Il Peccato Originale – di Matteo Di Benedetto

di Matteo Di Benedetto

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zzzzpccrgnlChe cos’è questo “peccato originale”? Che cosa è realmente avvenuto? Perché Dio ci ha messi alla prova? Perché ci ha condannato? Perché ha condannato il desiderio di conoscenza del bene e del male? Voleva forse che rimanessimo come bestie?

Queste domande insieme alle relative obiezioni ricorrono spesso nella retorica scettica e, per un cristiano che vuole dare testimonianza, è molto importante avere le giuste risposte.

Scrittura e Tradizione ci insegnano che Adamo ed Eva, primi uomini, vennero creati immediatamente ad immagine e somiglianza di Dio, dotati di libero arbitrio e perciò diversi da Dio. Se Dio avesse creato i primi uomini senza la possibilità del fallimento e, quindi, senza mettere alla prova in nessun modo la loro volontà, essi sarebbero stati come marionette nelle mani di Dio, non diverse in alcun modo da Lui. Il libero arbitrio, in questo senso, è custode della nostra identità, della nostra differenza da Dio. Noi siamo creati per amare Dio e così dare a Lui gloria, ma se non fossimo stati liberi di rifiutarlo, il nostro sarebbe stato un amore obbligato. Lo sappiamo anche dalla nostra più comune esperienza: un amore forzato non può mai essere amore vero. Un Dio tiranno che impone la relazione, non solo non sarebbe un Dio di amore, ma anche scioglierebbe la nostra identità nella sua (Esodo 33, 17-23). Per questa ragione, non appena vengono posti nel giardino, al principio della creazione, Adamo si trova davanti ad un albero proibito di cui non può nutrirsi. Un divieto è già presente nel suo primo approdo all’esistenza, una possibilità di dire no a Dio. Anche all’aurora della sua vita, Adamo, primo di tutti gli uomini, è posto davanti ad una libera scelta tra il rispetto del comando divino nella fiducia alla sua Parola e la ribellione, la sfiducia (Genesi 2, 15-16). E’, pertanto, falsa l’idea che l’uomo, prima di mangiare di quel frutto, non aveva alcuna concezione del bene e del male e che viveva come una bestia. Come avrebbe infatti potuto peccare se non avendo la possibilità di scegliere tra bene e male?

L’interpretazione del giardino dell’eden come un giardino di “soli animali”, da cui l’uomo si è elevato ribellandosi è anti-cristiana, legata al mito prometeico delle dottrine gnostiche o evoluzioniste. In questo mito, Prometeo sottrae il fuoco al dio per donarlo agli uomini tramite un atto violento di ribellione. Secondo queste menzogne, è proprio grazie a questa ribellione originaria che l’uomo acquista la conoscenza, la gnosi, che lo libera dal dominio di un dio demiurgo malvagio (il nostro Dio) che lo vuole soggiogare alla sua legge ingiusta e tiranna (i Comandamenti). L’uomo deve venerare il primo ribelle, il serpente, come colui che gli ha permesso di elevarsi, colui che gli ha aperto gli occhi donandogli la luce, il fuoco della conoscenza che lo libera finalmente dal rapporto servile verso l’odioso Dio legislatore che ha messo dei ceppi alle nostre caviglie. Questo atteggiamento di superbia è diabolico ed è esattamente opposto all’atto di fede che apre il nostro cuore all’amore del Padre. È l’essenza del peccato originale. Ecco cosa ci dice al riguardo la Genesi:

Il serpente era la più astuta di tutte le bestie selvatiche fatte dal Signore Dio. Egli disse alla donna: «È vero che Dio ha detto: Non dovete mangiare di nessun albero del giardino?». Rispose la donna al serpente: «Dei frutti degli alberi del giardino noi possiamo mangiare, ma del frutto dell’albero che sta in mezzo al giardino Dio ha detto: Non ne dovete mangiare e non lo dovete toccare, altrimenti morirete». Ma il serpente disse alla donna: «Non morirete affatto! Anzi, Dio sa che quando voi ne mangiaste, si aprirebbero i vostri occhi e diventereste come Dio, conoscendo il bene e il male». Allora la donna vide che l’albero era buono da mangiare, gradito agli occhi e desiderabile per acquistare saggezza; prese del suo frutto e ne mangiò, poi ne diede anche al marito, che era con lei, e anch’egli ne mangiò. Allora si aprirono gli occhi di tutti e due e si accorsero di essere nudi; intrecciarono foglie di fico e se ne fecero cinture.”
Genesi 3, 1-7

