La fabbricazione dell’uomo in laboratorio. Affermazione di libertà o approdo del delirio?  –  di Patrizia Fermani

…  legge 40… se la recente legittimazione, prevista e prevedibile, della fecondazione eterologa da parte della Corte Costituzionale ha risvegliato tante perplessità sopite, è perché essa mette a nudo le conseguenze più vistose e paradossali di una pratica in sé distruttiva e radicalmente viziata dall’essere contro natura.

di Patrizia Fermani

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zzfcndzLa fabbricazione dell’uomo in laboratorio è stato il punto culminante di un secolo più distruttivo che fecondo. Forse non abbiamo tuttora, o l’abbiamo perduta, una percezione adeguata del superamento fatale dei limiti posti alle possibilità umane. Allora, in tanti, ci siamo limitati ad uno stupore incredulo e abbiamo cercato di eludere l’inquietudine con l’idea di essere impotenti di fronte alla volontà di conquista dell’uomo faber.

 Eppure nessun altro approdo della ricerca scientifica e del suo precipitato tecnologico aveva mai avuto un simile carico di significato e di implicazioni in parte ancora imprevedibili. Esso implicava appunto il superamento di limiti sentiti come insormontabili perché dettati da una volontà superiore. Sin dall’antichità l’uomo ha rivestito simbolicamente del mito la consapevolezza del confine oltre al quale c’è la caduta. Con le ali di Icaro che si sciolgono con l’avvicinarsi al sole, e quelle del “folle volo” di Ulisse. E aveva visto nell’ybris dell’uomo il principio della sua perdizione che travolge gli dei come gli eroi.

Nella rivelazione ebraico cristiana Dio dà un contenuto determinato alla soglia che l’uomo non deve superare: pianta nel giardino l’albero della vita e ne fa la condizione implicita per la permanenza nell’Eden. Il limite fondamentale alle possibilità dell’uomo è posto proprio nel mistero della creazione della vita che Dio stesso ha sbarrato all’uomo pena la salvezza. Dunque la fabbricazione dell’uomo da parte dell’uomo è una violazione suprema irredimibile.

 Già negli anni 80 J. Ratzinger avvertiva come la società non si fosse dotata di una morale capace di far fronte alla rivoluzione tecnologica che la aveva investita e sotto il cui urto rischiava di distruggersi. E la rivoluzione tecnologica in nessun altro campo è andata a toccare la realtà profonda dell’uomo come nella riproduzione dei suoi processi biologici. Eppure quella morale c’è e c’è sempre stata, è la legge fondamentale dettata da Dio nel libro della Genesi. “Il contenuto più profondo del peccato, diceva ancora J. Ratzinger in una storica omelia, ”sta nel fatto che l’uomo nega la propria creaturalità perché non vuole accettare la misura e i limiti in essa presenti, interpreta la propria dipendenza dall’amore creatore di Dio come eteronomia, però non diventa Dio ma la sua caricatura, perché si fa schiavo di un potere che lo distrugge”.

Ora se si pensa che le grandi conquiste scientifiche e poi tecnologiche sono venute dal pensiero occidentale in seno alla cristianità, e la fabbricazione dell’uomo si colloca idealmente all’apice di questo processo conoscitivo, essa finisce per inquadrarsi proprio in un’eresia cristiana. Quella che travisa il significato dell’uomo creato da Dio a propria immagine e somiglianza e incontra poi l’altra eresia del Cristo ridotto a mero uomo.

Così l’uomo galvanizzato dalla scienza che produce tecnologia si stacca progressivamente dall’idea della sottomissione ad una legge superiore indefettibile e non modificabile col mutamento delle circostanze storiche perché assolutamente giusta. Non distingue più la legge divina dalla legge umana perché pensa che solo questa gli serva per governare il mondo e che con essa possa produrre anche la giustizia.

 Su questo sfondo si colloca la legge 40 che ha consacrato come socialmente apprezzabile la fabbricazione degli esseri umani in laboratorio fornendone la normalizzazione. Il proposito sbandierato era quello di assorbire il caos del ricorso incontrollato alle pratiche di fecondazione artificiale che comportavano fra l’altro la produzione di un numero imprecisato di embrioni umani destinati alla distruzione o al congelamento. Ma è evidente che col fine di controllare una pratica insana l’ha avallata compromettendo un principio che come tutti i principi quando viene intaccato risulta anche irrimediabilmente distrutto.

