Il Vescovo di Reggio-Emilia e la visita a Casa Cervi. Quando la libidine del “dialogo” uccide la Verità e la Giustizia – di Cristiano Lugli

di Cristiano Lugli

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Accade a Reggio-Emilia.

Più volte dico che ormai non c’è più niente per cui stupirsi troppo; tuttavia, altrettante volte, dico che non bisogna mai smettere del tutto di scandalizzarsi, per non arrenderci ai nemici, che ci vorrebbero abituati a tutto, amorfi, incapaci sempre più di pensare e agire.

Dicevamo: accade a Reggio. Il Vescovo, Massimo Camisasca, si reca a Casa Cervi, il museo reggiano dedicato ai fratelli Cervi, vero e proprio culto della “resistenza” comunista che ogni anno, nella ricorrenza del 25 aprile, festeggia la “liberazione” invitando personaggi di spicco, tutti ovviamente e rigorosamente figli del pugno chiuso ( Boldrini, Grasso, Cisco, Massimo Zamboni e via discorrendo, solo per citarne alcuni ).
Il fatto è recente, sabato scorso 22 aprile, ed è di portata storica, giacché in 70 anni nessun vescovo si era mai recato a Casa Cervi a commemorare la “resistenza” partigiana. Lasciamo perdere la fama di uomo “di destra” che aveva Camisasca. Ciò che più sgomenta sono le varie affermazioni fatte nel museo comunista:

“Non potevo non venire qui. La memoria è una parola profondamente cristiana e c’è bisogno di ricordare ancora oggi chi si è battuto col sangue per la libertà, ma soprattutto ricordare cosa sia la democrazia”.

Ma quale libertà? E soprattutto: quale democrazia? Che cos’è la democrazia, verrebbe retoricamente da chiedersi, se non la negazione stessa di un ordine gerarchico stabilito da Dio e un tempo ben presente nella Chiesa?
La passeggiata all’interno di Casa Cervi si è svolta con Ermete Fiaccadori, presidente Anpi, ovvero portabandiera degli stessi partigiani che non hanno mai chiesto veramente scusa per l’omicidio scellerato di Rolando Rivi, il giovane seminarista dichiarato beato il 5 ottobre 2013 (in quell’occasione Camisasca fu tra i concelebranti della S. Messa). All’appuntamento non mancava nemmeno uno dei rossi sindaci della Val d’Enza, che comprende anche Gattatico, dove si trova Casa Cervi, l’abitazione dei 7 fratelli adibita appunto a museo.

“Il principale significato di questa mia visita – ha poi continuato Mons. Camisasca – è quello di una preghiera. Di fronte alla morte così atroce di sette figli, il primo pensiero è chiedere aiuto a Dio e il suo perdono”. 

Parole giuste, ci mancherebbe, ma sicuramente non vi era il bisogno di una visita così specifica per esprimerle, specie conoscendo il contesto politico di Casa Cervi.
Sempre secondo Camisasca “le debolezze dell’Europa derivano dalle due guerre mondiali. La democrazia ha vinto ma ad un prezzo carissimo, con morti e distruzione, ma anche con strascichi di cui ancor’oggi portiamo dietro il peso. Dobbiamo riannodare i fili che possono aiutarci in una costruzione in avanti del nostro presente e futuro”.
Le debolezze dell’Europa, secondo Camisasca, risalirebbero alle due guerre mondiali? Ottimo pensiero laicista. Tuttavia, un Vescovo, un successore degli Apostoli, dovrebbe tutt’al più ricordare che non di debolezze si parla, ma di vero sgretolamento dovuto alla totale perdita di Fede, di un’Europa che fu cristiana ed ora non lo è più, e perciò muore, soccombe sotto le macerie di ciò che ha rinnegato e ha voluto distruggere: l’Europa dei re e delle grandi dinastie cristiane, l’Europa ove la Croce regnava e dove ogni Chiesa costruita su pietra fondante combatteva lo spirito del mondo e il paganesimo. Questi sono i motivi. Non certo le due guerre mondiali, semmai conseguenze della vera causa di rovina.

