Il fu catechismo della Chiesa cattolica. Lettera a un Parroco di Padova, e per conoscenza, ai catechisti e ai parrocchiani.

lznctchsmPubblichiamo una testimonianza che non esitiamo a definire drammatica. Una madre che desidera educare i propri figli nella religione cattolica trova sgradite sorprese proprio nei corsi di catechismo organizzati dalla Parrocchia, peraltro in conformità al “nuovo programma diocesano sull’iniziazione cristiana”. Non possiamo rifugiarci in un sentimentale “volemose bene” e far finta che nulla stia accadendo. Nella Chiesa serpeggia un nefasto virus di autodemolizione, un’ansia mondana di essere “graditi”, una ricerca di indici di gradimento, il tutto a scapito dell’insegnamento della Dottrina che, per definizione, non può cambiare. La Verità va gridata dai tetti ed è solo per amore alla Chiesa, Una, Santa, Cattolica, Apostolica, che pubblichiamo notizie così dolorose; perché non si può sperare di guarire, se si fa finta che la malattia non esista.

PD

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Lettera a un Parroco di Padova, e per conoscenza, ai catechisti e ai parrocchiani.

prtclwnHo già avuto modo di spiegare le ragioni per le quali, alla luce della dottrina e della tradizione cattolica, le nuove linee guida adottate per l’ex-catechismo dei fanciulli (vedi nuovo programma diocesano sull’iniziazione cristiana) fossero per me del tutto inaccettabili, poiché rispondono con evidenza al fine di allontanare definitivamente i bambini dal senso del sacro e dalla Grazia di Dio.

Apprendo ora che in un recente incontro “democratico” in parrocchia, con la partecipazione di tutti i rappresentanti di categoria e delle parti sociali, è stata ufficialmente decretata l’espulsione del diavolo dall’orizzonte culturale e teologico del nuovo “popolo di Dio”. Con il conseguente allontanamento della catechista che del diavolo aveva osato parlare. I fanciulli correrebbero infatti il rischio di cogliere in maniera chiara e immediata la differenza tra il bene e il male, attraverso la personificazione di quest’ultimo.

Apprendo inoltre che nella stessa sede è stato richiesto l’opportuno adeguamento della messa (della Santa Messa!) sull’orizzonte culturale delle coreografie sanremesi, capace di appiattire finalmente i piccoli sugli ecumenici parametri televisivi.

Per tutti questi motivi, non intendo infliggere ai miei figli più piccoli un insegnamento più dannoso che inutile, e conformato al nuovo corso protestante della Chiesa che fu cattolica. E che ha già espunto, per esigenze di mercato, il dolore, il peccato, il castigo.

Debbo soltanto constatare come oramai a chi voglia educare i propri figli nella religione cattolica non rimanga che l’insegnamento domestico.

Elisabetta Frezza Bortoletto

19 commenti su “Il fu catechismo della Chiesa cattolica. Lettera a un Parroco di Padova, e per conoscenza, ai catechisti e ai parrocchiani.”

  1. Ma la catechista allontanata era colpevole di non sentire “cum ecclesia”? e come sarebbe l’adeguamento della santa Messa alle coreografie sanremesi ? Ma in quella parrocchia non ci mandano il “visitatore apostolico” ? lo mandano solo ai santi fati francescani ? Ma sonno davvero ripartiti gli elicotteri (di cui parlano Gnocchi e Palmaro nel loro bell’articolo al direttore de La Nuova Bussola), lasciandoci in balia di questi vietcong? bisognerà trincerarsi in casa, sperando che non vengano a cercare di indottrinarci anche lì. Che la Madonna ci protegga (ma anche il benemerito Mons. Marcel Lefebvre, profeta inascoltato di tanto sfacelo conseguente al C.V. II).

  2. Cesaremaria Glori

    Coraggio Elisabetta,non demorda. I giapponesi ed i coreani conservarono la fede senza pastori e così pure i guarany dopo l’espulsione dei gesuiti. Quel che sostituirà la Chiesa con le sue strutture sarà ancora una volta la famiglia, piccola chiesa domestica. La sua famiglia, così ricca di giovani risorse umane, saprà essere all’altezza. La preghiera in comune sarà il vostro nutrimento e i figli cresceranno forti e rocciosi come la gente di montagna.

