“Il tempo della svastica”, di Luciano e Simonetta Garibaldi  –  recensione di Giovanni Lugaresi

Hitler così come era, e il “suo” regime, e la “sua” Germania: senza aggiunte, senza commenti, anche perché è proprio stando ai fatti che si capisce tutto e che ci si può fare un’idea precisa di quel fenomeno politico, sociale, umano, di nome Adolf Hitler, appunto. Un’aberrazione, un’umiliazione del minimo senso di umanità, in nome di un’esaltazione folle con al centro il primato della razza, della grandezza di un popolo e di una nazione, nonché lui stesso, il Fuehrer, appunto.

di Giovanni Lugaresi

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lbrgarbldE’ quanto emerge dalla lettura di un nuovo libro dello storico Luciano Garibaldi, che ha associato, per così dire, in questo lavoro, la figlia ugualmente appassionata e dedita “alle istorie”: Simonetta. E’ a doppia firma infatti “Il tempo della svastica/ Adolf Hitler” (Edizioni White Star – De Agostini Novara; pagine  287, Euro 19,90).

Va innanzitutto osservato che il piglio narrativo degli autori è davvero coinvolgente, per uno stile piano, scorrevole, colloquiale, che evita toni retorici e… predicatori. Poi, è da sottolineare la precisione, puntualità, dei riferimenti storici, appunto, testimoniati peraltro da una ricca bibliografia. Luciano Garibaldi non era del resto nuovo a studi sul Terzo Reich, avendo pubblicato lavori sui rapporti tra Nazismo e Chiesa, e quindi sull’Operazione Walkiria (quella del fallito attentato dei militari a Hitler).

Questo nuovo testo esamina tutti gli aspetti (anche psicologici, dunque) del dittatore, non escludendo le voci, le dicerie sulla sua (inesistente) omosessualità, nonché sul rapporto con l’elemento femminile e sulle sue supposte ascendenze ebraiche, del pari inesistenti.

Ma quel che emerge è anche la debolezza (la cecità) delle democrazie, a incominciare da quella britannica, quando si incominciò a lasciargli mano libera, nel 1938, con la questione cecoslovacca dei Sudeti. Ancora, gli autori esaminano e sottolineano l’aberrazione giuridica del processo di Norimberga, intentato dai vincitori della guerra, che a suo tempo era stata puntualmente approfondita dagli studiosi della Civiltà Cattolica (padre Salvatore Lener, in particolare).

Quanto alle azioni politico-militari del dittatore nazista, si fa notare come arrivato ad un certo punto senza sbagliare una mossa, la presunzione (“fissazione ideologica” la definiscono gli autori), portasse Hitler a compiere un madornale errore. Leggiamo. “Per l’intero inverno 1941 e la primavera  1942 le truppe tedesche rimasero così paralizzate davanti a Mosca, infliggendo e subendo inutili perdite, mentre la fede nell’immancabile vittoria che, fino a quel momento, aveva contrassegnato i soldati del Terzo Reich, iniziava a vacillare… Ancora una volta, la fissazione ideologica del Fuehrer giocò a sfavore della strategia  militare. Anziché puntare tutte le carte sulla conquista della capitale, Hitler si intestardì contro Stalingrado, città che non aveva alcuna rilevanza strategica ma, come Leningrado, aveva il torto di portare un nome esecrato…”.

Un ampio capitolo del libro è dedicato, ovviamente, alla “questione ebraica”, alle leggi e alle persecuzioni degli ebrei, nonché sulle posizioni prese dalle chiese protestanti e cattolica della Germania. Per sottolineare come una parte non certo trascurabile del protestantesimo tedesco si schierasse col dittatore – e qui, nostra chiosa, entra in causa Lutero, perché basta leggere i suoi scritti antisemiti, per… non meravigliarsi della persecuzione.

Da ultimo, noteremo l’intelligente scelta di fotografie per una documentazione iconografica appropriata, e l’eleganza della veste tipografica del libro.

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La Voce di Romagna

1 commento su ““Il tempo della svastica”, di Luciano e Simonetta Garibaldi  –  recensione di Giovanni Lugaresi”

  1. Vorrei mettermi in contatto con Simonetta Garibaldi: mio zio è stato infoibato a Pola, penso nel’43. Vorrei sapere qualcosa, se esiste da qualche parte il suo nome. Anni addietro l’avevo pure trovato, ma non c’è più quella pagina. Cosa posso fare? Grazie.
    Daniela Bigotta

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