Il diavolo veste pride – di Elisabetta Frezza

Mentre a Pompei sfilavano davanti al Santuario della Madonna, a Padova lambivano il sagrato della Basilica di Sant’Antonio, nel mese a Lui dedicato.

Sabato 30 giugno le vie del centro sono state invase dal PadovaPride #maipiusenza, un’orda di personaggi assortiti smaniosi di esibirsi sotto gli occhi di grandi e piccini, di volenti e di nolenti, come portatori felici di gusti sessuali alternativi e delle relative, edificanti pratiche.

Devono strillarcelo in faccia, pornograficamente, quanto sono fieri di essere ossessionati dal sesso, obbligatoriamente polimorfo e preferibilmente contro natura (che sia contro natura è un dato oggettivo, non un’opinione personale): che è poi il loro orizzonte esclusivo. Un po’ limitato, come orizzonte, ma quando si tratta di esorcizzare un plateale disagio esistenziale, si sa, si tende alla monomanìa compulsiva. E lo sguardo non riesce ad elevarsi al di sopra della vita (intesa come punto-vita) e tutto ruota attorno ai bisogni primari.

Le immagini parlano da sole del degrado raggiunto e non richiedono davvero molti commenti. Lo schifo è lo schifo, in senso organolettico.

L’insidia della sudditanza al pensiero capovolto

Eppure nella gente normale, quella che di fronte a spettacoli osceni avverte ancora d’istinto lo sfregio alla propria sensibilità e al pubblico decoro, si è talmente insinuata la paura strisciante di esprimere un sano disgusto verso l’ostentazione di un fenomeno deviato – con relativo oltraggio al senso del pudore, alla decenza, alla ragione, alla morale – da derubricarne il disvalore al rango di “carnevalata” e da sentirsi in dovere, per apparire ragionevole e aperta al nuovo che avanza, di mitigare il proprio dissenso con le tipiche formule “precauzionali”, divenuti mantra contagiosi, quali (ne citiamo alcuni tra i più ricorrenti): tutti hanno diritto di amarsi, ma…; bisogna combattere le discriminazioni, però…; non sono omofobo, tuttavia…; nessuno è contro nessuno, ci mancherebbe altro…

Senza capire che questi ritornelli irenisti sono il modo migliore per portare acqua al mulino di chi vuole capovolgere nella testa di tutti la realtà delle cose, perché implicano la tacita premessa per cui omosessualità e dintorni rappresentano un valore in sé, meritevole non solo di considerazione sulla scena pubblica, ma anche di tutela giuridica specifica e addirittura privilegiata al punto da travolgere le libertà fondamentali (a partire dalla libertà di pensiero e di manifestazione del pensiero) e da scardinare le strutture portanti della società a partire dalla famiglia (che, per la cronaca, è un dato ontologico e non una realtà convenzionale).

E intanto – succubi della prepotenza di pochi (ma lautamente foraggiati) – ci si abitua all’idea balzana che dei tizi debbano essere elevati a categoria protetta in virtù dei propri gusti sessuali e delle proprie abitudini erotiche; e che la trasgressione possa essere fatta oggetto, impunemente, di promozione sociale, tanto da essere mostrata a scopo “educativo” anche ai bambini, e insegnata a scuola, così che i piccoli familiarizzino precocemente con l’antiragione e ci assicurino un luminoso futuro di psicosi collettiva.

Ci convinceremo così tutti quanti, un po’ alla volta, che è necessario inchinarsi rassegnati al bello dell’anomalia, al bello della depravazione, al bello della blasfemia. Perché i tempi sono cambiati e, con i tempi, ci vogliono far credere che siano cambiati anche i fondamentali.

Passerella degli amministratori padovani

È un’intima frustrazione, invece, quella che chiede di essere compensata attraverso un rito orgiastico celebrato nella pubblica piazza.

La cosa bella è che questa frustrazione viene paternalisticamente assecondata e oculatamente cavalcata dal culturame clerical-chic e dai politicanti (frustrati tanto quanto) di una fu-sinistra ormai rinsecchita nell’asfittico rivolo radicaloide.

