La cittadinanza non può essere un meccanismo di legge – di Clemente Sparaco

Circa lo ius soli, a commento di un articolo di Mons. Negri, vescovo emerito di Ferrara-Comacchio

di Clemente Sparaco

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In un articolo comparso il 1 luglio su La nuova bussola quotidiana il vescovo emerito di Ferrara-Comacchio, Monsignor Luigi Negri, ha fornito interessanti spunti di metodo in merito alla discussione sullo ius soli.

Anzitutto – ha scritto – è necessario che le questioni vengano affrontate tenendo presente tutti i fattori”. Un’analisi fedele alla complessità della questione è indice (questo lo diciamo noi) di un sano realismo cristiano, che a partire dalla realtà formula soluzioni e proposte. Un’analisi settoriale o carente comporta quasi automaticamente lo scivolamento nell’ideologia. Ora, è caratteristico dell’ideologia il procedimento a tema, il partire cioè da una tesi pregiudiziale, preacquisita, prefissata. Questo implica la subordinazione della realtà all’idea con la conseguente sua violazione, ossia riduzione all’interno dello schema preordinato. “Si provoca una situazione ideologica che non consente di comprendere la realtà e quindi non consente una azione positiva conseguente la diagnosi che è stata fatta” – scrive il Vescovo emerito.

Il rischio ideologico è presente non solo in ambito politico, ma anche in ambito ecclesiale, nel momento in cui s’insinua “la pretesa di una parte di dare delle indicazioni tassative”, senza un previo “dialogo ampio e diffuso”. Questa posizione alimenta la divisione fra i cattolici e comporta un’impropria invasione di campo, ossia un’ingerenza politica. Ne viene “la delegittimazione di quelle strutture che sono determinate ad assumersi responsabilità”, ossia, in primis, del Parlamento, che resta “l’unico abilitato a decidere su questo tema”, in quanto “non esistono istanze superiori” ad esso. “Neanche la Chiesa cattolica o l’ecclesiasticità. Tutto deve essere funzionale, e la presentazione dei vari aspetti del problema va riferita a chi costituzionalmente ha diritto ad intervenire” – sottolinea Mons. Negri.

Fra le righe si legge qui un riferimento ad alcune battute sprezzanti o, per lo meno, imprudenti di Mons. Nunzio Galantino. Alla Repubblica delle idee a Bologna il 18 giugno il segretario generale della Cei ha parlato, infatti, di “gazzarre ignobili in Aula”, additando lo scontro avutosi in Senato il 17 giugno mentre si discuteva il progetto di legge di cittadinanza ai minori immigrati. Parole e atteggiamenti – aggiungo io – che appaiono ingiusti a prescindere, quando solo si rammentino silenzi e ambiguità mostrati in occasione, ad esempio, della Legge sulle Unioni Civili.

Con grande saggezza Mons. Negri ne conclude che “se noi cattolici favoriamo questa confusione delle lingue; se accettiamo questa delegittimazione degli uni a vantaggio degli altri; e soprattutto se noi riconosciamo a delle istanze, prima fra tutte la magistratura, poteri che la Costituzione non concede, noi facciamo il male del nostro paese”.

Da questa premessa di metodo scaturisce un’indicazione preziosa di impostazione. “La questione si pone quindi nella modalità di un dialogo”, dove dialogo ha, per Mons. Negri, un’accezione ampia che è di metodo e di sostanza:

  • di metodo, perché ogni impostazione ideologica sul tema, tanto in ambito civile, quanto in ambito ecclesiastico, è foriera, come già si diceva, di divisione e di contrapposizione ideologica;
  • di sostanza, perché la cittadinanza non può essere pensata nei termini di un automatismo, di un “meccanismo istituzionale che elude l’incontro tra coloro che integrano e coloro che vengono integrati”. “Il meccanismo non è una dimensione della vita sociale a meno di una vita sociale autentica” – scrive con grande acume Mons. Negri.

Una cittadinanza conquistata senza nessun sacrificio, “per diritto automatico” equivale a ricevere tutti i diritti senza neanche aver “espresso il desiderio di assumere quella struttura di doveri propria di ogni cittadino italiano. E questo non è un aspetto secondario”. Sentimenti e valori che fanno l’appartenenza e l’identità non sono questione di legge o di meccanismi (in tal caso, sarebbero di natura eteronoma), ma di vissuto profondo, di affinità ideale e morale. Possono anche divenire questione di affinità elettive, ossia condivise, scelte, acquisite, ma devono essere, comunque, incarnate nel vissuto, nel profondo, non appiccicate per decreto. In questo senso, si apprezza (aggiungo io) il senso profondo, ancora vivo, della parola patria, che è propriamente “la terra dei padri”, qualcosa, quindi, che ha che fare con la tradizione vissuta nel lascito personale, di padre in figlio, di uno spazio ideale di valori, cultura, fede, significati etc..

