Il suicidio demografico italiano  –  di Giorgio Celsi

Una Nazione che non fa figli e che per giunta si permette di sopprimere nei suoi ospedali con l’aborto quelli che dopo di noi sono chiamati a venire alla luce è un paese che dimentica le sue radici, il proprio futuro e ha perso l’anima e la speranza.

di Giorgio Celsi

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zzzzculle vuoteIn questi ultimi giorni su giornali e TV si sente parlare di nascite in caduta libera in Italia e questo è un campanello d’allarme che non dobbiamo assolutamente trascurare: nel 2015 sono state 488mila, 8 per mille residenti, quindicimila in meno rispetto al 2014, toccando il minimo storico dalla nascita dello Stato Italiano. Lo dice l’Istat che ha diffuso gli indici demografici. Il numero dei figli medi per donna è di 1,35 al 2015, che si conferma il quinto anno consecutivo di riduzione della fecondità (per avere un ricambio generazionale il numero dei figli medi per donna dovrebbe essere di 2,3). Al primo gennaio 2016 la popolazione residente in Italia è pari a 60 milioni e 656mila unità di cui 55 milioni e 602mila italiani, con un calo di 179mila unità.

Ci stiamo avviando verso l’eutanasia sociale, verso un mondo con poche carrozzine e molte carrozzelle, di nonni senza nipotini e nonostante ciò nei nostri Ospedali e con i soldi pubblici ci permettiamo di sopprimere con l’aborto i bambini che dopo di noi sono chiamati a venire alla luce. Infatti sono stati più di centomila gli aborti chirurgici e chimici – pillola RU486 – solo nel 2015 (senza contare gli innumerevoli aborti causati dalle Pillole Norlevo, Ello One e dalla spirale), e tutto ciò grazie all’iniqua legge 194 che ha trasformato un “Delitto” in un “Diritto”, e che ha permesso l’eliminazione di oltre 6 milioni di bambini nel grembo materno dal 1978, (data della sua entrata in vigore), quasi due generazioni di futuri cittadini.

 Non era meglio che questi bambini fossero stati dati in adozione al posto di spendere milioni di euro di soldi pubblici per eliminarli? Ricordo che un aborto costa dai 1.800 ai 5.000 euro, mentre sono tantissime le famiglie costrette a ricorrere alle adozioni internazionali, visto che in Italia bambini adottabili non ci sono, spendendo per ognuna di esse dai 30.000 ai 50.000 euro.

Madre Teresa di Calcutta diceva: “Noi combattiamo l’aborto con l’adozione e il buon Dio ci benedice e ci aiuta, salviamo migliaia di bambini e migliaia di bambini trovano una casa dove sono curati desiderati e amati. Date a un bambino l’opportunità per amare e per essere amato”. Una società quindi può avere un futuro e può essere benedetta da Dio solo se non uccide i suoi figli e questo lo sa bene e se lo fa vuol dire che non è più una società sana e virtuosa, ma una società che si è fatta strumento di un’altra realtà che, impossessatasi di lei, l’ha resa uno strumento di morte.

 Interrompendo le nascite – anche per mezzo, come ho scritto sopra, di decenni di aborto legalizzato – si è interrotto la domanda fatta dal biberon all’età adulta: dalla scuola al lavoro, poi il matrimonio, l’acquisto della casa, altri figli, e così via. Questa decisione, oltre all’assoluta immoralità intrinseca, ha significato interrompere un sistema di consumi – investimenti, reddito, tasse, distribuzione ricchezza e compensazione generazionale di contribuzioni equilibrate alla vecchiaia da parte dei giovani. “Senza crescita della popolazione la domanda non cresce più”, scrive l’ex governatore della Banca d’Italia, Antonio Fazio, nel suo recente saggio “Sviluppo e declino demografico in Europa e nel mondo ”Per questo come dice Papa Benedetto XVI “E’ necessario aiutare tutte le persone a prendere coscienza del male intrinseco dell’aborto, che attentando contro la vita umana al suo inizio, è anche un’aggressione contro la società stessa; infatti i bambini di cui ci privano gli aborti, ce li ritroviamo moltiplicati per tre in forma di anziani improduttivi al vertice della piramide. In una parola dobbiamo dire chiaro e forte: giù le mani dalla vita umana, in tutti i momenti, dal concepimento alla morte naturale. Bisogna creare nel nostro paese un nuovo clima di gioia e di fiducia nella vita, in cui i bambini non vengano visti come un peso, ma come un dono e una risorsa per tutti”.