In una guerra civile, quale fu quella combattuta in Italia dopo l’8 settembre 1943, e i cui strascichi di odio non si sono mai cancellati, o si commemorano tutti i caduti, o su tutti è meglio stendere il velo del silenzio. Vogliamo ricordare solo alcuni degli omicidi compiuti dai “partigiani”, oltre a quello atroce, già citato, del giovane Rivi?

Sono forse morti di serie B i sette fratelli Govoni, uccisi dopo la fine della guerra (eccidio di Argelato)? E che dire del capitano medico della RSI, Pietro Azzolini, ammazzato a colpi di vanga? Secondo Paolo Pisanò, custode di un corposo dossier sulla guerra civile, frutto di anni di ricerche fatte da lui stesso e dal defunto fratello Giorgio, la “colpa” di Azzolini era quella di saperla lunga su un doppiogiochista, Riccardo Cocconi, gappista mentre era reggente del Fascio di Campegine, che in tal veste avrebbe organizzato l’arresto dei fratelli Cervi.

E si potrebbe proseguire, ricordando le atrocità subite da Marianna Azzolini, sorella di Pietro, a lungo violentata e torturata. Restò segnata tutta la vita dai tormenti subìti.

Nel famoso “Triangolo della morte” regnò per decenni, e in parte regna tuttora, l’omertà dettata dalla paura. Su queste vicende non solo non si è mai fatta memoria – se non grazie alla piccola ma laboriosa “Associazione Culturale Pietro e Marianna Azzolini“, che su territorio locale tenta di conservare la vera memoria – ma non è nemmeno mai stata fatta giustizia alcuna.

Ma Camisasca queste cose non le sa… o preferisce non saperle! In compenso non è mancato il ricordo della Shoah. E come poteva mancare? Con tanto di elogi allo stato di Israele, il quale stato di Israele, secondo Sant’Efrem di Siro e diversi Padri, corrispondeva per altro ad uno dei segni tangibili della fine di tempi.

“Casa Cervi fa tornare in mente la Shoah. Per questo rivolgo il sentimento più affettuoso allo stato di Israele” – ha concluso il vescovo reggiano.

Al termine del tour e dei discorsi un caloroso applauso è stato rivolto al visitatore inaspettato, che ha ricevuto anche il saluto di Albertina Soliani, presidente di Casa Cervi:

“La visita del vescovo assume un significato grandissimo. Sono state dette parole nuove in un luogo in cui si racchiudono valori universali”.

Certo, come no, questa è una vera e propria conquista per i “compagni”: loro di fatto non chiederanno mai scusa per tutti preti che hanno ammazzato, ma anzi vanno fieri di essere ancora chiamati, da qualche nostalgico, “mangiapreti”. Ciò che conta invece, il grande risultato, è che le brache siano state calate dal fronte opposto. E così puntualmente è stato, con tanto di abbraccio ai “fratelli maggiori”.

Infine, giusto per evidenziare che le polemiche non partono sempre e solo dagli stessi, è utile sottolineare che già prima che noi compilassimo queste note, la visita di Camisasca a Casa Cervi aveva suscitato le proteste di Andrea Nanetti, consigliere comunale di Correggio, comune in cui si ricorda specialmente il martirio di don Umberto Pessina, ucciso in odium fidei dai partigiani e commemorato particolarmente l’anno scorso nella sua parrocchia, con una tre giorni a lui dedicata. Fu celebrata anche una Messa da Requiem secondo il Rito di sempre, la stessa Messa che don Pessina celebrava ogni giorno offrendo infine il massimo dei sacrifici: quello della vita, in difesa della Fede in Cristo Gesù.

