La politica Usa produce terrorismo. I numeri lo dimostrano  –  di Giampaolo Rossi

di Giampaolo Rossi

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z.gpr1Dal 2011 ad oggi, da quando la premiata ditta Obama/Hillary Clinton ha iniziato la propria guerra al terrorismo globale, il terrorismo globale è esploso in tutto il mondo. I numeri parlano chiaro.
La politica dell’Occidente, dalla Primavera Araba in poi, ha generato più terrorismo, più attentati e più morti in tutte le aree del pianeta in cui Usa ed Europa sono intervenuti direttamente o per procura.

In assenza di una ricerca complessiva sul terrorismo globale, il Center for Strategic & International Studies (CSIS)ha pubblicato una raccolta di dati e grafici disaggregati, provenienti da diversi Centri di ricerca, Ong e studi isolati; 181 pagine fitte di informazioni e numeri sulle aree coinvolte, sulle organizzazioni più violente, sulle tipologie di attentati, e sugli obiettivi preferiti.

LA GUERRA AL TERRORISMO PRODUCE TERRORISMO

z.gpr2Complessivamente, se si osserva il solo anno 2015 assistiamo ad una leggera contrazione del numero di azioni terroristiche nel mondo rispetto all’anno precedente.
Ma se si guarda un arco temporale più ampio, per esempio da dopo l’11 Settembre quando è iniziata la guerra al terrore globale da parte degli Usa, il risultato è impressionante: il trend degli atti terroristici è in vertiginoso aumento.

La data d’inizio dell’escalation è il 2003, anno dell’invasione Usa in Iraq per cercare le armi chimiche di Saddam e per sconfiggere il terrorismo, appunto.
Ma la vera svolta è nel 2011 (anno della guerra in Libia voluta dalla Clinton, dello scoppio della guerra civile in Siria alimentata dagli Usa e dell’inizio della formazione dell’Isis sotto l’occhio benevolo della Cia e dei suoi alleati) quando il terrorismo è esploso toccando nel 2014 la cifra di oltre 16.000 attentati nel mondo (quasi tutti di matrice islamista).

DOVE CRESCE IL TERRORISMO

z.gpr3Le aree geografiche principali interessate rimangono le stesse: Medio Oriente e Sud Est Asiatico (anche se con devastanti aumenti del numero di attentati); ma dal 2012 al 2015 i focolai di terrorismo si sono allargati a zone prima limitate o esenti (Nord Africa, Europa).

Una menzione a parte merita l’Ucraina: qui, da quando gli Usa hanno esportato il loro governo colorato, la conseguente guerra civile ha fatto sorgere un terrorismo sconosciuto fino a quel momento.

 

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Tra i primi 10 paesi per numero di attentati terroristici nel 2015, sette sono interessati da interventi militari diretti o ingerenze politiche Usa : Iraq, Afghanistan, Pakistan, Egitto, Filippine, Libia e Siria (la tabella è redatta dal Dipartimento di Stato americano).

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Se si considera il numero di vittime causate dagli attentati, i paesi più colpiti sono Iraq, Afghanistan, Nigeria e Siria (qui l’infografica del Washington Post)

Il 52% degli attentati nel mondo utilizza la tattica degli esplosivi (autobombe, kamikaze ecc), il 23% assalti armati, solo l’8% gli assassini mirati. Ne deriva che quasi il 40% delle vittime degli attentati nel 2015 sono state persone comuni; circa il 25% militari o poliziotti e solo il 20% esponenti della politica o dell’economia.

IL DATO PIÙ SCONVOLGENTE

z.gpr6Ma il dato più sconvolgente è ricavabile da START, il database del National Consortium for the Study of Terrorism dell’Università del Maryland: in Medio Oriente e Nord Africa, dal 1970 ad oggi sono stati conteggiati più di 40.000 attentati terroristici; di questi, la metà (21.490) sono avvenuti dal 2011 al 2015.

In altre parole, la politica estera Usa del premio Nobel per la Pace, in Medio Oriente, ha prodotto, negli ultimi 5 anni, più terrorismo di quanto ce ne sia stato nei 40 anni precedenti.

CONCLUSIONI EFFIMERE
Il terrorismo è parte integrante della guerra globale. Diritto e codici d’onore (tipici del mondo militare) non hanno più valore e gli attentati indiscriminati contro obiettivi civili e tecniche di combattimento non convenzionali diventano strumento naturale di lotta e spesso trovano legittimazione ideologica e religiosa.

Ogni volta che l’America destabilizza un paese non combatte il terrorismo ma lo alimenta. È avvenuto in Iraq, in Afghanistan, in Libia, in Egitto, in Siria… in Ucraina.

