"Introduzione all'ateismo moderno". Un saggio di Cornelio Fabro – di Piero Vassallo

Dai torchi della intrepida Casa Editrice del Verbo Incarnato, esce in questi giorni “Introduzione all’ateismo moderno” la monumentale (1292 pagine) opera di padre Cornelio Fabro, che ricostruisce l’infelice e disastroso cammino della filosofia moderna, indirizzata all’ateismo radicale dal dubbio cartesiano sulla credibilità degli enti e dalla cieca fiducia nel potere della coscienza vuota .    

di Piero Vassallo

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OC21-Introduzione-allAteismo-modernoLa radice dell’ateismo moderno, infatti, è l’erronea formulazione del problema dell’essere, “ossia il problema del cominciamento posto da Cartesio e riproposto di volta in volta da Locke, Hume, Kant, Schelling, Hegel, Heidegger. … Solo chi inizia con l’ente e fa leva sull’essere può arrivare all’Assoluto di essere che è Dio; chi parte dal fondamento della coscienza deve finire per lasciarsi risucchiare dalla finitezza intrinseca del suo orizzonte ossia per perdersi nel nulla di essere”.

 Fabro stabilisce pertanto il criterio indeclinabile, che deve essere usato quando si affronta il problema dell’ateismo: “Chi accetta la posizione parmenidea che l’essere fonda il pensiero, costui s’incammina in forma positiva verso la posizione finale dell’Assoluto, purché non si arresti per via o non sbandi per qualche falso di metodo. Chi parte invece dal pensiero come fondamento dell’essere si preclude a priori ogni autentica posizione di trascendenza, qualunque sia la determinazione empiristica, razionalistica, idealistica, fenomenistica, materialistica, intuizionistica ecc., che poi si voglia dare all’essere di coscienza”.

 L’ateismo moderno rappresenta una oscurante novità, ossia il risultato della separazione del pensiero umano dalla realtà: “Mentre nelle epoche precedenti le sporadiche affermazioni di ateismo provenivano da flessioni più o meno evidenti – e quindi recuperabili – del principio realistico, le quali potevano essere confutate col richiamo al principio fondamentale in quanto questo manteneva intatta l’esigenza di trascendenza, il principio  dell’immanenza taglia alla radice la trascendenza”.

 Di qui la debolezza e l’inefficacia dell’evangelizzazione strutturata e attuata in obbedienza alle suggestioni del sentimentalismo (che presto degenera in lepido e stucchevole buonismo) e l’obbligo tassativo di riprendere il dialogo con i moderni apostati dalla ricostruzione della filosofia dell’essere, quale fu perfezionata da San Tommaso d’Aquino, accolta ed esposta dai catechismi pre-conciliari  ed eclissata dalla teologia progressista.

 I cristiani non possono medicare la disperazione cosmica, “che stringe i popoli mentre celebrano i massimi progressi nel dominio delle più segrete energie della natura“, offrendo la dolce consolazione dei panni riscaldati dal buonismo, che allestisce mense e organizza incontri festosi con predicatori buonissimi, piissimi e tollerantissimi.

 Il male che rode e tormenta l’umanità ha lontana origine dalla fuga del pensiero filosofico nei territori delle elucubrazioni irrealistiche. Di conseguenza è compito dei cristiani avviare la restaurazione del primato dell’essere sul pensiero ossia ripristinare l’autorità del senso comune.

 Un primo, coraggioso ma non definitivo passo nella direzione del realismo filosofico è stato compiuto dall’enciclica “Fides et Ratio”, pubblicata da Giovanni Paolo II ma insufficientemente letta, apprezzata e obbedita dal clero  (alto e basso) e dagli studiosi cattolici.

 L’opera di Fabro, opportunamente riproposta dall’ordine del Verbo Incarnato, offre un sussidio indispensabile, forse l’ultima occasione offerta ai cattolici, che intendono raccogliere la sfida dell’ateismo e affrontarla con armi vincenti.

Il libro di padre Fabro può essere ordinato alla Editrice del Verbo Incarnato, che ha sede in Segni (Rm) CLICCANDO QUI

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6 commenti su “"Introduzione all'ateismo moderno". Un saggio di Cornelio Fabro – di Piero Vassallo”

  1. Oreste Sartore

    uscire dal pensiero che presume l’autosussistenza, tornare al reale; era anche il motto dell’amico Fabio de Fina

  2. Riccardino Paniz

    Egregio prof. Vassallo, leggendo le sue ventuno righe, ho visto scagliata tanta folgore, da incenerire di botto, la sterminata produzione di filosofia coriandolare, inaugurata dallo spensante Descartes, presidente onorario della repubblica di Omphalos; ho udito il colpo di martello che frantuma con fragore, i vetri colorati del caleidoscopio teologico col quale armeggiano, da almeno da dieci lustri, gli illusionisti cantori del vuoto pneumatico; ho udito frangersi i pastorali in vetroresina impugnati dagli schäfer-meister, che caracollano gai colle greggi belanti, nelle lande desolate del nulla. Già accostando il pensiero risanante di altri paladini del sensus communis come Mons. Livi (al quale penso con gratitudine), mi ero messo sulle piste di Padre Fabro; col quale, stante il suo suggerimento testé giunto, prevedo di stare in compagnia le settimane a venire: sono ansioso di vederlo raddrizzare, con la misericordia di un maglio, la curvatura nientificante del pensiero fiacco.
    Cribbio! prof. Vassallo, tutto in sole ventuno righe: è mai possibile? Grazie.

  3. L’amico Vassallo, autorevole storico della filosofia moderna, pone egregiamente in evidenza la questione fondamentale, ossia la scelta a favore del realismo piuttoso che dell’idealismo, quale viene rigorosamente presentata in questa opera monumentale di Fabro. Quando essa fu pubblicata, io cominiciavo a collaborare con Fabro all’Università di Perugia, e vent’anni dopo curai la riedizione un’altra sua opera importante, l’Introduzione a San Tommaso d’Aquino. Nel frattempo regristravo la sostanziale coincidenza di visione critica tra Fabro e Gilson: ma da quest’ultimo ricavavo anche l’apprezzamento per la nozione moderna di “senso comune” (che Vassallo, con mia grande soddisfazione, non esita a introdurre nel suo commento a Fabro, anche se questi non la volle mai usare). Poi io ho continuato lo studio del problema posto da Fabro attraverso la “logica aletica”, con la quale si può dimostrare che la scedlta realistica è dotata dai adeguata giustificazione epistemica, mentre quella idealistica è volontaristica, gratuita e quindi scientificamente ingiustificata. Il che porta come conseguenza teoretica importante che l’ateismo è non solo contro la religione in generale e contro il cristianesimo in particolare, ma è anche contro la ragione.

  4. piero vassallo

    Grazie professore e padre Antonio Livi, un vero maestro e un sapiente continuatore dell’opera di Fabro e Gilson. Di mons Livi sto leggendo con profitto (e quanto prima recensirò) il magnifico intervento in “Verità della fede”, il volume pubblicato in questi giorni dalla Casa editrice Leonardo da Vinci.

  5. Unità e complementarietà tra fede ragione fa bene alla fede, evitando fondamentalismo e sentimentalismo, ma fa anche tanto bene alla ragione, evitando il razionalismo, che diventa immanentismo e che precipita nel nichilismo

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