Il consigliere Nanetti si è giustamente scandalizzato:

“Da cattolico mi pare ‘tristemente impari’ vedere che il nostro Vescovo Massimo non abbia avuto il tempo di commemorare sacerdoti uccisi da partigiani comunisti, come don Umberto Pessina  [Camisasca non fu presente alla “tre giorni” a cui accennavamo poco sopra – ndr], ma poi vada in visita ufficiale a Casa Cervi, tempio laico dei partigiani. (…) Ci si lamenta, giustamente, che gli amministratori Pd facciano ancora di tutto per esaltare la resistenza partigiana, ma niente per ricordare le vittime innocenti di quella lotta, come tanti sacerdoti ormai dimenticati, tra cui don Luigi Manfredi, parroco di Budrio, anch’egli ucciso in odium fidei, ma cosa pensare quando proprio il nostro Pastore episcopale sembra agire nella stessa direzione, come per piacere a quel potere politico?”

Tutto vero, purtroppo, ma a ben guardare c’è una tragica logica: il veleno del modernismo è stato in grado di avvelenare tutto, anche la stessa verità storica. Ha svilito coraggio, Fede, tutto.
E la chiesa reggiana quest’anno ha pensato bene di rendere pubblico omaggio ai successori ideali di quanti si macchiarono di delitti atroci, di sacrilegi, di uccisioni commesse in odium fidei. Il “dialogo” sorride soddisfatto. La Verità e la Giustizia, no.

Ben fatto, cara Curia reggiana. Magari vergognarsi un po’ non sarebbe niente male.

20 commenti su “Il Vescovo di Reggio-Emilia e la visita a Casa Cervi. Quando la libidine del “dialogo” uccide la Verità e la Giustizia – di Cristiano Lugli”

  1. Annarosa Berselli

    Lo storico Fortilio – vincitore del premio Aqui Storia anni fa – nel suo volume L’ultima notte dei fratelli Cervi – afferma che i poveretti non erano comunisti, e furono uccisi dai “compagni”….

  2. Non c’è neanche la forza di commentare. Tanto di cappello al giovane Cristiano Lugli per questo suo appassionato scritto in cui dice verità che purtroppo non si possono dire. Che Dio perdoni questi preti trasportati da una malefica bufera che ha tolto loro la ragione e, ciò che è peggio, ne ha deturpato l’autentica fede in Cristo e nella Somma Verità.

  3. Mi permetto di lanciare alla Redazione il suggerimento di una Giornata Nazionale per ricordare tutti i Sacerdoti uccisi dai partigiani comunisti durante la ” resistenza” e sotto l’egida del Martire e Beato Rolando Rivi. Questo per ricordare anche i nostri martiri mai ricordati. Grazie.

    1. Mi associo di vero cuore, e propongo, anzi, di comunicare la cosa ai vescovi, in particolare a questo di Reggio Emilia, invitandoli ad esprimere pubblicamente il loro pensiero in occasione di questa giornata. Ci sarebbe da vederne delle belle : probabilmente si rifiuterebbero quasi tutti, visto che non proclamano più la Verità tutta intera e non elogiano più i martiri cattolici. Povera Chiesa, in che mani è finita ! ci consola però il fatto che questa non è la Chiesa di Cristo, è la falsa “chiesa” che ha eclissato quella vera (come predetto dalla Madonna a La Salette) e che è asservita a Lucifero (il dio della massoneria, alla quale appartiene una moltitudine di alti prelati). Del resto, come meravigliarci, se Maria SS.ma a soggiunto, a La Salette, che Roma avrebbe perduto la fede e sarebbe diventata sede dell’Anticristo ?

      1. Stefano Mulliri

        Assolutamente d’accordo con lei caro Catholicus. Sarebbe il caso di vedere da che parte stanno molti di questi se-dicenti ” pastori”. Indire una giornata di memoria per l pretti uccisi in odio alla fede, sarebbe una questione di equità, solo che i vari compagni e fratelli maggiori e separati, non sarebbero tanto contenti.