Sotto la falsa bandiera dei falsi diritti, dell’inclusione sociale, dell’accoglienza, a patrocinare la sfilata patavina erano infatti schierati in prima fila il sindaco Giordani, il vicesindaco Lorenzoni, gli assessori della giunta cittadina ripresi festanti con la Basilica di Santa Giustina alle spalle, luogo sacro intitolato a una martire cristiana dove riposano le spoglie mortali di San Luca evangelista (una coincidenza?); in grande evidenza, sorridentissima, la cattolicissima assessoressa alla pace Benciolini, figura istituzionale di cui la città sentiva molto il bisogno, in compagnia della sua omologa alle politiche di genere e alle pari opportunità di tutt*: uomini e donne, animali e animalesse, cose e cosi.

Quest’ultim* ha tenuto dal palco, a nome di tutta l’amministrazione comunale, il discorso conclusivo ufficiale della manifestazione. Una performance di alta oratoria giuridica e politica, la sua, e di notevole profondità speculativa (il testo del discorso è trascritto per intero nell’articolo sottostante): espressione del pregnante orizzonte culturale dei rappresentanti di una città che vanta – questo è vero, ahimé – una delle più antiche e prestigiose Università del mondo.

Ebbene, questi/e signori e signore, non avendo più alcuno spicchio di società fertile da rappresentare, possono solo inseguire gli zombie. È la loro ultima spiaggia quell’umanità perduta, sterile, che dietro l’allegria artificiale di musiche e colori copre stordimento e alienazione mentale.

Un gruppetto di politicanti allo sbaraglio si è appropriato, fuori tempo storico massimo, della sua fettina di potere e degli strapuntini connessi, e ci si tiene aggrappato con le unghie e con i denti, privo com’è di ogni altro ingrediente politicamente e amministrativamente rilevante che non sia l’armamentario ideologico tipico dei benestanti parassiti e oggi assestato al crocevia tra omosessualismo e immigrazionismo o, visto da rovescio, tra antifascismo e antirazzismo. Repertorio rancido mandato a memoria dalle belle persone, anzi bellissime, molto ecumeniche, molto eque e solidali, molto libere e molto uguali.

Del resto ci sta, se pensiamo che il brodo di coltura della Coalizione Civica che compone la giunta patavina è quello navigato dai soggetti (come la Fondazione Fontana, in rete con associazioni, movimenti, ONG, impegnati nelle attività di educazione, informazione e cooperazione internazionale) votati a perseguire gli “obiettivi del millennio” dell’ONU, tra cui – guarda un po’… – uguaglianza di genere, salute riproduttiva, pianificazione famigliare. In una parola, depopolazione (in merito alla quale l’aumento della omosessualità, come sappiamo, non è certo irrilevante). Tutti temi rilanciati dal portale di informazione Unimondo (un nome, un programma) e compresi nel piano globale di Agenda 21, che è l’operazione su scala mondiale apparecchiata dall’ONU per realizzare obiettivi fondamentali come: la frantumazione del tessuto sociale, la demolizione delle identità e delle appartenenze, il decremento demografico.

Siamo in piena promozione della necrocultura, e la necrocultura comanda perentoria: fate meno figli e, se proprio li volete fare, fateli in provetta sotto stretto controllo delle multinazionali del farmaco che vegliano su di voi. Va da sé che le unioni monosessuali, infeconde per definizione, siano il cliente ideale della filiera.

Ecco il perché di tanta simpatia.

Il pride come nuova arena politica. Il problema della salute pubblica

La politicizzazione dei pride e dintorni, in Italia, è oggi più che mai esasperata: è Salvini la bestia nera, l’antagonista per antonomasia, il principale bersaglio dei frequentatori dei cortei arcobaleno. Che poi sono gli stessi habituée di dark room e sling room, di glory hole, di cruising bar e ambientini conformi. Perché va ricordato: dietro la truffa delle omofamigliole – quelle assemblate con la colla artificiale degli uteri affittati e del mercimonio di gameti, per soddisfare la voglia di trastulli sottoforma di bambino (ai quali bambini forse un giorno andrà spiegato come sono venuti al mondo, e soprattutto da chi) – ci stanno la vera faccia e la vera ragione sociale dell’attivismo gaio, ovvero la bulimia sessuale, il dionisismo sfrenato, l’abisso della depravazione, la voluttà del rischio del contagio.