E poiché la tecnica utilizzata è la stessa già ampiamente collaudata in campo veterinario, ne è risultata avvalorata l’idea che la vita umana sia assimilabile a quella animale. Non per nulla l’insegna della clinica ostetrica e ginecologica dell’Università di una città qualunque, poté essere subito aggiornata in quella di “clinica delle scienze ginecologiche, ostetriche e della riproduzione umana” senza suscitare alcun disagio in medici e pazienti.

Dunque la legge 40 ha preteso di fornire una veste rispettabile a qualcosa di eticamente problematico, oggettivamente dannoso per tutti i soggetti coinvolti, socialmente pericoloso. E se la recente legittimazione, prevista e prevedibile, della fecondazione eterologa da parte della corte costituzionale, ha risvegliato tante perplessità sopite, è perché essa mette a nudo le conseguenze più vistose e paradossali di una pratica in sé distruttiva e radicalmente viziata dall’essere contro natura.

Ma le vicende che hanno accompagnato la vita travagliata della legge 40 fino all’epilogo obbligato della caduta manu militari del divieto di fecondazione eterologa, riflettono anzitutto la crisi di una intera società in tutti i suoi aspetti culturali, etici, giuridici e sociali. Infatti vi troviamo una società che non riconoscendo più come propria l’etica cristiana, si appaga di quella fornitagli dalla legge e dai tribunali, un’etica artificiale che prima di tradursi in leggi e sentenze, è stata mediaticamente orchestrata da una retorica caricaturale della libertà, del progresso e dell’amore. E qui entra in gioco proprio quel fenomeno per cui man mano che si è andato appannando il senso della dipendenza dell’uomo dalla legge immutabile di Dio, è cresciuta l’idea della legge umana che ha in sé il proprio principio di giustificazione. Infatti lo Stato moderno rivendicando alle proprie leggi, elaborate da perfezionati sistemi burocratici, i caratteri di oggettività, stabilità ed efficacia, avvalora l’idea che esse incorporino anche la giustizia. Quando poi lo Stato si presenta come interprete della volontà popolare espressa attraverso i suoi rappresentanti, si fa strada l’idea che la legge democraticamente votata sia comunque rispettabile perché legata al parere della maggioranza, ed ecco che la necessità di verificare la sua rispondenza ad un criterio superiore e oggettivo di valore, si fa sempre più sfuocata. Il cittadino di nuovo suddito, non è più capace di riconoscere e difendere un’etica consolidata, abbandona alla onnipotenza dello Stato anche il campo della morale e finisce in uno stato di totale e nuova schiavitù. Così è cresciuta indisturbata la forte invasività dello Stato anche in quegli ambiti della morale che dovrebbero essere presupposti e non creati dalla legge. E il dovere di obbedienza ci fa persuasi in qualche modo della necessità della legge e quindi inconsapevolmente anche della sua bontà.

Il positivismo giuridico, per cui il diritto si identifica con le leggi dello Stato che possono essere abrogate soltanto in virtù di leggi successive, è diventato sentire comune fino a sbiadire l’idea che ci siano principi superiori di diritto naturale. Quello ormai nuovamente dimenticato dopo il momento di ritrovata gloria a Norimberga, quando è stato necessario fornire una giustificazione di tipo giuridico ad un processo che col diritto positivo aveva poco a che fare.

 Ormai, nella confusione tra i poteri dello Stato, non è più dato distinguere tra tirannia del legislatore, dell’esecutivo, del presidente e del giudice. E’ bene sottolineare infatti, che, contrariamente a quanto si cerca di far credere, non è la società ad imporre le proprie esigenze alla legge ma proprio questa che, dettata da altri poteri che agiscono dentro e fuori lo Stato, ne crea di nuove anche laddove non si sono affatto manifestate. Basti pensare alla imposizione dell’inesistente problema “omofobico” creato a tavolino nelle centrali ben equipaggiate delle congreghe omosessualiste, al divorzio brevissimo, ai vantaggi assicurati dalla educazione “pansessualista” fin dalla scuola materna. Per dire solo delle più recenti trovate di cui un previdente legislatore ci vuole beneficare o ci ha già beneficati. .

