La chiacchierata domenicale. – di Rigoletto Corsini

di Rigoletto Corsini

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pssggfrnz Forse molti ignorano le difficoltà di un padre, per di più vedovo, a mandare avanti una famiglia,  due figli (ora anche una nuora e due nipoti) con i tempi che corrono…certo se dovessi fare un consuntivo sarebbe all’attivo: i due ragazzi sono venuti su bene, timorati di Dio…ma quante ansie, quante notti trascorse in bianco, senza farsene accorgere, per i loro ritardi. E quando sentivo una sirena d’autoambulanza o il rombare di una motocicletta mi prendevano i brividi e mi veniva il magone allo stomaco… e poi le discussioni, il carattere ribelle del più piccolo, Corradino, le sue polemiche, quel mettersi, novello don Chisciotte, a fare la guerra contro i mulini a vento, contro tutti, contro tutto. E quando io glielo facevo notare: “Ma non vedi, Corradino, che tutto il tuo agitarti è inutile…stai un po’ quieto, riposati, cerca di dialogare con le persone, credi, il mondo non è nato ieri, va avanti anche senza di te …sembri proprio don Chisciotte”  E lui, impertinente, di rimando: “E tu, papà caro -non te ne avere a male – sembri proprio Sancho Panza con codesti consigli a buon mercato che ti danno un tono di referenzialità…e lascia perdere la ‘tenerezza’ a buon mercato di chi invita a frequentare le ‘periferie esistenziali’…sai cosa avrebbe detto il nonno, anche lui, per te, era un don Chisciotte, eppure tutti lo rispettavano…sì, lo rispettavano anche e, forse, soprattutto, per le sue battaglie perse…no papà, io non son nato vaso di coccio tra vasi di ferro…non ci son più i vasi di ferro in questo clima conciliare, ma i vasi da notte…quanti vasi da notte che guardano al futuro che hanno dietro le spalle! “

Benedetti figlioli, vedete un po’ come rispondono! E poi lui! Sembra che io non esista – eppure molte volte ha per me delle attenzioni che io non mi sognerei mai, delle delicatezze che mi commuovono- il suo modello è quel nonno “un uomo tutto d’un pezzo”, un “signore d’altri tempi”, uno che seguiva i dettami evangelici “sì sì- no no” e i progressisti e i neomodernisti li prendeva a calci  in…specificando anche, papale papale, il luogo anatomico…insomma mio padre, quel suo nonno che nemmeno ha conosciuto. E me lo dice in un modo da farmi sentire : come se fossi stato un figlio degenere e non l’unico che del padre ha seguito anche la “missione” (così lui chiamava l’arte di Esculapio)…mi accusa – e me lo dice con quel suo dialetto stretto napoletano e con quella sua faccia canzonatoria da scugnizzo come se invece che al Vomero, tra piazza Medaglie d’Oro e piazza Vanvitelli, fosse vissuto nei bassi di Sant’Antonio o tra le pulci di Vico Vasto a Chiaia – di esser tiepido, insomma una sorta di “collaborazionista” dei nemici, i neomodernisti che , a suo parere, non combatto abbastanza. Mi accusa anche di eresia, e lo fa, così, con nonchalance, come se mi consegnasse un diploma di benemerenza.

Ho colpa io dei guai del mondo perché – in temporibus illis – ho votato, per arginare i comunisti, per la democrazia cristiana, sono io a suo parere, colpevole di non aver sostenuto, a suo tempo, come naturalmente aveva fatto il nonno (ripeto: mio padre!) la battaglia della Tradizione… e non mi chiedete, per cortesia, quale battaglia, perché Corradino è sempre in battaglia…

Non sono andato una volta al Convegno della Tradizione  presso la “Fedelissima” Civitella del Tronto, l’ultima roccaforte del Regno del Sud? Ebbene : “Hai boicottato – dice – il Convegno…il nonno è stato sempre presente…”  (sarà comunque bene dire che, quando mio padre andava a Civitella, il mio caro don Chisciotte non era ancora nato!) Vado alla Messa ( o meglio andavo finché non hanno mandato via anche lui, in Francia) alla Messa di don Aldo Raimondi o di Monsignor Corti in Orsammichele? “Ah, sei andato a Messa da due ottimi sacerdoti? Però anche loro non si decidono a celebrare il Vetus Ordo…”