La cloaca dell’UNAR scoperchiata a sorpresa dalle Iene qualche tempo fa – inchiesta bomba che ha fatto saltare la testa del direttore dell’ente, Francesco Spano – ci diceva cosa affiora grattando appena appena la patina superficiale di belle immagini e parole suggestive, l’amore sopra tutte. Gratta gratta, viene fuori che gli attivisti di categoria sono degli untori, e vogliono esserlo. Vogliono spargere il loro verbo affinché diventi virale e, soprattutto, vogliono diffondere i loro stili di vita, con le malattie collegate, a quanta più gente possibile, a partire – si capisce – dalle giovani generazioni, vittime inermi del fascino della trasgressione. Se vi sembra un’iperbole, cercate cosa sono i bugchasers o i giftgivers, cioè la sottocultura gay devota allo spargimento volontario dell’HIV, come da lezione del loro mentore, il filosofo Michel Foucault che lo chiamava “dono della morte”: il bareback (in gergo bb) è il sesso praticato alla cieca con soggetti sieropositivi (detti poz) come dentro una roulette russa a effetto differito. Lo stordimento da stupefacenti serve da facilitatore delle pratiche masochiste; le applicazioni per telefonino, come grind, hornet, scruff, aiutano a procacciarsi i fortunati compagni di avventura.

Va detto, alla fine, per quanto la narrativa ufficiale cerchi di tenerlo scrupolosamente nascosto, che siamo di fronte a un problema vero di ordine pubblico e di salute pubblica, visto che abbiamo a che fare con il chiaro tentativo di propagare un’infezione. E le istituzioni promuovono sottoforma di pensiero unico obbligatorio – a scuola, nelle piazze, nei luoghi di aggregazione, nei massmedia – la diffusione di atteggiamenti mentali e di comportamenti che da una patologia derivano e a molte altre ne portano: il degrado fisico e la dissoluzione morale sono alimentati dai becchini della politica, della burocrazia e dell’accademia, col concorso esterno (e anche interno, per la verità) delle gerarchie ecclesiastiche.

Sinistre e neochiesa uniti nel segno dell’arcobaleno

Ora che in Italia il vento politico è cambiato perché qualcuno ha finalmente aperto finestre che parevano ormai sigillate, la tenia che era comodamente annidata nel corpo molle dello Stato e credeva di potersene alimentare sine die, avverte il rischio della fine della pacchia.

Si spiega così il cementarsi, squallido e disperato, della santa alleanza tra i cascami di istituzioni che si vedono perdenti e i chierici in carriera nella chiesa ex cattolica, anch’essa decadente e anch’essa invertita, e per questo impegnata in una radicale revisione teologica volta ad abolire la Genesi, il Levitico e un San Paolo ormai diventato impresentabile nel mondo all’incontrario.

Alla neochiesa, tutta intenta a distorcere le scritture e la propria tradizione millenaria in funzione omoeretica, poco importa dell’attacco frontale sferrato regolarmente contro la simbologia cristiana e i principi portanti di una fede millenaria. Attacco che non è un’evenienza estemporanea ascrivibile a qualche testa calda isolata, ma fa parte integrante della ricetta-base servita nelle varie manifestazioni d’orgoglio. In esse, nessuna esclusa, si scatena una prorompente carica sacrilega, di cui non è difficile cogliere il motivo: con la pretesa di propagandare il vizio e l’anti-logica, erompe l’odio viscerale contro l’ordine della natura, che ricalca l’ordine del creato. Ecco il proliferare di simboli satanici e lo sfregio a quelli cristiani, cercato e provocato con scientifica cura e non solo con la demenziale volgarità di qualche poveretto.

Tutto, a ben guardare, è all’insegna dell’inversione, cifra essenziale dell’universo gaio e disperato. E i preti stanno a guardare, in religioso silenzio.