  3. Posso solo incoraggiare questa mamma a NON mandare i figli al “catechismo” nella parrocchia. Piuttosto che siano i genitori o persone fidate (o quando possibile, sacerdoti o suore Tradizionalisti) ad insegnare ai bambini il catechismo, meglio se quello di San Pio X perché più chiaro, semplice e privo di “aggiornamenti” nefasti per la fede. Inolte, ho scoperto che – almeno per quanto riguarda la versione Compendio in mio posssesso – il nuovo catechismo non riporta i quattro peccati che gridano vendetta al cospetto di Dio. Quindi mi sento autorizzata a pensare che c’è la volontà di sdoganare tra gli altri anche la sodomia. Ricordo sempre questi genitori nelle mie preghiere. Ho mandato i miei figli alla scuola “cattolica” sia alle elementari che superiori per scoprire poi che sono stati de-cattolicizzati in modo subdolo da suore e preti modernisti camuffati da cattolici. Posso affermare che da quelle scuole otto su dieci sono usciti (escono) o atei o nella migliore dell’ipostesi protestanti, i rimanenti cattolici solo nel nome, e pochissimi cattolici ma grazie ai genitori.
    Già nella mia risposta all’articolo “I nuovi mostri. La banda della pederastia internazionale vuole portare anche i bambini nell’abisso – di Elisabetta Frezza e Patrizia Fermani” del 9 novembre 2013 avevo commentato sulla scuola “cattolica” quanto segue:
    “Sarebbe anche ora che si comincisse a boicottare le scuole ed impartire l’insegnamento ai bambini con il sistema “home schooling” come già lo stanno facendo in certe città. Nemmeno le scuole “cattoliche” sono più affidabili. Con un po’ di buona volontà si può fare. Quanti insegnanti in pensione ci sono che potrebbero dare il loro tempo. Per me questo sarebbe il volontariato più meritevole, per ovvi motivi. Confido nei giornalisti cattolici come voi a non mollare, e a lettori come noi a sostenervi nelle azioni che vorrete proporre.”

    1. Scusi se faccio il guastafeste ma davvero lei pensa che demandare l’educazione alla Fede dei bambini ai soli genitori possa essere una soluzione? Mi creda non tutti posseggono il suo buonsenso, purtroppo!

    2. Cara Adriana, se è per questo nel Compendio manca anche il Credo… Il che è anche peggio. E sì che erano partiti bene, con il testo a fronte in latino per le preghiere…

  4. In effetti e’ un po’ strano che fra i cattolici italiani , ed anche sui siti e blog internet nazionali , non si parli mai dell’ homeschooling. In Canada e negli Stati Uniti e’ una realta’ diffusa almeno da una decina d’anni , dato che mandare i propri figli in una scuola privata e’ garanzia pressoche’ certa di vederli uscire atei e per giunta anticattolici. Il problema e’ se si finisce come la Germania , dove l’homeschooling e’ vietato per legge , e vari genitori – in genere americani – che hanno provato a sfidare lo Stato tedesco sono stati incriminati con rischio di finire in galera , multe salatissime e divieto
    assoluto per tutta la famiglia di uscire fuori dai confini della Germania . Lo stato si considera a tutti gli effetti proprietario ( ! ) dei bambini , alla faccia di diritti dell’infanzia , privacy , liberta’ di insegnamento e giurisprudenza sulla famiglia . Comunque brava Signora Adriana !

    1. Perché la percentuale di persone interessate in Italia è nettamente inferiore… è noto che la società americana assegni alla religione un’importanza superiore rispetto a quella europea.

  5. lucianopranzetti

    Sono catechista nella parrocchia di san Giuseppe, a Santa Marinella (Rm). Svolgo i corsi di preparazione alla Comunione e alla Cresima per i quali adotto, unicamente, il Vangelo e il glorioso Catechismo di S. Pio X, a cui, periodicamente affianco la lettura dei santi – don Bosco, curato d’Ars, s. Pio – rifuggendo libretti e giochi “interattivi” (!). E tutto a memoria, così come le preghiere del mattino e della sera e la recita del santo Rosario. Nel corso di preparazione alla Cresima prevedo, necessariamente, la devota pratica dei primi nove venerdì del mese. In questo sono sostenuto dalle famiglie le quali sono ben liete di tale didattica. Il vescovo puntualmente si congratula col sottoscritto per l’ottima preparazione dei giovani. Come mi comporterei in caso di ostilità? Innanzitutto, come sovente avviene nelle riunioni, ribadendo con convinzione e autorità la linea pedagogica diversamente, rifiutando l’imposizione della moderna mentalità. Combattere e combattere!
    Luciano Pranzetti