E ancora. Vado alla Messa in rito antico in un certo posto? “Ah, certo, vai da quelli della Riserva Indiana che stanno nascosti e mandano i ciarlatani a mettere scompiglio, o meglio a tentare di mettere scompiglio, nelle file del tradizionalismo cattolico…” Inutile rispondergli che, molte volte, quel suo vedere complotti dappertutto è frutto della sua fervida fantasia. Cerco di mettere una parola di pace nel caso vergognoso dei francescani dell’Immacolata rimasti fedeli al padre Fondatore, all’Ordine e alla Chiesa ed esiliati e deportati ai quattro angoli dalla terra dai quattro frati traditori iscariotiti (ex FI Frati dell’Immacolata ora FI Frati di Giuda Iscariota) e cerco di aver parole di commiserazione per quel padre Dicette e Facette, il “poverocristo” caduto preda dei tagliagole talebani e lui mi risponde da guappo : “Papà, te voglio bene assaie, sì, ma nun te deve ammischià in ste faccende …chilli so’ mariuole…e chillo a Firenze che sta a Ognissante è frate a isso che sta ‘n coppa a tutto e che ave o’ sito talebano… o’ tagliagole, o’ cumpariello e’ Fornelli, chille capuzielle che scrive pe’ a Setta…”

Benedetti figlioli che conoscono soltanto il bianco e il nero e ignorano il grigio…e che non vorrebbero far prigionieri…

Sì, Corradino, è quello che più mi da’ pensiero per queste cose: mi ricordo a Napoli che contestava le maestre : “sono tutte …” e non vi dico la parola, figlia di una mentalità maschilista che io ho cercato almeno di moderare, ma che è viva nei miei figli e – non lo credereste mai- anche in mia nuora Elsa, la pasionaria, la moglie di Manfredi, che con Corradino fa il paio…a differenza del marito, assai equilibrato e nemico delle risse… Insomma Corradino ce l’aveva con le maestre perché erano sdolcinate e volevano fargli “da mamma” e, lui che la mamma l’aveva persa, non voleva saperne di quell’amore posticcio alla melassa, lui si sentiva un uomo e un giorno che una di quelle poveracce si provò a fare “educazione sessuale” ecco partire l’epiteto: “Sei una pu..ana” e alla “poverella” che, umiliata di fronte a tutta la classe, sbraitava e gli diceva : “Ma come osi trattarmi così” lui freddo: “Ti dò del tu perché ce l’hai chiesto e ti dico p…..a perché è l’ora, come tu dici, di finirla con le ipocrisie e, per me (in realtà voleva dire per mio nonno!) quelle che parlano di queste cose sono delle pu…. e se preferisci dirò prostitute, come consiglia l’educazione sessuale “. Questo il suo discorso, tradotto in fiorentino, dal suo dialetto napoletano e tralascio, poi, quello che non seppe dire sugli psicologi…che, in realtà, era una volgarizzazione di quello che io pensavo e penso tuttavia.

Parla Corradino.

Ogni sabato  ci ritroviamo, tutti insieme, da Manfredi, e papà sembra più giovane ed è contento anche perché il più delle volte, si ricevono (Elsa , Manfredi ed io) i nostri amici con i quali subito familiarizza. Lo vedo così stanco, così amareggiato…e comprendo la sua vita fatta di lavoro, di sacrifici, di altruismo e di tanta, tanta solitudine, mentre si affligge per me perché mi crede “scapestrato” e “ribelle”…mi crede? No, fa soltanto finta di credere, in realtà, povero papà, lui comprende tutti, anzi è contento che io prenda come modello il nonno, suo padre del quale, unico tra i figli, ha ereditato la professione medica…controvoglia, ma quasi per un senso di doloroso dovere. Lui che amava gli studi classici, che avrebbe desiderato un Cattedra universitaria ma, anche, una cattedra di lettere antiche al Liceo classico…Quante volte al ritorno dei “bagordi” (così lui chiama le mie “sortite” con gli amici e le amiche) del sabato sera lo trovo addormentato sulla poltrona con la mano sul libro ancora aperto…e siccome mi vergogno ad apparire sdolcinato e sentimentale, velocemente gli rimbocco la coperta che ha addosso e gli passo, furtivamente, la mano sulla testa carezzandogli quei capelli che ormai son fili d’argento…e, pur, dormendo, sembra che veda e pare che sul volto, che ora sembra più rilassato, si accenda un sorriso. La mattina, prima di andare, prestissimo, in ambulatorio, viene in camera mia credendomi addormentato e mi dà (quasi furtivamente) un bacio in fronte e io , che lo stavo aspettando, sento come un dolce fremito d’amore…e faccio finta di continuare a dormire mentre lui se ne va volgendosi più e più volte verso il mio letto e, decidendosi poi, con un ultimo sorriso, a rimboccarmi le coperte.