Ultima trovata dissacrante, aggiornata alla nuova temperie politica, quella del “gonfaleno” apparso per la prima volta proprio a Padova, cioè del gonfalone leghista storpiato con fregio arcobaleno. Non per nulla il leone di San Marco evangelista, bersaglio dello scimmiottamento gaio, è anch’esso un millenario simbolo cristiano.

L’infanzia dimenticata

L’attacco alla cristianità e alla sensibilità di un popolo forgiato nella fede, ai suoi simboli e alla sua tradizione, non è slegato dall’attacco, subdolo ma violento, all’infanzia e alla sua insita sacralità.

La stucchevole solfa dei diritti di tutti e per tutti uguali, e della libertà di tutti gli uguali – che fa il paio con la retorica dell’uguaglianza nelle diversità e della diversità nella omologazione, e non si sa quale sia più surreale – presuppone una solidissima cognizione del diritto: ogni volontà desiderante o estro individuale, per forza propria, si farebbe ipso facto pretesa giuridicamente rilevante.

L’effetto della fantasia al potere, nel campo delle relazioni erotico-affettive, è quello di riprodurre tante grottesche parodie di famiglia quante le infinite combinazioni di umani e non. Indimenticata la signora Cirinnà, paladina delle unioni a volontà, che intende la famiglia come “una variabile socio-culturale” e, coerentemente, si definisce “madre” dei propri animali: quattro gatti, quattro cani, due cavalli e una famigliola di asini amiatini (vedere, per credere, il “chi sono” nel profilo ufficiale dell’onorevola).

La disinvoltura di lorsignori nel maneggiare concetti tecnici neanche fossero meri flatus vocis potrebbe liquidarsi come esilarante fenomeno di costume se non avesse ricadute disastrose non solo su un ordinamento che fu giuridico ma soprattutto sulle vere vittime – vittime in carne e ossa – di tutta questa sbornia folle e dissennata.

Nel tripudio beota dei diritti ad amarsi, a non amarsi più e ad amarsi diversamente, ci si dimentica dei più piccoli.

Definitivamente catalogati tra i beni di consumo, al più elevati al rango di animali da compagnia, i bambini vengono prodotti e mercificati per soddisfare i capricci di adulti senza scrupoli, vengono precocemente ipersessualizzati per entrare nell’orizzonte sessuocentrico dei loro custodi variamente assortiti, vengono costretti a dover comprendere l’incomprensibile (come trovarsi intorno due esemplari di femmina che pretendono di essere entrambi chiamate mamme, e lo spermatozoo chissà; o due tizi barbuti che si dichiarano entrambi papà, e l’ovocita che arriva da lontano è stato messo nella pancia di una signora straniera sconosciuta, ma sempre molto buona).

Il rapporto, comunque, è inesorabilmente quello tra un soggetto e un oggetto: siamo di fronte alla prevaricazione dell’uomo sull’uomo, dell’uomo più forte nei confronti del suo simile più debole e privo di difese. Alla faccia dell’amore.

Dietro la cantilena delle false libertà e dei falsi diritti e le lezioncine di buonismo moralista impartite dagli orgogliosi esibizionisti dei propri gusti sessuali alternativi – sappiamolo – si affacciano l’arbitrio del potere, l’abuso dell’innocenza, lo spettro della pedofilia. Alla faccia del rispetto.

Benvenuti al Gay Pride.

37 commenti su “Il diavolo veste pride – di Elisabetta Frezza”

  1. Nato e sempre vissuto a Milano, finalmente posso permettermi di non invidiare la fortunata Padova visto che anche la mia città ha avuto il suo “pride” sabato scorso! Nell’ingorgo di repulsione che mi prende alla vista delle immagini qui pubblicate (superfluo dire che non ho goduto della visione diretta delle omologhe scene milanesi), per tacer dei concetti di “diritti” sbandierati, non posso che (ingenuamente, lo riconosco) sottoscrivere tutto quanto scritto dall’Autrice di questo articolo, e ringraziarla per avere espresso con miglior lucidità tutto ciò che io stesso credo e osservo. Ivi compresa, purtroppo (e questo è il peggio), la connivenza ove non espressa approvazione della ex chiesa cattolica.

