbe intuito – o saputo – che i medici avevano la consegna, come si dice nella neochiesa della neomisericordia, di piamente “accompagnarlo” a un dolce commiato. La notizia è sconvolgente, tanto che uno tende a non crederci o, più probabilmente, preferirebbe non crederci.

I DUBBI MUOIONO ALL’ALBA Poi però emergono, tra freschi ricordi, altri puntini. Per esempio, ci sovvengono i cardinali «incerti». Erano quattro. Due di loro sono morti improvvisamente, uno dopo l’altro, con il loro dubiume senza che vi fossero avvisaglie particolari (avevano impegni e appuntamenti in programma), magari -raccontano le cronache – dopo qualche telefonata strana.

Luglio 201X. Muore, durante una vacanza, il cardinale (●●). La sera precedente la sua dipartita, per coincidenza, parlava al telefono con il collega cardinale (●●●) appena silurato dalla carica di prefetto.

Settembre 201X. Muore improvvisamente il cardinale (●●●●). Ha quasi 80 anni, qualche acciacco risalente, ma di certo negli ultimi tempi si era dimostrato attivo e reattivo, tanto da avere una fitta agenda davanti a sé.

Sempre nel settembre 201X, tre giorni dopo, la nostra matita continua il suo tracciato verso il cardinale (●●●●●), che insieme ad altri colleghi aveva firmato due anni prima il testo delle “proto-incertitudines”, Perseverare nella realtà di Cristo.

PASTORI E PECORELLI Il puntino più grosso emerge andando indietro nel tempo di una quarantina d’anni, fino all’ultimo papa veneto. Dell’uccisione di Papa Giovanni Paolo I non si è mai smesso di parlare, un po’ come in America per l’assassinio di Kennedy: anche prima di internet la gente mica credeva sempre alla versione ufficiale, al punto che del papa avvelenato tratta con disinvoltura Francis Ford Coppola ne Il Padrino parte III.

David Yallop, nel best seller In nome di Dio (1984), dice che Luciani fu avvelenato con una sostanza, la digitalina, ad azione cardiaca. Sottolinea come la propria ricostruzione dei fatti si fondi su indizi e non su vere e proprie prove; in particolare, sarebbe corroborata da una serie di testimonianze indirette definite però come altamente attendibili e scrupolosamente verificate. L’autore indica la cosiddetta smoking gun (“pistola fumante”) negli appunti che il papa stava leggendo prima di morire e che sono misteriosamente scomparsi insieme ai suoi occhiali, a un testamento, un paio di pantofole e una confezione di Effortil (un farmaco indicato nella cura dell’ipotensione). Yallop si spinge oltre e indica l’autore materiale dell’alterazione della scena del delitto nel cardinal Villot, la prima persona ad entrare nella stanza di Giovanni Paolo I dopo la sua morte, alle 5 della mattina.

Quanto a Villot, qualcuno nei commenti in rete dice fosse dell’altra sponda e finanche qualcosa di peggio. Ma figuriamoci se noi ci crediamo. Rimane il fatto che il Villot era dentro la cosiddetta lista Pecorelli, cioè l’elenco degli iniziati della presunta loggia massonica operante nel girone più profondo del Vaticano.

VUOI VEDERE CHE LA LOBBY UCCIDE?  Il pensiero che viene al lettore catturato dalla trama dell’enigmatico giallo è lineare: la lobby uccide. La lobby, cioè, uccide chi non si piega. Se uno si piega, invece, verosimilmente fa la fine del cardinale (●●●●●●): si trova qualcuno che ti metta nei guai per molestie, e se necessario ti spedisca dritto in galera (e qualcuno si trova sempre quando si bazzicano giri di chierichetti confusi o giovanotti maghrebini che alternano lo spaccio al meretricio, come in certe sofisticate parrocchie romane).

Il cardinale lavorava in un noto istituto bancario dove sta anche (ivi promosso e inamovibile) monsignor Paupera «il prelato della lobby gaia», come lo definì il grande settimanale di sinistra Il Caffè Veloce. Lo stesso Paupera è anche direttore di un Ostello (abbiamo detto ostello) di grande rilevanza; infatti costui è il padrone di casa di un grande boss – el jefe! –che evidentemente ha grande stima di lui.

CHI TOCCA MUORE (O SI ECLISSA)  Ultimo puntino, e termine della nostra privatissima Settimana Enigmistica, si chiama monsignor (●●●●●●●). Monsignore ha avuto il fegato di mettere nero su bianco nomi, cognomi, date e circostanze dell’endemico scandalo legato alla pratica omosessuale e pederastica ai piani alti del Sacro Palazzo, chiamando in causa direttamente il capostruttura. Poi, conoscendo bene l’ambiente che per decenni è stato anche il suo, ha dovuto prendere le opportune contromisure e ha pensato bene di darsi, letteralmente, alla macchia. Nel momento stesso, cioè, in cui ha pubblicato il suo dossier, ha fatto perdere le proprie tracce e si è definitivamente eclissato.

Viene spontaneo domandarsi: forse che Sua Eccellenza (●●●●●●●) avesse davvero qualche sentore dell’esistenza in Europa di un servizio efficiente di mandanti e di mandatari? In ogni caso a lui va riconosciuto, onore al merito, come, a fronte dei troppi che restano acquattati sottocoperta nei dorati interstizi di un pachiderma in avanzato stato di decomposizione, nutrendosi dei suoi resti, sia stato l’unico a fare i bagagli.