Si potrebbe, allora, concludere che nessuna cittadinanza è possibile laddove il confronto e il dialogo è impedito, contrastato, rifiutato, e questo, s’intende, da tutti i soggetti coinvolti, a partire, come logica vorrebbe, da chi dovrebbe integrarsi in un nuovo contesto. Preliminare, quindi, ad ogni possibile discussione è, per Mons. Negri, “rispondere alla domanda se il processo che porta alla concessione della cittadinanza sia uno spazio di dialogo e confronto oppure un meccanismo”.

6 commenti su “La cittadinanza non può essere un meccanismo di legge – di Clemente Sparaco”

  1. Mi duole dirlo: la cittadinanza viene regalata per motivi politici biechi. E, poiché contro un fatto non c’è argomento, si cerca con arzigogoli e menzogne di imporre quello che hanno deciso a porte chiuse. Ogni opposizione verrà automaticamente glissata.
    Sarà una tragedia questa finta integrazione: l’unico modo di comprensione degli stolti….

  2. Il programma di meticizzazione dell’Italia procede a tappe forzate. Col beneplacito delle alte gerarchie. Ius soli, in primis, poi, l’Italia, o quel che rimane, sempre più sola a doversi sciroppare l’invasione dei forzati dell’esodo eterodoretto. Macron che si sfila, poco elegantemente, chiudendo i porti francesi all’accoglienza dei profughi, assieme alla Spagna. L’Austria che fa arrivare alle frontiere mezzi blindati. Ma attenti, Boeri avverte: non possiamo farne a meno, altrimenti il sistema previdenziale crolla: 38 mld di danno entro il 2045. Quindi, avanti Savoia! Prevedo che ci si svenderà molto presto proseguendo in questo scempio, in cambio di altre lenticchie….

  3. Cosa dovrà ancora succedere ? Intanto mi chiedo: ma se fosse stata la Le Pen a frenare così bruscamente sulla questione migranti (i non richiedenti asilo non sono un problema nostro) e ad accogliere Trump come ospite d’onore, chissà cosa si sarebbe detto e a che panoplia di santi si sarebbero appellati tutti coloro che, prima delle elezioni già preconozzavano derive fasciste razziste in caso di vittoria della Le Pen???? Ipocriti, razza di vipere!!!

  4. Non ci può essere alcun confronto e dialogo con i partigiani della Sovversione. Chi vuole lo ius soli, di fatto, asseconda l’intenzione – ormai manifesta – di attuare la sostituzione etnica degli italiani e degli europei, cosa che sta avvenendo in maniera sempre più evidente grazie all’immigrazione di massa. Ormai i veli sono caduti, si sa perfettamente che la classe dei politicanti preposti al governo di questa nostra povera Italia, è asservita al potere mondialista che punta alla cancellazione delle sovranità e delle identità nazionali, ed anche alla formazione di un nuovo tipo umano, ovvero il meticcio, tale sotto ogni aspetto: religioso, culturale, razziale. Vogliono creare un nuovo tipo umano, conforme allo std. mondialista (la UE è totalmente implicata in questa sporchissima storia) che promuove tutto quanto possa concorrere allo stravolgimento ed alla cancellazione, presso l’uomo, dell’ordine naturale. Il tipo umano voluto dai mondialisti non ha identità nazionale, né di genere e nemmeno religiosa, è un’entità atomizzata in balia del divenire.

  5. normanno Malaguti

    Sembra tutto già scritto, e forse lo è, da una ciurma di materialisti ‘spensanti’, spesati da chi fa dell’ideologa lo strumento per uccidere i popoli e schiantare la civiltà.
    Come non tremare di fronte alle considerazioni dell’acutissimo e ancora cattolico, Mons. Luigi Negri?

  6. antonio ancora

    concedere con troppa facilita’ e leggerezza la cittadinanza e’ dimostrato dai fatti essere controproducente quando non addirittura destabilizzante e pericoloso.Basti guardare a quanto avvenuto ed avviene in Paesi come Francia,Belgio,Gran Bretagna.Il sogno di una societa’ multietnica si e’ trasformato in incubo:interi quartieri,aree ancora piu’ vaste a volte trasformate in autentiche zone franche dominate da bande di integralisti islamisti che impongono le loro leggi a tutti,anche agli autoctoni.In Gran bretagna si e’ arrivati all’estremo di legalizzare circa 90 Corti Islamiche…Il problema che questi elementi non possono,in quanto cittadini,essere espulsi.Ma la cittadinanza non li ha integrati,al contrario:mai queste societa’ sono state piu’ divise e frammentate.L’applicazione della famigerata e satanica legge sull’aborto ha causato tra l’altro al nostro patrimonio demografico un deficit di milioni di cittadini,uccisi dallo stato;pensateci,il 10% della popolazione ed ora questi sciagurati li sostituiranno con milioni di immigrati.

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