Come vorrei che tutte le persone avessero un papà come il mio…eppure, quando parliamo, io -come lui dice- divento ruvido, a volte quasi beffardo: ma è il mio modo di fare per vincere le mie malinconie, le fantasie, il sentimentalismo piagnone che mi porterebbe a buttarmi tra le sue braccia e a piangere di gioia e di tenerezza.

Sì, allora divento ruvido, scontroso, specie quando entriamo- ovverosia quasi sempre- in argomenti che riguardano la Tradizione, la nostra Santa Chiesa: lui li cataloga sempre come  “politica”….

E c’è Elsa che mi appoggia sempre, mentre mio fratello Manfredi cerca di moderare, in queste mie dispute col genitore che gli fanno pensare (ma davvero lo penserà?) che io lo escluda dalla mia vita e prenda il nonno come mio unico riferimento…poi si rammarica che non pensi mai alla mamma: ma, ne sono certo, data la sua sensibilità, comprenda bene che tante sono le notti che passo,  malinconicamente, pensando proprio a lei, ai suoi bei capelli neri e a quel suo sorriso che, scialando, a tutti concedeva come  una primizia, un dolce frutto maturo di pesca oppure  di albicocca presi da un cesto pieno di odorose fragranze della campagna napoletana.

Lo vedo ancora sorridere, il mio babbo, quando l’altra sera gli ho raccontato – per l’ennesima volta- la storia dei frati francescani dell’Immacolata e, volutamente, l’ho fatto in napoletano stretto…E lui che non si perdeva una parola e che mi consigliava moderazione…sì, moderazione : tanto so bene che lui mi vuole così perché in me rivede il carattere “caliente” del nonno , il mio nonno che amava la Tradizione (“Tradidi quod et accepi”) e le cui battaglie, a Firenze, al fianco di don Stefani, son diventate proverbiali… E’ contento di vedermi nemico di ogni ingiustizia, di ogni prevaricazione e, forse, lo sento quando parlando mi accarezza con gli occhi, gradisce anche quel mio parlar “senza freni”, forse troppo franco, per cui quando ho finito il racconto dei francescani tra poco mi faceva l’applauso.