Ma la legge 40 ha fornito l’occasione per mettere a nudo anche la crisi della Chiesa non più capace di individuare con certezza il contenuto ineludibile della propria missione, nonostante e persino in contraddizione con se stessa, cioè col proprio Magistero. Come sta a dimostrare la ritrosia a portare in primo piano nella predicazione e nella teologia il tema della creazione e dell’etica che da esso discende necessariamente. Come soprattutto è avvenuto in occasione del referendum sulla legge 40.

A quel punto arrivò sulla legge anche la benedizione ecclesiastica che ha messo una pietra tombale sul divieto della manipolazione della vita pur formulato a chiare lettere dal Magistero. Infatti di fronte al quesito referendario, la asfittica teoria del male minore, tratta con poca lungimiranza da un problematico passo dell’Evangelium vitae, ha fatto dimenticare ancora una volta che i principi o si rispettano o si distruggono e che tertium non datur, mentre il male minore non può misurarsi fra entità incommensurabili tra loro. Ma una Chiesa in contraddizione con se stessa, sedotta dall’idea di poter condurre il gioco referendario sulla legge, ha messo da parte il proprio dovere di annunciare la verità in favore di una soluzione tranquillizzante che doveva mettere d’accordo il diavolo che fabbricava embrioni umani distruggendone anche a migliaia, con l’acqua santa della coppia “stabile” che forniva il materiale biologico necessario.

Poi, anche la supposta acqua santa che doveva limitare la pratica diabolica è stata tutta prosciugata dal giudice costituzionale. Caduto il divieto di fecondazione tramite gameti di un donatore sconosciuto estraneo alla coppia, è rimasta solo la pratica diabolica e le sue mostruose conseguenze e l’afasia del clero appare ancora una volta tristemente significativa.

Hanno invece parlato eccome, i nuovi maestri dell’etica modernizzata. Per prima la farmacista eletta a cinquant’anni senatore a vita da un inedito monarca repubblicano e costituzionale che non manca mai di mettersi dalla parte ingiusta al momento giusto, fin dall’epoca dei fatti di Ungheria.

 Il laico Giuliano Ferrara aveva pubblicato invano a suo tempo “la vita in vendita” di Jacques Testart e il “Mistero impenetrabile “di Erwin Chargaff, due testi che riconducevano laicamente ma in modo esemplare alla inviolabilità delle leggi eterne della vita. Due letture delle quali potrebbero giovarsi ancora anche tanti uomini di Chiesa molto impegnati altrove.

20 commenti su “La fabbricazione dell’uomo in laboratorio. Affermazione di libertà o approdo del delirio?  –  di Patrizia Fermani”

  1. Purtroppo in quest’ultimo periodo tanti uomini di Chiesa, sono in tutt’altre faccende affaccendati. O forse ancora ( nonostante i Tg. strillano continuamente a favore dei legittimi desideri delle” future mamme” in lista d’attesa) …..essi sono stati colti da un sonno….profondo!

  2. Scusi sig.ra Fermani,
    non sono esperto ma mi pare di ricordare che il passo biblico dicesse che all’uomo non era dato di mangiare dei frutti dell’albero della conoscenza del bene e del male e non dell’albero della vita.
    Ricordo male ?
    grazie per la sua risposta.
    Emanuele

    1. Patrizia Fermani

      Caro Emanuele,
      la sua domanda è molto interessante, ma lo spazio per i commenti è limitato e non vorrei darle una risposta troppo stringata. D’accordo col direttore riprendiamo quindi – quanto prima – la questione da lei sollevata in un altro articolo.
      cordiali saluti

      Patrizia Fermani

  3. Articolo eccellente!
    La Chiesa Docente dovrebbe TUONARE contro questa pratica omicida e disumana ma preferisce organizzare “partite di calcio per la pace”, incontri ecumenici fin dentro il Vaticano, insultare coloro che pregano contro l’aborto, chiedere scusa agli atei, concedere interviste anticattoliche, telefonare a Pannella assicurandogli aiuto nel far uscire precocemente i delinquenti dalla carceri, bastonare Frati e Suore dell’Immacolata, portare i gay nei consigli pastorali e tentare “aperture” nei loro confronti, mettere a rischio Matrimonio, Eucaristia e Confessione e, siccome qualcosa bisogna pur condannare, condannare ciò che il mondo già condanna!
    Purtroppo bisogna dolorosamente constatare che all’interno della Chiesa la Profezia si è ridotta moltissimo!