  2. Articolo estremo come il pride. Non ritengo corretto qualificare la omosessualità come contro natura (oppure va precisato cosa è natura e cultura), altrimenti anche i voli aerei o la televisione correrebbero il rischio di esserlo.

    Quanto alla parentesi sui bug chasers, la ritengo pericolosa: un conto è la omosessualità, un conto attività criminosa per se e per legem.

    Non credo fondato il riferimento a Foucault: forse Derrida?

    Per il resto concordo in toto.

    1. Contro natura, significa contro la legge morale naturale, la quale è la partecipazione della creatura razionale alla legge Eterna, ossia alla legge di Dio. Pertanto, l’omosessualità è contro natura, mentre non lo sono i voli aerei o la televisione….

    2. Gentilissimo, che l’omosessualità sia contro natura è, prima di ogni altra considerazione, una evidente e sperimentabile constatazione di anatomia e fisiologia. Cordiali saluti.

      1. Grazie per le risposte. Replico brevemente a entrambi : credo che andrea confonda la natura con il diritto (naturale o positivo) divino, come facevano i presoocratici che non distinguevano φύσις da νόμος. Credo che se natura è il limite (anatomico-fisiologico) posto all’uomo ciò non pone il problema del τέλος dell’atto sessuale.
        Sono certo che la omosessualità sia talora contro cultura e contro ius divinum positivum. Nom credo sia contra naturam come non sono tali i superamenti dei limiti imposti materialmente all’uomo.

        1. Contra naturam: ciò che va al di là dello scopo previsto dalla natura (e quindi da Dio). La sessualità omosessuale è perciò contro natura, dato che non ha fine riproduttivo (ovvero quello naturale).
          Non è vero che il volare sia un limite per l’uomo: infatti la natura (Dio) lo ha fornito di uno strumento (l’intelligenza) per creare strumenti che lecitamente sfruttano leggi della natura (le ali degli aerei ad esempio) per superare quelli che solo apparentemente sono limiti.

        2. No Mirco. Non te la cavi con un po’ di filosofia e qualche parolina in greco antico. Lungi dall’essere “solo” contra iurem divinum (positivum) e contro cultura, è proprio contro natura nel senso biologico del termine. L’evoluzione ha prediletto molto presto la riproduzione sessuata, in quanto assicura un livello elevato di ricombinazione genetica (non entro nei particolari). Gli esseri appartenenti a specie sessuate, inclusa la nostra, che sono attratti dal sesso opposto sono evolutivamente, biologicamente e inerentemente delle anomalie, dei nonsense naturali. Questa a casa mia E’ φύσις. Per un approfondimento, vedi qui https://www.osservatoriogender.it/lomosessualita-davvero-naturale/ e qui http://www.libertaepersona.org/wordpress/2017/01/ecco-perche-lomosessualita-e-contro-natura/ .
          Certo che aveva ragione Chesterton: sguaineremo spade per dimostrare che le foglie sono verdi in estate.

          1. Che aggressivo…certo che non te la cavi neppure tu in latino: ius è neutro. Grazie per i link interessanti. Non so se sia contra qualche cosa, ma fermo il bonum prolis matrimoniale, io con mia moglie non mi riproduco seszualmente, faccio l’amore. Un caro saluto!

          2. Chiedo scusa per il latino arrugginito, e ovviamente per il tono aggressivo, dettato dalla rabbia per quanto letto e visto sopra, unito alla constatazione che c’è ancora chi spacca il capello in quattro. Spero si sia capito come la penso. Fare l’amore tra marito e moglie restando aperti alla vita è bello e naturale. Farlo con altre donne per il piacere di farlo non è bello. Infine, farlo tra uomini non è né bello né naturale. Questo è parte della dottrina sociale della Chiesa, o almeno lo era fino a poco tempo fa.