Ormai son divenuti familiari i nomi di padre Alfonso Giuda Bruno, il capo degli iscariotiti, quello che a vederlo ti vien da portar le mani a toccar ferro (e non solo ferro) e il suo compare, quel docente in una scuola nicaraguense dei cani per i ciechi (Castellini?) e quel sito talebano, un sito che ha in bacheca il volto della Vergine Maria, e che sputa sentenze, offende, spara e, mancando di quella carità che si vorrebbe negli altri,  appoggia apertamente le forze massoniche e i talebani, una testata che esprime solidarietà ai terroristi musulmani che, in Siria, hanno fatto fuori i soldati di Assad con il gas…e poi delle delicate caricature per dimostrare come si considerano quelle persone che hanno avuto il torto di mettersi di mezzo a questa persecuzione: un asino (Gnocchi e Palmaro), un clown Giuliano Ferrara e via con volgarità che fanno voglia di vomitare… per cui perfino padre Rosario Belmarco, ovvero don Dicette e Facette, nella risposta che ha scritto a papà  prende le distanze da p. Bruno Giuda Esposito…E ho visto nel volto del babbo quella cicatrice sotto l’occhio sinistro (un suo paziente matto – peraltro subito perdonato, curato e aiutato – lo sfregiò con una bottiglia che, prima, aveva spezzato sulla sua scrivania) si è fatta rossa gli si sono inumiditi gli occhi quando ho raccontato della prigionia di p. Manelli, un Santo come padre Pio, e gli ho raccontato anche della vergogna e dell’infamia di chi ha osato scrivere: il p. Manelli non è agli arresti domiciliari, può uscire, basta che chieda il permesso, quando vuole, sempre che il permesso gli sia dato, e anche l’altra volta che è uscito senza chiederlo non gli è stato fatto nulla. Capito? Allora vuol dire che le altre volte gli è stato fatto qualcosa? Lo hanno punito…battuto, ammonito, frustrato? Che altro… corrono già voci (e speriamo davvero sian solo voci) di carcerieri “maneschi”. Io non escluderei nulla : possibile che nessuno indaghi, che la stampa laica (tipo Repubblica) sempre così pronta scoprire “vergogne” nel mondo cattolico non veda questa che è la più grave, la più infame, la più vergognosa? Non ho ancora compiuto i vent’anni e già ho visto quello che può succedere in “quest’atomo opaco del male” : la quasi totalità dei frati francescani rimasti fedeli al padre fondatore, all’Ordine, alla Madonna, deportati ed esiliati. Ah no, ma che dico, trasferiti, per un naturale avvicendamento, da quel padre Giuda Bruno Alfonso, chi alle gare sciistiche in una ridente località delle Montagne austriache (p. Dicette e Facette dixit) perché, si sa, l’Ordine dei francescani dell’Immacolata prevede le annuali gare sciistiche, come prevede i bagni e il sole sulle coste africane e quando non si abbassi la testa di fronte al tirannello al cui confronto don Rodrigo assume una statura morale sublime, il sole non si prende più in Benin o in Gabon ma in Nigeria, dove i cristiani vengono crocifissi dai musulmani talebani che vengono difesi nella testata del padre Giuda (mediatrice.net)… Ecco, allora, ho visto papà, che si era commosso di fronte alle ipocrisie e alle isterie donnesche di vecchia zitella di Rosario Belmarco Bruto, alias Dicette e Facette, che ha cambiato faccia… Lo vedi papà che tuo figlio ha ragione e questo suo caratteraccio come il nonno è qualcosa di famiglia? L’ho capito quando ho parlato di quel tal monsignor fiorentino che aveva invitato, canagliescamente (più canaglie coloro che l’avevano ascoltato) a non partecipare alla processione della Madonna di Fatima che annualmente veniva organizzata dai frati dell’Immacolata rimasti cattolici, quando ho “sparato” tanti epiteti e tu mi hai freddato con un sorriso: ma dai, Corradino, perché vuoi drammatizzare le cose, lo sai bene, no, che quello è soltanto un povero bischero… me ne parlava già tuo nonno. E allora, visto che il nonno e non io è il tuo punto di riferimento, dai retta a lui: quelle persone lì, poverette, vanno compatite, aiutate anche… non demonizzate. Cerca di essere un uomo, Corradino e lascia correre queste storie che di fronte ai drammi come quello dei francescani dell’Immacolata sono sciocchezze!

Hai ragione papà, sapessi quanto ti voglio bene! Ma questo, ahimè, non gliel’ho detto

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“Cari fratelli e sirocchie, comme aggio detto innanze, ognuno tiene la faccia che crede ed io questa tengo che vi piaccia o meno chi se ne fotte? Aggio venuto qui a Firenze e ce rimango volentiermente pecché prima ero poco più( se fa pe’ dicere!) no scarafone oggi so scarafone al cubbo e seguentemente tre volte valgo di quando un solo scarafone fossi stato…e qui a Firenze, da o’momento che tre volte valgo, aggio a portare i complimenti miei al caro padre Giuda nostro e non certo a corda co’ o sapone come volessero e comparielli nemici a noi… e ve posso dicere che aggirò immantinente pe’ fare assaie e chiù a o’ padre Serafino che sta facendo gare sciistiche o paese alpino ove ce venette gente assaie pe’ vedere a isso in corsa che potesse vincere pure o’ primmo premio… insomma molte cose farò e più meglio assaie di quelle che faceva O’ Serafino ma non tutto quello che lui facette potessi farlo io. E stessero attenti li tradizionaliste che infamato m’ebbero su internette che io farò fare a issi la fine che a da fa o’ Berlusconi loro… inteso hanno? E  pure l’interdette avranno ch’aggio a scrivere una littera a cardinale fiorentino che scomunicasse chilli ch’hanno firmato o’ foglio pe’ portà a solidarietà a fratemo Serafino che meglio a isso nissuno sta… che gli pigliasse pure n’accidente”