 Difendere la Vita dal concepimento deve diventare quindi un dovere civico di tutti. Alla politica si richiede la decisione chiara di investire risorse sulla famiglia affinché sia messa in condizione di avere ciò che le occorre per crescere i propri figli in serenità, perché i figli sono il futuro ma il futuro è un bene da difendere ora.

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Per informazioni e approfondimenti: Giorgio Celsi – tel. 346.7035866 – http://www.oraetlaboraindifesadellavita.org/  –  https://www.facebook.com/giorgio.celsi

12 commenti su “Il suicidio demografico italiano  –  di Giorgio Celsi”

  1. Non si “fanno” figli perchè si rifiuta di “averli”. Averli dall’Alto: cascuno sa molto bene che un figlio non è né sarà mai “suo”, cioè gestibile come una propria spettanza.

    C’erano due miei lontani parenti (nati circa cent’anni fa, oggi morti da tempo): lui, di estrazione massonica (non so se il padre fosse un “fratello”… certamente la mentalità era quella) e la moglie, tedesca luterana 100%, senza alcun aggancio cattolico.

    La signora, molto anziana, mi disse:
    1- “avere un figlio è un vero miracolo. Qualcosa di straordinario e di sorprendente”
    2- “tu sai che abbiamo avuto due figlie. Io avrei voluto altri figli. Lui lo ha impedito”

  2. giorgio rapanelli

    Fermo restando che non si può convincere chi è favorevole all’aborto, soprattutto quando si riscontra che il feto ha gravi anomalie, non accettabili di questi tempi di efficientismo, per molti altri un nuovo figlio può significare una bocca in più da sfamare, insieme alle tante spese, soprattutto in asili nido che costano anche 400 euro mensili. L’unica strada per salvare un parte dei bambini è fare proposte concrete di aiuto alla puerpera e al nascituro, come pure dopo la nascita. Già in diversi Stati europei avviene ciò. Questa è una battaglia politica che i cattolici devono fare con fermezza, magari sostenendo quei partiti che contemplano ciò nei loro programmi.

    1. Cosa ne pensate invece di quella gravidanze che vengono interrotte ma che comunque non arriverebbero a termine per gravi patologie?

      1. Non c’è nulla di cui pensarne.

        Se non dovessero assivare a termine per gravi patologie è inutile interromperle perchè si interrompono da sole.

    2. Magari 400 euro al mese… arriviamo fino a 600 e oltre. Ma questo è solo uno tra i tanti problemi. Pensiamo alla sola maternità, che dura appena 3 mesi dopo la nascita del bambino, al costo dei pannolini, alla mancanza di aiuto familiare alla puerpera (è andato distrutto un sistema di sostegno familiare – nonne, mamme , sorelle – alla neo-mamma), e molto altro ancora.

  3. Ricordo che mio padre nel 1936 fece la sua tesi di laurea in Economia e Commercio su “La politica demografica del regime fascista”. Allora la natalità e la famiglia erano protette ed incentivate. Ogni anno si premiavano le famiglie numerose. Il Duce stesso, coi suoi cinque figli, era un esempio per il popolo italiano!

  4. Sarebbe interessante sapere quante sono le donne che (come me) non possono fare le nonne ma devono continuare a lavorare sine die, grazie a Monti e alla Fornero.

  5. Ho 38 anni, un lavoro fisso, discretamente pagato e vi posso dire che non mi potrò probabilmente permettere di avere figli. Sia per i soldi insufficienti, sia per non avere tempo di accudirli dovendo lavorare 50 o 60 ore alla settimana. E non abbiamo nonni a cui potremmo affidarli. A 1 km da casa mia ci sono 10 immigrati ospitati in una struttura. Costano
    1000 euro a testa al mese. Sono accuditi, seguiti, forniti di tutto e gli viene pure fatto da mangiare. Non è questo uno schifo? Loro in proporzione guadagnano più di me. Io non riuscirò neanche a tenere lo stesso livello di vita di mio nonno che era un semplice contadino.

      1. Temo che sia un’illusione pensare che serva a qualcosa votare Lega o Fratelli d’Italia. I secondi sono peggio dei primi in quanto ad improvvisazione Politica. Siamo finiti!

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