INVERTIRE OMNIA IN BELIAL Concludiamo il nostro esercizio osservando la sagoma che emerge unendo tutti i puntini. Ci conferma una sensazione che comunque, anche a prescindere dalla soluzione del gioco, si fa sempre più concreta: la neochiesa terminale invertita non conosce compromesso e non fa prigionieri. Gli omomodernisti – ci sono quelli praticanti e quelli conniventi – hanno lanciato una vera e propria guerra di sterminio contro la Santa Tradizione, contro la Santa Eucarestia, contro l’uomo immagine di Dio. Costoro agiscono agli ordini di un altro signore, che non è Nostro Signore, ma uno che, come loro, sogna di invertire tutto: Cristo con Belial, il Bene con il Male, il Paradiso con l’Inferno, la procreazione con la perversione, il Sacrificio di Dio con il sacrificio umano.

13 commenti su “Il collezionista di porpore. Thriller all’ombra del Cupolone – di Elisabetta Frezza e Roberto Dal Bosco”

  1. giacomo muraro

    Inorridisco al solo pensiero, ma i dubia sono pesantissimi e angoscianti.
    Auxilium christianorum, ora pro nobis.

  2. Carla D'Agostino Ungaretti

    Sono anni che io vado dicendo che negli ultimi 50 anni il demonio si è scatenato, attirandomi dileggio e prese in giro anche da parte di cattolici osservanti che vanno a Messa tutte le domeniche.
    Che fare, se non pregare e agire sempre in costante comunione con Dio perché ci mandi lo Spirito?

    1. Se non credono al demonio e quindi al Dogma dell’inferno NON sono Cattolici. Sarebbe poi interessante a questo punto , sapere quante altre Verità di Fede negano questi “cattolici ” e quanti e quali Peccati Gravi abbiano derubricato dal Catechismo e dal Magistero della Chiesa Cattolica.. Saluti, Nicola.

      1. Carla D'Agostino Ungaretti

        E’ vero, caro Nicola B., non sono cattolici, ma loro credono di esserlo e il peggio è che nessuno li corregge e tanto meno i preti e ancora meno il Papa. Quando mai si sente un’omelia imperniata sui temi escatologici?

        1. Stefano Mulliri

          A dire il vero el-jefe non ha mai considerato peccati gravi, se non la mancata accoglienza dei suoi fratelli mussulmani. Quindi questi domenicali si guarderanno sempre allo specchio con discreta soddisfazione, e noi poveri cretini non capiamo nulla.

  3. Si dice anche che Viganò faccia parte della loggia opus dei che farebbe capo quindi dedurrei al pensionato emerito, contro la loggia gesuiti del biancovestito esercitante…. ma potrebbe anche essersi pentito….chi lo sa… estinzione naturale disse Bergoglio per superare la resistenza…. naturale a volte innaturale…. anche Moro amico dell’Andreotti amico del Montini finì morto …anche il genarale Mino precipitò dall’elicottero con i documenti sulla massoneria vaticana commissionatigli da Siri… cardinale o papa che fosse…

  4. Più che il gioco “unisci i puntini”, è una bomba.
    Ripeto che un sacerdote diocesano di mia conoscenza, scherzando, afferma che la targa SCV significherebbe non Stato Città del Vaticano, ma Se Cristo Vedesse.
    E se fosse tutto vero?

    1. Carla D'Agostino Ungaretti

      Se Cristo vedesse è un antico scherzo dei vecchi romani come me che prendevano in giro il paternalistico e “Santiissimo Governo” del Papa, pronti però a chiudere le finestre per non vedere gli invasori che – con la breccia di Porta Pia e contro ogni norma del diritto internazionale “naturale” – volevano cacciare il loro sovrano legittimo. Loro lo dicevano con affetto, oggi gli stessi preti inneggiano a quello che Cristo vede benissimo e disapprova

  5. “Ach, du liebe Güte, wie weit sind wir schon in den Höllenschlund vorgeprescht?” come dice un mio caro amico di Brunico…”Buon Dio, quanto in là ci siamo già spinti nelle voragini infernali? “… “Wenn’s echt wäre, mag unsere gnädige Mutter Maria, uns vor dem definitiven Absturz schützen”…se ciò fosse vero, che “Maria Madre Nostra e piena di Grazia ci protegga dal tracollo definitivo”

  6. Lo stesso trattamento, si racconta, riservato a Don Luigi Villa (sopravvissuto ad alcuni tentativi di avvelenamento) che sembra avesse ricevuto l’incarico di combattere la massoneria vaticana da Padre Pio.

  7. Non è cambiato nulla dai vecchi tempi, tranne la dottrina. Le trame oscure sono gli stessi dei secoli passati, è cambiata solo la dottrina. Se ne vanno sempre le cose migliori, e resta…

  8. L’eliminazione fisica degli oppositori più insidiosi è prassi per le cosche massoniche. Figuriamoci ora che vedono il traguardo più vicino che mai. Nulla e nessuno deve ostacolare l’assalto finale.

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