cllntscnCosì mi racconta, durante il viaggio, il Comm. Cherubino Montechiaro, in un suo colorito rifacimento fantasioso, della prima omelia fatta in Ognissanti, a Firenze, dal nuovo Rettore che la verve e l’inventiva del commendatore partenopeo hanno come rappresentato plasticamente. E non se ne dorrà il francescano se la fantasia, in questi casi, supera la realtà… Firenze è una città tutta da conoscere e anche con le più rette intenzioni si vien sempre fraintesi, travisati… insomma tutto ciò che si è detto, o scritto, forse sotto l’euforia della visione del potere, poi ti viene spiattellato sotto il viso e hai un bel dire: “ma io volevo, ma io… credevo etc” … i fiorentini sono così e quello che mi sdipana il commendator Montechiaro io l’avevo già sentito dire, in altre, forse meno colorite versioni dalla bocca di diversi soggetti: attenti a coloro che ti dicono che Firenze è una città sobria…Napoli in confronto è nulla. E almeno le chiacchiere napoletane son più fantasiose e colorite al confronto di quelle fiorentine, più taglienti, stringate, cattive… per cui un fiorentino che avesse dovuto riassumere la predica del povero p. Giammarco Bruto Rosario avrebbe semplicemente detto: ” Un povero frate che ha detto una balla di bischerate che se un sonava mezzogiorno gli era ancora lì”… e non gli avresti cavato  altro di bocca all’uomo o alla donna che , poi, ti avrebbero anche guardato come dire: “O quello icché vole…o un ti se’ già detto!”

Finis.

No, no…in questo caso io preferisco esser preso di mira da un napoletano che da un fiorentino.

Ma il Comm. Cherubino Montechiaro, vecchio paziente di mio padre, lasciatomi in  generosa eredità (insieme a molti altri più o meno come lui), non solo è venuto ieri  (venerdì) nel mio ambulatorio di via de’ Tavolini, per una visita (gratuita, si capisce) ma si è anche  proposto come accompagnatore (vitto e viaggio a mie spese)  in una gita nel verde Mugello fin sulle colline di Rincine, sopra Londa, dove vado a visitare una vecchia casa colonica che ho intenzione di comprare. Sono seduto al Bar di via de’ Sette Santi dove aspetto il commendatore che arriva  signorilmente agghindato, con tanto di papillon giallo e una giacca a quadretti sopra un paio di pantaloni rigati che sembra il noto (un tempo) “Ciccio” della premiata arena “Caroli-Gratta”  che piantava le sue tende al Campo di Marte(ma è dei miei tempi o di quelli di mio padre?).

Ma non si giudichi la persona dal solo abbigliamento, infatti il Comm. Montechiaro è la gentilezza e la cortesia personificate e, debbo dire, che è un personaggio informatissimo dei fatti fiorentini (“ero un collaboratore di don Stefani”) e le sue notizie sono sempre precise… non venitemi a dire dove le prende. Lui dice: ho la “mia voce” in Questura, la “mia voce” in Palazzo Vecchio, la “mia voce” in Regione e, soprattutto la “mia voce” in Curia” che deve essere assai sonora dal momento che delle vicende curiali sa vita, morte…miracoli (pochi), tanto che un prelato della Curia fiorentina gli avrebbe detto : “Commendatore se qualcuno trova un cappello da prete in cielo vuol dire che ce l’ha portato il vento”.

Nel parlare delle vicende della “nostra Chiesa fiorentina” usa grande rispetto e considerazione per ciascun personaggio che, buono o cattivo, bello o brutto, conservatore o progressista, per lui diventa un “importante curiale fiorentino”.