Insomma la politica estera americana degli ultimi anni è il principale combustibile del terrorismo globale. 

Alla recente Convention democratica per le presidenziali, il presidente Obama ha dichiarato: “Hillary continuerà il mio lavoro”;; ecco, semmai ci fosse qualche dubbio su cosa significherebbe la Clinton presidente degli Stati Uniti per il Medio Oriente, per l’Europa e per il mondo.

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Su Twitter: @GiampaoloRossi

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fonte: Il Giornale 

4 commenti su “La politica Usa produce terrorismo. I numeri lo dimostrano  –  di Giampaolo Rossi”

  1. Il Nobel per la pace (non riesco quasi a dirlo tanto mi pare assurdo) Obama che dice: “Hillary continuerà il mio lavoro”: praticamente una minaccia! ecco un validissimo motivo per cui gli americani NON devono votare la fredda abortista subdola agente del mondialismo massonico che ha già fatto enormi danni (e non solo in politica estera). Ben venga Donald “minavagante” Trump!

  2. jb Mirabile-caruso

    Gianpaolo Rossi: “Ogni volta che l’America destabilizza un paese non combatte
    …………………………il terrorismo ma lo alimenta. È avvenuto in Iraq, in Afghanistan,
    …………………………in Libia, in Egitto, in Siria… in Ucraina”…………………….

    Ma non Le sembra inverosimile, dr. Rossi, che l’America ripeta lo stesso errore all’infinito? Forse dovrebbe essere presa in seria considerazione – da parte nostra come osservatori – la possibilità che il “vero” obiettivo dell’America – o di chi per Essa – è proprio quello di alimentare il terrorismo. Se noi cominciamo a chiamare cose e persone con il loro vero nome, ed invece di ‘America’ usiamo il termine ‘massoneria giudaica’, e di questa prendiamo nota della sua ancestrale ambizione di predominio mondialista, allora possiamo cominciare a comprendere la logica della sua agenda terroristica come strumento di persuasione dei popoli ad accettare il suo ORDINE mondiale in cambio della fine del DISORDINE terroristico presente. Questa potrebbe benissimo essere anche la finalità vera della sua strategia tattica. In questo quadro strategico potrebbe essere compresa anche la dirompente e sconvolgente attività omosessuale massivamente sostenuta economicamente – e a diversi altri livelli – con il preciso obiettivo di colpire i sentimenti più radicati delle persone per ricavarne la loro spontanea accettazione del progetto di un Nuovo Ordine Mondiale. Quale sarebbe, altrimenti, la logica relativa a questo colossale impegno di sostegno delle lobbies omosessuali? Si vuole cogliere un ben preciso obiettivo, colto il quale gli omosessuali rimarranno quattro gatti abbandonati al loro triste destino. Dietro a tutti i disordini presenti c’è, indubbiamente, una vocazione mondialista, e questa va ultimamente assegnata – in forza storica – alla massoneria giudaica. Cordialmente.

    1. Caro Caruso, sottoscrivo fino all’ultima parola. Sembra incredibile che la maggioranza dell’opinione pubblica americana ed europea non veda chiaramente il dispiegarsi di questo piano, che fa parte del più ampio disegno di “sfoltimento” di una popolazione mondiale destinata ad un indistinto meticciato razziale e culturale (vedi Piano Kalergi). Il lavaggio del cervello ha funzionato: siamo già gente senza radici, dominata dalla paura e dai più bassi istinti.
      Esiste solo una realtà statuale e politica che grazie al suo Capo di Governo si oppone decisamente ed esplicitamente a tali perversi disegni. Questa realtà è la Russia.

      1. jb Mirabile-caruso

        Alessandro2: “Esiste solo una realtà statuale e politica che grazie al suo Capo di Governo si oppone decisamente ed esplicitamente
        …………………..a tali perversi disegni. Questa realtà è la Russia”…………………………………………………………………………………………………

        Concordo pienamente, signor Alessandro2, su questa Sua affermazione. Chi l’avrebbe mai detto – domando spesso a me stesso – che un giorno sarei stato forzato a voltare le spalle alla mia Cultura e alla mia stessa Civiltà? Perché di questo si tratta: la perversione etica e morale della gente a cui appartengo – culturalmente e geneticamente – ha determinato in me una tale mole di nausea che mi è impossibile non ripudiarla. E nel mio giro globale di ricognizione, per così dire, mi ritrovo ad osservare – farei meglio dire ‘scoprire’ – una insospettata familiarità e simpatia con la gente di Russia e con l’Uomo che la rappresenta con giustificato orgoglio. Cordialmente.

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