Il vescovo alla veglia anti-omofobia e i cattolici pregano in riparazione. Ecco come è veramente andata a Reggio Emilia – di Cristiano Lugli

Nella diocesi di Reggio Emilia, domenica 20 maggio, più che la domenica di Pentecoste si è consumata una vera e propria domenica di Passione. Circa 70 persone si sono ritrovate sotto al vescovado, in ginocchio e pregando, per riparare al pubblico scandalo di una “veglia anti-omofobia” presieduta nella chiesa Regina Pacis dal vescovo residenziale Massimo Camisasca. Davanti a quello stemma vescovile, circondati da forze dell’ordine e giornalisti, il gregge fedele alla dottrina di sempre ha coraggiosamente mostrato la propria resistenza e la propria limpida volontà nel voler consolare, per quanto possibile alla misera condizione umana scalfita dal peccato, il Sacro Cuore di Gesù sfregiato dallo scempio omosessualista andato in scena in quella chiesa. Santo Rosario, Litanie ai Santi e Atto di Riparazione al Sacro Cuore di Gesù di Pio XI. Poche parole prima di iniziare, pronunciate da don Enrico Doria della Fraternità Sacerdotale San Pio X, in cui è stata rimarcata la gravità dell’adesione di un vescovo a questo genere di strumentalizzazioni, tutte volte a far breccia nella Chiesa avendo già ottenuto, fino a ora, grandi risultati.

Chiesa gremita a Regina Pacis, dove si è tenuta la famigerata “veglia”. Monsignor Camisasca, molto democristianamente, dopo aver permesso che il suo nome fosse apposto su una locandina con croce arcobaleno, ha corretto il tiro pronunciando un timido discorso che non contraddice ciò che la Chiesa insegna in materia di omosessualità.

Intanto, essendo tra gli organizzatori e fondatori del “Gruppo di Preghiera di Riparazione 20 maggio”, mi permetto di raccontare come sono andate veramente le cose.

Tutto comincia un anno fa

Già nel maggio 2017, a Reggio-Emilia, in vista del REmilia Pride, la parrocchia di Regina Pacis aveva organizzato una “veglia anti omofobia” per inaugurare le danze sodomite. Il Comitato “Beata Giovanna Scopelli”, che si mosse poi per organizzare la Processione di riparazione, iniziò a segnalare alla diocesi la notizia di questo evento che si consumava fra le mura di una chiesa. Ovviamente non fummo ascoltati. Quest’anno Paolo Cugini, parroco della suddetta parrocchia, ha organizzato un’altra veglia analoga.

I “cristiani LGBT” piacciono alla curia

Liberi dall’impegno del gay pride (quest’anno a Reggio non si terrà) decidiamo di impiegare tutte le nostre forze nel contrastare questo nuovo party gaio organizzato da don Cugini in collaborazione con “Progetto Gionata”, un “portale su fede e omosessualità”, come scritto nel sito stesso. “Progetto Gionata” si occupa di “cristiani LGBT” e, fra una foto blasfema ed un’altra, cerca di portare avanti l’obiettivo principale: omosessualizzare la neochiesa più di quanto già non lo sia. Come l’anno precedente, indiciamo una veglia di riparazione per la medesima sera, premurandoci di annunciarlo alla stampa e alla diocesi.

Nel frattempo scopriamo dal blog del parroco Paolo Cugini che il vescovo Massimo Camisasca aveva preso parte ad uno degli incontri fra “cristiani LGBT” tenutosi in parrocchia e, alla luce di questo grave fatto passato sotto silenzio, scriviamo subito al vescovo chiedendo di annullare la “veglia anti omofobia” esortandolo a non prestarsi a simili strumentalizzazioni. Rendiamo noto tutto quanto aleggia dietro a queste organizzazioni: dalle foto blasfeme, come già detto, alla “pastora” battista Lidia Maggi, che avrebbe dovuto presenziare all’evento previsto per il 20 maggio. Facciamo anche sapere a stampa a diocesi che, in tutto ciò, si muove anche REFO (Rete Evangelica Fede e Omosessualità), che appoggia “Progetto Gionata” e milita in battaglie abortiste, anti-cattoliche e filo-sataniste. Silenzio tombale.