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Parla il Commendator Montechiaro

Vede, dottore, un “importante curiale fiorentino” mi ha detto che, attualmente, questo caso dei francescani dell’Immacolata per cui quattro frati ribelli, dopo aver incarcerato il fondatore dell’Ordine p. Manelli e aver deportato la maggioranza degli altri frati rimasti fedeli allo stesso Manelli, sta creando grande imbarazzo. E le spiego il perché : il nostro arcivescovo (che Iddio ce lo conservi per cent’anni) si è apprestato a un lavoro certosino: quello di ricomporre l’unità della Chiesa fiorentina, da tempo lacerata dai marosi della contestazione… e lo fa davvero con intelligenza e molto garbo e con i frati francescani dell’Immacolata e con padre Serafino Lanzetta, che del suo arcivescovo aveva venerazione e affetto, le cose andavano a gonfie vele perché quei frati tradizionali che celebravano secondo il vecchio rito (sapesse dottore, c’è gente che al solo evocare la Messa in latino gli si prendon le caldane) e che predicavano-come il nostro papa Benedetto XVI e come lo stesso nostro cardinale- l’ermeneutica della continuità asserendo essere stato il medesimo un concilio pastorale che non ha definito nulla, come lo stesso Paolo VI ebbe ad affermare, erano rispettati anche da coloro che, all’interno del clero, non ne condividevano l’impostazione: veniva riconosciuta loro la piena fedeltà e la buona dottrina…lo stesso Mons. Maniago, il nostro vescovo ausiliare, che, come certo Ella saprà, non è un campione del “tradizionalismo”, rispondendo a un gruppo di giovani che richiedevano una parrocchia dove si celebrasse il vecchio rito ebbe a dire: “Ebbene, andate dai francescani dell’Immacolata…di loro ci fidiamo”. Ed era tutto un programma. Don Arcangelo Santoro che, come Ella sa bene, prima ancora dell’elezione di Joseph Ratzinger ebbe a fare una pubblica abiura, che inviò (firmata anche da un certo don Fanfani) a tutti sacerdoti della Diocesi, che recitava tra l’altro: “Se il Cardinal Biffi e Joseph Ratzinger sono cattolici, ebbene, io dichiaro di non esserlo di non appartenere più alla Chiesa cattolica”…e poi tutti gli altri spropositi, lo sposalizio (sic) dei due omosessuali, addirittura la preparazione al matrimonio (ri-sic) dei ricchioni (noi dottore a Napoli- e del resto anche Lei è un po’ napoletano- li chiamiamo così)..alla fine il nostro arcivescovo dovette intervenire e, dopo che il Santoro fu mandato per qualche tempo a fare gli esercizi spirituali lo rimise alle “Piagge” dove avrebbe dovuto leggere una lettera del suo vescovo ai fedeli…niente da fare… e da allora lo scandalo continua. E non creda che al vescovo non importi…ci soffre molte, ha  cercato ogni strada per convincere l’Arcangelo Santoro…ma niente da fare. Molti vorrebbero che il Card. Betori scomunicasse tutti, prete e fedeli, casomai due o trecento fedeli vicini al Santoro (“prenderà i provvedimenti canonici del caso”)…come vorrebbero certuni. Cosa succederebbe (che il Santoro ormai non creda più nella Presenza Reale è cosa accertata ) se il vescovo facesse questo in un momento come questo in cui c’è un’apostasia generale cosa risponderebbero il Santoro e i parrocchiani ai “provvedimenti canonici”?

Ecco, dottore, almeno io spiego così il silenzio della Curia. Ora, mi dica lei, e vengo al fatto, cosa dovrebbe fare il nostro cardinale arcivescovo di fronte a un caso che è semplicemente all’opposto, ovvero cosa dovrebbe fare nei confronti dei frati rimasti nel grembo dell’Immacolata, di fronte alle richieste che qualche pazzo (si fa sempre per dire, non credo davvero che esista…) che chiedesse “provvedimenti canonici” (sic) nei confronti di frati fedeli alla Chiesa, al papa e al vescovo, e che vogliono continuare a celebrare quella Messa che la S. Chiesa  permette loro di celebrare e che non è mai stata abolita? E, faccio sempre per dire, cosa dovrebbe fare nei confronti di tanti fedeli che hanno espresso solidarietà ai frati perseguitati?

Conoscendo l’indole del cardinale so quello che avrebbe voluto fare : andare ad abbracciare i poveri frati tribolati e a rimetterli al loro posto.

Ma un cardinale non può far questo, c’è la Congregazione dei religiosi di mezzo.

Ma, continuo io: se qualcuno ancora, preso da furore giacobino, proponesse “provvedimenti canonici ” nei confronti dei frati fedeli e dei loro sostenitori?