Eva viene invitata alla ribellione dal serpente ma si ricorda della Parola di Dio: “Non ne dovete mangiare e non lo dovete toccare, altrimenti morirete”.  Il demonio le dice: “È vero che Dio ha detto: Non dovete mangiare di nessun albero del giardino? […] Non morirete affatto!”. Ecco il primo passo della strategia del maligno nei nostri confronti: spingerci a dubitare della Parola di Dio. Seconda mossa: “Dio sa che quando voi ne mangiaste, si aprirebbero i vostri occhi e diventereste come Dio, conoscendo il bene e il male”; mangia il frutto e sarai il dio di te stesso. La dinamica del primo peccato è la medesima di tutti quelli che lo avrebbero seguito. Innanzitutto il demonio ci tenta, ci offre qualcosa che può sembrare buono, mentendo. Se, infatti, ci offrisse qualcosa che non ci sembra desiderabile non sarebbe nemmeno una tentazione per noi. Poi ci chiede di dubitare della Parola di Dio spingendoci ad abbandonare il nostro scudo della fede in ciò che Lui ha detto e promesso. Infine ci lusinga offrendoci la possibilità di essere Dio.

Che tipo di conoscenza potrebbe renderci come Dio? Se mangiare di quel frutto fu ciò che davvero ci conferì il libero arbitrio come è possibile che Adamo abbia scelto di disobbedire a Dio? La verità è che la conoscenza del bene e del male non è ciò che ci ha reso uomini liberi perchè secondo la Bibbia palesemente lo eravamo sin da principio. Piuttosto quel cibo mortale ci rese schiavi. Molti filosofi (tra cui più recentemente K. Jaspers e M. Heidegger) hanno portato alla luce la distinzione fondamentale per cui vi sono due modi di approcciarsi alla conoscenza della verità che l’uomo può adottare: l’affidamento e la conquista. Se l’uomo sceglie la via dell’affidamento, decide di schiudersi ad una Verità che lo vuole incontrare, che bussa alla sua porta (Apocalisse 3,20) e lo invita alla conversione e alla luce della gloria di Dio. Se, invece, seguendo la mentalità tipica della modernità (neopositivista, materialista (marxista), o gnostico panteista) sceglie di tentare la conquista della verità, egli vuole allora fagocitarla, mangiarla e dominarla per incasellarla nel suo edificio schematico, nel suo recinto artificiale. Per essere più concreti: noi conosciamo, ad esempio, il bicchiere, ne conosciamo lo scopo e l’essenza. Possediamo in una certa misura la sua definizione ed infatti il bicchiere non ha nessuna influenza sulla nostra vita. Invece, per tutte quelle cose che ci rendono uomini, che fanno parte della nostra stessa natura, che “ci delimitano” noi non possiamo dare una definizione completa. Non possiamo conquistare né recintare o possedere l’amore, la fede, il bene e il male, la tristezza e la gioia, la morte e la vita, poiché altrimenti non saremmo più uomini ma trascenderemmo il nostro limite andando al di là di ciò che ci rende uomini.