        3. Gent.mo Mirco, provi a considerare come definizione di natura non “il limite…posto all’uomo” ma ciò per cui è fatto un organo, qual è il suo ruolo nell’economia dell’organismo. Sulla base di questa definizione spero che converrà che l’organo genitale maschile abbia per sua “natura” l’utilizzo per portare l’urina all’esterno oppure per portare il liquido seminale all’interno dell’organo genitale femminile. Ogni altro utilizzo, in particolare la sua introduzione nell’intestino, possiamo considerarlo non adeguato alla sua “natura”? Io quindi non metterei l’accento su un limite da superare, ma su un utilizzo fisiologico da riconoscere e rispettare. Certo che si può fare altro con quell’organo, ma è “naturale”? Se a uno garbasse potrebbe con la stessa logica cercare di usare l’occhio per bere o l’orecchio per introdurre cibo, lei come definirebbe questi atti? E si noti che non introduco alcuna categoria religiosa o filosofica nel ragionamento. La ringrazio per le sue osservazioni e rinnovo i saluti a lei e a tutti i lettori

    3. Trovo fuorviante e opinabile il paragone con aereo e tv, perchè mi pare che contenga un vizio di fondo. La “natura” cui l’omosessualità va contro è la caratteristica dell’uomo collegata inscindibilmente allo scopo della sua esistenza, ivi compresa la capacità (che solo l’uomo ha) di riconoscere tale scopo… e non una serie di leggi meramente biologiche o materiali come potrebbero appunto essere per l’uomo, per stare al paragone, l’incapacità di volare e di apparire visibile a distanza. Ciò detto, un cattolico dovrebbe tenere per fermo che lo scopo dell’esistenza umana è, oltre ovviamente e in primis a riconoscere e adorare Dio come Egli chiede, donarsi e perpetuarsi (sempre come Egli chiede, e a Lui piacendo) per ampliare il numero dei Suoi figli: cosa fatalmente impossibile in un rapporto omosessuale. Con questa evidenza, non si va “contro natura” volando in aereo (caso mai, un eccesso di tecnologia moderna può portare a un delirio di onnipotenza, ma questa è altra cosa): lo si fa dando a un rapporto a priori sterile pari dignità ideale di quello fertile voluto da Dio.

      1. Alberto S sono pienamente d’accordo con te. Perché definisci natura non sul piano solo anatomico e fisiologico ma anche teleologico. Se sesso secundum naturam è atto volto alla riproduzione, allora ogni atto sessuale non volto a ciò è contra. Va definito il fine prima che il meccanismo fisico. Io non penso sia solo la riproduzione : come valutare il sesso tra due coniugi sterili consapevole della sterilità, se l’atto è idoneo ma il fine non conseguibilie? Oltre a ciò, l’andare contro la natura (umana) può essere atto positivo (astinenza, anacoretismo, dono della vita per la vita altrui). Rimango della idea che omosessualità sia contro cultura e contro diritto divino positivo, non contro la natura. Ovvio che, quanto agli aerei, la mia non era una comparazione ma un ragionamento per assurdo (discorro di correre il rischio)

  3. Mirella/Aloisia

    Io sono nata a Patavium, quindi patavina, orgogliosa della città dove sono cresciuta, ho studiato e lavorato.Città ricca di storia, d’opere d’arte, di sacralità e di brava gente che dopo la guerra si è rimboccata le maniche rendendo migliore il luogo di loro abitazione.Abbiamo un Santo senza nome: Antonio il Santo per eccellenza; un caffè senza porte: il Pedrocchi, un circolo intellettuale che non chiudeva mai, neppure di notte; e un Prato senza Erba: grande piazza forse la maggiore d’Europa con tante statue a due passi dal Santo. Non vivo più da tanti anni in questa città, ma neppure la riconosco, è diventata un incubo doloroso, da quando è stata presa d’assedio dalle sinistre forze del male. I patavini sono diventati padovani, rossi, incolti, stupidi e ignoranti, privi di capacità intellettive se hanno permesso la rovina di questo luogo ameno. Riempita di clandestini che hanno reso la città inabitabile. Non tutta la popolazione ha questi connotati ma essendo ormai minoranza non sono più in grado di ristabilire l’ORDINE DI DIO mentre il serpente antico………

  4. Mirella/Aloisia

    continua:…… satana ha conquistato la mente di tanti mentecatti. Anche il vescovo, bergogliano, è rosso. Spero che qualcuno si svegli e ricominci a riprendersi quanto ci apparteneva. Liberiamo finalmente la città di Padova, cacciamo questi esseri spregevoli, possibilmente con l’aiuto del Signore, Egli conosce meglio di tutti noi come trattare con i demonii.
    La nefandezza maggiore è aver constatato che i luoghi dove si è svolto l’abominio sono quelli più sacri a tutti noi, cristiani, credenti e offesi, arrabbiati per tanta iniquità. E’ giunta l’ora, ed è questa, quella di dire finalmente: BASTA! Sbattiamoli fuori dalle nostre mura.