Io – ma , dottore, ora parlo a titolo personale- credo che il cardinale opterebbe per la casa di cura…No, no, no, dottore, ma cos’ha capito?…la Casa di Cura per chi questo avesse proposto, certamente…ma non penso, a meno che non ci siano casi di arteriosclerosi galoppante, che questo potrà mai accadere…

Per dirle, caro Dottore, che è difficile giudicare e cucire camice addosso al nostro vescovo…che Iddio ce lo mantenga davvero per altri cent’anni…

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Quello che il Comm. Cherubino Montechiaro avrebbe potuto dire in poche parole lo riassumo io: in Curia, a Firenze, sono prudenti assai ma anche molto intelligenti e quindi questo polverone suscitato dai tagliagole che vogliono cambiare l’Ordine dei francescani, gli eccessi giacobini, questa mania di voler piantar forche e patiboli vari imbarazza e, perché no (questo non si dice mai), addolora quelli che il Comm. Montechiaro chiama gli “alti prelati fiorentini”….

Poi il Commendatore mi dà anche un suo salomonico Giudizio sui transfughi berlusconiani che per brama di potere (e chi lascia, con quelle facce che si ritrovano, la poltrona alla quale hanno il sedere – ma Cherubino ha usato un altro vocabolo – attaccato con il vinavil ?)hanno lasciato il partito di centrodestra e si sono imbrancati con le sinistre…Lupi, Alfano, Toccafondi:  “Dottore – mi dice- su quello bisognerebbe aprire un fascicolo…(prima che l’apra qualcun altro), insomma quei cattolici “rifrittura d’ateo”, tutti culo e camicia con la Bonino, il Ministro che vorrebbe far fare ai nostri Marò la stessa fine fatta dagli oltre diecimila bambini uccisi da lei con l’aborto, mediante una pompa per biciclette”.

“Dottore – dice la mia guida – veda , quei mascalzoni traditori, si potrebbero paragonare ai quattro frati tagliagole e a quei due o tre che li hanno seguiti nelle vicende dei Frati francescani dell’Immacolata:  zoccole, zecche, pulci, pidocchi, scarafoni, piattole del pube…anche se, mi scuserà, io ho più rispetto quei parassiti che per certa gente… “

Ma io non l’ascolto e salendo su per le montagne dell’Appennino, in questa giornata rigida che sembra chiamar la neve, mi godo quegli immensi spazi e quei silenzi di pace in quella campagna in cui la notte senti bramire il cerbiatto e mugolare le volpi e, non di rado, anche l’ululato del lupo che mette terrore; arrivati qui si prosegue, ma nella notte profonda si sente anche dopo che ha fatto la sua rovinosa caccia l’uggiolar della volpi: sono gli animali che comunemente si credono i più astuti e sono invece i più stupidi, entrano nei pollai e per mangiare un pollo fanno una “inutile strage”…quando son passate loro non riman più nulla se non qualche penna… e sono talmente sanguinarie e avide (parlo di VOLPI) che non voglion lasciar indietro nulla e così lasciano le carogne dei poveri volatili sotterrate intorno ai pollai, per poter disseppellirle nei giorni di poi… ma il contadino lo sa e le aspetta con il fucile e quelle comari piene di boria e di arroganza vengono mandate in pellicceria;  ora il cinghiale, ben nutrito e pasturato, distrugge i raccolti dei pochi contadini rimasti (ma ce ne son rimasti?) e gli abitanti di questa terra rigogliosa, i “rincinini”, avversari storici dei “londesi”, hanno i posti segreti per la ricerca  dei funghi, la raccolta delle castagne, gli appostamenti per la caccia… qui, su queste montagne, venivan portati, un tempo, i bambini alle balie, a queste donne generose che offrivano il latte delle loro mammelle agli asfittici bambini della città o ai “trovatelli”, lasciati allora dalle madri (più civili di ora perché lasciavan vivere anche quei “figli del peccato”) alla ruota della SS. Annunziata a Firenze…oggi basta una pasticca e “zac” quella vita non c’è più…