    1. Lei è un uomo coraggioso, caro Luciano. Grazie per la sua testimonianza.
      Io alterno, per quanto possibile, la linea “ufficiale” (che non sempre, grazie a Dio, almeno dalle mie parti, è da gettare in toto alle ortiche) all’enunciazione chiara, semplice e autentica delle Verità di Fede; talvolta mi avvalgo proprio del Catechismo di SPX, ovviamente, ma non ho (non ancora! ma ce la farò) il coraggio di pretenderlo a memoria…
      La bella notizia è che il mio nuovo Parroco si rende conto dell’inefficacia di certi metodi sin qui usati e si sta adoperando per recuperare innanzitutto i contenuti: non a caso, ci stiamo concentrando su una sorta di “rialfabetizzazione Eucaristica”, davvero urgentissima, che speriamo dia presto i suoi buoni frutti.
      Bellissima, l’iniziativa dei primi nove venerdì del mese per i cresimandi. L’anno prossimo farò di tutto per seguire il suo esempio. Ho il sospetto che mi daranno retta in pochi: ma se non si comincia, non si va da nessuna parte. Sursum corda!

    2. Bravo Pranzetti! Sapevo che era un intellettuale cattolico ricco di dottrina sicura e di amore per la Chiesa, ma non avevo ancora saputo della generosa ed encomiabile attività apostolica come catechista della parrocchia di San Giuseppe (che è stata ed è tuttora la mia parrocchia).

  6. Elisabetta Frezza

    Signor Pranzetti, quelli come lei bisognerebbe clonarli. Qui da noi, nemmeno l’ombra. Qui da noi, ora, il nuovo programma di iniziazione cristiana (cui accenno all’inizio della mia lettera) fortemente voluto dalla diocesi e abbracciato festosamente dal triveneto avanguardista prevede la prima comunione DOPO la cresima, e – udite udite – spesso e volentieri PRIMA della confessione. Il tempo della prima confessione è a discrezione del parroco o del catechista e parecchi – sentiti con le mie orecchie – sono convinti che non ci sia fretta per quella pratica perché “tanto i bambini a quell’età (si parla di 10-11 anni) non conoscono peccato”. Il catechismo, denominato condivisione esperienziale con linguaggio tributato dal sociopsicologismo d’accatto, è ridotto a una grande ammucchiata mensile di genitori, bambini e pseudoeducatori, in una sorta di seduta psicanalitica collettiva in cui ognuno parla dei fatti suoi e dei suoi problemi, quali che siano. Anche, presumo, le difficoltà nel proprio rapporto omosessuale et similia. Ora comprende, caro Ale, perché concludo dicendo che l’unica è ritagliarsi un po’ di tempo per dire quattro cose chiare ai propri bambini, in casa. Quelle quattro cose del vecchio catechismo che loro si bevono e ricordano senza difficoltà. E che intanto sono seminate, per – se Dio vuole – germogliare e produrre frutto passo passo nella vita, secondo la maturazione e l’esperienza che ogni età porta con sè. Ma tenendoli ben lontano da quegli ambienti clericali ridotti a brutta copia del mondo, che non fanno altro che corrompere, svilire, banalizzare il messaggio cristiano e la sua intrinseca bellezza. E sperando tanto di avere la fortuna di incappare talvolta in un bravo sacerdote capace di andare contro questa corrente avvelenata che tutto travolge lasciando mucchi di macerie.

  7. carissima elisabetta questa è solo la punta di un iceberg che sta affiorando.Noi condividiamo con te, siamo profondamente cattolici legati alla tradizione che ha spiegato bene ratzinger e il catechismo di Pio X e ci stiamo chiedendo dove ci stia portando questo papa con affermazioni a volte ambigue, vogliono bene a tutti meno che ai cristiani: la madonna a Mediugorje e in molteplici apparizioni nel mondo ci vuole ricordare di stare radicati a lei e alla tradizione e ci prepara a questo cambiamento epocale dove tutto si gioca nella lotta fra bene e male mettendoci in guardia dall’eterno nemico che attraverso la massoneria mondiale vuole distruggere lo spirito di dio nell’uomo. un saluto boccardo paola

  8. lucianopranzetti

    Cara Elisabetta: sono stato insegnante per 18 anni alle elementari ed altri 20 alle superiori. Non ho mai permesso alle famiglie né tanto meno ad estranee commissioni sociopsicopedagogiche di intromettersi nel mio lavoro il cui piano didattico era, peraltro, sempre esposto, ab initio di anno scolastico, ai genitori e alle direzioni. Non ho, tuttavia, escluso, contatti periodici ma sempre evitando e vietando l’assemblearismo vociante. A ciascuno la propria competenza. Così, mi comporto nei corsi di catechesi. Chiarezza col parroco – che, a dirla per bene, preferirebbe che io camminassi diversamente, in maniera postconciliare, ma non osa propormelo – e altrettale chiarezza con le famiglie. Il contesto, tuttavia, in cui lei si trova ad operare, non rende facile il proposito. Ritengo, perciò condivisibile quale extrema ratio l’idea difare catechesi in casa ove, almeno, verrebbe fatta salva l’ortodossìa.
    Cordialmente
    Pranzetti Luciano