    1. Forse perché ha giurato, da ministro, fedeltà alla Costituzione che garantisce libertà di pensiero e della sua espressione? Ah, saperlo, saperlo…

    2. Salvini in campagna elettorale prometteva di legalizzare la prostituzione!!!! …..oltretutto non va contro queste anime disgraziate perché spera di prendere voti anche da loro…….

      1. Insomma, Salvini ha colpe un po’ dappertutto e la sua spregevolezza è tale da surclassare persino la schifezza delle schifezze di cui tratta questo ulteriore magistrale articolo della sempre encomiabile Dottoressa Frezza.

  5. Questo male radicale e subdolo, diffuso con la complicità delle istituzioni civili e (ahinoi) religiose, non potrà rimanere senza conseguenze. Ma i danni si vedranno più tardi: il conto salato sarà pagato dai nostri figli e nipoti. Questi sindaci e assessori, operatori della dissoluzione, non saranno ricordati affettuosamente dai loro posteri.

  6. Come esclamava una mia amica guardando in TV un’oltraggiosa sfilata di gay pride: “E poi dicono che il diavolo non esiste!”.
    Questi spettacoli laidi e sordidi – pur infiocchettati da parole e fatti sul diritto ad amarsi (?) e sragionamenti assortiti, che cosa sono in fondo se non l’esposizione fieristica della merce catturata da Satanasso e accoliti? Anime morte, anche se fino all’ultimo istante di vita sarà loro possibile dare un colpo di reni per tornare in extremis e in un guizzo – se lo vorranno – sulla sponda della Vita.
    Quanto ai bambini innocenti tirati loro malgrado in questo mercato dell’osceno, mi chiedo se non ci sia nulla da fare in loro difesa, a livello giuridico e oltre.

  7. VERGOGNA,VERGOGNA,finiranno dritti nelle braccia di Satana, ossia dell’Inferno,ah poveri loro….e povera quella (parte) della Chiesa non alza un dito in difesa di Cristo Re,pagheranno anche costoro, tranquilli cari amici…

  8. Cristian da Tv

    Sempre grazie alla signora Frezza, chiara, puntuale e profonda. Una precisazione: il vessillo del Leone di San Marco non è un “gonfalone leghista” bensì la nostra millenaria bandiera della Repubblica. Doppio sfregio.

  9. Di là da speculazioni antropologiche fasulle, basta appellarsi alla Bibbia per riconoscere l’ omosessualità come una grave deviazione. Noto che i commenti spesso sono stesi da provocatori di professione. Dio creò l’ Uomo e la Donna. Punto. E li spronò a moltiplicarsi. Punto. Il resto è pura e vomitevole irragionevolezza. Tagliate i commenti insensati, per favore.

    Gaetano

  10. PROPOSTA:
    il reato di atti osceni in luogo pubblico, esiste ancora, seppur con alcune limitazioni. Le pene sono le seguenti :
    – compiere atti osceni in pubblico non è più reato ma si rischia una sanzione amministrativa da € 5.000,00 ad € 30.000,00;
    – compiere atti osceni all’interno o all’esterno di scuole, asili e luoghi frequentati abitualmente da minori è reato punibile nel minimo con mesi 4 di reclusione;
    – in tali casi è sufficiente il pericolo che i minori possano assistere all’atto osceno;
    ————————————————————–
    Basterebbe che arrivassero migliaia di denunce al commissariato di Padova per atti osceni e la polizia sarebbe costretta a procedere d’ufficio …..
    …… inoltre sorgerebbe un problema a livello nazionale e Salvini interverrebbe ………..
    ALLORA …… TUTTI A PADOVA A DENUNCIARE IL GAY PRIDE DEI DEPRAVATI!!
    https://www.studiocataldi.it/guide-diritto-penale/il-reato-di-atti-osceni.asp
    http://www.modernlaw.it/content/articoli/diritto-in-diretta/penale-depenalizzazione-e-atti-osceni