E proprio sulle montagne di Rincine visse Metello, l’eroe del romanzo del grande Vasco Pratolini: “Fino a quindici anni, Metello visse in campagna, a pascolare le pecore, insieme a Olindo, suo fratello di latte…Nel corso di quindici anni, a Eugenio e Isolina erano nati altri tre figlioli, tutti maschi anche questi , a scala; e Metello era uno dei cinque, non c’era distinzione. Un orizzonte di ininterrotti crinali aveva delimitato il suo sguardo di fanciullo: altre colline chiudevano la valle, coi castagni, i lecci, i cipressi, gli ulivi nani, e la Sieve fatta a posta per stanarvi i granchi di sotto i massi e tuffarvisi là dove fa ansa e durante l’estate forma una gran gora” (Cfr. Vasco Pratolini in “Metello”  Oscar Mondadori – Luglio 1965)

Non sembra cambiato nulla da allora e quando alle 13 entriamo nel Ristorante ci accoglie “il Colonnello”, ovvero Ettore, il proprietario, che del colonnello ha davvero la classe e lo stile. Di una cordialità calda ma silente, premuroso ma non entrante. Lo avevo già conosciuto mesi fa quando venni per la prima volta a vedere la casa colonica che vorrei, finalmente, acquistare se il Baggioni non continuasse – come oggi – a fare il tira e molla : “La vendo…non la vendo”…e tutto per aumentarne il prezzo.

Il ristorante di Rincine è un inno alla cucina e anche alla vita… a cominciare dalla sfoglia fatta in casa che anche la mia povera moglie distendeva sullo “spianatoio”  dopo averla impastata e “tirata” con il matterello… e poi la cacciagione (stufato di lepre, cinghiale e capriolo) e i funghi che il Colonnello ci ha portato in abbondanza : fritti, trifolati e arrosto…

Son arrivato a Rincine grazie a due amici di Corradino: Alberto che, durante l’estate veniva con la sua parrocchia a smistar le medicine (all’interno, ahimè, di una bella chiesa romanica trasformata in magazzino), per inviarle in Africa e di Leonardino Posi, un londese laureando in ingegneria, che, al ritorno, vuol che passi da casa sua per farmi conoscere il fratello Silvano, anch’esso medico da un anno, e i genitori Ulderigo e Tiziana.

Al ritorno – complice il nero di Pomino mesciutogli dal Colonnello – il Commendator Cherubino Montechiaro ha lo scilinguagnolo sciolto e mi racconta, con dovizia di particolari, tutte le “beghe” della Curia fiorentina… ma son troppo occupato a bermi questo paesaggio dove il sole sembra che non tramonti mai, a differenza dell’incavata Londa, dove alle quindici già fa buio.

4 commenti su “La chiacchierata domenicale. – di Rigoletto Corsini”

  1. Cesaremaria Glori

    Caro dottore,
    a quando il suo primo libro di memorie e di attualità? Mi prenoto subito. Il suo parlare è delizioso ed anche se gli inserti in napoletano schietto di Corradino non sono sempre comprensibili al cento per cento, il tutto scorre come un racconto di Fucini. Grazie per questi momenti di autentico godimento intellettuale.

  2. Eccezionale, Dottor Rigoletto, uno scivolare,cullarsi e dilettarsi in un’atmosfera fra il sogno di un’età già persa e la realtà che a volte ci attanaglia, a volte ci delizia. Colori, suoni vivi, parole, gesti, immagini che strappano sorrisi e lacrime, tenerezza e nostalgia. Si partecipa e si condivide. Ci si arrabbia insieme e si spera, si spera tanto che finalmente il bene avvenga. Una pagina-capolavoro.

  3. vittorio morelli

    O’ Dottore, scusi la confidenza, ma da quando l’ho conosciuto (letteralmente parlando) mi sta riportando indietro di ben oltre dieci lustri e mi fa risentire un Corradino quando il mi nonno mi diceva ” attento bimbo, ricordati: sempre testa, hai capito: sempre testa “. Ma la giovinezza porta ad essere poco diplomatici quando si vedano cose che non vanno e si partirebbe in tromba contro tutti. Lo proporrei come postulatore della causa dei cari FI con la convinzione della vittoria finale. La sua descrizione poi dei luoghi della nostra bella Toscana mi affascina e mi commuove avendola vissuta e vivendola tuttora con godimento.
    Di nuovo complimenti vivissimi!

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