        1. @Stefano Mulliri

          “… solo che i vari compagni e fratelli maggiori e separati, non sarebbero tanto contenti”

          Certo che i compagni non sarebbero contenti.

          Ma non vedo perché in generale cristiani di altre confessioni o ebrei avrebbero, in quanto tali (se fossero, come succede a volte, anche compagni invece ricadremmo nel caso di cui sopra), speciale scontentezza per commemorazioni fatte dalla Chiesa Cattolica di sacerdoti martirizzati da criminali comunisti a cavallo della fine della II GM.

          Il punto dolente è che qui in Italia la Chiesa Cattolica gerarchica non ha più interesse e/o coraggio a ricordare pubblicamente questi sacerdoti martiri: fra l’altro in ambito cattolico la commemorazione mica è un atto di propaganda politica come fanno i “sacerdoti della Resistenza”. E’ un atto di preghiera e di insegnamento della verità per favorire sincero pentimento e perdono.

  4. Conformisti! Scaldapoltrone! Tienitori di famiglia/famiglie! Camicie arcobaleno della rivoluzione italica! Adeguati ai segni dei tempi! ADUNATA!!!

  5. Camisasca è di CL e pertanto…
    Tra l’altro, non fosse stato così “cuor di leone”, mai lo avrebbero consacrato Vescovo in questa Chiesa moderna dove “tutto è politica…”.
    Diciamo che cerca di fare il bravo perchè spera ancora in qualche promozione dopo l’ultima sfumata ad Arcivescovo di Bologna…
    Che uomo di bassa levatura!! Tristezza!!!!

  6. Carla D'Agostino Ungaretti

    Purtroppo non c’è da stupirsi. I vescovi si accodano al Papa che visita ed elogia Fidel Castro, stima e ammira Chavez e relativi colleghi, dice che anche tra i comunisti c’erano persone per bene (e questo magari è pure vero) ma dimentica di condannare i crimini del comunismo sia sovietico che nostrano. Sotto sotto apprezza la teologia della liberazione condannata da S. Giovanni Paolo II, crede che dimostrando per primo al mondo la sua stima, lo converta come faceva Gesù,Ma Gesù ci riusciva davvero a convertire i peccatori, lui chi ha convertito? E i vescovi lo imitano riuscendo soltanto a tirare l’acqua al mulino laicista facendo passare il messaggio buonista che ha cancellato la percezione del peccato perché “chi siamo noi per giudicare?”. E intanto il messaggio cristiano viene manipolato secondo quanto fa comodo al mondo. Mi stupisco di Mons. Camisasca che io ho conosciuto a Roma ai tempi in cui era solo don Massimo e, insieme a don Angelo (Scola) e don Giacomo Tantardini mi illuminò sul pensiero di quel grande educatore cristiano che fu don Giussani. Che è successo ora?

    1. Cara Signora Carla, non volevo dirlo per non infierire su CL, ma visto che lei l’ ha nominata, dico che è successo ciò che è successo a tutto il movimento, cioè l’asservimento al potere per scopi utilitaristici. Spiace dirlo, ma purtroppo è così.

  7. Bene ha fatto Lugli a citare i 7 fratelli Govoni, il cui massacro ad opera dei partigiani comunisti non viene ricordato perché erano, in un certo senso, dalla parte sbagliata.
    Ad onor di verità bisogna dire che mentre l’episodio dei fratelli Cervi s’inserisce nel tempo degli anni di guerra (1943) in cui le rappresaglie, l’uccisione cioè dei prigionieri quando l’avversario uccideva i propri compagni, era norma in un campo e nell’altro, e i fratelli Cervi si erano uniti ai Partigiani nella lotta attiva quindi erano soggetti a tali eventualità; il massacro dei fratelli Govoni avvenne a guerra finita (Maggio 1945) e non per rappresaglia, che in un sovvertimento di valori insiti in un conflitto armato è comprensibile anche se esecrabile. I Govoni peraltro non erano implicati nella lotta civile; solo due di essi avevano aderito al Partito Fascista (come la maggior parte degl’Italiani, compresi quelli che successivamente si “riscoprirono” Comunisti), senza esercitare ruoli attivi. Uno dei fratelli era una donna, Ida, che fu strappata da casa mentre stava allattando la figlia.