  11. PIU’ NE AVVENGONO DI QUESTE MANIFESTAZIONI E MEGLIO E’! COME RENZI, BERGOGLIO, MATTARELLA, BERLUSCONI, I PROFESSORI DELLA TV, I GIORNALISTI EX FILO-GOVERNATIVI, COSTORO NON SI SONO ANCORA RESI CONTO DELLA LORO IMPOPOLARITA’!

  12. Manuela.lancerotto@alice.it

    Peccato contro natura grida vendetta al cospetto.di Dio peccato capitale
    .effeminuti. eunuchi non entreranno nel regno del padre. ..

  13. Cara Elisabetta, puntuale come sempre, nonostante potresti rinunziarvi se non altro per non vomitare lo schifo che si propaga sempre di più…
    qualcuno ha profetato che vivremo una sorta di pre-inferno: mi pare non siamo lontati.
    Ti auguro e prego sempre per la tua fortezza, prudenza e fede per continuare quanto fai e scrivi.
    un caro saluto
    Emanuel Tribbia

  14. Intanto la d.ssa Silvana De Mari andrà a processo, denunciata da gay che si sono sentiti diffamati dalle sue messe in guardia sulla pericolosità di certi stili di vita.

    “Le denunce e le memorie difensive: che tutti giudichino” (www.silvanademaricommunity. it).

    Nel mondo a testa in giù e a faccia in giù accade anche questo: che chi ti lancia un urlo di allarme che dirti che stai sfondando il guardrail e stai per piombare nel burrone, non solo non viene ringraziato ma viene pure cretinamente denunciato alla magistratura.
    Ci troveremo così per le strade un esercito di zombati e di untori che camminano (a dire il vero son già in circolazione da un pezzo, lo dicono i dati epidemiologici e l’esperienza professionale di tantissimi colleghi medici della d.ssa De Mari. Che però inspiegabilmente (o molto spiegabilmente?) se ne stanno muti come pesci in barile.
    Non hanno pronunciato anch’essi in giuramento di Ippocrate? Questa battaglia in favore della salute di questi sciagurati, e degli ultrasciagurati che ne verranno infettati, forse li annoia?

  15. Il problema non è tanto questa massa che sfila, comanda e condanna, ma la scarsa resistenza e coordinamento di chi dovrebbe opporsi. Giusto per citare Padova, il sindaco leghista Bitonci è caduto perchè sfiduciato da alcuni di Forza Italia. Lo stesso ex primo cittadino, a sua volta, non ha fatto molto per incidere contro le distorsioni morali e materiali della città. Se non attacchi frontalmente l’università, gli immigrati e i centri sociali, come pretendi di restare in piedi? Nel 2016 ho soggiornato un anno in città per lavoro, e non ho mai visto grosse adunanze dei partiti di centrodestra; invece ho visto immigrati occupare la stazione e aree limitrofe, università propagandare solo il pensiero unico anticristiano, e i ragazzi dell’ultrasinistra occupare abusivamente un edificio pubblico. Quando la destra non fa il suo dovere, ecco il risultato. Ci vogliono cuore e coraggio, ostinazione e forza bruta per conbattere un sistema marcio e invasivo

  16. Il gonfaleno lo abbiamo usato per la prima volta nel Treviso Pride 2016 e non è un simbolo leghista ma simbolo di una terra e di un popolo.
    Fiero di dare fastidio ✊

    1. la tua fierezza – se non ti converti – potrai sbandierarla all’inferno, con tutto lo stridore di denti (odio) che ti sarà di diletto a tuo contorno sonoro. Auguri!

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Ricognizioni è nato dalla consapevolezza che ci troviamo ormai oltre la linea, e proprio qui dobbiamo continuare a pensare e agire in obbedienza alla Legge di Dio, elaborando, secondo l’insegnamento di Solženicyn, idee per vivere senza menzogna.

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