Don Cugini e l’intervista a Gay News

Accade invece che il parroco pro LGBT rilascia una bellissima intervista a GayNews.it, realizzata da Francesco Lepore, (“ex”) prete ora attivista gay. Il pezzo forte dell’intervista si situa in questo breve botta e risposta finale:

“Che cosa pensa degli attacchi ricevuti dal Gruppo 20 Maggio?

Sono affermazioni che m’intristiscono soprattutto alla luce dei grandi atteggiamenti di apertura messi in campo da Papa Francesco.

E delle affermazioni sull’assoluta castità quale unica via d’uscita per le persone omosessuali alla luce anche di testi magisteriali?

Facciamo fatica noi preti a vivere la castità. Immaginarsi se la si può imporre a vita a persone laiche pur credenti”.

A questo punto, molti media fiutano la notizia. Il vescovo, invece, ancora tace, nonostante diversi fedeli, con lettere e petizioni, chiedano il suo intervento affinché sia fermato questo scandalo dilagante e senza controllo. In forma privata, fa sapere a qualche fedele scandalizzato che “a tempo debito, come l’anno scorso” sarebbe intervenuto. Intanto sono passati dieci giorni in totale silenzio..

Arcigay & conservatorismo ciellino uniti nella lotta

Il 15 maggio, GayNews.it annuncia qualcosa di davvero favoloso: “Il vescovo Camisasca presiederà la veglia anti-omofobia”. Tutta la nostra attenzione si sposta dunque su questo annuncio, che però non trova conferma da nessuna parte, tanto meno dal sito ufficiale della diocesi. Il sito LGBT presenta tuttavia anche la nuova locandina di “Progetto Gionata” modificata, con croce arcobaleno affiancata al nome del vescovo. È dunque GayNews – e non l’ufficio stampa della duocesi – a farsi portavoce di monsignor Camisasca.

Nel tardo pomeriggio, a giochi ormai fatti e dopo che tutte le testate, avendo ricevuto il nostro annuncio e avendo letto GayNews avevano già dato notizia, l’Eccellenza decide di far uscire il suo comunicato dove conferma e motiva il perché del suo presenziare e presiedere il veglione gaio, titolato, non dimentichiamolo “La Verità vi farà liberi”. Il cavallo di Troia è pronto ad esser cavalcato, e Camisasca ha deciso di montare in sella.

Questa decisione, caso strano, ha emozionato non solo tutta la diocesi, ma anche Arcigay e ben 28 sindaci, tutti rigorosamente del Pd. Abbiamo quindi annunciato che la nostra riparazione sarebbe stata dinanzi al vescovado denunciando chi, rivestendo la carica di Pastore, non solo abbandona le pecore, ma altresì va a passeggio coi lupi che odiano la Chiesa e a cui nulla importa della conversione. Le damigelle della corte episcopale – vicari, monsignori, segretari, portaborse, e chi più ne ha, più ne metta – sono tutte accorse a vestire il re nudo, attraverso un ennesimo comunicato di piena solidarietà al vescovo. Le carte, finalmente, sono state calate. Il conservatorismo ciellino getta la maschera creando un precedente senza precedenti storici.

Il vescovo e la lesbica che parla dal pulpito

L’entusiasmo di Arcigay è alle stelle e tutti non vedono l’ora che arrivi il momento della veglia che ha creato una compattezza fenomenale nella città rossa dell’Emilia. L’intervento di Camisasca, durato circa 15 minuti, rimane timidamente nel perimetro dell’insegnamento cattolico. Il vescovo ottiene tre annullamenti: la presenza della “pastora”, la testimonianza di due invertiti che volevano raccontare di quanto sono felici e contenti nel loro rapporto gaio, la testimonianza di un trans. Deve ingoiare però la testimonianza di una ragazza lesbica che parla dal pulpito, raccontando la sua difficoltà nel fare coming-out, ma la leggerezza acquistata dopo aver trovato il coraggio per farlo. Seguono danze negre e canti.