  9. Purtroppo con amarezza debbo constatare che all’interno della Chiesa troppe guide che dovrebbero conservare la fede nel popolo di Dio, fanno di tutto, invece, per sopprimerla e per la smania di rincorrere le varie mode che si susseguono, si ritrovano essi stessi e chi a loro affidato senza fede e senza appartenenza alla Chiesa Cattolica, Apostolica, Romana. Da parte mia nella mia Parrocchia sono anni che ho ripristinato come testo di catechismo, quello di S. Pio X. Laus Deo, don Giovanni.

  10. lucianopranzetti

    Gent.ma Elisabetta: perdoni questa appendice. A proposito di programmi di scuola – e lo spunto me lo dà l’episodio biasimevole di quell’insegnante di religione che, in Reggio Emilia, ha criticato il segno della croce fatto da una sua allieva – lei conoscerà il testo UNA STRADA DI STELLE-CORSO DI IRC PER LA SCUOLA PRIMARIA – VV.2 ED. ELLEDICI 2010 – approvato da CEI il 19 novembre 2010. Ne ho scritto, analizzandolo pagina per pagina, sul sito http://www.unavox.it ” Pedagogia e didattica neoterica: testi e sussidii per l’insegnamento religioso nella scuola primaria ( Come ti erudisco il pupo)” firmandoli L. P. Troverà cose paradossali oltre che eretiche.
    Grato per l’attenzione
    Luciano Pranzetti

  11. Elisabetta Frezza

    Grata io per le Sue parole e i suoi consigli. Talvolta mi viene la voglia di scrivere un florilegio delle perle pronunciate dagli insegnanti di religione nelle scuole, e ahimè non solo pubbliche. La settimana scorsa mia figlia (terza media, scuola pubblica) è stata attaccata in classe con l’urlo di “eretica!” dopo aver detto che non le risultava che le teorie evoluzioniste di Darwin siano state mai dimostrate. La diatriba era sorta dopo la domanda “per la fede la genesi è verità o è mito?”, alla quale lei ha risposto: “è la verità”. Al che l’insegnante, ridendo, le ha chiesto se davvero credeva alla favoletta di Dio che soffia lo spirito nei pupazzi di fango” e lei ha risposto che sì, ci credeva, sapendo che la verità, nel racconto della creazione, era rappresentata per immagini. Da lì, il seguito su Darwin. Non so come, mia figlia ha tenuto duro, col risultato di guadagnarsi un’insufficienza e una convocazione dei genitori sul libretto. Il capo di accusa è quello di eresia.
    Per contro – e per dire che ormai non si sa più da che parte girarsi – ho assistito in questi giorni alle sonore proteste di un gruppo di genitori delle elementari rivolte contro la suora che insegna il catechismo, perché aveva osato raccontare di Caino e Abele. I genitori sostenevano che non si possono traumatizzare i bambini con quel genere di racconti. La suora, giustamente, ha replicato che – così ragionando – non avrebbe nemmeno dovuto parlare della crocifissione di Cristo. E loro le hanno risposto che, infatti, non era cosa opportuna!
    La follia degli adulti è trasversale. La tragedia è che i piccoli ne sono travolti senza che nessuno li salvi.

  12. lucianopranzetti

    In tutto questo marasma, ciò che addolora e indigna, è il silenzio dell’autorità ecclesiastica locale e universale. Il 10 gennaio scorso AVVENIRE – la voce dell’episcopato italiano – ha pubblicato un articolo a firma Fiorenza facchini, in cui si fa l’occhietto agli studi del laboratorio del Max Planck Institute for Evolutionary Anthropology di Lipsia con che “si dimostra” la nostra discendenza “africana” .Come vede, carissima e stimatissima Elisabetta, Darwin sta arrivando “alle pantofole dl Papa”. Per la vicenda della figliola, non si preoccupi. Tenga duro perché, vedrà, nell’incontro che lei avrà, non avranno il coraggio di mantenere l’atteggiamento irritato e supponente. Anch’io, a scuola ho affrontato colleghi e genitori demolendo la loro pretesa col rivelare loro i falsi di Dubois ( pitecantropo di Giava ), di Teilhard de Chardin ( sinantropo ), del falso “uomo di Piltdown”, del falso pterodattilo ( un ramarro con ali di tacchino posticce ), e dei falsi feti di Haeckel. Coraggio! Rumpantur ilia proditoribus nostris!
    Luciano Pranzetti

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