Questo pensava di aver fatto anche Nietzsche, suicida spirituale ritenuto modello di genialità e successo, che scrisse “Al di là del bene e del male“. L’uomo, tuttavia, non è fatto per dominare la definizione di uomo e di Dio, di amore e odio, di gioia e dolore, di serenità e disperazione, di bene e di male. L’uomo non è fatto per conoscere il bene e il male, l’uomo è fatto per fare il bene e il male. Se l’uomo si ponesse al di là del suo limite, egli non potrebbe più fare il bene e il male perché piuttosto ne usufruirebbe, come fa di un bicchiere. L’angelo ribelle invita l’uomo al desiderio di essere il Dio di se stesso, di scegliere da sé cosa è bene e cosa è male, di tracciare da sé il limite della sua esistenza, di scrivere da solo il suo Decalogo, di bastare a se stesso. Il diavolo invita l’uomo di ogni tempo a rinunciare alla sua figliolanza, a prendere la sua parte di eredità e a fuggire lontano dalla casa di suo Padre (Luca 15, 11-13). Questa è la vera natura del frutto che l’uomo ha mangiato: un desiderio di ribellione e rivalsa verso il Padre, che lo ha portato a voler essere al di là del bene e del male, perdendo così la grazia e trovando invece la morte, come Dio gli aveva prospettato. Il frutto della conoscenza del bene e del male non è ciò che ci ha donato il libero arbitrio, nè ci rese come Dio. L’uomo fu padre della morte quando volle trascendere il valico della legge divina, ponendosi al posto di Dio e decretando da sé ciò che è giusto e ciò che è sbagliato. Adamo non è diventato se stesso ma ha perso se stesso, ha perso la grazia di Dio, cadendo esiliato in attesa della sua Redenzione. Quando Dio scacciò l’uomo dal Giardino, senza però condannarlo direttamente all’inferno, aveva già in mente tutta la redenzione della Croce che, infatti, viene predetta nel cosiddetto Protovangelo:

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“Io porrò inimicizia tra te e la donna,
tra la tua stirpe
e la sua stirpe:
questa ti schiaccerà la testa
e tu le insidierai il calcagno».” (Genesi 3, 15). 

12 commenti su “Il Peccato Originale – di Matteo Di Benedetto”

  1. Nella mia estrema semplicità ho sempre pensato che l’uomo, una volta commesso il peccato originale, dalla sua felice condizione in cui era stato creato è immediatamente precipitato in un abbrutimento da cui solo con dolore e con fatica, sarebbe riuscito, ma parzialmente, a risollevarsi. E’ la nostalgia di quel paradiso perduto che non permette qui sulla terra la perfetta felicità ed è il desiderio di riconquistare la familiarità con Dio il senso di insoddisfazione che ci affligge. Proprio per questo Sant’Agostino, pensando al suo Signore, così sospirava: “Il mio cuore è in pena finché non riposa in Te”.

  2. Dal peccato originale, alla Torre di Babele, a Sodoma e Gomorra, al vitello d’oro, fino al pensiero moderno, è tutta una superba e pur misera pretesa di eguagliare ed anzi sorpassare Dio.
    Ma è poi così difficile e doloroso riconoscere i nostri evidentissimi limiti e affidarci al nostro Padre perché nonostante questi ci porti a raggiungere l’eterna felicità?

    1. Per i superbi si, caro Giovanni, è molto difficile, anzi sicuramente impossibile, dato che essi sono accecati dallo stesso orgoglio di Satana. I modernisti (in politica e religione) con il loro antropocentrismo (ricorda le parole di Paolo VI all’ONU “anche Noi abbiamo il culto dell’uomo” ?) ed il loro immanentismo incarnano perfettamente il “non serviam” luciferino, e come il loro mentore sono mentitori e omicidi, sia perché imbrogliano in continuazione, vedi l’interreligiosità, la fola che tutte le religioni conducono alla salvezza, l’elogio all’iIslam e il disprezzo per il Cristianesimo; sia perché uccidono l’anima e/o anche il corpo : la prima spingendo il gregge verso l’inferno, non invitando al pentimento, al ravvedimento ed al cambiamento di vita (dato che non parlano più del peccato, dei Novissimi, ma dispensano solo falsa misericordia), il secondo, come hanno fatto i comunisti (tanto simpatici al VdR) uccidendo centinaia di milioni di persone nel mondo, il secolo scorso.