Monsignore non ha però parlato dei rischi derivanti dalla parola “omofobia”, il cavallo di Troia portato in nella Chiesa dall’ideologia omosessualista. Ha fatto presente che “ogni forma d’amore esige una distanza”, ponendo il discorso su di una dimensione totalmente antropocentrica. Sostanzialmente, si è parlato di forme di amore senza far presente che l’omosessualità è evidentemente una deviazione.

Camisasca non ha mancato almeno di ribadire ciò che il nuovo Catechismo dice: “gli atti omosessuali sono disordinati”. Si è soffermato a spiegare che sono disordinati in quanto questo tipo di atto non è aperto alla vita. Ha evitato però di ricordare che c’è differenza fra un atto non aperto alla vita (uso dell’anti-concezionale, ad esempio) e atto contro natura (come veniva chiamata la pratica sodomita prima del nuovo, problematico ed edulcorato “nuovo Catechismo”), cioè quello consumato dai sodomiti o anche da eterosessuali affetti da una deviazione perversa.

Camisasca sul palco e dietro le quinte

Parecchie persone, intervistate dalla tv locale all’uscita dalla “veglia” si sono dette offese dalle parole di Camisasca. Ma come, il vescovo non aveva già presieduto due di questi incontri di preghiera fra “cristiani LGBT” con soddisfazione dei partecipanti? Come mai questa volta, invece, serpeggia amarezza?

Semplice. Monsignore, nelle precedenti puntate a riflettori spenti e senza che nessuno avesse fatto emergere la cancrena, si era evidentemente ben guardato dal parlare di “atti disordinati” e di “castità”. Ma, una volta sulla ribalta e nel mirino di chi intende difendere pubblicamente la dottrina senza compromessi, ha dovuto rettificare il tiro.

Tuttavia il cortocircuito non ha fatto a meno di manifestarsi: il giorno dopo Arcigay inveiva contro il vescovo, e il vescovo incassava le mazzate ricevute da chi, fino ad un attimo prima, lo elogiava dando lezioni di cattolicesimo ai “riparatori”. Nessuno ha voluto accogliere un messaggio di conversione proprio perché l’obiettivo di tutti i presenti era ed è quello di sfondare il muro del Magistero a colpi di picconate, facendo accettare il peccato all’interno della Chiesa. Operazione alla quale il vescovo Massimo Camisasca si è prestato apertamente e coscientemente partecipando a un evento che un Pastore dovrebbe condannare invece che promuovere. La tiepida citazione di un tiepido Catechismo in un simile consesso non fa che giustificare e avallare l’operazione. Il messaggio è passato: la Chiesa non solo dialoga con i gay, ma li va anche a trovare a casa facendosi insultare. Terminata la fase delle recriminazioni di rito, circoli e circoletti LGBT (che non sono mai contenti) passeranno all’incasso. In vescovado.

19 commenti su “Il vescovo alla veglia anti-omofobia e i cattolici pregano in riparazione. Ecco come è veramente andata a Reggio Emilia – di Cristiano Lugli”

  1. Ormai la chiesa di Bergoglio è anche questo. Tali manifestazioni, come quella di questa diocesi, si moltiplicheranno inevitabilmente. Non credo diventerà una notizia degna di notazione perché tutto ciò farà e fa già parte dell’ideologia Bergogliana. Contro tutte le intolleranze ma senza nessuna distinzione! Tutto fa brodo per il totale buonismo (neo) cattolico.