  8. Antonio Radeghieri

    La vittoria sociale, politica, culturale e, purtroppo, anche spirituale della sinistra, è confermata dal fatto che quando un uomo e una donna vivono come coniugi fuori dal matrimonio, cioè in stato di adulterio, si dice che sono Compagni…

    1. Davvero. Sembrerebbe ironico, ma in realtà è serio. Tra l’altro, il nome di compagno o compagna nei media viene di solito adoperato per indicare non solo chi è fuori dal matrimonio ma anche chi è sposato, per cui non si sa con precisione se i compagni siano veri coniugi, più o meno conviventi, adulterini o altro. In quanti modi si può attaccare il vero matrimonio e la famiglia!

  9. C’è la storia vera di cui non si parla, c ‘è la Verità che non si dice. Questa tecnica è quella usata dal modernismo, dall’ecumenismo, dal dialoghismo, dal buonismo e da tutte le apparenze di bene in cui il male ha avvolto le menti, gli occhi, i cuori, le volontà. Il Male ci ha avvolti nella sua camicia di forza, facendoci credere che ce ne liberava. Speriamo che NSGC doni un numero sufficiente di giovani, come il nostro autore, in grado di combattere la buona battaglia lungo tutto il corso della loro vita. Che la caduta nel conformismo di tanti cattolici, sia loro di monito, per la vita, che il male non dorme mai e che non bisogna mai abbassare la guardia per una male- intesa gentilezza. La nostra speranza è nei giovani, credenti veri in Gesù Cristo Signore. Seri, preparati, incorruttibili. Dio, Uno e Trino, li benedica e li protegga sempre.

  10. “Ciò che conta invece, il grande risultato, è che le brache siano state calate dal fronte opposto. E così puntualmente è stato, con tanto di abbraccio ai “fratelli maggiori”.”
    Calino, calino pure tutte le braghe che vogliono…… Si prendano pur gioco dei morti innocenti come Rolando Rivi. Più si assiste a questo spettacolo scellerato più comprendo la profezia dell’Isis che devasterà San Pietro. Che vergogna.

  11. Riguardo al Vescovo Camisasca ed a tutti gli altri suoi degni compari (vorrei dire tristi figuri) vado ripetendo da sempre : non ascoltiamoli, non seguiamoli, non leggiamoli, non guardiamoli in TV (sono come il basilisco : se li guardi ti ipnotizzano e sei fregato !).
    Purtroppo sono stati i primi a passare dalla parte di Lucifero, ormai da quasi 60 anni (parlo di quelli al potere, perché i rivoluzionari rivoltosi, carbonari e cospiratori risalgono alla prima metà dell’800). Quindi, amici, se vogliamo salvarci l’anima guardiamoci da Scola, da Galantino, da Bergoglio, ecc., come un tempo ci si guardava “da li turchi”, costruendo torrette lungo le coste per avvistarli ed avvisare la popolazione dei borghi e del contado affinché si rifugiassero sui monti. Le moderne “torrette di avvistamento” (di questi nuovi turchi, molto più pericolosi di quelli di un tempo, perché quelli uccidevano solo i corpi, mentre questi vogliono carpirci l’anima per consegnarla a Satana) sono i mezzi di comunicazione di massa, stampa, TV, social : appena li scorgete, cambiate canale, spegnete radio e TV, cambiate sito internet … e con la loro stampa menzognera e diabolica puliteci i c…i : è l’unico utilizzo a cui può esser destinata.
    Pace e bene a tutti … e Laudetur Jesus Christus

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