    1. Mi associo e faccio osservare la velocità con cui si procede a realizzare l’eterologa, tanto che le regioni hanno superato di fatto il parlamento accettando delle Linee Guida propedeutiche, se ho ben capito, all’applicazione. Allora il parlamento che ci sta a fare? E la ministra Lorenzin perché non si dimette?

  4. E così le strutture ospedaliere della “progressista” e “democratica” Toscana si sono rese disponibili per questa nuova orrenda “conquista di libertà”: l’inseminazione eterologa a spese del contribuente. Quello che sconcerta e inorridisce è il fatto che, da questa cultura che dice di amare la natura, intesa principalmente come piante e animali, ci viene questa autentica aberrante violenza sulla natura dell’uomo. Lo sbocciare della vita, non più come frutto del rapporto uomo-donna, ma come frutto della tecnica che “fabbrica un prodotto”. La tecnica utilizzata per gli animali ora viene applicata all’uomo che non è più disposto a rinunciare a nulla. In una società che ha escluso Dio, a cui rivolgersi per ottenere questo dono, ecco che la scienza e la tecnica – divinizzate – debbono darmi quello che mi spetta. E se uno dei due coniugi o conviventi non è in grado di “fornire il materiale” – e già l’inseminazione omologa è qualcosa di innaturale – ecco che ora le decisioni dei…

  5. … sicuramente “approdo del delirio”… purtroppo dalle conseguenze che saranno fatali per la società umana, come per tutti i deliri istituzionalizzati.

  6. Maritain:
    “Preoccupandosi della Verità e afferrandola lo spirito trascende il tempo. Far passare le cose dello spirito sotto la legge dell’effimero, che è quella della materia e del puramente biologico, far come se lo spirito fosse sottomesso al dio delle mosche, ecco il primo segno, il primo sintomo della malattia denunciata da San Paolo”. (J. Maritain, IL CONTADINO DELLA GARONNA, pag. 39, ed. Il Cerchio 2009).
    San Paolo:
    “Erit enim tempus, cum sanam doctrinam non sustinebunt, sed ad sua desideria coacervabunt sibi magistros, prurientes auribus.
    Et a veritate quidem auditum avertent, ad fabulas autem convertentur.”. (2 Timoteo c. 4, vv. 3-4)

  7. Approdo al delirio, maledetto l’ uomo che confida nell’ uomo, ormai con la liberta’ di coscienza, e senza i precetti divini, la creatura sta’ facendo cose che vanno contro la volonta’ di Dio, ma verso una coscienza umana, con degli atti fine a se stessi, la fede non c’e’ piu’ le preghiere non ci sono piu’ ci sono leggi umane inique, per noi scandalose, in peccato grave, contro natura, ma per loro normali, viviamo in questo mondo, ma non siamo di questo mondo, vedo la gente nel delirio, tutti arrabbiati, stanchi, insoddisfatti, sempre tutti in cerca di qualche cosa, perche’ non riescono a riempire il loro cuore, ma levando Gesu’ non riusciranno mai a trovare la pienezza dello spirito, Gesu’ ce lo ha lasciato detto: credete in me, e in colui che mi ha mandato, senza di me non potete fare nulla!!
    SIA LODATO GESU’ CRISTO

  8. Intanto, stamane i TG annunciavano che Peres “ha proposto al Papa di creare l’ONU delle religioni” (sic). Gesù mio, che scempio.

  9. Ogni giorno di più ciò che è disumano viene descritto e propagato come conquista di amore e civiltà. E quasi tutti accettano e applaudono.
    Chi dovrebbe parlare, chi ha ricevuto dall’Alto il compito di difendere la verità, preferisce tacere o si unisce al delirio.
    Allora non è detto che siamo dei complottisti visionari se riconosciamo questi tempi come quelli dell’Anticristo.
    E non siamo degli illusi se diciamo che Nostra Signora Benedetta, la Vergine di Fàtima, è alle porte, per schiacciare il capo al serpente!
    Grazie Patrizia, compagna di salita e testimone della Luce di Cristo! Grida nel deserto, continua con fiducia!
    Uniti nella preghiera
    Bruno

  10. Che cosa sarebbe accaduto, se la Legge 40 non fosse stata approvata (o se fosse stata abrogata)? Niente di male: ci saremmo soltanto risparmiati l’ipocrisia di una finta tutela del diritto del nascituro e della procreazione naturale. Avremmo tolto alla magistratura l’ennesimo pretesto per delegittimare il Legislatore, sostituendosi ad esso per affermare lo “spirito dei tempi”. Avremmo lasciato campo aperto alle scorribande eugenetiche, che con la legge 40 hanno subito ostacoli e ritardi solo apparenti: ma almeno ci saremmo risparmiati la vergogna di “scendere a patti” con gli abortisti e con i difensori della nuova “razza ariana” (che cos’altro si può evocare, quando si sentono espressioni quali “paese down-free”, come accade nella civilissima Scandinavia?).