  2. i cattolici laici o consacrati che difendono cio che agli occhi di Dio e’ un abominio,se non si convertono finiranno a far compagnia ai demoni…… …..noi possiamo solo combatterli con la preghiera!!!

  3. è il tipico atteggiamento di dire e non dire, che va di moda nella nuova chiesa, per disorientare i fedeli.Parole buone e sante al popolo.Poi, nel segreto, cambiare il Vangelo e la Dottrina bimillenaria della Chiesa.In alcuni uomini della chiesa la pedofilia e omoerotismo sono tollerati.Non vorrei che la città del Vaticano sia invasa da questi.Bisogna cominciare a far pulizia non si può tollerare oltre.

  4. Le Diocesi di Modena e di Parma non corrono alcun pericolo che i responsabili della salute spirituale e morale dei fedeli siano turbati da quanto è accaduto alla Diocesi di Reggio Emilia perché sono ben rappresentate rispettivamente dall’Arcivescovo di Caere: Mons. Giacomo Morandi, ordinato il 30/9/2017 e Segretario della Congregazione della Dottrina della Fede dal 18/7/2017, e da Don Matteo Visioli, sacerdote di Parma, dal 14/9/2017 Sottosegretario della Congregazione della Dottrina della Fede. Sursum corda.

  5. Morale della storia mi sembra questa: alla fine Camisasca ha scontentato tutti. Lui che voleva andare incontro ai gay, adesso li ha contro.
    Questo succede quando non si ha il coraggio di opporsi al mondo e non si ama fino in fondo la dottrina cattolica.
    L’avrà imparata, almeno un po’, la lezione?

  6. “La verità vi farà liberi”, riportano quelli nella loro locandina. Confermano così che non si può fare a meno di una “verità”: o c’è quella di Dio o c’è quella di Bergoglio.

  7. Voilà: i “fratelli maggiori” hanno vinto. Ma in questo mondo, non nell’altro: Cristo Signore verrà e farà giustizia, nel giudizio particolare di ciascuno e nell’universale di tutti. Questa è la nostra fede, di cui siamo orgogliosi testimoni (martiri), per ora nel martirio psicologico e sociale, presto in quello fisico.

  8. Bergoglio ha invitato le lepri a correre, i vescovi fanno a gara a chi reca maggiore scandalo per ottenere promozioni oppure non fanno nulla per mancanza di coraggio e di fede in questa nuova chiesa. I sacerdoti zelanti non vanno avanti, sono vietati, pertanto è normale che ai vertici vi saranno sempre più personaggi alla Camisasca.
    I nuovi cardinali di Bergoglio sono progressisti, preghiamo affinché arrivi presto un nuovo papa ma prima per la conversione del papa e dei cardinali altrimenti la situazione potrebbe addirittura peggiorare.
    Non è una lotta di potere tra due correnti politiche ma tra la Verità e la menzogna, la Chiesa deve custodire la Verità costi quel che costi, la politica in atto di compiacenza verso il mondo condanna le anime ad allontanarsi da Dio.
    E’ necessario un forte risveglio affinché la nostra Santa Chiesa rimanga presente nel mondo e non si confonda con il mondo divenendo la chiesa del mondo come molti auspicano sia all’interno che all’esterno.

    1. “Quando tutto sembrerà perduto, allora Io sarò con voi”, disse la >madonna di Fatima a suor Lucia, aggiungendo “alla fine il Mio Cuore Immacolato trionferà”. Ma allora, cosa mai ci possiamo aspettare dal clero? Niente, nulla zero, non muoveranno un dito apertamente contro Bergoglio e soci, non lo anatemizzeranno mai, non gli si ribelleranno mai apertamente contro, uscendo dalla sua falsa e diabolica “chiesa”. Non per niente la Madonna disse varie volte (ad ex a Renato Baron di Schio) “stavolta la Chiesa la salveranno i laici”. Orsù, dunque, animo !