  3. Cesaremaria Glori

    C’è veramente da pensare a lungo su che tipo di albero si intenda. E se fosse un albero genealogico? Tutto il frasario di Genesi è allegorico e non è escluso che riguardi soprattutto l’albero. In Genesi 6,2-3 si parla di due specie, i figli di Dio e i figli degli uomini, simili ma diverse fra loro, con una prevalenza di autorità e di prestigio da parte dei Figli di Dio che potevano arrogarsi il diritto o il potere di prendersi le più belle delle figlie degli uomini. La differenza di specie deve essere scaturita da un fatto che precede l’esistenza di questa differenza. Fatto in cui si racchiude, probabilmente, il peccato d’origine. Prima di quel fatto non esisteva differenza fra figli di Dio e figli degli uomini. Il mistero sta nella comparsa dei figli degli Uomini che paiono essere di molto inferiori ai figli di Dio.

    1. No guarda che i figli di Dio in quel caso sono probabilmente gli angeli “caduti” (demoni) e infatti generano con le figlie di uomini dei “nephilim” (passo di varia interpretazione… c’è anche chi ritiene (tra cui io) che ci siano stati davvero i giganti sulla terra in epoca ante-diluviana e che alcuni miti o divinità del politeismo siano prese da questi eventi). L’albero della vita è la croce di Cristo e non l’albero genealogico dei figli prescelti perchè altrimenti dove sarebbe la libertà di scegliere o negare l’amore di Dio? L’unica salvezza starebbe nei tuoi geni perchè sei figlio di chi non ha scelto male? Questo contraddice molti passi della Bibbia tra cui ad esempio: Ezechiele 33,10-19; Deuteronomio 24,16; Siracide 15,11-20. I figli degli uomini sono tutti i figli di Adamo ed Eva, primi uomini. Anche Gesù si definisce Figlio dell’Uomo nel senso di “il Cristo di Dio” ma che assume la natura umana nella sua persona divina. Un saluto in Gesù.

  4. Egr dr Di Benedetto,mi spieghi,l’uomo ha il libero arbitrio,dunque la possibilità di scegliere tra bene e male.Però se sceglie il male perde la sua anima,quindi l’arbitrio è condizionato,ovvero non è più tanto libero:potrebbe chiarire il mio dubbio?

    1. Proprio questa è la libertà, non nel senso di una minaccia che Dio fa. Infatti, questa libertà è frutto di un pensiero eidetico e non di una deduzione ragionata. E’ come se Dio ti chiedesse se lo ami o meno e dal cuore con la tua libertà ed il tuo ragionare “non calcolatore” (anche perchè non si può mentire a Dio e non si ama per via di un ragionamento) tu gli rispondessi sì o no. Voler prescindere da questo limite ontologico (non ci siamo creati da soli e non siamo bastanti a noi stessi) desiderando una autonomia assoluta e non più una libertà morale è proprio il desiderio di voler essere al di là del bene e del male e cioè di voler essere come Dio. Questo si traduce o nel pensare che soltanto essendo Dio potremmo essere davvero liberi (invidia), o che la vera libertà stia proprio nella non scelta (disperazione). “Sono libero solo se posso scegliere di non scegliere”: questo è ovviamente assurdo e consiste proprio nell’autodistruzione operata col peccato originale.

  5. Marco ha ragione, il libro “Genesi Biblica” di don Guido Bortoluzzi non solo è molto interessante ma è “unico”, è addirittura una Rivelazione di Dio stesso a don Guido negli anni 1970-74 su cosa è consistito il peccato d’origine. Anni in cui la scienza umana scopriva la genetica e ne dava ampie informazioni confermando ciò che il Signore rivelava a don Guido. Come sempre i profeti furono e sono perseguitati e don Guido non è rimasto esente da ciò. In questo libro si trovano tutte le risposte alle domande che possiamo farci riguardo l’uomo e capire perché Gesù è “dovuto” morire in croce per noi.

  6. Le conseguenze del p.o.sono la morte,l’ignoranza e la lussuria:si puo’dedurre che la perdita d’innocenza(erano nudi e Dio non copriva la loro innocenza),fosse la causa del peccato originale.satana inoculo’all’incauta il veleno del disordine dei sensi e volle come ebbra provare coinvolgendo Adamo.Si aprirono i loro occhi e si accorsero di essere nudi.

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