  11. Cara Patrizia, l’unica piccola consolazione in tanto scoramento è il suo bello stile. Letterariamente, la lettura dei suoi articoli è un piacere… se non fosse per il resto, purtroppo.

  12. Non si può che essere inorriditi di fronte a simili aberrazioni.
    Prima o poi tutta questa colossale ‘costruzione’ sarà destinata a sparire e quando inizierà sarà travolgente.
    C’è una cosa che vorrei far notare e mi pare non sia stata ancora focalizzata: dietro tutte queste aberrazioni si nascondono anche interessi economici. Ci deve essere una facilità da parte di taluni medici nel dire che una coppia è sterile, per poi suggerirle di intraprendere certe pratiche, che si pagano o peggio che sono a carico del SSN (ma perché dobbiamo pagarle tutti quanti?). Non si insegna che non si può prendere la pillola per anni e all’improvviso volere un figlio e stupirsi che non arrivi: ovvio che non si dice, vuoi mettere nel frattempo quante pillole vendi. Non si insegnano i metodi naturali, come il Billings, che permettono di conoscere il proprio corpo e sapere quando è più probabile il concepimento: ovvio che non si insegnano, non costano nulla.

    1. Il professor Noia. neonatologo della “Cattolica”, disse una volta: “Vengono da me fino ai 40 anni per sapere come non avere figli – dopo, per averli a tutti i costi”.
      I costi economici (lui non pratica orrori, ma tanti altri medici sì) sulle nostre spalle, perché l’ambizione del Male è di essere venerato come Bene, e la gioia del diavolo è giocare con le fatiche delle persone oneste

  13. L’articolo, che sottoscrivo, volutamente non espone tutti gli argomenti contenuti dalla legge 40; e’ il prologo di un argomento, ampio e delicato, che la dott Fermani porta avanti con competenza e che spero possa sviluppare in altri interventi a breve. Le linee guida che abbiamo letto sui quotidiani sono cosi’insensate da chiederci se sia stata la fretta a dettarle o se ci siano altri fini in un quadro di totale manipolazione delle coscienze. Se in Usa ci si presenta alla Planned Parenthood, la prima cosa che chiedono e’ la carta di credito mentre da noi la proposta della gratuita’, se confermata, contribuirebbe a sminuire ancor piu’ il senso di responsabilita’ dei genitori nei confronti del nascituro, assimilando il tutto a un diritto. Faccio appello a quanti oggi vogliono un figlio di pensare seriamente alla adozione, tanto piu’ dei numerosi minori privati della famiglia da guerre atroci, come Siria e Iraq.

  14. Si, bravissima dott.ssa Patrizia, è un delirio, un far West nel quale oramai ciascuno si crede onnipotente. Viene stigmatizzata una presunta “inerzia legislativa”; si rivendica l’esigenza di tutelare “diritti fondamentali”; si taccia di conformismo il Giudice che si attiene alla Legge, rispetto al coraggio di colui che perseguendo il “bene comune” precede le riforme legislative attraverso un’interpretazione evolutiva. Ma di quale evoluzione stiamo parlando? Dov’è il progresso di una Civiltà? Consiste forse nella negazione di ogni principio etico? Nessuna remora, nessuno scrupolo, nessun rispetto della Persona. Si va avanti con ogni mezzo, misconoscendo il Diritto naturale, e minando alla base i cardini stessi della vita dell’uomo. E’ quanto mai di tragica attualità il principio secondo cui “auctoritas, non Veritas, facit legem”. Una cosa è certa : Dio non si lascerà manipolare.

  15. Sembra che nuovamente con la solita superbia l’uomo voglia cogliere il frutto dell’albero della vita e decidere lui ciò che è bene e ciò che è male.

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