      1. Non bisogna certamente abbattersi, sarebbe fare il gioco del nemico ed è anche certamente vero che ai laici è data una grande responsabilità, tuttavia vi sono anche presbiteri coraggiosi che non rinunciano all’aperta difesa della Verità, un esempio è costituito dall’arcivescovo Tomasz Peta, l’arcivescovo Adelio Dell’Oro, il vescovo Athanasius Schneider e il vescovo José Luis Mumbiela Sierra che ultimamente hanno espresso la loro fedeltà al Magistero immutabile della Chiesa. Inoltre vi sono anche il Cardinal Raymond Leo Burke, il vescovo Luigi Negri, mons Luigi Melina e molti altri presbiteri che combattono la buona battaglia. Tuttavia è necessario compattare le voci e le forze poichè il nemico è sempre all’opera e sta disperdendo il gregge. Il piccolo gregge conserverà il seme e lo rimetterà nelle mani della Divina Provvidenza.

  9. Per riprendere il resoconto di Lugli, è palese, in quanto egli lo manifesta pubblicamente durante le omelie, le interviste, i colloqui e sul suo blog, come don Cugini proponga non solo una prassi, ma anche una dottrina in aperta contraddizione col Magistero “Ufficiale” della Chiesa, con la Tradizione Apostolica e soprattutto con la Sacra Scrittura .
    Perché costui agisce indisturbato da anni e non viene mai ripreso né sospeso?
    Ve lo dico io, perché se Camisasca agisse così, dal Vaticano, per ordine del biancovestito, ci sarebbe il mandato di crocifissione, e a quanto pare il Vescovo non assolutamente è pronto a dare la vita per il suo Signore.
    Allora che fa? Pilateggia…
    Perché gli omosessuali “cosiddetti” cristiani presenti alla veglia erano così profondamente sconcertati e costernati dalle parole tanto ovvie quanto blande del monsignore?
    La domanda è retorica, poiché è evidente come essi fossero ben preparati ad una resa della Chiesa e ad una normalizzazione del loro gravissimo peccato…
    La parola conversione né loro né Cugini sanno neppure lontanamente che esista…

  10. Ribadisco il mio commento, cioè il primo di questo articolo, postando questo link del “Foglio” che conferma come l’omosessualità sia conforme nella chiesa cattolica (più o meno) e tuttalpiù con alcune minori riserve, come si può notare nell’articolo linkato. Ormai ne sono tutti a conoscenza in Europa e nel mondo intero. E a chi non va bene ormai fa meglio a migrare nella chiesa ortodossa.
    http://m.dagospia.com/l-appello-di-papa-francesco-meglio-che-i-gay-non-entrino-in-seminario-ma-se-togli-i-gay-174530

  11. Mons. Camisasca ha fatto male a partecipare a quella veglia! Ha valutato male, secondo me, i pro e i contro. L’azione pastorale verso gli omofili la poteva esercitare dalla sua cattedra forse anche più liberamente di quanto ha fatto. Se infatti il suo discorso è stato abbastanza onesto, è mancato qualunque riferimento esplicito che riconducesse al primo mandato del suo Apostolato: la SALUS ANIMARUM. Avrebbe dovuto pur dirglielo alle persone che per un presunto, effimero piacere carnale di qualche anno, li attende l’INFERNO ETERNO. Come dovrebbe fare peraltro per tutti i peccati mortali non solo per la sodomia. Ma che succede a questo Clero ? Hanno paura di loro stessi o hanno paura di spaventare i fedeli? Non conoscono la natura umana? Se Gesù non l’avesse conosciuta, i Vangeli sarebbero tutta dolcezza, tutta misericordiosa senza alcuna condanna. Ma Gesù ben conosceva la nostra natura traviata dal peccato originale e dall’azione incessante di Satana. Ed ecco che nei Vangeli ammoscisce e condanna. Qui non si tratta da parte del Clero soltanto di credersi più misericordiosi di…

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